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giovedì 5 novembre 2020

Più che un sogno è una menzogna

ESEMPI DI STUPIDARIO BUONISTA CATTOLICO DOPO NIZZA (E VIENNA)

5 Novembre 2020 Pubblicato da  23 Commenti

 

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, dopo un paio di settimane di assenza ho ripreso l’abitudine dei podcast su Radio Roma Libera, la più grande emittente cattolica italiana di podcast. E questo l’ho dedicato a delle manifestazioni sconcertanti da parte di esponenti cattolici, dopo il massacro di fedeli a messa a Nizza. Buon ascolto e buona lettura. 

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Monsignor de Moulins-Beaufort presidente dei vescovi di Francia ha  dichiarato, dopo le uccisioni di Nizza e altri fatti analoghi che “Siamo in guerra contro questa ideologia dell’islamismo”.

Badate bene, non contro l’islam, ma contro l’ideologia dell’islamismo, che, ovviamente appare cosa ben diversa. Anche se ci sono pochi dubbi, in chi ha orecchie per intendere e occhi per vedere – e anche un cervello per capire – che l’islam in sé è una religione imperialista e tesa alla conquista del mondo non islamico. Basterebbe per capirlo la distinzione che il mondo islamico fa fra Dar all’Islam, la casa dell’islam, e dar al harb, la casa della guerra, cioè ii resto del mondo, ancora non sottomesso. Ma questa frase del vescovo francese è stata sufficiente per provocare due reazioni che lasciamo a voi giudicare.

“Noi siamo in guerra è una frase che non  vorrei mai ascoltare dalla bocca di un cristiano”, scrive un certo Guido Dotti, che a quanto mi dicono appartiene alla Comunità di Bose. E gli fa eco un padre domenicano, Claudio Monge op. che gli fa il controcanto: “Ancora meno da parte di un vescovo che dovrebbe pesare con molta più intelligenza e prudenza le sue parole! E poi amerei ben sapere a quale teologia fa riferimento”.

Come se mons. de Moulins-Beaufort avesse dichiarato la crociata, e non avesse semplicemente preso atto di quanto sta accadendo in tutta Europa (ma queste anime belle seguono un pochino di cronaca, che so da Vienna, per esempio?).

Ma d’altronde che cosa ci si può aspettare? Il vescovo di Porto, Manuel Linda, in un suo tweet sostiene che “L’attentato di ieri nella cattedrale di Nizza non è la lotta dell’islam contro il cristianesimo; è il risultato del preconcetto di quegli europei che non solo non fomentano il dialogo interculturale e interreligioso, e sono sempre con il dito puntato ad accusare le religioni”.

Questa singolare presa di posizione – accompagnata dalla frase “evidentemente condanno l’attentato” – ha provocato decine di commenti sul web, e la grandissima maggioranza di essi era tutt’altro che elogiativa. Ora, è vero che il clero attuale può fare e dire qualunque cosa, visti gli esempi che gli vengono dall’alto, ma attribuire alla mancanza di dialogo un atto efferato come quello di Nizza, ai danni di persone innocue e innocenti che pregavano, e organizzato molto probabilmente dal Paese d’origine dell’assassino, la Tunisia – manca il dialogo anche lì? – rappresenta certamente uno sforzo di irrealtà ideologica e imbecille di prima grandezza. Aspettiamo che mons. Manuel Linda possa ricevere prima o poi una berrette cardinalizia.

Già, perché questo campionario di stupidità buoniste è perfettamente in linea con l’afasia del Pontefice regnante, che ben si è guardato da indicare da dove viene questo orrore. Ha invitato il popolo francese a reagire al male con il bene, e la pratica è chiusa. Tanto chiusa che neanche all’Angelus di domenica ha sentito il bisogno di ricordare le anime di quei poveri cristiani uccisi in odium fidei a Nizza. Di chiedere, almeno, di pregare per le loro anime.

Marco Tosatti

https://www.marcotosatti.com/2020/11/05/esempi-di-stupidario-buonista-cattolico-dopo-nizza-e-vienna/

Fratelli, ma non tutti



(Cristiana de Magistris) L’idea di una fratellanza universale, veicolata dalla modernità e confluita anche nell’ultima enciclica di papa Francesco, più che un sogno è una menzogna, che non ha alcun reale fondamento né nell’ordine naturale né in quello soprannaturale. Nell’ordine naturale non vi è chi non veda che, dopo la caduta originale, l’inclinazione dell’uomo è più verso il male che verso il bene, se si considera che il primo discendente dei nostri progenitori fu molto emblematicamente un fratricida. L’ordine soprannaturale ha instaurato – con la redenzione – il regno della grazia e della carità, ma non in modo univoco e forzato, dunque non universale, ma a seconda dell’accoglienza che ciascuna anima fa a quella grazia, che pure è offerta a tutti. Se il Sangue del Redentore è stato versato per tutti, non gioverà a tutti, poiché non tutti vorranno liberamente giovarsene.

Ma al di là delle speculazioni sulla teologia della grazia, basta sfogliare il Vangelo per comprendere come l’idea di una fratellanza universale sia sconosciuta al testo sacro. In nessuna pagina, in nessuna parabola, in nessun versetto troviamo espressa l’idea di una fraternità universale, che è piuttosto contraria all’insegnamento evangelico. La fraternità universale non è di questa terra e non è un valore cristiano. L’«amatevi gli uni gli altri» di Gv 13,34 non è un generico invito al volersi bene, come la modernità lo intende, ma alla carità soprannaturale, che ha il suo fondamento nella grazia e nella verità.

Nell’ultima omelia della sua vita, il padre Thomas Tyn (1950-1990), degno figlio di san Domenico, quasi in forma di testamento spirituale, di cui è in corso la causa di beatificazione, disse: «Non possiamo dire all’americana: io amo tutti e al tempo stesso elogiare la tolleranza a oltranza… È amore questo? Certo che no. L’amore deve riversarsi su tutti, senza eccezione alcuna. L’amore cristiano è universale ed è amore alla verità». È qui il fattore dirimente dell’amore cristiano: il suo fondarsi sulla verità. «La prima gravissima profanazione da evitare – spiegava padre Tyn – è il tentativo di fondare l’amore sull’uomo, mentre il vero amore si fonda sulla verità», che è Dio, l’unico vero Dio. L’amore cristiano è universale perché si fonda sulla verità, che vede in ogni uomo un figlio di Dio e della Chiesa, in essere o in potenza. Ma non costituisce alcuna fratellanza universale. Il Signore Gesù non è venuto ad istaurare una fratellanza universale fondata su un amore generico e indistinto, ma un regno, il Suo regno “che non è di questo mondo”, pur avendo su di esso i suoi salvifici effetti. No, «non basta parlare di amore – continua padre Tyn –. Tutti i modernisti hanno la bocca piena di amore. Dicono: non abbiamo bisogno di verità, di insegnamenti, di dottori. Abbiamo bisogno di amore. Non è questo il vero amore. No, l’amore ha un nome preciso: Gesù, Gesù Crocifisso». Una fratellanza che non abbia il suo fondamento in Lui è un’utopia, più spesso è un’ingannevole menzogna. Questa fratellanza sarà universale solo nel Regno dei Cieli, non su questa terra, che è e rimarrà fino alla venuta finale di Cristo una terra di esilio e una valle di lacrime.

Che non possa esistere una fratellanza universale è lo stesso Signore ad affermarlo nel Suo Vangelo. Se da un lato raccomanda ai Suoi discepoli un amore universale quanto al suo oggetto, li avverte tuttavia che tale amore non avrà il carattere della reciprocità, quella reciprocità necessaria perché una fratellanza sia universale. «Non meravigliatevi, fratelli, se il mondo vi odia» (1 Gv 3,13); «sappiate che prima di voi, il mondo ha odiato me» (Gv 15,18); «perché non siete del mondo, per questo il mondo vi odia» (Gv 15,19). E perciò, inviandoli a predicare il Vangelo, non promette alcun amore fraterno né alcuna ricompensa umanitaria. Al contrario: «Io vi mando – disse – come agnelli in mezzo ai lupi» (Lc 10,3). E i lupi – non serve dirlo – sbranano gli agnelli. «A differenza del modernismo, che pretende un’universalità confusionaria – continuava P. Tyn –, il Vangelo è molto chiaro sulle scelte della fede: o con il mondo contro Dio o con Dio ma odiati dal mondo». Quale posto può allora trovare una fratellanza universale su questa terra? Ancora il Signore ha detto: «Non sono venuto a portare la pace sulla terra, ma la spada» (Mt 10,34); e in modo finanche più esplicito: «chi cadrà su questa pietra (che è Lui stesso) sarà sfracellato; ed essa stritolerà colui sul quale cadrà» (Mt 21, 44). Se su questa terra non vi è nulla di più grande della carità, che è essenzialmente soprannaturale, non v’è nulla di peggiore che la falsa carità, la quale è tanto peggiore quanto più prende l’aspetto di quella vera. La fratellanza universale, che è del tutto scevra dall’ordine soprannaturale, è falsa ed illusoria. Opporvisi con tutte le forze è un dovere che – per ogni vero seguace di Cristo – sgorga dall’amore alla Verità, che è Dio, anche se questa opposizione sarà causa di odio non solo da parte del mondo, ma anche di quella parte della Chiesa asservita al mondo, perché «l’essenza del cristianesimo sta nella vittoria stupenda dell’amore del Redentore sull’odio dell’uomo» (ivi), chiunque egli sia. «Noi che abbiamo la grazia (non il merito) di amare la santa Chiesa cattolica nella purezza della tradizione – concludeva padre Tyn –, lasciamoci odiare dal mondo e gloriamoci di questo! È bello amare quando si è odiati. Ma amare non nella menzogna del falso pluralismo, bensì nella determinatezza dell’unica, cattolica verità, nella verità di Cristo crocifisso, unico Salvatore del mondo». (Cristiana de Magistris)

https://www.corrispondenzaromana.it/fratelli-ma-non-tutti/

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