ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 17 ottobre 2020

La posto in gioco

OGGI IN PIAZZA A ROMA CONTRO LA DITTATURA LGBT, PER LA LIBERTÀ


Carissimi Stilumcuriali, è con colpevole ritardo e quasi all’ultimo minuto che do notizia di un avvenimento importante che si svolgerà a Roma, a piazza del Popolo, oggi pomeriggio alle 14.30. È un altro pezzo della battaglia che Stilum Curiae appoggia in pieno e che organizzazioni e persone di ispirazione cattolica, ma anche no, stanno conducendo per evitare che l’inutile, dannoso e probabilmente anticostituzionale disegno di legge Zan sull’omotransfobia passi in questo Parlamento delegittimato dal Paese in una quantità di appuntamenti elettorali che dimostrano che il partito principale puntello del governo (dopo un voltafaccia aa 180°) ha perso l’appoggio dei cittadini. Ma di che parliamo? Se il Presidente della Repubblica, a cui spetterebbe secondo la Costituzione, prendere visione e atto di questo cambiamento clamoroso, è complice; è chiaro che siamo di fronte a un vulnus democratico di proporzioni inaudite. Ma questo è un altro discorso…

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Oggi  #restiamoliberi in Piazza a Roma, per dire No al liberticida Ddl Zan sull’omotransfobia

Domani, sabato 17 ottobre, a Piazza del Popolo a Roma, alle ore 14,30, le Associazioni per la Libertà di Pensiero, animeranno l’iniziativa #restiamoliberi per esprimere il dissenso contro il ddl Zan sull’omotransfobia.

La posto in gioco è altissima, nientemeno che la libertà. L’iniziativa è necessaria per dare voce e forma ad un dissenso espresso, in diverse occasioni, da numerosi ed eterogenei settori della società: si pensi alle femministe della differenza, ai movimenti liberali allarmati per le minacce che incombono sulla libera espressione del pensiero, agli intellettuali laici, credenti ed agnostici, alcuni dei quali hanno manifestato la propria preoccupazione aderendo al manifesto pubblicato da Il Foglio.

Mentre torniamo a condannare ogni forma di discriminazione e violenza basata sull’orientamento sessuale, ribadiamo che non esiste alcun vuoto normativo: il nostro ordinamento dispone di tutti gli strumenti giuridici necessari per perseguire e condannare chi si è reso colpevole di questi atti, come dimostrano numerose e severissime sentenze già passate in giudicato.

Peraltro, i dati dell’Osservatorio interforze del Ministero dell’Interno (Oscad) attestano poche decine di segnalazioni ogni anno, mentre l’Agenzia Europea dei Diritti indica l’Italia come uno dei Paesi più accoglienti del mondo verso le persone LGBT. È evidente che l’unica emergenza esistente è quella costruita a tavolino per fare pressing verso l’approvazione di una legge bavaglio che silenzierà ogni voce fuori dal coro del politically correct.

Questa legge, oltre a creare un soggetto privilegiato iper-tutelato e menzionare una controversa identità di genere, stanzia 4 mln di euro per affidare ai movimenti LGBT un’azione di prevenzione che significherà insegnamento gender nelle scuole. Tutto ciò in un momento di crisi economica senza precedenti, che vede famiglie e imprese in grande difficoltà

Senza contare il risvolto intimidatorio: pene dai 18 mesi a 6 anni di galera a chi semplicemente si impegna per promuovere il diritto naturale di ogni bambino ad avere un padre e una madre o a chi definisce come un abominio contro il genere umano la barbara pratica dell’utero in affitto. A ciò si aggiunge, come nei campi di rieducazione delle peggiori dittature, l’attività non retribuita presso le associazioni del mondo LGBT.

#RESTIAMOLIBERI !!!

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Omofobia, Pro Vita e Famiglia: “Sabato in piazza per la libertà. Anche l’oro della transgender Petrillo non si potrà più contestare”

“In piazza per la libertà, noi #restiamoliberi e testimonieremo la nostra opposizione al ddl Zan sull’omotransfobia sabato 17 ottobre 2020 alle 14:30 a piazza del popolo. Tanti i paradossi di questa legge che intende riconoscere gay, lesbiche e transessuali come soggetti appunto “diversi”, quindi meritevoli di una tutela speciale rispetto agli altri, aggiungendo alle discriminazioni su base razziale, etnica e religiosa comprese nella c.d. legge Mancino, le discriminazioni legate a motivi fondati sul genere, sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere. Un obbrobrio giuridico che seminerà privilegi particolari e specifici solo per una categoria di persone, quelle arcobaleno” ha dichiarato Toni Brandi, presidente di Pro Vita e Famiglia onlus che sarà in piazza sabato.

“Facciamo un esempio concreto. Sui 200 femminili dei Campionati Italiani Master di Arezzo il transgender Valentina Petrillo ha conquistato l’oro, battendo due velociste di valore internazionale come Cristina Sanulli, pluricampionessa mondiale ed europea di staffetta, e la milanese Denise Neumann, ex iridata dei 200 W40 indoor. Ora se questa legge passasse e qualche giornalista, opinionista o le stesse altre atlete provassero ad alzare un dito e a dire che non si è di fronte a una gara alla pari, cosa succederebbe? Esistono o no dei vantaggi atletici intrinseci che provengono da un corpo maschile? La riduzione del testosterone non annulla questi vantaggi fisiologici e l’equità per le atlete non dovrebbe essere un problema politico o di parte. Basta leggere la lettera di Save Women’s Sports sul no ad atleti transgender in gare femminili per capire come stia scoppiando il problema oltreoceano” ha ribadito il vice presidente Coghe.

“Come la vera parità atletica per le donne richiede che gli sport femminili siano protetti rispettando la realtà biologica, così la vera giustizia deve essere uguale per tutti o non sarà vera giustizia. Gli atti di violenza sono già puniti penalmente e la discriminazione è già illecita: si applichi la legge e si applichi la stessa norma per tutti” ha concluso Brandi.

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 “Tutti in piazza! il Governo ha deciso di portare il 20 ottobre alla Camera il testo del ddl Zan? Ora basta. Saremo anche noi alla manifestazione #Restiamoliberi che si terrà a Roma, sabato 17 ottobre, in piazza del Popolo, alle ore 14,30 per promuovere la libertà educativa e di pensiero per difendere i nostri bambini e le nostre famiglie dalla manipolazione che arriverà anche nelle aule” ha dichiarato Toni Brandi, presidente Pro Vita e Famiglia onlus.

“Condannare ogni forma di discriminazione e violenza basata sull’orientamento sessuale significa anche condannare, per esempio, il blogger e attivista Dario Accolla. Perchè? Accolla ha scritto in un tweet: “Una proposta per la prossima battaglia politica: invece delle adozioni per gay e lesbiche, forse sarebbe il caso di pretendere che vadano tolti i figli agli etero omofobi. Da lì in poi è tutto a scendere”. Affermazioni di una gravità assoluta che bene rappresentano le volontà di certe lobby gay di togliere i bambini all’educazione delle proprie famiglie” ha dichiarato Jacopo Coghe, vice presidente della Onlus.

“E’ una legge inutile, ci sono tutti gli strumenti giuridici volti a perseguire e condannare chi si è reso colpevole di atti violenti e discriminatori,  e non essendoci alcuna emergenza omofobia come riportano i dati dell’Osservatorio interforze (Oscad) e dell’Agenzia Europea dei Diritti indicando l’Italia come uno dei Paesi più accoglienti del mondo verso le persone LGBT, è chiaro che solo le peggiori intenzioni animano queste persone che si definiscono arcobaleno, ma che in realtà ci vogliono riportare a periodi oscuri e drammatici. Noi lotteremo con tutte le nostre forze per impedire che i nostri figli vengano introdotti alle teorie gender” ha concluso Brandi.

Marco Tosatti


https://www.marcotosatti.com/2020/10/17/oggi-in-piazza-a-roma-contro-la-dittatura-lgbt-per-la-liberta/


L’«omo/transfobia» è un fantasma. Spaventa solo chi ci crede

Oggi Roma è la capitale della libertà: ricòrdatelo quando la libertà resterà solo un ricordo.
Mentre l’Italia è devastata dal nuovo coronavirus, e forse ancora di più dalle gravissime conseguenze che il male sta infliggendo al Paese intero, devastandone l’economia e la socialità, il parlamento ha ricalendarizzato la discussione della proposta di legge avanzata dall’on. Alessandro Zan, del Partito Democratico, contro il fantasma dell’«omo/transfobia». Un fantasma, sì. Un essere che spaventa solo chi ci crede, ma che non esiste. L’«omo/transfobia», infatti, non c’è.
Lo abbiamo scritto e ripetuto noi, lo hanno scritto e ripetuto decine tra commentatori, opinionisti, testate giornalistiche, almeno quelle abituate a guardate in faccia la realtà. Il «ddl Zan», o «testo unico Zan», è una clamorosa arma di distrazione di massa, che scatena il fumo negli occhi delle persone per coprire una volontà perfida: quella di processare le intenzioni, anzi le idee, in nome di una verità di regime che non ammette discussioni. Sì, perché se la proposta dell’on. Zan diventasse legge, l’Italia assomiglierebbe di più a un regime, dove non si deve né osare né pensare, né credere né volere.
Lo abbiamo scritto e ripetuto noi, lo hanno scritto e ripetuto decine tra commentatori, opinionisti, testate giornalistiche, almeno quelle abituate a dire la verità: la violenza, di qualunque matrice sia, è già adeguatamente punita dalle leggi italiane vigenti. Invocare leggi speciali può solo indicare una pervicacia ideologica che ha ben altri scopi.
Diciamolo bene, forte e chiaro così che nessun malintenzionato possa avere alibi: la violenza va condannata sempre, chi fa violenza a un essere umano è un criminale (per questo siamo irriducibilmente contrari all’aborto e all’eutanasia), chi fa del male a una persona omosessuale è un criminale stupido.
Ma l’unico punto all’ordine del giorno oggi in Italia è che non c’è bisogno di categorie protette perché nessuna persona è una categoria. Difendiamo piuttosto l’essere umano, che invece viene disinvoltamente abortito ed eutanasizzato a ogni piè sospinto senza che alcuna anima bella anti-«omo/trasfobia» si periti minimamente di curarsene, anzi.
In una Italia in cui il pesticida umano «ellaOne» diventa pane quotidiano per ragazzine di ogni età, in cui il ministro della Salute socializza la pillola abortiva con un tweet feriale e in cui vecchi e i malati sarebbe meglio levassero in fretta il disturbo ché c’è il nuovo lockdown da varare, noi diciamo, gridiamo «no». “iFam News” dice no alla scempiaggine chiamata «Ddl Zan» e sostiene toto corde la manifestazione di oggi a Roma #RestiamoLiberi. Ci siamo, infatti, e ci saremo sempre per dire la verità e per garantire la libertà. Oggi contro il «Ddl Zan», domani contro la prossima assurdità che il pensiero unico vorrà escogitare.
Così, sì, se anche oggi hai di meglio da fare, butta tutto all’aria. Scendi in piazza anche tu a Roma per dire «sì» alla libertà e scacciare i fantasmi. Potresti non avere una seconda possibilità.
 
“iFamNews” sul fantasma dell’«omo/transfobia»
https://mailchi.mp/ifamnews/restiamoliberi?e=74058ebfaf

In piazza contro il Ddl Zan, per difendere libertà e verità

Torna la mobilitazione di #Restiamoliberi per dire no al testo sulla cosiddetta “omofobia”, che approderà il 20 ottobre alla Camera. Molte le città che si stanno mobilitando, tra cui la capitale (oggi a Piazza del Popolo, 14:30). Ieri ha aperto le danze Genova, dove si è lanciato un appello a tutte le forze politiche e al capo dello Stato perché fermino un Ddl ingiusto e liberticida

Mentre le notizie si rincorrono e si agita lo spettro di nuovi lockdown, mentre in alcune zone d’Italia le scuole sono già state richiuse e la crisi economica piega imprese e famiglie, per la prossima settimana è stata calendarizzata alla Camera la discussione del testo di legge sulla cosiddetta «omotransfobia». Come se fosse fondamentale. Il testo ha come primo firmatario il deputato Alessandro Zan, che va ripetendo, l’ultima volta pochi giorni fa sulla sua pagina Facebook, che la legge servirà a contrastare l’odio nel nostro Paese. In effetti il testo viene presentato come necessario per sanzionare le violenze nei confronti di chi prova attrazione per lo stesso sesso o di chi vive con disagio il proprio sesso biologico, nonché per impedire le discriminazioni.

C’è chi ha capito che questo è solo uno specchietto per le allodole: è il popolo che quest’estate ha invaso le piazze italiane con lo slogan #Restiamoliberi, per dire no a un testo inutile e dannoso. Ora, in vista della ripresa dei lavori parlamentari sul Ddl, questo popolo scende di nuovo in piazza. Lo farà oggi pomeriggio a Roma (Piazza del Popolo, alle 14.30), Trieste (Piazza Sant’Antonio Nuovo, alle 16.30), La Spezia (Piazza Europa, alle 16.30), San Benedetto del Tronto (Piazza Giorgini, alle 17); domani a Biella (Piazza Duomo, alle 17), Imperia (Piazza Bixio, alle 15.30), Pontremoli (Piazza Italia, alle 15) e Torino (Piazza Paleocapa, alle 21).

Il 24 ottobre sarà la volta di Alessandria (luogo e orario da definire), Arezzo (Piazza San Michele, alle 21:45), Busto Arsizio (Piazza Santa Maria, alle 11) e Como (Piazza Volta, alle 16); il 25 ottobre tocca a Cremona (Piazza del Comune, alle 16), il 31 ottobre a Venezia (luogo e orario da definire), il 15 novembre a Milano (nel pomeriggio, piazza da definire). Il sito di #Restiamoliberi è in continuo aggiornamento per le mobilitazioni che seguiranno nelle altre città italiane.

Ieri ad aprire le danze è stata Genova. In piazza il portavoce ha ripercorso i motivi del no a questo testo di legge: «Il nostro ordinamento giuridico già punisce qualsiasi tipo di violenza, prevedendo anche aggravanti, ove eventualmente necessarie. E per quanto riguarda la discriminazione è giusto chiarire che discriminare vuol dire trattare in modo diverso, e non è sempre necessariamente sbagliato. È giusto o no escludere gli uomini dalle gare femminili? E le donne possono giocare in una squadra di calcio maschile? Pochi giorni fa, dopo aver in passato già vinto undici titoli maschili, un uomo che si definisce transgender e si fa chiamare Valentina si è aggiudicato le qualifiche italiane per le Paralimpiadi femminili. È forse giusto questo?».

Nei fatti, se il Ddl Zan venisse approvato, sostenere la propria contrarietà alla legge sulle cosiddette unioni civili, alla pratica dell’utero in affitto, all’educazione gender nelle scuole o affermare che nessuna persona può realmente cambiare sesso (nemmeno con chirurgia e ormoni), potrebbe essere considerata «istigazione all’odio di stampo omofobo» e quindi essere passibile di denuncia. In gioco, quindi, non c’è soltanto la libertà di espressione, cosa già grave in uno Stato che si dice democratico, ma, come rimarcato in piazza, «la possibilità di affermare pubblicamente la verità sulla natura dell’uomo».

Anche questa volta l’iter del testo è stato accuratamente accompagnato dai mass media, che negli ultimi mesi hanno riportato diversi episodi di «violenza omofoba». Per alcuni di questi episodi i colpevoli sono già stati individuati ed è iniziato l’iter processuale, a conferma che non si è in presenza di un vuoto normativo; altri invece si sono rivelati inconsistenti, fake news costruite ad arte. Come la vicenda di Marco Ferrero, noto come Iconize, che lo scorso maggio aveva denunciato di essere stato vittima di un’aggressione omofoba a Milano e in questi giorni ha ammesso di essersi inventato tutto e di essersi colpito da solo con un surgelato in volto per simulare l’aggressione. A maggio la sua denuncia era stata riportata da molte testate giornalistiche e aveva fatto scattare la mobilitazione di diverse realtà Lgbt che erano tornate a chiedere a gran voce una legge. Il suo pentimento non ha avuto ovviamente lo stesso rilievo.

Dalla piazza di Genova di #Restiamoliberi ieri sono stati lanciati diversi appelli: «Alla maggioranza, chiediamo di fermarsi poiché la libertà di espressione non ha colore politico e riguarda tutti. All’opposizione, chiediamo una presa di posizione netta e un no compatto al momento del voto. Al Presidente della Repubblica, chiediamo una vigilanza concreta, affinché non permetta l’approvazione di un testo che va contro la Costituzione. A chiunque abbia a cuore la libertà nel nostro Paese chiediamo di alzarsi in piedi adesso, in piazza come nella vita. A chi si sente scoraggiato dalle circostanze, ricordiamo che non c’è legge positiva che possa cambiare la verità della natura umana, e che questa prevarrà sempre».

Raffaella Frullone

https://lanuovabq.it/it/in-piazza-contro-il-ddl-zan-per-difendere-liberta-e-verita

In piazza contro il Ddl Zan, contro il totalitarismo politically correct

Sabato è il giorno dell’approdo a Roma della grande manifestazione #restiamoliberi contro il Ddl Zan sull’omotransfobia. Ieri sul Foglio intanto è comparso un appello di diversi intellettuali e esponenti della società civile che hanno spiegato come il disegno di legge che mira a reprimere ogni tipo di opinione non politicamente corretta su omosessualità e omosessualismo sia pericoloso tanto da prefigurare uno scenario da stato totalitario che mira a reprimere la libertà di opinione.

Tra i firmatari dell’appello, si va dal giudice Alfredo Mantovano all’ex presidente del Senato Marcello Pera, dall’intellettuale cattolico Francesco Agnoli a studiosi come Dario Fertilio, Assuntina Morresi e Maurizio Sacconi, c’è anche Eugenio Capozzi. L’autore del fortunato “Politicamente corretto, storia di un’ideologia”, professore di storia all’università di Napoli spiega in questa intervista al Timone i perché di questo appello.

Professore, perché scrivete che il ddl Zan è totalitario?

«Le ideologie totalitarie sono quelle che vogliono cambiare la stessa natura umana, produrre l'”uomo nuovo”. Il relativismo biopolitico radicale concepisce l’umanità come un’entità “fluida”, completamente dipendente dalla rappresentazione e autodeterminazione soggettiva, e considera “nemico di classe” da cancellare e zittire chiunque si appelli alla natura e alla tradizione per definirla. I regimi totalitari non si accontentano dell’obbedienza dei sudditi: pretendono da essi l’omaggio continuo alle loro parole d’ordine, la mobilitazione, la professione di fede pubblica. Per la dottrina “gender” chiunque non manifesti adesione ai dettami dell’identità “fluida” sta commettendo una “violenza”, perché “offende” i diritti delle “tribù” da essa riconosciute come meritevoli di risarcimento per le discriminazioni subìte, e dunque deve essere fermato con ogni mezzo, non è ammesso nemmeno a far parte della società civile».

Nell’appello ricordate che neppure durante gli anni di piombo venivano punite le opinioni. Quindi gli anni di piombo veri sono questi che viviamo?

«L'”emergenza” degli anni dell’assalto brigatista fu un periodo di forte attacco alla libertà di opinione e allo habeas corpus, ma il “movimento” della sinistra extraparlamentare godeva di forti protezioni nei salotti delle élite intellettuali, grazie alle quali conservò sempre un certo grado di legittimazione. E poi esisteva una frangia di cultura libertaria di ceppo liberaldemocratico, come i radicali, o riformista, come il Psi craxiano, che opponeva una efficace resistenza alle spinte più autoritarie. Infine, appunto, le spinte repressive erano autoritarie, non totalitarie. Erano motivate da una richiesta di “legge e ordine”, anche nella sinistra. Oggi invece abbiamo una ideologia relativista radicale egemone nelle élite progressiste iper-borghesi occidentali, nel sistema dei grandi media digitali, nelle organizzazioni internazionali, che vuole imporre i suoi precetti capillarmente nelle società di massa attraverso la propaganda politically correct, e non ammette dissenso, anzi pretende continuamente esplicita sottomissione».

Nel testo fate spesso appello alle libertà violate. Che cosa significa oggi essere liberi?

«La libertà nella storia della civiltà occidentale si è definita, a partire dalla radice ebraico-cristiana, come responsabilità propria di ogni individuo dotato di ragione e legge morale, che non può essere confiscata da poteri costrittivi esterni, pena la degradazione della dignità originaria dell’essere umano. Il costituzionalismo e il liberalismo hanno tradotto questa sfera di intangibilità in norme ed equilibri istituzionali finalizzati a limitare il potere: quello dello Stato, ma anche quello di attori extra-statuali come i potentati economici o quelli mediatici, e persino quello della mentalità egemone (pensiamo alla concezione del liberalismo come eccentricità in Stuart Mill). Se non si consente a individui e cellule sociali di professare visioni del mondo opposte rispetto alla vulgata dominante, di essere “lievito”, di vivere fuori da schemi imposti dal mainstream, non esiste nemmeno la libertà politica delle democrazie».

Fate appello ai parlamentari e sabato una imponente manifestazione chiederà al Parlamento di fermarsi. Ogni tanto qualche italiano si alza in piedi.

«Rispetto alla prepotenza intollerante dell’ideologia gender esiste da molti anni un movimento diffuso di resistenza, che si è sostanziato in manifestazioni enormi come i tre Family Day tra il 2007 e il 2015, e in una rete di associazioni italiane e internazionali. Questo movimento è emarginato dal mainstream mediatico, e  ultimamente ha dovuto subire una certa freddezza persino nella gerarchia della Chiesa cattolica, ma è una realtà consolidata. Non credo che possa essere scoraggiato dall’apparente strapotere degli avversari, perché è animato da motivazioni molto profonde. Quando finalmente nel dibattito pubblico occidentale, e italiano, diventerà evidente a tutti il fatto che la vera divisione politica del nostro tempo è quella tra l’impulso suicida delle società industrializzate relativiste e lo spirito vitale che richiede un nuovo inizio a partire da natalità, famiglia, sussidiarietà, i movimenti pro life culturalmente avranno le argomentazioni più forti».

Tra voi firmatari dell’appello ci sono persone di espressione cattolica. È un piccolo resto o una Resistenza in vista del diluvio?

«Credo che nella battaglia contro il totalitarismo politically correct la cultura cattolica e quella liberale laica convergano naturalmente nel rifiuto di poteri invadenti che umiliano la dignità della natura umana e la coscienza dell’individuo, che non danno “a Dio ciò che è di Dio”, ma vogliono ridurre tutta la vita umana alla schiavitù a Cesare. Questa convergenza mi pare esemplarmente rappresentata dal primo firmatario di questo appello, Marcello Pera. C’è poi una parte della cultura cattolica che è slittata da una equivoca interpretazione del cristianesimo come veicolo di promozione sociale alla connivenza con il relativismo radicale. Ma i suoi esponenti si accorgeranno prima o poi, mi auguro, di essere finiti in un vicolo cieco, in fondo al quale c’è la schiavitù al Leviatano ateo».

Ci spieghi l’espressione l’intolleranza degli intolleranti dei tolleranti…

«Nel progressismo contemporaneo l’idea di tolleranza ha subìto uno slittamento semantico fatale: da garanzia di una ricerca dialogica onesta della verità è diventata sinonimo di relativismo, dogma della soggettività totale della verità. Da qui un ulteriore slittamento: se la verità è sempre soggettiva e relativa, chi lo nega, chi professa fede nella possibilità di raggiungere una verità condivisa, è intollerante, e quindi non può essere tollerato. Il relativismo diventa obbligatorio, assolutista. Quindi la verità viene decisa volta a volta dalla “narrazione” dominante nel sistema dei mainstream media, che è oggi l’equivalente di quel che era per le ideologie totalitarie novecentesche la “linea del partito”».

Ha qualche esempio sotto mano?

«Ce ne sarebbero infiniti. Quello che mi viene per primo alla mente, vista la attualità della vicenda, è la vera e propria gogna mediatica subìta dalla giudice Barrett negli Stati Uniti ad opera dei media e politici progressisti per il fatto di essere cattolica e pro life. Se sei musulmana puoi anche rivendicare la sottomissione delle donne ma avrai in quegli ambienti un salvacondotto in quanto appartieni a una cultura “altra”, dipinta come “vittima” dell'”imperialismo” occidentale e dunque protetta per definizione. Se credi in Cristo, professi una morale cristiana, ti opponi all’aborto e all’eutanasia il progressista tipo si sente autorizzato ad infangarti e insultati in ogni maniera, perché non ti riconosce nemmeno la dignità umana, in quanto non ti pieghi ai suoi dogmi, alla sua “narrazione” totalitaria».

di Andrea Zambrano

https://www.iltimone.org/news-timone/piazza-ddl-zan-totalitarismo-politically-correct/

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