ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 29 ottobre 2020

Io speriamo che..

Trump again, again, again



Nel 2016 le fighette, come le chiama Team America, presero un palo in fronte così grosso che ancora devono rianimarsi dal trauma. Trump Presidente. Avevano totalmente sottovalutato la candidatura del Don. La situazione a quattro anni di distanza più o meno è la stessa. I Signori della fuffa, i sondaggisti, danno in media il vecchio addormentato d’America Biden avanti di 7 punti, ma per Rasmussen il vantaggio è solo di 2 punti. La sfida all’OK Corral dunque sembra ancora aperta.

Professori e commentatori attaccati alla canna di Twitter continuano a indignarsi per i messaggi “volgari e oltraggiosi” del Don, come fa la sora cecioni antifassista appisolata la sera sul divano davanti a Grubby TV, ma per chi ha una vita fuori dalla bolla twittarola è noto che Trump sui social  ci prende tutti amabilmente per i fondelli.

L’archetipo del politico vanesio, Trump, ha capito che il cellulare devi strapparlo di mano al social media manager che ti segue, usandolo per compulsare tu candidato di persona i tuitti, e fare casino. Dalla sua il Don ha pure agguerriti buontemponi digitali capaci di aggirare la censura facebookiana sulle sponsorizzate con tecniche fantasiose, oltre a una truppa ben equipaggiata tra i vari Reddit e compagnia. Meglio degli hacker russi!

E ancora. Gli esperti di politica internazionale tremano all’idea di un nuovo mandato del Trump, com’era?, “isolazionista”, ma anche loro hanno sbagliato tutto: al posto di Bannon ormai da tempo al timone degli esteri c’è Mike Pompeo, per gli Usa Gerusalemme è Capitale, la Guardia Rivoluzionaria iraniana è stata decapitata, gli Accordi di Abramo con MBZ sono stati un successone, la questione palestinese è finita nel ripostiglio. L’elenco potrebbe continuare.

Insomma il copione è uguale, sottovalutare Trump in tutti i modi, ma c’è una differenza da quattro anni fa ed è l’economia, bellezza. Le elezioni si decidono sempre sull’economia, sulla nostra condizione materiale, come dimostrarono nel 2016 le tute blu del Midwest voltando le spalle a Obambi, Hillary e il Pd network.

E’ vero che il 2020 è un anno da dimenticare, che il Capitalismo occidentale è sotto lo schiaffo del Coviddi, che Trump  ha affrontato la pandemia sperando nella discutibile “immunità di gregge” ormai sdoganata anche dalla professoressa Capua ma, fino al giorno prima che deflagrasse il Wuhan Virus, Trump ha dimostrato che si possono creare posti di lavoro, aumentare i salari, rendere un Paese più grande e ricco.

Prima della pandemia, la disoccupazione negli Usa era scesa al 3 e mezzo per cento, il dato più basso da mezzo secolo. I disoccupati afroamericani erano al 6,8%, il dato più basso dai primi anni Settanta. In 17 mesi con Trump al comando, sono state create 1 milione di offerte di lavoro in più, una benedizione per gli over 45 espulsi dal mercato del lavoro. L’incremento medio annuo dei salari è stato del 3 per cento.

I lavoratori con diploma di scuola superiore hanno visto aumentare il proprio reddito di quasi il 10 per cento, alla faccia di chi diceva che la forbice tra ricchi e poveracci si sta allargando. Ieri Wall Street ha perso colpi sempre per colpa del Wuhan Virus e delle incertezze legate al voto per le presidenziali, ma ci ricordiamo i rally della borsa negli anni scorsi?

Tutto questo mentre Trump alzava la diga che protegge lo standard occidentale dagli eversori di BLM, dalla cancel culture e dal regime gentile del tirannicamente corretto. La nomina di Amy Barrett alla Corte Suprema è stata la ciliegina sulla torta. Per questo il voto del 3 Novembre non è
scontato come sembra.

Se Biden vince perché la spinta gliela danno le suffragette antisemite allergiche al libero mercato di The Squad, sappiamo come finirà l’economia americana, una deriva verso lo statalismo della Vecchia Europa socialista o sovranista tanto è uguale, solo debito a gogò. Se vince Trump invece, se arriva in tempo il vaccino e finisce la maledetta pandemia, le imprese Usa avranno meno tasse, gli americani avranno meno burocrazia e più grandi progetti infrastrutturali, quindi lavoro, crescita, progresso.

Obambi aveva promesso milioni di posti di lavoro con la svolta green e si è visto com’è finita, marcia indietro. L’ex vice Biden prono al Green New Deal di Lady O.C. rispolvera lo stesso libro, incriminando la fratturazione idraulica perché bisogna “andare oltre l’industria petrolifera”. Salvo poi rettificare,  no, il petrolio non si può archiviare nei prossimi giorni, almeno finché a Joe serviranno i voti della Pennsylvania, dove la gente vuole lavorare, mica prendere lo
stipendio per stare a casa.

In conclusione, Biden su tanti aspetti della vita economica di una superpotenza come gli Usa rappresenta un’incognita. Con Trump almeno una cosa è certa: fracking again, again, again.

di  

https://loccidentale.it/trump-again-again-again/

RAGAZZI: PERCHÉ UN CATTOLICO NON PUÒ VOTARE JOE BIDEN.

29 Ottobre 2020 Pubblicato da  9 Commenti

Carissimi Stilumcuriali, le Presidenziali USA si avviano al nodo cruciale. Il dott. Maurizio Ragazzi ci ha inviato questa riflessione pregnante e documentata sul perché non è possibile che un cattolico voti per Joe Biden, a dispetto del fatto che questi si professi cattolico. Buona lettura. 

§§§

E’ LECITO PER UN CATTOLICO SOSTENERE BIDEN PER LA PRESIDENZA AMERICANA?

 (Dr. Maurizio Ragazzi, Washington) 

Il 3 novembre si confronteranno due visioni contrapposte dell’America: ordine contro violenza, rispetto della legge contro arbitrio, libertà contro dispotismo, cristianesimo contro neo-paganesimo. Alfieri di queste due visioni contrapposte sono due candidati radicalmente diversi per storia e personalità: il Presidente Trump, pieno di energia ed ottimismo, resta un outsider della politica (come attestato dagli entusiasmi che genera nei suoi sostenitori), mentre il Democratico Joe Biden, ex vice-presidente di Obama con un’idea cupa del futuro degli USA, e’ un tipico esponente di quel pantano di Washington che Trump vuole prosciugare. Trump e’ protestante (e uomo di preghiera), mentre Biden si auto-definisce come “cattolico praticante”. Ci si può quindi chiedere se sia lecito per un cattolico sostenere (con il voto e/o il contributo finanziario) Joe Biden nella sua corsa alla presidenza. A dire il vero, il problema si pone per tutti gli uomini di buona volonta’ (cattolici e non), se cioè sia lecito in base alla morale naturale, indipendentemente dalla dottrina cattolica rivelata, sostenere Biden. Ma ai fini di questa breve riflessione e’ preferibile affrontare il problema nella prospettiva della “questione cattolica”. 

L’inizio della “questione cattolica” nel contesto della corsa alla presidenza americana risale alla fine degli anni ’20 del secolo scorso, quando il cattolico Al Smith, governatore dello stato di New York, ottenne l’investitura Democratica per sfidare, alle elezioni presidenziali del 1928, Herbert Hoover, dal quale fu poi battuto. In una lettera pubblica molto articolata, l’avvocato Joseph Marshall chiese ad Al Smith di precisare se e come dottrina cattolica e principi del sistema politico americano fossero fra loro conciliabili. Nella sua risposta, Al Smith scrisse che sia la sua fede che la legge americana sono fondate sul rispetto per i Comandamenti e che, in ogni caso, lui credeva nella “assoluta separazione fra Chiesa e stato”.[1] 

Trent’anni dopo questi avvenimenti, la “questione cattolica” si ripropose nella corsa alla presidenza di John Kennedy. In un discorso a pastori protestanti, Kennedy articolò quell’escamotage, poi divenuto il refrain di chi voglia fare i propri comodi passando come uomo di principi, secondo il quale “le opinioni religiose sono affare privato” e su temi quali controllo delle nascite e divorzio (a quel tempo l’aborto non era ancora diventato il problema centrale) “prenderò le mie decisioni in base a quanto la mia coscienza mi suggerisce sia l’interesse nazionale, senza riguardo a pressioni o diktat religiosi”.[2] (“Chi mi ama osserva i miei comandamenti” è forse un “diktat religioso” che la propria (non adeguatamente formata) coscienza puo’ pacificamente ignorare?!) 

Si arriva così agli anni ’80, ed a quella che e’ stata ironicamente bollata come “enciclica di Mario”,[3] cioè il discorso all’università di Notre Dame da parte dell’allora governatore dello stato di New York Mario Cuomo, padre dell’attuale governatore.[4] Le “perle” mistificatorie di questo discorso sono tante, dalla distinzione “come cattolico io penso… ma come governatore…”, all’appello a non imporre oneri finanziari alle donne di scarsi mezzi che vogliono abortire (mentre, ovviamente, nessuna differenza di classe esiste fra bambini smembrati nel ventre di donne ricche e bambini smembrati nel ventre di donne povere), all’idea, vera ma usata a sproposito, che il diritto alla vita non finisce con la nascita. (Il vero problema e’ che viene negato fra concepimento e nascita, anzi addirittura dopo la nascita per i bambini miracolosamente scampati all’abominio dell’aborto ma che restano alla merce’ di chi dovrebbe invece immediatamente soccorrerli per tenerli in vita).[5] Per farla breve, la “questione cattolica”, inizialmente sollevata per accertare se potesse accedere alla presidenza un cattolico fedele alla dottrina della Chiesa, era poi diventata la questione se potesse ottenere i voti dei cattolici un aspirante alla presidenza che se ne infischiasse (pur fra tanti salamelecchi) della dottrina cattolica e di morale naturale sui principi non negoziabili. Su questa questione, l’allora cardinale arcivescovo di New York John O’Connor rispose da par suo: “Se un candidato ad una carica politica condona o promuove l’aborto, allora io come cittadino, indipendentemente dalle altre qualifiche politiche di quel candidato, non posso in coscienza votarlo”.[6] Così era nel 1984 e così rimane oggi. 

Joe Biden (così come il partito Democratico, sempre più partito della morte)[7] fa l’en plein nella violazione dei principi non negoziabili, accuratamente riassunti da Mons. Crepaldi in un suo libro.[8] Infatti, sia come vice-presidente di Obama, sia nelle sue intenzioni esplicite qualora fosse eletto presidente, Biden ha dichiarato guerra ai bambini presi di mira dal crimine di aborto, alla struttura naturale della famiglia quale unione fra uomo e donna fondata sul matrimonio ed inassimilabile a qualsiasi altro rapporto, ed al diritto dei genitori di educare i loro figli, anche in scuole private.[9] Per non parlare della libertà religiosa dei cristiani e della persecuzione delle Piccole Sorelle dei Poveri, costrette a ricorrere alla Corte Suprema per veder rispettato il loro diritto di non cooperazione all’aborto.[10]

 

Stando così le cose, non si riesce proprio a vedere come un cattolico possa lecitamente sostenere Biden. In merito alla proibizione dell’aborto, nel 2019 Papa Francesco aveva ribadito il suo appello a tutti i politici perché’ “pongano come prima pietra del bene comune la difesa della vita di coloro che stanno per nascere”.[11] Sulla stessa linea, nella nuova introduzione al documento dei vescovi americani sulla cittadinanza responsabile, si legge che “la minaccia dell’aborto resta la nostra priorità preminente, perché attacca la vita direttamente, perché avviene nel santuario della famiglia, e per il numero di vite che distrugge”.[12] Quindi, non si scappa. Cooperare formalmente con Biden ed i Democratici (quindi votarli o finanziarli proprio perché promuovono l’aborto) è gravemente immorale. Ma anche ogni cooperazione materiale va esclusa (quindi votarli o finanziarli per altre ragioni, di per se’ lecite), in quanto atta a permettere ai Democratici di vincere le elezioni e poi mettere in moto le loro politiche omicide contro la vita nascente. 

Biden può ripetere come un disco rotto di essere un “cattolico praticante”. Se è davvero così, lo dimostri. Come ha osservato con la sua solita chiarezza di pensiero il Cardinal Burke (già capo della Segnatura Apostolica), “se uno dichiara di essere cattolico devoto, ma poi promuove l’aborto, ingenera negli altri l’impressione che sia accettabile per un cattolico essere a favore dell’aborto, ciò che è invece assolutamente inaccettabile. Non lo è mai stato e non lo sarà mai”.[13] Invece di votare Biden o finanziarne la campagna elettorale, sarà quindi meglio che ogni cattolico (così come ogni uomo o donna di buona volontà) dica una preghiera per la sua conversione.

[1]           Il testo della lettera di Marshall e’ in https://www.theatlantic.com/magazine/archive/1927/04/an-open-letter-to-the-honorable-alfred-e-smith/306523/; la risposta di Al Smith e’ in https://www.theatlantic.com/magazine/archive/1927/05/catholic-and-patriot/306522/. E’ stato scritto che Joseph Proskauer mise mano nella preparazione della risposta, per cui un avvocato protestante (Marshall) avrebbe sfidato un candidato cattolico (Smith) in merito alla sua fede, e la sfida sarebbe stata accettata da un giudice ebreo (Proskauer)!

[2]           La trascrizione del discorso e’ in https://www.npr.org/templates/story/story.php?storyId=16920600.

[3]           L’espressione e’ attribuita all’allora Vicario Generale dell’Arcidiocesi di New York in Hentoff, John Cardinal O’Connor (1987), p. 141.

[4]           La trascrizione del discorso e’ in http://archives.nd.edu/research/texts/cuomo.htm.

[5]           Si veda https://www.sabinopaciolla.com/linfanticidio-e-alle-porte-viene-chiamato-aborto-dopo-il-parto-lorrore-e-che-alcuni-non-se-ne-vergognano/. I Democratici al Congresso si oppongono ad ogni misura tesa a prestare cure ai bambini sfuggiti all’aborto: https://www.nationalreview.com/2020/02/born-alive-abortion-survivors-protection-act-democrats-justify-infanticide/. Il Presidente pro-vita Trump e’ percio’ intervenuto con un ordine esecutivo a protezione dei bambini: https://www.whitehouse.gov/presidential-actions/executive-order-protecting-vulnerable-newborn-infant-children/.  L’orrore dei bambini uccisi o lasciati morire dopo un tentato aborto non esiste solo negli USA: https://www.iltimone.org/news-timone/alla-a-settimana-i-feti-sopravvivono-spesso-allabo/http://www.scienzaevita.org/wp-content/uploads/2015/02/15d1bb0141a0047bcfa3958b091795e6.pdf.

[6]           Connor, John Cardinal O’Connor and the Culture of Life (2011), p. 36.

[7]           https://www.marcotosatti.com/2020/08/24/maurizio-ragazzi-i-democratici-usa-il-partito-della-morte/.

[8]           Crepaldi, A compromesso alcuno (2014), specialmente pp. 22-23.

[9]           Si vedano https://www.ontheissues.org/joe_biden.htm  e https://downloads.frcaction.org/EF/EF18H05.pdf.

[10]          Si veda https://www.iltimone.org/news-timone/le-piccole-sorelle-vincono-ancora-alla-corte-suprema/. Un’amministrazione Biden tornerebbe all’attacco: https://www.catholicnewsagency.com/news/joe-biden-says-he-will-end-contraception-exemption-for-little-sisters-of-the-poor-18691.

[11]          http://www.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2019/february/documents/papa-francesco_20190202_movimento-vita.html.

[12]          Nota introduttiva in Forming Consciences for Faithful Citizenship (https://www.usccb.org/issues-and-action/faithful-citizenship/forming-consciences-for-faithful-citizenship-title).

[13]          Se ne veda l’intervista in https://www.catholicnewsagency.com/news/cardinal-burke-biden-should-not-receive-holy-communion-15439. In quell’intervista, il Cardinal Burke confermava che, in base alla chiara lettera del canone 915, un politico abortista non puo’ accedere all’Eucarestia. E, infatti, alcuni vescovi americani di sana dottrina hanno dato chiare indicazioni in proposito (ad esempio, https://www.ewtn.com/catholicism/library/worthy-to-receive-the-lamb-catholics-in-political-life–3829), in base alle quali si ha notizia del diniego della Comunione a Biden (https://www.usatoday.com/story/news/politics/2019/10/29/joe-biden-denied-communion/2494025001/).

Marco Tosatti

https://www.marcotosatti.com/2020/10/29/ragazzi-perche-un-cattolico-non-puo-votare-joe-biden/

Speriamo che vinca Trump. Oremus

Speriamo che Donald Trump rivinca le elezioni in USA.

Al riguardo riproponiamo un articolo di Tempi, risalente a Gennaio.

Quel guastafeste di Trump, presidente più pro-life della storia americana

di Caterina Giojelli

Incendiario, squilibrato, opportunista, primo leader degli Stati Uniti a presenziare oggi alla Marcia per la Vita. Si può dire tutto il male possibile di The Donald, ma ha mantenuto tutte le promesse che mandano ai pazzi la galassia liberal pro-choice.

Donald Trump sarà il primo presidente degli Stati Uniti d’America a parlare alla Marcia per la Vita. Lo aveva annunciato su twitter mercoledì scorso, mentre iniziava ufficialmente il dibattimento sull’impeachment al Senato, «ultimo gesto di sostegno alla causa cara agli evangelici che sono parte fondamentale della sua base conservatrice», precisa il Nyt. Nessun presidente aveva mai partecipato in prima persona al tradizionale appuntamento dei movimenti e delle organizzazioni pro-life, promosso dal 1974 nell’anniversario della decisione della Corte Suprema sul caso “Roe v. Wade” che ha depenalizzato l’aborto negli Stati Uniti. Trump era stato il primo, nel 2018, a scegliere di intervenire in diretta durante la manifestazione, collegandosi in video alle centinaia di persone radunate sulla spianata del National Mall.

Nessun messaggio scritto o registrazione, nessuna telefonata alla Ronald Reagan o alla George W. Bush: al silenzio del suo predecessore Barack Obama, Trump aveva risposto mettendoci la faccia e il carico da novanta: «Sotto la mia amministrazione, difenderemo sempre il primissimo diritto nella Dichiarazione di indipendenza, e questo è il diritto alla vita». E così ha fatto, meritandosi l’appello di presidente più pro-life della storia americana.

«HA ESASPERATO LE PERSONE PERBENE»
Si può pensare tutto il male possibile di Trump, definire, come Ilyse Hogue, presidente di Naral Pro-Choice America, l’annuncio del presidente «un disperato tentativo di distogliere l’attenzione dalla sua presidenza criminale e accendere la sua base radicale», continuare a chiedersi come faccia un cristiano a votare Trump, il rozzo, volgare, pluridivorziato, una volta pro-choice, voltagabbana, anti-immigrazionista, ipocrita, impresentabile e inaffidabile Trump. Il presidente, sempre per usare un incipit “moderato” del Nyt, «bugiardo, bullo, donnaiolo amante degli autocrati, che sta trasformando profondamente l’America in modo concreto e duraturo nel tempo, un modo che ha lasciato le persone perbene a bocca aperta, arrabbiate ed esasperate».

LA CORTE DE-LIBERALIZZATA
L’incolto Trump, che schierandosi da quella che la Bibbia liberal ha considerato fin dall’inizio la parte sbagliata della storia, ha mantenuto la promessa di spostare a destra gli equilibri di una Corte protagonista degli stravolgimenti sociali più significativi degli ultimi 40 anni (dall’interruzione di gravidanza al matrimonio gay). Con le nomine trumpiane di Neil Gorsuch e Brett Kavanaugh a giudici della Corte Suprema, la presenza di una nuova maggioranza formata da cinque togati di orientamento conservatore su nove ha infatti dato benzina a partiti, stampa e circoli liberal per agitare il solito fantasma dell’abolizione della Roe v. Wade, evocato ogni volta che subentra un giudice conservatore.

LA GUERRA ALLA GALASSIA ABORTISTA
Trump, che ha smantellato una direttiva dell’amministrazione Obama a difesa dei finanziamenti a Planned Parenthood, che ha reintrodotto la Mexico City Policy, veto sull’erogazione di fondi federali alle Ong internazionali che praticano aborti o forniscono informazioni a riguardo, che ha ritirato i finanziamenti al fondo delle Nazioni Unite per la popolazione per non foraggiare programmi di pianificazione familiare e politiche per il controllo demografico coercitivo, che ha istituito la divisione Conscience and Religious Freedom Division, per assistere gli obiettori di coscienza.

IL PALADINO DEI BAMBINI NATI E NON NATI
Trump, cui i giornali non perdonano di aver destinato una parte dei fondi Usaid alle «alle minoranze etniche e religiose perseguitate» in Iraq, in particolare cristiani e yazidi, e non ai progetti curati dalle Nazioni Unite. Lo sbruffone, che fa di tutto per attirare il voto dei cristiani, ma quando dice loro che «altri presidenti non aiuteranno le minoranze religiose come faccio io, ma spenderanno soldi su progetti che non vi stanno a cuore», ha semplicemente ragione. Che si è circondato di consiglieri e nominato funzionari scelti nel mondo pro-life, che si è scagliato contro leggi come quelle volute e magnificate dal governatore di New York Andrew Cuomo, che consentono l’interruzione di gravidanza fino al nono mese, chiedendo al Congresso di approvare una legislazione che proibisse l’aborto tardivo e riaffermasse «una fondamentale verità: tutti i bambini, nati e non nati, sono fatti a sacra immagine di Dio».

«INCENDIARIO E SQUILIBRATO»
Trump, cui i giornali hanno dato dell’«incendiario» e i democratici dello «squilibrato» per aver attaccato i governatori di Wisconsin e Virginia, il primo per aver posto un veto a una legislazione che protegge i nati vivi da una tentata procedura di aborto, il secondo per essersi espresso a favore di una legge che faciliterebbe l’aborto fino al travaglio. Trump, che quando non è stata trovata la maggioranza dei due terzi necessaria per portare avanti un disegno di legge, il Born-Alive Abortion Survivors Protection Act, che garantiva assistenza medica ai neonati venuti al mondo dopo la procedura abortiva, ha commentato: «Questo sarà ricordato come uno dei voti più scioccanti nella storia del Congresso».

IL PALLINO DELLA SANTITÀ DELLA VITA UMANA
Trump, che ha dichiarato il 22 gennaio, anniversario della Roe v. Wade, “Giornata nazionale della santità della vita umana”: «La nostra Nazione ribadisce con orgoglio e forza il nostro impegno a proteggere il prezioso dono della vita in ogni fase, dal concepimento alla morte naturale», «la mia amministrazione sta inoltre costruendo una coalizione internazionale per dissipare il concetto di aborto come diritto umano fondamentale. Finora, 24 nazioni in rappresentanza di oltre un miliardo di persone hanno aderito a questa importante causa. Ci opponiamo a qualsiasi progetto che tenti di far valere un diritto globale all’aborto finanziato dai contribuenti su richiesta, fino al momento del parto. E non ci stancheremo mai di difendere la vita innocente – in patria o all’estero».

IL CLOWN PER CUI «MURDER IS MURDER»
Si può pensare tutto il male possibile di Trump, il clown che faceva scompisciare i giornalisti – «cos’è, carnevale?», «è un idiota», «non sarà mai presidente» -, ma che ha mantenuto rapidamente e fedelmente l’unica vera promessa elettorale che ha spinto milioni e milioni di cristiani, soprattutto evangelici, moltissimi cattolici, a votare per lui. Senza chiedersi perché sarebbe stato moralmente preferibile votare qualcuno che chiamava “conquista di civiltà” il diritto a disporre di una vita umana. «Murder is murder», pensava Trump dell’aborto, e a una Hillary Clinton che lo chiamava “diritto” non poteva che rispondere quello che hanno pensato milioni e milioni di quelli che sarebbero diventati suoi elettori: «E allora tu sei un’assassina».

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.