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domenica 1 novembre 2020

I Figli del Pensiero Debole

RELATIVISMO

Vattimo si riconosce in Bergoglio e spiega il "suo" cristianesimo

Il filosofo relativista Gianni Vattimo, padre del "pensiero debole", dichiara di riconoscersi in Papa Francesco, per le sue frasi sulle unioni gay. Ma di che cattolicesimo parla, però, il filosofo? Una religione priva della metafisica. E' cristianesimo?


Sarà pure che non ha nessun valore dal punto di vista del Magistero e che non impegna affatto i fedeli, ma la dichiarazione di Bergoglio sul riconoscimento delle unioni civili omosessuali ha indubbiamente avuto ripercussioni devastanti non solo dal punto di vista politico e culturale, ma anche sotto il profilo filosofico. Non è un caso, infatti, che il primo ad esultare sia stato proprio il filosofo Gianni Vattimo, “padre” del Pensiero Debole.

Secondo Vattimo, infatti, «le parole di Francesco hanno finalmente scardinato delle eredità spurie, sedimentate e persistenti da chissà quali epoche, ma di cui non si capivano le vere motivazioni», ed hanno «definitivamente smontato una barriera atavica che non ha nulla a che fare col cristianesimo». Si tratta, secondo il filosofo torinese, di una vera e propria evoluzione del pensiero bergogliano: «Papa Francesco aveva già detto che due persone che si amano vanno rispettate e quindi c’era già un’apertura, ma adesso si fa carico programmaticamente di tutto questo con una dichiarazione che corrisponde appieno alla sua immagine della Chiesa». Per Vattimo è come se si fosse avverato un sogno. Ora può finalmente vedere anche un Chiesa col Pensiero Debole. Lo dice senza mezzi termini quando parla di un «cristianesimo emancipato da tutti gli elementi metafisici che hanno rovinato la nostra situazione di essere finiti, facendoci illudere che esista un qualche ordine oggettivo anche dei valori etici, qualcosa che invece non era altro che l’ordine che la società ha creduto di imporre per tanti anni».

Vattimo è sempre stato convinto che «l’esito della modernità, secondo Nietzsche e Heidegger, ma anche secondo molti filosofi di altra tendenza, è la dissoluzione della metafisica: cioè dell’idea che ci sia una struttura stabile dell’essere, un fondamento ultimo che la ragione coglie e su cui fonda la propria conoscenza oggettiva del mondo». Secondo il padre del Pensiero Unico è stato proprio Heidegger a «porre le basi per considerare la metafisica come violenza: ogni pretesa di incontrare il fondamento ultimo è sempre anche una pretesa di tacitare le domande, di imporre una autorità che non si discute». A livello teologico, per Vattimo, «la dissoluzione della metafisica, dell’oggettività, dei fondamenti ultimi, a favore di un mondo dove la verità si fa nel dialogo delle culture e delle generazioni, sia in fondo solo uno sviluppo della dottrina cristiana dell’Incarnazione di Dio», perché «Dio, facendosi uomo, ha come consumato la propria trascendenza, si è mischiato alla storia, e ha indicato come via della salvezza proprio quella della consumazione, riduzione, indebolimento dell’essere». E da questo punto di vista, sempre secondo Vattimo, «anche la secolarizzazione (la progressiva presa di congedo dal sacro, nella vita individuale come nella società) appare come un evento provvidenziale: Dio si incarna davvero anche in quanto si allontana sempre più da quella figura di padre-padrone, signore del fulmine e del tuono, incomprensibile e imprevedibile giudice, sotto cui lo hanno pensato le religioni e le superstizioni naturalistiche», e quindi «accettare il cristianesimo vuol dire prendere sul serio il compito di proseguire sulla strada della dissoluzione del “sacro” svelato nel suo carattere autoritario e di imposizione violenta».

Si tratta di riprendere l’idea di una certa “teologia” secondo cui la secolarizzazione, eliminando le incrostazioni sacrali, superstiziose, naturalistiche che si sono depositate sul messaggio cristiano, consentirebbe di capire meglio la sua verità oggettiva e immutabile. Secondo questo filone teologico – pienamente condiviso da Vattimo – «il senso della storia della Chiesa starebbe tutto nel dissolvere le proprie strutture autoritarie, legittimate proprio dalla pretesa di disporre di un accesso privilegiato al nocciolo oggettivo e immutabile della rivelazione cristiana». In quest’ottica, «la fine del potere temporale del Papa sarebbe non solo un evento provvidenziale, ma anche un fatto altamente emblematico di un destino più ampio». Da questo punto di vista Vattimo non ha dubbi: «È difficile pensare che la Chiesa sopravviva senza “dissolversi” nel mondo come il lievito nella pasta, secondo la metafora evangelica. La frase di Agostino, “ama e fai ciò che vuoi”, indica il limite della secolarizzazione e anche la direzione in cui deve andare». Assai sintomatico è che proprio il padre del Pensiero Debole ­– peraltro omosessuale praticante – abbia affermato di riconoscersi pienamente in Bergoglio. La frase esatta è stata: «Con un Papa così non mi vergogno a dirmi cattolico». Un cattolico “sui generis” visto che nel 2003 accompagnò in Olanda il compagno con cui conviveva da undici anni, lo storico dell’architettura Sergio Mamino, malato di tumore ai polmoni, perché fosse sottoposto ad eutanasia.

Bergoglio e Vattimo da qualche anno si conoscono e si parlano. Il trait d’union è stato l’argentino Luis Liberman, fondatore e direttore generale della Cattedra del Dialogo e della Cultura dell’Incontro presso l’università di Neuquén. Liberman incarna perfettamente il pensiero bergogliano che va dall’ecologismo amazonico in stile Pachamama all’immigrazionismo scriteriato, passando per il dialogo interreligioso e il riconoscimento della diversità come valore. Purtroppo, è uno dei più fidati e influenti consiglieri di Bergoglio.

Gianfranco Amato

https://lanuovabq.it/it/vattimo-si-riconosce-in-bergoglio-e-spiega-il-suo-cristianesimo

PG. IL CORRIERE CONFERMA: IL PAPA È IL PONTEFICE DEL DISORDINE.

1 Novembre 2020 Pubblicato da  6 Commenti

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, Pezzo Grosso ha letto l’intervento di Sergio Romano sul Corriere della Sera in difesa del Pontefice regnante. Non vogliamo aggiungere nulla alle sciabolate con cui Pezzo Grosso affetta l’altezzoso commentatore, se non che essere anziani e aver fatto la carriera diplomatica non è garanzia di nulla, se non appunto, di essere anziani e aver fatto la carriera diplomatica. E poi? 

§§§

Caro Tosatti, i quasi centenari a difesa di Bergoglio?

L’ultranovantenne algido editorialista del Corriere, in eterno profumo di ambienti risorgimentali SERGIO ROMANO , ha scritto oggi sulla sua rubrica – L’ago della bilancia – qualcosa che merita una considerazione.

Anzitutto ci fa sapere che il Corriere vuole il suo Eugenio Scalfari amico del Papa e non vuole lasciare a Repubblica il monopolio del sostegno a Bergoglio in questo (per lui) difficile momento.

Ma per competere con Repubblica il Corriere ci mette un novantunenne, ex diplomatico, come Scalfari (96 anni ) pieno di sé e supponente quanto basta.

Ma oggi Romano nell’intento di esser apprezzato dal mondo intero per la sua difesa dei diritti civili, svela il ruolo di Bergoglio in questa battaglia “civile”, che peraltro già Bergoglio aveva intrapreso appoggiando Pannella e Bonino.

Titolo dell’articolo: “Diritti civili, se il Papa e l’Europa sono l’ultimo bastione nel mondo”. Titolo interno: “Le conquiste degli ultimi decenni sono minacciate oggi da un diffuso desiderio di <ritorno all’ordine>”.

Non riprendo l’articolo, che è un condensato di ipotetiche sciocchezzuole e processi alle intenzioni, senza contenuto intellettuale.

Sintetizzo solo un messaggio che mi ha incuriosito, riferito appunto all’ansia di questo Sergio Romano di svilire Trump e appoggiare Bergoglio, grande e vero difensore dei diritti civili e del diritto degli omosex ad avere una famiglia. Al contrario ovviamente di Trump.

Per arrivare a dare il suo assist and blessing a Bergoglio, il nostro Romano è costretto a fare una sintesi storica banale e errata.

In pratica ci spiega che dopo la seconda guerra mondiale, finalmente, quelli che lui chiama “pannellianamente” diritti civili si son affermati contro i regimi autoritari ed illiberali che li avevano negati.

Persino, ci spiega Romano, grazie a Papa Giovanni XXIII e al Concilio Vaticano II.

Ma ora questi diritti civili son in pericolo! C’ è una minaccia di “ritorno all’ordine “ (ovviamente ispirata da Trump), dovuto a rigurgiti sovranistici, razzisti, negazionisti, omofobici, ecc.

A presiedere e difendere il valore di questi cosiddetti diritti civili resta Papa Francesco, “minacciato dall’integralismo cattolico”.

In sintesi, questo Sergio Romano ci vuole dire che il <disordine è ormai l’ordine che va imposto> e che Bergoglio è indiscusso pontefice del disordine. Eugenio Scalfari starà soffrendo di gelosia….

PG

https://www.marcotosatti.com/2020/11/01/pg-il-corriere-conferma-il-papa-e-il-pontefice-del-disordine/

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