ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 21 ottobre 2020

Lo spirito di ribellione

Cile / Quelle profanazioni che nascono dall’ideologia dell’uguaglianza assoluta


Cari amici di Duc in altum, sui tragici fatti del Cile, dove si susseguono gli atti criminali contro le chiese, vi propongo una riflessione di Juan Antonio Varas, direttore di Credo; pasado, presente y futuro de Chile. C’è una relazione, argomenta Varas, tra le orrende profanazioni a cui stiamo assistendo e l’ideologia dell’uguaglianza assoluta.


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Sebbene la nostra sia un’epoca ampiamente secolarizzata, le manifestazioni di odio satanico sono ancora scarse. L’odio contro Dio si traveste, in genere, da freddo laicismo o indifferenza supponente, atteggiamento che sembra più consono alla postmodernità.

Tuttavia, quanto è accaduto alla fine della settimana scorsa a Santiago del Cile è l’esplosione di un ruggito di odio bieco contro Dio come mai, da quando ne ho memoria, si era sentito prima.

Le due chiese storiche, site a pochi isolati dall’epicentro delle manifestazioni di protesta, radunate per commemorare il primo anno di disordini sociali in questo Paese sudamericano, un tempo isola di prosperità e di pace nella regione, sono nuovamente diventate bersaglio dell’odio diabolico. Dico nuovamente giacché erano già state gravemente vandalizzate alcuni mesi fa nel corso di simili disordini provocati da una sinistra sempre più radicalizzata.

Questa domenica entrambi i templi sono stati letteralmente distrutti. I media internazionali hanno diffuso le immagini delle chiese avvolte dalle fiamme, mentre una folla di centinaia di energumeni festeggiava e applaudiva il crollo del campanile di una delle due. Scene che avrebbero certamente potuto ispirare Dante per la sua descrizione dell’Inferno.

Oggi, due giorni dopo l’incendio, ho visitato le macerie delle due chiese. Ciò che ho visto nei pezzi di muro ancora in piedi erano turpitudini e oscenità. Ho letto una consacrazione a Lucifero scritta in un latino maccheronico “In nomine de nostre Satanas Lucifer excelsi” accompagnata dal numero 666. Al lato opposto una condanna a Gesù Cristo: “Muori Nazareno”. Poco più in là: “Satana approva”, in riferimento al voto referendario per il cambiamento della Costituzione che si terrà domenica prossima. Il tutto condito da scritte con accuse al clero, alla polizia e inneggianti alla “liberazione animale”.

Camminando in mezzo alle ceneri, guardando alcuni pezzi delle Via Crusis bruciacchiate, sfigurate, profanate, sentivo di assistere a un rinnovo della Passione di Cristo, in mezzo a un inferno d’insolenza e brutalità.

Mentre registravo alcune scene di questa visione, ho visto un uomo di modeste condizioni fare lo stesso col suo cellulare. Mi rivolge la parola per dirmi costernato: “Qui ho fatto battezzare i miei nipotini, voglia Dio che non vengano su così”.

Una volta lasciato questo spettacolo apocalittico, mi sono chiesto: come è stato possibile che così tanti abbiano partecipato a questa orgia satanica? Da dove proviene questa generazione di miei connazionali? Come hanno potuto lasciarsi pervertire tanto?

A poco a poco, le risposte mi venivano in mente. Sono cresciuti in un ambiente saturo di richieste di uguaglianza e libertà. Tutto doveva essere raggiunto subito e per sempre, in conformità alle promesse fatta loro nelle ultime tre decadi dai successivi governi di sinistra socialista.

Poco dopo mi sono ricordato di un articolo del professor Plinio Corrêa de Oliveira, intitolato I quattro fratelli, in cui si sosteneva che affinché ci potesse essere carità fra di loro era necessario che essi fossero diseguali.  Altrimenti, nessuno avrebbe potuto dar niente agli altri, nessuno avrebbe potuto ricevere nulla dagli altri. L’unica vera fratellanza, dalla quale nasce la carità, è la fratellanza che deriva dalla disuguaglianza.

Questi incendiari sono frutto di una ideologia che esige l’assoluta uguaglianza. E in quella ideologia non ha spazio la carità, perché non può essere esercitata. E dire che non c’è spazio per la carità è lo stesso che dire che non c’è spazio per Dio, poiché “Deus caritas est”.

Tutte queste idee si affollavano nella mia testa in mezzo a forti impressioni e all’odore di fuliggine impregnato sulle mie vesti. Infine, mi sono chiesto: come pensare che siamo tutti fratelli, come dice l’ultima enciclica di Papa Francesco e, allo stesso tempo, proclamare l’uguaglianza completa come chiedono gli organismi internazionali?

Come non vedere che dall’uguaglianza assoluta, in cui, per forza, si deve relativizzare il diritto di proprietà privata per metterlo in comune, nasce lo spirito anarchico dal quale è scaturita la distruzione di questi templi?

Non sarà che lo spirito di ribellione,  destinato a essere sempre più diffuso nella generazione che cresce in mezzo all’abbandono della Fede e alle promesse utopiche di uguaglianza e fraternità, andrà via via crescendo pure esso?

Preso da queste riflessioni, mi sembrava di ascoltare in sottofondo il grido disperato, blasfemo e ribelle: “Non serviam”.

Juan Antonio Varas

Direttore di Credo; pasado, presente y futuro de Chile

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Aumenta la violenza contro i Cristiani: ma quale è la vera colpa?


Le immagini che ci provengono dal Cile sono devastanti, feriscono al cuore del Cattolicesimo cileno e sudamericano (e nostro)…. non si hanno parole per esprimere sdegno e paura, ma sembrano non esserci più neppure parole sagge e convincenti da parte dei Pastori. La NuovaBussolaQuotidiana ha riportato una intervista fatta a Mons. Celestino Aós Braco, Arcivescovo della città più colpita al momento, Santiago del Cile. Pur comprendendo la gravità della situazione e di come le interviste non esauriscono mai la fame e la sete di notizie, riteniamo che l’Arcivescovo – con le sue risposte che sono le sue idee e la sua posizione – rischi di chiudersi negli ennesimi SENSI DI COLPA che, seppur veri a causa di certi peccati commessi dai fedeli e dal clero, scartano i veri sensi di colpa che tutti dovremo affrontare: quelli dell’aver abbandonato Dio, di cui l’alto prelato però, non parla… Insomma, sembra che la colpa di quanto sta accadendo debba rinchiudersi quasi esclusivamente su una certa tipologia di peccato, finendo per giustificare una certa violenza che viene scongiurata con il solito pacifismo e perbenismo…. oppure da risolversi con un becero sincretismo.

Segue ora l’intervista all’Arcivescovo di Santiago del Cile, alla quale ci permettiamo di unire, ad ogni paragrafo, un nostro commento in corsivo:

ma prima aggiorniamo (con piacere per la concordanza, ma anche con dolore per la conferma dei fatti) un articolo postato poco fa da Aldo Maria Valli: Cile / Quelle profanazioni che nascono dall’ideologia dell’uguaglianza assoluta

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«Attacchi in Cile, colpo al cuore del cattolicesimo»

“La violenza è un male e chi semina violenza raccoglie distruzione, dolore e morte. Non dobbiamo giustificare mai la violenza”. Con queste parole, l’Arcivescovo di Santiago del Cile, Mons. Celestino Aós Braco, ha iniziato la sua dichiarazione di condanna contro i violenti attacchi che la Chiesa cilena ha subito domenica scorsa e ha proseguito: “Un anno fa abbiamo subito un’esplosione sociale che ci ha causato così tanto dolore personale e così tanta distruzione materiale che pensavamo sarebbe stata una lezione amara e forte. Ci è costato ricostruire le strutture, ha portato più sacrifici e continui disagi ai più poveri; (da allora, ndA) la vita è diventata più difficile per loro…”.

Il primo santuario ad essere bruciato è stata la Chiesa di San Francisco de Borja, usata regolarmente dalle forze di polizia, dai Carabineros: è stata saccheggiata e alcune delle immagini religiose bruciate per strada. Ore dopo, la violenza ha raggiunto anche la Chiesa dell’Assunta e la sua cupola è crollata, consumata dalle fiamme. Era uno dei più antichi edifici della capitale (è stato costruito nel 1876). Entrambi si trovano nelle vicinanze dell’ormai famosa “Plaza Italia”, dove sono stati saccheggiati anche diversi negozi e perfino un supermercato. Inoltre, sono state attaccate alcune stazioni di polizia della periferia della capitale, tra cui Puente Alto; e 18 carabinieri sono rimasti feriti.

Questi eventi sono stati causati da gruppi di rivoltosi che hanno partecipato a una manifestazione per commemorare il primo anniversario della cosiddetta “esplosione sociale”. Ebbene, c’è chi festeggia che un anno fa, con saccheggi e violenze, è iniziato il percorso di distruzione di quello che era il Paese più prospero dell’America Latina, per sommergerlo nell’incertezza, con un bilancio di più di trenta morti e migliaia di feriti. In tutto ciò, il 25 ottobre, i cileni devono decidere con un referendum se vogliono o meno cambiare la Costituzione.

“I poveri sono i più colpiti. Speravamo che quelle azioni e quelle immagini non si sarebbero ripetute. Azioni violente e immagini di vandalismo che subiamo ancora oggi. Ci dispiace per la distruzione dei nostri templi e di altre proprietà pubbliche; ma soprattutto ci dispiace per il dolore di tanti uomini cileni di pace e generosità. Queste immagini non solo colpiscono e feriscono in Cile, ma colpiscono e feriscono anche persone di altri Paesi e altri popoli del mondo, in particolare i fratelli cristiani”, ha detto l’Arcivescovo, ufficialmente in carica dal 27 dicembre 2019.

Con questi nuovi attacchi, più di 60 templi (cattolici ed evangelici) hanno subito gravi danni. La Pontificia Fondazione Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) li ha qualificati come “crimini d’odio”. Considerando i problemi che la Chiesa cilena ha dovuto affrontare nel suo recente passato, la domanda è inevitabile: tutta questa violenza è giustificabile? “Non è possibile giustificare l’ingiustificabile”, ha sottolineato nel comunicato il prelato spagnolo 74enne. La Bussola ha intervistato in esclusiva Mons. Celestino Aós Braco. 

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Eccellenza, qual è il suo bilancio della situazione della Chiesa in Cile?
I problemi sono vari, ci sono problemi all’interno della Chiesa, all’interno della struttura della comunità cristiana e cattolica, e poi ci sono i problemi sociali, i problemi del Paese. I problemi a livello di Chiesa continuano sempre, perché la missione che il Signore ci dà è quella di annunciare il Vangelo ad ogni creatura e c’è un compito molto grande in Cile, non solo per questo annuncio personale ma anche per cercare di portare il Vangelo alle strutture. Poi, i cristiani (noi), non viviamo in una sfera di cristallo, viviamo in questo Paese e senza dubbio siamo colpiti da tutti i problemi e da tutte le gioie. In questo senso ci troviamo di fronte a forti sfide che dobbiamo cercare di affrontare attraverso il Vangelo.

  • Nota nostra: Eccellenza, sappiamo bene come il Cile sia sempre stata meta complessa per i Papi del nostro tempo. Se la visita stessa di Papa Francesco fu preceduta dalle chiese incendiate, Giovanni Paolo II dovette affrontare una gravissima opposizione dei giovani e i lacrimogeni durante la Messa al Parco O’Higgins…. ma poco si disse che quella opposizione fu in parte organizzata anche dalla ribellione dei GESUITI… pochi ne ricordano il triste e contraddittorio epilogo: il “No!” urlato da centinaia di giovani alla richiesta del Pontefice di rifiutare l’idolatria della sessualità….e qui non aggiungiamo altro. Giovanni Paolo II – e a seguire Benedetto XVI – vinsero in parte quella sfida ma, con un papa gesuita che sostiene non certo la violenza ma l’opposizione alla morale cattolica, ha riportato il Cile indietro di 50 anni…. dire questo sarebbe onesto…

Come vive la Chiesa le proteste in Cile?
La verità è che questa realtà ha due settori ben definiti. Ci sono una serie di rivendicazioni, che definiremmo legittime: come non desiderare una migliore distribuzione dei beni? Come non desiderare che la salute sia accessibile a tutti? Come non volere che l’educazione sia migliore? Sono richieste del tutto legittime, ma sono state oscurate dalla violenza. E di fronte alla violenza dimostriamo il nostro rifiuto, non è la via, non è la soluzione. Allora come si vive? Si vive con dolore, perché ogni giorno si deve stimolare alcuni fratelli o sorelle che si accontentano e dicono che tutto va bene. No! Ci sono cose ingiuste e dobbiamo impegnarci, non possiamo restare come spettatori. La passività di alcuni ferisce, ma anche quella violenza fa male. E uno dice, a cosa serve? Cosa si vuole con tutto questo? Siamo convinti che la violenza sia un male, che la violenza generi violenza e non sia la soluzione.

  • Nota nostra: ecco il chiodo neo-modernista della TEOLOGIA DEL PUEBLO affacciarsi, mescolandosi tra le giuste domande e le belle parole… “distribuzione dei beni“?? in che senso? Se questo tema non lo si affronta con la Dottrina sociale della Chiesa, inevitabilmente scatta la violenza. La prima vera PASSIVITA’ che colpisce, ferisce e distrugge e annienta gli animi esasperandoli è L’INDIFFERENTISMO ALLA CONVERSIONE AL CRISTO…. l’Arcivescovo si guarda bene dal denunciarlo quale fonte principale di certa passività negativa. E’ certo che la violenza fa male e soprattutto NON risolve i problemi, ma abbiamo l’anima da salvare per la cui salvezza, subire certe ingiustizie per diffondere IL REGNO SOCIALE DI CRISTO (che non è un marxismo cattolicizzato) è semmai entrare dentro le famose Beatitudini del Vangelo e non certo con la passività, ma con il vero coraggio che contraddistingue chi ha scelto il Cristo…

Una violenza che ha toccato direttamente la Chiesa, qual è la sua lettura di questi attacchi?
Abbiamo molti templi bruciati, ma c’erano già dei segni. Vengo dalla diocesi di Copiapó e li hanno bruciato l’immagine della Madonna di La Candelaria, che è la patrona dei lavoratori delle miniere e del popolo di Atacama. È stato un colpo al cuore, direttamente ai cattolici del posto, poiché si tratta di una zona tipicamente mineraria. E in un’altra occasione hanno oltraggiato l’immagine del Cristo che è nel Santuario, ma erano azioni molto isolate. Cosa ci ferisce? Alcuni templi, in particolare, erano di inestimabile valore, ma ci ferisce soprattutto l’attacco di tipo religioso. Fanno graffiti offensivi, che a volte diventano blasfemi e che incitano alla violenza. Ma non solo contro sacerdoti e vescovi, anche contro i credenti. Ovviamente anche l’insulto, l’aggressività, e l’incitamento all’odio sono intollerabili. In Cile abbiamo una norma di convivenza in cui si dice che nessuna persona sarà discriminata a causa della sua condizione sessuale, della sua origine etnica e della sua condizione religiosa. Allora questa non può essere solo lettera morta…

  • Nota nostra: ed ecco la ciliegina sulla torta, eccellenza reverendissima…. ancora una volta, ma ora in modo pragmatico, la colpa ricade su presunte discriminazioni cattoliche e quindi al favoreggiamento del SINCRETISMO RELIGIOSO e pure ateistico… Cosa vuol dire che “non discriminiamo alcuna persona a causa della sua condizione sessuale, l’origine etnica o religiosa”?? ma quando mai la Madre e santa Chiesa lo ha fatto?? Vogliamo ricordare che forse, e diciamo forse, la situazione in Cile è precipitata dal 2015… da quando un neo vescovo di fresca nomina fece, nel giorno della sua consacrazione, UN RITO SINCRETISTA PAGANO sul sacrato della Chiesa… in abiti liturgici, insieme al proprio amico sciamano.. LEGGETE QUI per i fatti e le foto. Se le “norme di convivenza” che avete avviato in Cile sono queste, cara eccellenza risuonano le parole di Gesù: “NON RESTERA’ PIETRA SU PIETRA”….
  • «A questo punto, – spiegava Joseph Ratzinger-Benedetto XVI, vedi qui – «falliti» i tentativi di sfumare le asperità delle religioni teistiche, relativizzando la propria idea di Dio e i dogmi, per portare in primo piano l’impegno pragmatico o l’esperienza mistica, ci si chiederà: L’attitudine alla pace è legata alla rinuncia alla verità?
  • La risposta è no.»

E questi attacchi non potrebbero essere letti come una risposta agli scandali che hanno coinvolto membri del clero cileno? Potrebbe essere un’espressione di rabbia?
Senza dubbio. Nella storia della Chiesa ci sono tanti errori e tanti peccati, però l’errore può essere involontario e senza responsabilità, mentre in realtà il peccato ha sempre una responsabilità. E questi peccati che sono stati commessi, siano essi dovuti ad un cattivo uso del denaro, o ad un abuso di potere, o ad una sessualità disordinata che ha portato all’uso dell’altro, senza dubbio questo lascia una ferita. Quanto dolore dobbiamo sostenere nelle vittime! E ha lasciato molta rabbia nella società, non ho dubbi. Sarebbe sciocco negare che all’interno di questa componente di aggressione contro la Chiesa e contro la religione ci siano siano anche gli errori della Chiesa. Ci sono i peccati che abbiamo commesso, che ci fanno provare vergogna e per i quali abbiamo già chiesto perdono.

  • Nota nostra: evvai coi sensi di colpa!!!! condannano il cilicio, hanno oscurato la penitenza però… sta cosa di doverci sentire IN COLPA a causa di alcuni gravi scandali, è dura a morire! Aggredire una Chiesa intera a causa di alcuni che ne deturpano il volto e tentare di giustificarne gli attacchi… è come affermare che sarebbe GIUSTO distruggere la famiglia poiché al suo interno si generano MOSTRI PEDOFILI, omicidi ed odi…. ed infatti non pochi usano queste atroci realtà familiari per tentare di distruggere la Famiglia in quanto istituzione per il vero bene sociale… Di peccati ne abbiamo commessi e purtroppo ne continueremo a commettere, che senza dubbio ci devono far vergognare e ci hanno fatto chiedere perdono non una, ma migliaia di volte e allora… cerchiamo di andare ALLA RADICE DEL PROBLEMA, eccellenza, altrimenti non ne usciamo e rischiamo di rimanere nel vizioso circolo del cane che si morde la coda: o si predica IL REGNO DI CRISTO CROCEFISSO E RISORTO – con tutta la Dottrina Sociale che questo comporta, abbandonando le varie teologie del pueblo – oppure non se ne farà nulla, non ne usciremo fuori e le cose andranno peggiorando.

In questo scenario, quali sono le sue sfide?
La verità è che non so se le mie sfide possono essere diverse da quelle del Vangelo. Sono un umile servitore di San Francesco d’Assisi, un umile Cappuccino, la cui regola è la vita del Santo Vangelo di nostro Signore Gesù Cristo. E questa è la sfida e il programma per ogni cristiano. Vorrei che ogni uomo e ogni donna in Cile, specialmente di questa diocesi, incontrasse Gesù Cristo, perché sono sicuro che Gesù Cristo porta grazia, salvezza, e felicità. Non si tratta di continuare a mantenere il cristianesimo o la religione come se fosse un’ideologia, parte della moralità o di belle teorie. Gesù Cristo è un essere concreto che è nato dalla Madonna Maria, che è vissuto, che è stato crocifisso e che è risorto. Cristo è per noi la buona novella, la notizia della nostra dignità, la dignità della persona umana che si impara guardando la Croce.

  • Nota nostra: innanzi tutto vogliamo incoraggiare Sua Eccellenza sulla vera e più autentica strada francescana e per questo assicuriamo la nostra umile preghiera. Tuttavia è un doloroso dovere sottolineare, anche in questa risposta, una (apparente??) grave lacuna nelle parole dell’Arcivescovo. Egli dipinge e delinea un Cristo puramente UOMO; UMANO… ma IL CRISTO-DIO DOVE STA?? Afferma un Gesù “nato dalla Madonna Maria” (????), augurandoci che si tratti solo di un errore di traduzione, la Bibbia associa questa nascita usando il termine VERGINE MARIA…. e non la “Signora (madonna) Maria”…. Dunque Gesù è un uomo concreto…. veramente vissuto, crocefisso e risorto, ma che Egli E’ ANCHE DIO perchè viene taciuto tanto da far pensare ad una divisione delle due Persone?? LA BUONA NOVELLA, infine eccellenza reverendissima, è soprattutto una notizia: SIAMO SALVATI, ma da chi e da che cosa il Cristo è venuto a salvarci? Non certo dalle questioni umane associate alle nuove teologie che idolatrano EL PUEBLO! La DIGNITA’ umana si impara certamente “guardando al Crocefisso”, ma soprattutto diventandone veri discepoli… al costo della propria vita, predicando i NOVISSIMI, per non rinnegarlo… Gesù in diverse occasioni, sembra siano 5, afferma che chi sarà perseguitato “A CAUSA SUA” avrà la gloria e non a causa di altro, non dei compromessi o delle politiche compiacenti o di nuovi pragmatismi o prassi concilianti…. questi concetti espresse Giovanni Paolo II durante le sue visite apostoliche in tutto il Sudamerica, ma che oggi sembrano parole scomparse anche dalle vostre predicazioni preferendo le pachamama con i nuovi compromessi e compiacimenti concilianti ma… con questo ribaltamento non brucerà solo il Cile… e la colpa sarà DEL TRADIMENTO dei Pastori e dei Fedeli alla vera CAUSA DEL CRISTO-DIO….

Vogliamo concludere con la:

PREGHIERA PER I CRISTIANI PERSEGUITATI

  Signore Gesù, in questo momento vogliamo pregarti per tutti i nostri fratelli cristiani perseguitati, rapiti, imprigionati, torturati e costretti a lasciare il proprio paese e le proprie case a causa della fede cattolica.

Ti presentiamo, o Signore, il loro dolore, la loro croce unita alla Tua; le persecuzioni a cui sono sottoposti conseguenza, spesso, di disposizioni legislative discriminatorie. Con profondo rammarico ci accorgiamo come assai frequentemente, gli atti contro i cristiani non sono considerati punibili e vengono ritenuti meno degni di attenzione da parte dei governi e dell’opinione pubblica. Nuove terre sono bagnate dal loro sangue, le chiese vengono bruciate e gli attentatori restano impuniti e, oggi, il cielo ascolta nuovo dolore. Piccoli e grandi, uomini e donne, sani e malati, l’odio contro di Te – e per questo contro di loro e di noi – non fa distinzioni e ogni giorno uccide i Figli di Dio, rapisce ed uccide impunemente i Tuoi Ministri. Proteggi e santifica, Signore, chi muore per professare la fede in Te!

Custodisci i passi di coloro che fuggono – veri migranti – per non far morire il futuro e la fede in Te. Sii la forza di chi non cede alla paura e, con audacia, testimonia il Tuo santo Nome e la Tua salvezza. Noi crediamo che Tu sei il Signore, Dio degli eserciti, che mai abbandona vedove ed orfani; crediamo che il Tuo Nome Santo “Gesù”, invocato oggi tra le lacrime, il terrore e la speranza, è semenza di vera pace futura e porterà la Tua salvezza al mondo. Ognuno di noi lo invochi, chiedendo pietà e perdono, in comunione con i nostri fratelli e sorelle perseguitati in tante parti del mondo.

Aiutaci, o Signore, per intercessione di Maria, Regina dei Martiri e dei Confessori della Fede, di saper mantenere sempre desta l’attenzione delle nostre comunità parrocchiali verso tutti i nostri fratelli e sorelle nella fede, colpevoli solo di essere fedeli al Vangelo e di vivere la loro appartenenza alla Tua Chiesa con uno stile di edificante coraggio. Con le parole della Liturgia Ti chiediamo: “concedi a coloro che soffrono persecuzione a causa del Tuo Nome, lo Spirito di pazienza e di amore, perché siano testimoni autentici e fedeli delle tue promesse”. Amen.

 1Pater, Ave, Gloria e la Salve Regina, alla Regina dei Martiri e dei Confessori della Fede.


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