ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 16 novembre 2020

La cosiddetta palude..

"Così il Papa ha creato tre cardinali vicini alla comunità Lgbt"

La "Chiesa in uscita" di papa Francesco è ormai straripante nell'assise cardinalizia. Il futuro è "bergogliano". E ora spuntano tre cardinali pro Lgbt

Un altro concistoro per rafforzare l'idea della "Chiesa in uscita". Altri tredici cardinali selezionati dal Papa per segnare il futuro della Chiesa cattolica, dunque del cattolicesimo. Jorge Mario Bergoglio pensa pure all'avvenire del soglio di Pietro.


Lo ha detto lo stesso pontefice durante una recente intervista. E futuro vuol dire anche Conclave. L'ex arcivescovo di Buenos Aires aveva già creato una maggioranza di cardinali elettori, ma tra poco i porporati "bergogliani" saranno ancora di più. Si tratta di comprendere come si svolgerà il concistoro: la pandemia non aiuta. Possibile che la cerimonia si svolga con qualche adattamento dovuto alle norme previste per questa complessa fase. Ma gli accenti posti in queste ore non riguardano tanto l'organizzazione dell'evento in sé quanto i protagonisti.

porporati che verranno creati corrispondono all'idea di Chiesa che Francesco sta portando avanti sin dall'inizio del regno. Viene "premiato" chi non se lo aspetta. E il criterio muove spesso dalla concretezza della pastorale promossa. La tradizione può aspettare o essere abbandonata, a seconda delle interpretazioni. Di sicuro ai nuovi tredici cardinali - com'è ormai prassi - non è stato anticipato niente. In queste ore, poi, c'è un altro aspetto che viene sottolineato.

Tre di questi porporati, infatti, sono stati etichettati come "vicini alla comunità Lgbt". La definizione è opera del vaticanista americano Edward Pentin, come ripercorso da La Verità. I conservatori non nascondono il loro pensiero (e le loro rimostranze): Bergoglio starebbe premiando la "sinistra ecclesiastica". Anche quella vicina alle istanze di quelli che Benedetto XVI chiamava (e chiama) "nuovi diritti". Le polemiche sollevate per via dell'apertura sulle "unioni civili" non sono finite nel dimenticatoio. In Vaticano e dintorni esisterebbe una frangia di alti ecclesiastici convinti della necessità di un "ponte" - come direbbe il consulente per la Comunicazione James Martin - tra l'Ecclesia e quella comunità. Una frangia che Bergoglio non starebbe affatto relegando ad un ruolo minoritario, anzi.

Nomi non se ne fanno, ma si può presumere che Wilton Gregory, che è stato da poco incaricato presso l'arcidiocesi di Washington, non sia poi così contrario al nuovo corso. Sarà il primo cardinale afroamericano della storia. E Gregory si è distinto in queste settimane pure per la campale battaglia per le presidenziali americani, dove consacrati progressisti e conservatori non si sono risparmiati. Tra cardinali che segnalavano come Biden, in quanto abortista, non dovesse ricevere la comunione e punte di diamante della "Chiesa in uscita" come Gregory e Martin schierati apertamente contro Trump, il confronto statunitense è stato un banco di prova per la Chiesa americana. Si pensa che anche un futuro cardinale italiano, monsignor Marcello Semeraro, sia un aperturista in materia di diritti Lgbt. Del resto questo è il pontiticato durante cui la Chiesa tedesca sta cercando di modificare dottrina (e quindi Catechismo) sul punto specifico e non solo.

Tornando per un attimo ai fatti americani: il Papa ha già telefonato a Joe Biden. In Vaticano non si crede allora alla ventilazione del presidente uscente, secondo cui la partita, per via dei ricorsi presentati negli Stati chiave, sarebbe aperta. Trump non ha ancora riconosciuto la vittoria del candidato degli asinelli, mentre Bergoglio sì. Anche questo non convince molto il "fronte tradizionale", che si è "trumpizzato" nel corso di questi ultimi quattro anni, in specie per via delle politiche pro life e pro family promosse dal tycoon. La spaccatura, anche all'interno dell'assise cardinalizia, è evidente. Ma le previsioni non possono che raccontare un futuro sulla scia delle priorità individuate da papa Francesco. Come quei tre cardinali - sostengono sempre i tradizionalisti - dimostrano.

Partita chiusa? Non è un mistero che la speranza dei conservatori sia quella di convincere la cosiddetta palude, ossia una maggioranza silenziosa che non criticherebbe in maniera aperta la linea attuale ma che serberebbe qualche dubbio in disparte, e senza dichiarazioni manifeste di contrarietà. Una fase di polarizzazione, in sintesi, che non interessa solo la politica, ma anche l'Ecclesia.

 

https://www.ilgiornale.it/news/cronache/cos-papa-ha-creato-tre-cardinali-vicini-comunit-lgbt-1903638.html

Papa Francesco, si allarga la dissidenza interna alla Chiesa: monsignori, parroci e monaci, ecco per chi è eretico Bergoglio


Andrea Cionci
 

Una volta i preti "dissidenti" avevano spesso posizioni progressiste o non ortodosse. Sotto Francesco si verifica l'opposto: la ribellione di vescovi, preti e monaci fedeli al magistero cattolico e sovente accomunati dal non riconoscerlo come papa. Molti citano le sconcertanti rivelazioni del primate belga Godfried Danneels (morto nel 2019), che nella sua autobiografia citava la "Mafia di San Gallo": un gruppo di cardinali ultraprogressisti (di cui egli faceva parte), che brigavano per porre sul trono di Pietro un modernista, e il loro campione era proprio Bergoglio. La biografia, mai tradotta in italiano, non è stata smentita dal Vaticano. Stessa cosa sosteneva un libro del biografo di Francesco, Austen Ivereigh, che parlava di "Team Bergoglio". Dettaglio: ci sarebbe la "Universi dominici gregis", una costituzione apostolica di Wojtyla che scomunica gli autori di manovre pre-conclave: cardinali scomunicati, conclave invalido. In aggiunta, le uscite di Bergoglio sono da molti considerate eretiche e siccome il papa trae la propria autorità solo in quanto custode della fede, l'arcivescovo polacco Jan P. Lenga ha abbandonato senza rimorsi l'«usurpatore eretico» Francesco dopo aver concluso che stava diffondendo «menzogne e peccati». Mons. René H. Gracida, vescovo emerito del Texas, dubita della rinuncia di Ratzinger, fin dal primo giorno. Il vescovo emerito di Ferrara, Mons. Luigi Negri ha dichiarato: «Benedetto XVI ha subito pressioni enormi per dimettersi». Più recentemente, l'arcivescovo Carlo Maria Viganò, dall'esilio , ha definito Bergoglio agente di un potere anticristico, messo sul trono di Pietro dalla "deep church" per supportare il Nuovo Ordine Mondiale. Viganò concorda con il noto teologo Mons. Antonio Livi, recentemente scomparso, per il quale Bergoglio era stato eletto con un piano ben orchestrato partito addirittura dal Concilio Vaticano II: «Per più di cinquant' anni, teologi eretici e malvagi, hanno cercato di conquistare il potere, e adesso ci sono riusciti».

VATICANISTI E STUDIOSI
Fra i preti, don Alessandro Minutella che, forte di due dottorati in teologia, ribadisce, argomentando quotidinamente sul canale Facebook "Radio Domina Nostra" (45.000 followers), come Bergoglio sia un usurpatore, apostata ed eretico. È stato scomunicato due volte, (un record): sia per eresia - eppure segue in modo pedissequo il Catechismo - che per scisma, in quanto si dichiara fedele a Benedetto. È il più perseguitato a livello legale e mediatico: prima mobbizzato e diffamato, oggi ostracizzato. Eppure, sempre più religiosi, vaticanisti e studiosi si avvicinano alle sue conclusioni. Con don Minutella, don Enrico Roncaglia che ricorda: «Bergoglio stesso ha dichiarato di non essere il Vicario di Cristo. Che altro serve?», e don Enrico Bernasconi per il quale: «La massoneria ha preso il controllo della Chiesa e la maggior parte dei cattolici non se accorge, oppure è indifferente». Don Ruben Martinez Cordero cita l'intervento di Obama-Clinton per paralizzare le finanze vaticane fino alle dimissioni di Ratzinger: «Bisogna essere ciechi o molto ingenui per pensare che Bergoglio sia il papa». Don Paulo Dornelles, dottore in Diritto canonico , è caustico: «Bergoglio non è un cattivo papa: è un antipapa, un campione cosciente dell'eresia e dell'apostasia. Lo hanno eletto illegalmente per distruggere quel che restava di cattolico nella Chiesa, e lui lo sta facendo, grazie alla viltà di vescovi e sacerdoti e con la connivenza beota di milioni di fedeli».

UNIONI CIVILI E DOTTRINA
Tra i frati, il francescano Alexis Bugnolo, balzato alle cronache per aver evidenziato errori e incongruenze nella Declaratio di dimissioni di Benedetto. Gli eremiti scozzesi, padre Stephen De Kredek, suor Colette Roberts e fra Damon Kelly, sono stati scomunicati per simili posizioni. L'ultimo è don Fabio Ragusa, sospeso duramente pochi giorni fa per aver contestato i "pareri personali" di Bergoglio pro unioni civili, in antitesi con la dottrina cattolica, come ribadito dalla stessa Santa Sede. Se gli "outing" non vengono ignorati dalle gerarchie e dai media mainstream , vengono fatti passare come uscite di pazzi o di "tradizionalisti". I teologi che avevano incarichi di prestigio hanno chiuso con la carriera; chi è stato sospeso è disperato; gli scomunicati hanno perso tutto: parrocchie, stipendio, reputazione. Tanto costa mettersi contro il "nuovo corso", ma quasi tutti ripetono: «Non siamo noi che siamo usciti dalla Chiesa, è la Chiesa che è uscita da se stessa».

https://www.liberoquotidiano.it/news/personaggi/25246139/papa-francesco-dissidenti-eretico-vaticano.html

DOPO IL RAPPORTO

McCarrick e omosessualità, c'è un problema dottrinale

La vicenda dell'ex cardinale americano e l'impostazione del Rapporto ratificano un cambiamento dottrinale nella valutazione morale e religiosa della pratica omosessuale. La cosa più preoccupante, frutto di Amoris Laetitia, è che l'obiettivo non è più difendere la fede, ma le persone coinvolte.

                                       Il cardinale McCarrick

Il Rapporto McCarrick della Segreteria di Stato è stato finora analizzato dal punto di vista della ricostruzione dei fatti. La cosa è perfettamente comprensibile dato che si tratta di precisare le responsabilità personali dei diversi attori della vicenda. Non andrebbe però trascurata un’altra dimensione, più ampia anche se giornalisticamente meno attraente, che fa da contesto dentro cui collocare anche la ricerca delle responsabilità e la comprensione di quanto è avvenuto.

Mi riferisco alla dimensione dottrinale circa la valutazione morale e religiosa della pratica omosessuale. È infatti plausibile pensare che se nella Chiesa cambia la valutazione degli atti omosessuali e se si indebolisce la loro condanna dal punto di vista dottrinale, allora anche la tolleranza pratica può trovare maggiori giustificazioni. Questo indebolimento del rigore risulta in modo molto evidente dal Rapporto, nonostante le sue parzialità e lacune.

Questo passaggio dall’esame della questione in base a criteri di politica ecclesiastica al piano dottrinale va quindi fatto, perché, tra l’altro, anche qui ci sono senz’altro delle responsabilità. Ci si chiede se sia più censurabile un rettore di seminario che tace su certi avvenimenti immorali interni al seminario stesso o un docente/teologo di quello stesso seminario che nelle sue lezioni sostiene ammissibile e lecita la pratica omosessuale. Un vescovo è da considerarsi responsabile di omissione solo quando non interviene su un sacerdote della sua diocesi o anche quando conserva nel loro posto teologi che dalla cattedra negano e sconvolgono la dottrina morale della Chiesa su questi argomenti?

Benedetto XVI aveva attirato l’attenzione proprio su questa dimensione quando, l’11 aprile 2019, aveva reso note le sue osservazioni sulla Chiesa e gli abusi sessuali. Dal 21 al 24 febbraio precedente si era tenuto l’incontro dei presidenti di tutte le Conferenze episcopali del mondo, un evento più di propaganda che di sostanza che aveva distolto l’attenzione dai veri problemi. Benedetto XVI, invece, centrò il problema, parlando del “collasso della teologia morale cattolica” avvenuta nel ventennio 1960-1980, un “processo inaudito, di un ordine di grandezza che nella storia è quasi senza precedenti” a seguito del quale “i criteri validi in tema di sessualità sono venuti meno completamente”. A ciò fece progressivamente seguito un altro collasso, quello della “forma vigente fino quel momento” della preparazione nei seminari.

Questa trasformazione della teologia morale cattolica e della morale sessuale è ancora in atto anche oggi e, dopo Amoris laetitia, ha ricevuto una nuova spinta dall’alto. Se la situazione dei divorziati risposati, come dice l’Esortazione di papa Francesco, non si presta ad una valutazione morale in sé come azione intrinsecamente cattiva ma va valutata “caso per caso” mediante il metodo del “discernimento”, non si capisce perché questi criteri non possano essere applicati anche alla situazione di un sacerdote, di un vescovo o di un cardinale che si siano abbandonati a pratiche omosessuali. Se la pastorale del discernimento sostituisce quella della dottrina perché poi lamentare queste ondate di immoralità nel clero?

La trasformazione della teologia morale in atto da decenni, trattenuta con grande fatica dalla Veritatis splendor di Giovanni Paolo II e ora ripresa e confermata autoritativamente dall’alto, ritiene che la norma morale sia rigida e astratta se non viene fatta propria dalla coscienza, la quale avrà quindi un valore “creativo” della stessa norma.

Ritiene che il discernimento non si debba applicare solo alle azioni buone, ma anche a quelle intrinsecamente cattive – come sono l’adulterio o l’attività omosessuale – anzi elimina la nozione stessa di azioni intrinsecamente cattive. Pensa che le circostanze che delineano la situazione in cui si agisce non siano solo accidentali, ma che concorrano a determinare la bontà o meno dell’azione, da cui deriva il metodo del “caso per caso”, ossia l’impossibilità di definire l’adulterio o l’esercizio dell’omosessualità come azioni cattive in sé e quindi sempre riprovevoli e condannabili.

Ma c’è qualcosa anche di più preoccupante. Se si legge Amoris laetitia si vede che la prima preoccupazione non è di proteggere i sacramenti nella fede della Chiesa, ma di proteggere le persone coinvolte nelle vicende esistenziali. Allora, analogamente, anche nei casi di immoralità sessuale accertata di sacerdoti si può procedere non nel proposito di difendere prima di tutto la fede, ma le persone coinvolte. Questa distorsione nel modo di vedere le cose rende molto difficile applicare il codice di diritto canonico, come si è verificato nei casi di omosessualità, che non sono più visti come delitti contro la fede ma situazioni da valutare caso per caso nella garanzia dei soggetti coinvolti.

Se la norma morale è fatta anche dalla coscienza e costruita nella ricerca, non sarà più possibile intenderla come oggettiva, assoluta e – per la morale cattolica – fondata sulle due rocce della legge naturale e della rivelazione.

Quando cerchiamo di valutare i fatti relativi alla vicenda Mc Carrick, anche a seguito del recente Rapporto del Vaticano, non dimentichiamo che in essi si vive una contesa non solo di tipo personalistico, con ecclesiastici che tentano di proteggersi, ma dottrinale. Allora potremmo anche capire meglio i singoli fatti.

Stefano Fontana

https://lanuovabq.it/it/mccarrick-e-omosessualita-ce-un-problema-dottrinale

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