ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 1 ottobre 2020

Una resa incomprensibile?

Il Papa s’inchina ai cinesi (e che pasticcio sulle finanze del Vaticano)


Scende una lacrimuccia, a scorrere gli album fotografici degli ultimi Papi: da Giovanni Paolo II, alleato del mondo libero contro la barbarie comunista, a Benedetto XVI, baluardo della civiltà occidentale contro la deriva relativista. Con Francesco, la tendenza si è invertita. E la visita a Roma del Segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, ne è un esempio disturbante.

La Santa Sede ha mascherato il rifiuto di Jorge Mario Bergoglio di incontrare il ministro americano come un gesto di pura opportunità formale: negli Stati Uniti c’è la campagna per le presidenziali e il Pontefice non vuole dare l’impressione di parteggiare per uno dei contendenti. L’ha ribadito, ieri, il responsabile vaticano per i Rapporti con gli Stati, monsignor Paul Richard Gallagher.

Francesco si sarebbe preoccupato di evitare che la sua partecipazione al convegno sulla libertà religiosa, organizzato dall’Ambasciata statunitense presso la Santa Sede, fosse strumentalizzato. Strano che il Papa non si preoccupi di altre strumentalizzazioni: quattro anni fa, ad esempio, non si preoccupò di affermare, nel pieno dell’altra campagna elettorale americana, che “chi costruisce muri non è cristiano”; non si è preoccupato di far erigere in Piazza San Pietro una statua dedicata ai migranti; non si è preoccupato di incontrare le associazioni Lgbt cattoliche; non si è preoccupato di prostrarsi davanti a un idolo pagano. Non si preoccupa, insomma, di offrire argomenti ai nemici laicisti della Chiesa. Si preoccupa solo che una sua uscita pubblica non sia equivocata dalla Cina. E preferisce essere considerato subalterno a Xi Jinping, pur di non passare per supporter di Donald Trump.

Resa al regime comunista

Già, perché in ballo, in verità, c’è la frattura con Washington in seguito all’incredibile cedimento del Vaticano a Pechino. Con il regime comunista, la Santa Sede ha siglato un accordo sulla nomina dei vescovi, i cui dettagli restano tuttora riservati. Quel che è certo, è che da quanto Bergoglio ha pensato di inaugurare la sua Ostpolitik con il Dragone, la condizione dei fedeli cinesi è peggiorata. Basta dire che tutti i vescovi e i cardinali che, nel loro Paese, hanno patito per anni le persecuzioni, sono contrari all’appeasement. A cominciare dal porporato Joseph Zen: a proposito, il Papa si è rifiutato di ricevere in udienza anche lui.

Quella di Francesco è una resa incomprensibile, soprattutto se messa a confronto con la linea che il suo predecessore polacco tenne con l’Unione Sovietica. Aldo Maria Valli, un vaticanista di formazione progressista ma sconcertato dalla deriva dell’attuale Pontificato, l’ha definita un’offesa ai martiri della tirannide comunista cinese. Non sbaglia.

Altro che Papa tradito

E non sbaglia neppure chi rimane perplesso dalla retorica sul Papa che voleva moralizzare la Chiesa, però è stato tradito dai suoi collaboratori. La alimenta, ad esempio, Repubblica, che prima pubblica le carte sull’ultimo scandalo finanziario che coinvolge il cardinale dimissionario, Angelo Becciu, ma poi intervista il fedelissimo di Bergoglio, monsignor Óscar Maradiaga, che se la prende con il complotto dell’estrema destra mondiale, foraggiata da Steve Bannon. Sarà al soldo dei sovranisti anche la vedova di un ex diplomatico honduregno presso la Santa Sede, che aveva accusato Maradiaga di averla indotta a investire i suoi risparmi in un fondo gestito da un amico musulmano del prelato, che poi ha intascato il denaro e non si è fatto più vedere?

Il punto è che questo Papa governa la Chiesa da quasi otto anni. Gli incarichi in Vaticano li ha distribuiti (e li ha revocati) lui. Becciu è stato un suo protetto. Libero Milone, l’ex revisore dei conti, lo nominò lui – e poi lo fece licenziare. Sono vicini a lui anche i due vertici dell’Apsa, l’amministrazione presso la quale il Papa vorrebbe centralizzare il controllo delle finanze vaticane, limitando persino l’autonomia della Segreteria di Stato. Una mossa corretta: la moltiplicazione dei centri di spesa ha consentito che alcune «cricche» agissero al di sopra di ogni regola e controllo. Per dire: l’assessore dell’Apsa è uno dei pupilli di Bergoglio, il monsignore argentino Gustavo Zanchetta. Peccato che costui, in patria, sia implicato in un procedimento giudiziario per abusi su alcuni seminaristi.

Doveva essere stato sospeso in attesa che la vicenda fosse chiarita e, invece, a giugno è tornato in ufficio, quasi di straforo. Dalla Santa Sede, nessuna nota ufficiale, nessun chiarimento. Il Pontefice organizzò un sinodo sugli abusi, avallando la linea giustizialista della “tolleranza zero”, ma poi vorrebbe che il supervisore dei forzieri della Chiesa sia un uomo accusato di aver molestato i seminaristi. Un uomo di cui, peraltro, lui stesso ebbe a dire che «economicamente è disordinato». Avete capito bene: insieme al capo dell’Apsa, monsignor Nunzio Galantino, a gestire la cassaforte vaticana dovrebbe esserci un prelato «economicamente disordinato». E intanto, a Pechino, i comunisti cinesi se la ridono.

 

https://www.nicolaporro.it/il-papa-sinchina-ai-cinesi-e-che-pasticcio-sulle-finanze-del-vaticano/


71 anni di comunismo cinese, e il mondo continua a guardare altrove

Il 1° ottobre di 71 anni fa, nel 1949, al termine di una guerra civile sanguinosa, il comunismo prese il potere in Cina. E iniziò la mattanza. Le cifre esatte ancora non si conoscono con certezza, ma il costo umano del comunismo cinese è stato valutato in almeno 65 milioni di morti. Il motivo per cui le stime di questa strage ignobile sono incerte è perché gli archivi di Stato cinesi non sono ancora disponibili nella stessa misura in cui lo sono stati quelli dell’Unione Sovietica e dei Paesi suoi satelliti dopo l’abbattimento del Muro di Berlino nel 1989 e la fine ufficiale dell’URSS nel 1991. E questo perché a Pechino è ancora al potere il comunismo, è ancora al potere la medesima classe dirigente, è ancora al potere la stessa ideocrazia. Certo, con degli adattamenti rispetto all’epoca di Mao Zedong (1893-1976), ma introdotti per permettere al comunismo «con caratteristiche cinesi» di sopravvivere al fallimento storico mondiale del marxismo-leninismo, non per cambiare rotta.

Oggi il «socialismo con caratteristiche cinesi per una nuova era» è il nome dato al «pensiero di Xi Jinping», il tiranno di Pechino, in un allucinante ma lucido esempio di culto folle della personalità, tanto da essere stato inserito nella Costituzione del Partito Comunista Cinese accanto al pensiero di Mao e reso materia obbligatoria di studio, pena sanzioni e ritorsione, praticamente per tutti in Cina.  E Xi Jinping ha persino modificato la Costituzione del Paese onde garantirsi la permanenza al potere a vita.

In questo quadro, la pervicacia che il comunismo cinese ammodernato impiega per e nel reprimere le religioni (tutte), i diritti umani e le minoranze etniche (milioni di persone) non si lascia mancare alcunché. Tibetani, mongoli, kazaki, uzbeki, tagiki e cittadini di Hong Kong, cattolici, protestanti, buddhisti, musulmani, ebrei, testimoni di Geova, praticanti del Falun Gong, fedeli della Chiesa di Dio Onnipotente, Shouters, l’Associazione dei discepoli e chi più ne ha più ne metta vengono quotidianamente perseguitati per il solo fatto di essere credenti e di appartenere a etnie non han.

Per il neo-post-comunismo cinese, infatti, la fede religiosa continua a essere una stortura della personalità umana, persino una malattia, che quindi deve essere aiutata a raggiungere al più presto il proprio destino “naturale, l’estinzione, attraverso l’eliminazione dei credenti.

La Cina è quindi un grande universo concentrazionario, dove, per esempio nello Xinjiang, ma non solo, sono alacremente attivi centinaia di campi di internamento e di lavoro forzato che permettono al «made in China» di conquistare il mondo con le proprie merci cheap in ogni senso, soprattutto perché prodotte sulla pelle di persone la cui vita viene valutata nulla.

A questo si aggiungono la piaga dell’aborto forzato dopo il secondo figlio, che il Partito impone a ogni coppia cinese per obbedire a un criterio neo-maltusiano abominevole, e quella dell’espianto forzato di organi dai prigionieri di coscienza al fine di alimentare il mercato nero dei trapianti. E il mondo continua a guardare altrove.

Oggi, 71 anni dopo l’inizio di questo incubo si svolgerà una conferenza stampa a Roma, nella Camera dei Rappresentanti. È una iniziativa importante promossa dall’Alleanza interparlamentare per la Cina, un gruppo internazionale di parlamentari appartenenti a diversi partiti che opera per influenzare l’approccio dei Paesi democratici nei confronti della Cina e con la propria dichiarazione promette azioni politiche in ciascuno dei 18 Paesi che rappresenta. Se ne potrà seguire la diretta dalle 16,00 su Radio Radicale.

Intanto questa mattina, a Milano, la “capitale economica” d’Italia, la Comunità Tibetana in Italia ha voluto ricordare pubblicamente che la libertà del Tibet, ma così pure della Mongolia meridionale, dello Xinjiang e di tutta la Cina, e pure di Hong Kong, e della povera Taiwan lasciata sola dalle Nazioni Unite e costantemente minacciata dal drago rosso di Pechino, non è un problema lontano. È una questione urgente, che riguarda tutti. Perché, come ha da ultimo dimostrato lo shock del nuovo coronavirus, gli artigli cinesi fanno sono molto rapidi nel raggiungere i nostri Paesi satolli e indifferenti.

https://alleanzacattolica.org/71-anni-di-comunismo-cinese-e-il-mondo-continua-a-guardare-altrove/

Il politicamente corretto della Santa Sede che non vuole contrariare il regime comunista cinese. E sacrifica la libertà religiosa… e i fedeli della Chiesa Cattolica Romana nella Cina continentale


Preceduti da alcune note, condivido di seguito due articoli in riferimento alla questione Cina-Santa Sede, partendo dalla visita a Roma del Segretario di Stato degli Stati Uniti Mike Pompeo e il rifiuto di Papa Francesco di incontrarlo.

Si questo argomento è già stato detto e scritto tanto. E non poteva di certo mancare la deriva dalla narrazione alle chiacchiere da bar, pensando di “difendere” il Papa regnante ma in realtà suggerire che riceve solo chi è d’accordo con lui… un autogol e nel contempo fare il processo alle intenzioni del Segretario di Stato USA: “Criticare pesantemente un’ospite e dopo – non prima! – chiedergli ospitalità dà la sensazione che da quell’ospite si voglia non già essere ricevuti, ma ricevere una porta in faccia per poi potersi lamentare ad alta voce con i propri sostenitori” (Iacopo Scaramuzzi – Twitter, 30 settembre 2020).

Il Segretario di Stato degli Stati Uniti Mike Pompeo ha affermato a Roma che il governo cinese è il peggior persecutore al mondo di credenti religiosi e che la Chiesa Cattolica Romana è in una posizione unica per difendere la libertà religiosa. Questo è il messaggio che non voleva sentire da Pompeo alla Santa Sede. Ed è un messaggio che non c’entra nulla con la Campagna Elettorale Statunitense. Questa è la verità. Il resto è fuffa, aria fritta.

“Il Partito Comunista Cinese può dire alla Santa Sede quale persona può essere Vescovo e quale no, ma il Governo Statunitense non può dire alla Santa Sede che è meglio non rinnovare gli accordi con quelli di cui sopra?” (Marco Di Cesare).

Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato di Sua Santità: “Difesa libertà religiosa segno distintivo della diplomazia vaticana”… ponti, ponti, ponti e invece va in assist al regime comunista della Cina continentale, che persegue le religioni e tutti quei fedeli, sacerdoti e vescovi cattolici romani in prima linea, che debbono obbedienza a questa gerarchia ecclesiastica, in contrasto col messaggio evangelico… Un amico mi diceva: “Non so come facciano…”. Invece sono devoti alla Santa Pazienza e hanno il dono della Fede, con la Speranza della Fiducia nello Spirito Santo.

«Il “Ministro degli Esteri” del Vaticano dice che Pompeo strumentalizza Papa Francesco sulla Cina? In realtà, che il Vaticano faccia disastri e perda autorità, lo dice un cardinale cinese, il quale dopo un volo lunghissimo nemmeno è stato ricevuto” (Kattoliko Pensiero – Twitter, 1° ottobre 2020). Il dramma della Ostpolitik di Casaroli si ripete con il disastro della Cinapolitik di Parolin. Questa è la verità che Zen espone e che la Santa Sede non vuole neanche ascoltare. La storia si ripete e la storia lo farà vedere, a chi può e vuole vedere, guardare e osservare.

“Mi dispiace per il simpatico italo-americano plurilaureato e capacissimo Mike Pompeo… Ma sia lui che il povero Trump devono capire che il nuovo Vaticano non può mettersi contro il Nuovo Umanesimo e il NWO di cui è una promanazione. Non si può dare di per certo la zappa sui piedi! Qualcosa di reale ci sarà nelle profezie espresse anche nel CCC, o no? Devono agire ‘A MANI NUDE’ contro il male… Ma, con la benedizione sicura del Buon Dio e di Sua e nostra Madre, la vergine Santissima” (Pietro Pignati).

“Provo una pena grandissima per questa Chiesa, che sta finendo giorno dopo giorno, sempre di più, nel baratro della secolarizzazione, pianificata, mista ad una nuova forma di potere temporale del Papa o presunto tale. Intanto i fedeli se ne vanno disorientati e indignati. Fuori la politica dalla Chiesa. Il ritorno di Cristo è vicino e riporterà luce e giustizia nel mondo, allora ne vedremo delle belle anche nella Chiesa…” (Enrico Davide Gavello).

“A Cardinale Zen. Non scoraggiarti. C’è ancora DIO. Lui è colui che conosce i tuoi pensieri. Il SIGNORE non ti abbandonerà” (Aning O. Satairapan, tradotto dal filippino).

L’anziano Cardinale Zen Ze-kiun viene a Roma per il Papa, che non ha tempo per lui | di Marco Tosatti, Aldo Maria Valli e Riccardo Cascioli – 28 settembre 2020

LA VISITA INGOMBRANTE
Gli Usa avvertono la Santa Sede: mollate i cinesi, vogliono spiarvi
Il Segretario di Stato americano Pompeo incontra Di Maio: l’obiettivo di Pechino è conquistare il mondo, cancellate gli accordi sulla via della Seta e sulle tecnologie
di Renato Farina
Libero, 1° ottobre 2020

Mike Pompeo, il segretario di Stato di Donald Trump, è arrivato in Italia con tutta la sua mole, spostando di qua e dilà dal Tevere masse d’aria tempestose. Non è stato per nulla diplomatico pur essendo il capo della diplomazia statunitense, nessun linguaggio elegante ed allusivo durante un cocktail con un Ferrero Rocher. Ha sbattuto il dossier “Sindrome Cinese” su tutti i tavoli pubblici e privati, alti e bassi. Come fosse Cassandra ha urlato: Xi Jinping vuole conquistare il mondo, e sta cominciando dal ventre molle, che è Roma, soprattutto Roma. Le due Rome, quella di qui e soprattutto quella di là del Tevere. La Città eterna è infatti per gli americani soprattutto il Vaticano e solo in subordine l’Italia.
II Vaticano davanti a questa scenata di Trump ha alzato le spalle. Dura da duemila anni il suo Regno e durerà quando negli Usa ci saranno distese di lattine di Coca cola. Invece – come sosteneva Alberto Sordi – il popolo americano è giovane, passa dall’ebrezza all’abbiocco in un amen. Dalle Sacre Mura avevano avvisato George Bush senior e poi junior che attaccare l’Iraq prima nel 1991 e quindi nel 2003 sarebbe stata una sciagura: hanno parlato di diritti umani, democrazia ecc., e adesso l’ordine mondiale è sottosopra. Presunzione papalina? L’Italia invece si è messa sull’attenti, e anzi ha pregato come un allievo pentito delle sue marachelle il grande e grosso alleato statunitense di sistemare i disastri accordi fatti con i cinesi e i libici.
In ordine gerarchico.
1- I rapporti Usa-Santa Sede. Arrivato alle 9,30 da Atene, Pompeo (di origine italiana e di confessione protestante) si è precipitato nella sede dell’ambasciata Usa presso la Santa Sede per parlare di libertà religiosa. Era in casa propria, ma come certe comari ha parlato ad alta voce per farsi intendere dalla dirimpettaia. Ha spiegato che cosa dovrebbe fare Bergoglio ma non fa: imitare il predecessore Wojtyla, battersi contro il comunismo. Oggi il pericolo incombente è la Cina. L’America fa quello che può, i politici devono tenere conto dei riflessi economici ecc., ma un Papa non può e non deve. «Per quanto le nazioni possano fare alla fine i nostri sforzi sono limitati dalla realtà della politica mondiale, gli Stati possono a volte fare compromessi per far avanzare buoni fini, i leader vanno e vengono e le priorità cambiano. Ma la Chiesa è in una posizione differente». Deve praticare «verità eterne». E qui il siluro: «Giovanni Paolo II ha sfidato la tirannide, facendo questo ha dimostrato come la Santa Sede può muovere il mondo».
L’INCONTRO
Erano presenti al simposio come ospiti prima l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, ministro degli Esteri vaticano e infine il cardinal Pietro Parolin, segretario di Stato. Con eleganza hanno mandato a farsi benedire Pompeo. Anzi a non farsi benedire, visto che il Papa non lo riceverà proprio perché non «vuole farsi strumentare in campagna elettorale» (Gallagher). Pompeo vedrà oggi entrambi, alle 11,20 nel Palazzo Apostolico, e vedremo se i toni si smusseranno.
Commento rispettoso. L’irritazione della diplomazia vaticana è più che giustificata quando il segretario di Stato della Casa Bianca interviene su questioni interne al bene della Chiesa cattolica. Picchiare sulle dita di Francesco perché era ed è convinto che gli accordi (segreti) con il governo di Pechino, ancora in prova, possano essere utili a garantire l’unità della Chiesa grazie alla presenza di una gerarchia legittimata dalla Santa Sede e accettata dal Partito comunista cinese, è offensivo. E una interferenza inaccettabile. E scelta discutibile e discussa ma che attiene al Successore di Pietro e alla custodia del suo gregge. Ma la ferita subita da Pompeo non devono mica scontarla i cinesi oppressi. Dà modo di percepire una regola del silenzio sui diritti umani se a calpestarli sono i comunisti…
La prepotenza insieme capillare e universale di questo regime è sul serio solo una questione elettorale americana? Ma dai. E così preponderante l’attenzione alle urne degli States da ritenere sia una sufficiente ragione morale per far sparire dall’agenda diplomatica un miliardo e trecento milioni di persone schiacciate dal tallone del Drago? Allora è meglio essere dittatori come Xi, il quale non strumentalizza il trattato con il Papa per la campagna elettorale, visto che essa non c’è da alcuni millenni.
2- Usa-Italia. Pompeo ha trovato i due interlocutori che più concavi non se ne trovano in nessun libro di geometria. Ha chiesto a Conte e Di Maio di scegliere da che parte stare. Cina o America. Occidente e Nato oppure Asia totalitaria. Ha detto il messo di Trump: «Gli Stati Uniti sono preoccupati: il Partito Comunista cinese sta cercando di sfruttare la propria presenza economica in Italia per seguire i propri scopi strategici». Attenti (poco) cari Giuseppe e Gigino: «I cinesi non sono qui per fare partenariati sinceri di reciproco beneficio. Gli Stati Uniti fanno appello al governo italiano a considerare in maniera attenta la sicurezza nazionale e la riservatezza dei dati dei propri cittadini» alla luce delle attività delle «società tecnologiche che fanno parte dello stato di sorveglianza del partito comunista cinese».
L’ACCORDO
Tradotto. Rinnegate l’accordo per la Via della Seta stipulato nella primavera del 2018 (governo giallo e ahimè verde), smettetela di consegnare porti strategici ai comunisti cinesi e di farvi invadere dalla loro tecnologia predatoria, o sono guai. Di Maio si è messo sull’attenti. Se potesse schiaccerebbe il classico bottone per far morire un mandarino a Shangai per essere ammesso nella Cia. Dice: «L’Italia è saldamente ancorata agli Usa e all’Ue, a cui ci uniscono i valori e gli interessi comuni ai Paesi Nato». Aggiunge: «Un Paese come il nostro è aperto a possibilità di investimento, ma mai fuori dai confini dell’Alleanza Atlantica». Però, aggiunge, per favore, dateci una mano in Libia dove abbiamo combinato un casino e non ci ascolta nessuno.
Commento telegrafico. Ha ragione Pompeo. E il pentimento di Conte e Di Maio è un bene. Ma Craxi e Andreotti non sarebbero mai stati così servili. Nostri alleati sì, ma padroni no. Il paragone li farà rivoltare nella tomba. Tanto domani o dopo questi giallo-rossi ripasseranno dalla parte della Cina. Scommettiamo?

Scintille tra Pompeo e Gallagher su Cina e religione
Il ministro degli Esteri del Vaticano cita esplicitamente il tentativo in corso di strumentalizzare Bergoglio da parte della attuale amministrazione americana. “È una delle ragioni per cui il Papa non riceve” Pompeo.
di Nicola Graziani
AGI, 30 settembre 2020

Giovanni Paolo II fece della Chiesa il baluardo della libertà religiosa, ricorda il segretario di Stato americano Mike Pompeo agli attuali vertici vaticani sottolineando che il Partito Comunista cinese, “come tutti i regimi comunisti”, ha la pretesa di essere la suprema autorità morale del suo paese. “Da nessuna parte al mondo la libertà di religione è così in pericolo come in Cina”, avverte. “Chiedo a ogni leader di fede di trovare il coraggio di ergersi contro la persecuzione religiosa contro le proprie comunità e quelle di altre fedi”, incalza.
Risponde, in modo felpato ma chiaro, il ministro degli Esteri vaticano Paul Gallagher: il pericolo per la libertà religiosa proviene anche dal politicamente corretto delle democrazie avanzate e dalla pretesa di bloccare la libertà di pensiero e culto nel nome di una malpensata difesa della tolleranza.
Visita a Roma di Pompeo, primo atto
Il primo atto della visita a Roma di Pompeo, venuto a cercar di spiegare alla Santa Sede che non è il caso di rinnovare gli accordi con Pechino per la nomina dei vescovi delle comunità cattoliche cinesi, prende la forma di un simposio organizzato dall’ambasciatrice statunitense presso la Santa Sede, Callista Gingrich, consorte del Newt Gingrich che negli anni ’90 guidava dal Congresso la carica dei repubblicani alla Casa Bianca di Bill Clinton. Tema del consesso: difendere la libertà religiosa attraverso la democrazia.
Ricorda, l’ambasciatrice, che la “reciproca difesa della libertà religiosa” è una “priorità condivisa” di Santa Sede e Stati Uniti, una “opportunità” di fronte agli attacchi che sono mossi alla religione e al suo libero culto. Segue la lista degli esempi. Il primo è la Birmania, con i suoi Rohingya musulmani costretti a fuggire dalle persecuzioni delle autorità governative; poi il Nicaragua, teatro delle violenze contro i cristiani; quindi la Nigeria, sconvolta dai terroristi islamici di Boko Haran. Segue, a questo punto, la Cina.
Gingrich evita il richiamo diretto ai cattolici, abilmente solleva il caso dei musulmani uiguri e dei loro correligionari cosacchi, ricorda che di fronte alle persecuzioni delle comunità islamiche “difendere la libertà religiosa è un imperativo che riguarda la sicurezza nazionale”. Qualcosa che “rende una nazione più prospera, sicura e tutelata”. Non a caso Donald Trump “ha fatto di questo tema una priorità”.
Preparato il terreno, la parola viene ceduta al Segretario, il cui curriculum di servitore dello Stato a partire dalla ferma nella Marina è stato ripercorso all’inizio della sessione. Pompeo evoca un precedente per dimostrare come i difensori della libertà religiosa siano stati sempre sottoposti a dure prove. Si tratta di padre Berhard Lichtenberg, rettore della cattedrale di Santa Edvige a Berlino. Un incarico che lo rese inviso al nazismo per la sua costante difesa degli ebrei: arrestato, inviato in un campo di concentramento. Venne beatificato da Giovanni Paolo II nel 1996.
Si tratta anche oggi di ergersi nella difesa della “sacrosanta libertà religiosa” che è alla base della “pace e del rispetto della dignità dell’uomo”, scandisce Pompeo. Non solo: per gli Stati Uniti è un pilastro della politica estera, “elemento fondativo centrale” di essa.
“Anche i secolaristi tentano di calpestare la libertà religiosa”, concede il Segretario di Stato, ma il suo intervento è incentrato sull’impossibilità dei regimi totalitari e tirannici di ammettere il libero culto sul proprio territorio. In Cina, poi, il Partito Comunista ha la pretesa di essere “la suprema autorità morale” nella piena “mancanza di ogni legittimazione democratica”.
Pompeo: “Gli Uiguri non sono le uniche vittime”
Un sistema di cui “gli Uiguri non sono le uniche vittime”: anche lui cita i cosacchi e non manca però di fare riferimento “ad ogni comunità religiosa”. I comunisti cinesi infatti “non risparmiano certo i cattolici”. Segue l’elenco delle accuse: chiese “dissacrate e distrutte”, laici e religiosi arrestati, immagini di Cristo rimpiazzate con i ritratti di Mao.
Pompeo torna quindi a citare Giovanni Paolo II che “seppe assumersi il rischio di difendere la libertà”.
Cita anche Jacques Maritain, il Segretario di Stato, ed il suo avallo nei confronti della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo del ’48. Ripercorre il ruolo delle Chiese cattolica e protestante nella riunificazione tedesca e nella sconfitta del comunismo, ribadisce che Benedetto XVI considerava il rispetto della libertà religiosa e dei diritti umani “la cartina tornasole” del rispetto della persona umana. Lo stesso Papa Francesco, aggiunge a questo punto, “ha più volte pronunciato le sue esortazioni” a riguardo. Si tratta di “opporsi ai regimi tirannici” e “sostenere quanti si battono per la libertà religiosa, secondo l’insegnamento di Giovanni Paolo II”.
Gli uomini di governo, aggiunge Pompeo, “devono rendere la democrazia una cosa possibile” ma soprattutto “chiedo a ogni leader di fede di trovare il coraggio di affrontare la persecuzione religiosa contro le proprie comunità e quelle di altre fedi”. Nello Yemen, ad esempio. Ulteriore citazione di Giovanni Paolo II e delle sue prese di posizione: “esattamente 20 anni fa canonizzava in Vaticano Agostino Zhao Rong e 119 suoi compagni” martiri della fede in Cina. “Bisogna continuare a combattere” sulle orme di Wojtyla, conclude, “possa la Chiesa e tutti coloro che sanno che dovremo rendere conto a Dio essere audaci nel nostro tempo”.
Ecco la risposta di monsignor Gallagher: essere liberi dal punto di vista religioso è importante anche dal punto di vista delle relazioni internazionali; anzi, è una “conditio sine qua non per il rispetto della persona umana” ed “una delle priorità della Santa Sede”. Ma a mettere in pericolo questa condizione essenziale sono anche i paladini “dei cosiddetti nuovi diritti” che mostrano di non avere “comprensione o interesse nei confronti della realtà ontologica della persona umana e della dimensione essenziale della sua dignità trascendentale”.
Gallagher e il “politicamente corretto”
Si tratta di un “attacco contro la stessa società” che viene mosso “anche attraverso l’ideologia del politicamente corretto, nel nome della tolleranza e della non discriminazione”. Si arriva così al varo di “leggi che vanno contro la libertà di coscienza” e di pensiero nel nome di un atteggiamento sintetizzabile nella formula del “fai quello che vuoi”. È questa “la posta in gioco”, e se si parla di ruolo delle religioni per il rispetto della libertà di ognuno si deve pensare anche alla Dichiarazione sulla Fraternità Umana firmata da Papa Francesco nel 2019 con le autorità religiose musulmane a Dubai. Concetti, quelli della Dichiarazione, che si ritroveranno anche nell’imminente enciclica che verrà pubblicata alla fine della settimana.
Quindi, uscendo dal simposio, il religioso sottolinea: nessun Paese è stato citato da me. Non cito nessuno, non biasimo nessuno. E cita esplicitamente il tentativo in corso di strumentalizzare Bergoglio da parte della attuale amministrazione americana. “È una delle ragioni per cui il Papa non riceve” Pompeo, dice. Anche se il motivo ufficiale finora addotto era che il Pontefice intendeva tenersi fuori dalla campagna elettorale americana.

1 Ottobre 2020   Blog dell'Editore

di Vik van Brantegem

http://www.korazym.org/48830/il-politicamente-corretto-della-santa-sede-che-non-vuole-contrariare-il-regime-comunista-cinese-e-sacrifica-la-liberta-religiosa-e-i-fedeli-della-chiesa-cattolica-romana-nella-cina-continent/


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