ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 27 novembre 2020

Quindi niente celebrazioni natalizie?

Non più Natale, ma “festa dell’incontro” . Parola di salesiana



Una trasmissione televisiva, una delle tante del tempo dell’epidemia. Teatri dove solitamente si esibiscono virologi, esperti, opinionisti.

In questa trasmissione invece sotto i riflettori c’è la professoressa Alessandra Smerilli. Si tratta di una docente di Economia Politica presso la Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione Auxilium di Roma. Non è proprio Oxford, o Harvard, ma è una università pontificia, fondata dalla famiglia religiosa dei salesiani. E la professoressa Smerlii è in effetti una religiosa dell’ordine delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Una figlia spirituale di don Bosco, insomma. Una salesiana.

La professoressa Smerilli- che potremmo anche lecitamente chiamare suor Alessandra,- si è dunque presentata di fronte alle telecamere col suo bell’abitino religioso grigio, un ciuffetto di capelli che faceva capolino dalla cuffietta, un’aria più giovanile dei suoi quarantasei anni , l’aria sbarazzina da suorina di oratorio, e ci ha detto a proposito di Covid e lockdown che tutto deve rimanere chiuso. Il lockdown deve proseguire imperterrito, anche a Natale.

L’intervistatore sembra essere stupito e perplesso. “Quindi niente celebrazioni natalizie” le chiede. E qui suor Alessandra ci dice che certamente è un po’ triste che non ci si possa incontrare, scambiarsi auguri e regali, fare pranzi e cene, ma pazienza: ci sono cose più importanti e prioritarie. E la conservazione della salute, da attuarsi attraverso il lockdown rigido, è la più importante.

Suor Alessandra non menziona minimamente Dio, Gesù che nasce, la Fede, le Sante Messe. Neanche una parola. Il Natale della religiosa abruzzese è quello del panettone e dello spumante. E per far festa – ci dice- ci potrà essere un’altra occasione. E qui la battuta che ti lascia a bocca aperta: ci sarà un’altra occasione per vedersi e fare festa. Si potrà anche inventare una nuova festa: quella “dell’incontro”.

E qui sorge subito una domanda: con chi? La figlia di Maria Ausiliatrice non ce lo dice. L’astensionismo verbale nei confronti di Gesù Cristo continua. La “festa dell’incontro” sembrerebbe più un’occasione di ritrovo tra amici e parenti. Un “incontro”anche con Gesù che viene, con il Verbo fatto carne cui andare incontro adoranti nel Natale? Sembrerebbe proprio di no.

Una festa mobile, da società liquida, da umanesimo buono per tutti. Ci preoccupavamo negli anni scorsi per i Presepi proibiti, e ora ci ritroviamo con una autorevole esponente vaticana che dice che il Natale di Cristo è un optional, sostituibile con una festa laica, mobile, sentimentale, buona giusto per vendere qualche scatola di cioccolatini.

Perché diciamo “autorevole esponente vaticana”? Perché la professoressa Smerilli è membro del Comitato scientifico ed organizzativo delle Settimane Sociali dei Cattolici, promosse dalla Conferenza Episcopale Italiana. Ha inoltre partecipato, in qualità di uditrice, al Sinodo dei Vescovi su “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale.”

Recentemente il papa l’ha nominata Consigliere dello Stato della Città del Vaticano. Ovvero, suor Alessandra Smerilli, ha ricevuto un mandato quinquennale che consiste nel prestare assistenza nell’elaborazione delle Leggi Vaticane e in altre materie di particolare importanza. La Pontificia commissione per lo Stato della Città del Vaticano, di cui la suora fa parte,è il dicastero che detiene l’amministrazione de facto dello Stato della Città del Vaticano, sovrintendendo alla maggior parte delle funzioni pubbliche e rappresentando lo Stato in nome del Papa.

Quindi suor Alessandra è indubbiamente un personaggio di spicco dei vertici vaticani, un personaggio che non ha alcun problema a che la Chiesa tenga chiusi i battenti a Natale. Non c’è nulla di così importante da ricordare quel giorno, che superi le ragioni di Stato e le leggi del Governo. Per altro, se suor Alessandra occupa un posto di rilievo nei Sacri Palazzi, nella versione professoressa Smerilli è tra gli esperti del Consiglio nazionale del Terzo settore, organismo istituito presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Quindi la professoressa è una collaboratrice del Governo, e come tale si attiene alle sue linee di condotta e alle sue politiche.

“Non voglio sminuire l’importanza del Natale, ma non possiamo allentare adesso”. La suora economista in effetti non ha “sminuito” l’importanza del Natale: l’ha completamente annientato. Per lei il Natale di Cristo non conta nulla. Ciò che conta è sostenere le politiche repressive del governo, che tra le altre cose sta distruggendo l’economia. Se ne sta rendendo conto l’economista Smerilli? E la religiosa suor Alessandra si rende conto di far parte di un ordine religioso detto delle figlie di Maria Ausiliatrice, ovvero “aiuto dei cristiani”? Un ordine fondato da una figura straordinaria come don Bosco, il quale durante la sua vita affrontò numerose epidemie, di tifo, di colera, senza paura, e senza barricarsi in casa?

In riparazione delle parole della professoressa suora, ci sembra bello ricordare dunque queste parole sul Natale dello stesso Don Bosco. Da mihi animas, coetera tolle.

«Domani incomincia la novena del santo Natale. Due cose io vi consiglio in questi giorni. Ricordatevi sovente di Gesù Bambino, dell’amore che vi porta e delle prove che vi ha dato del suo amore fino a morire per voi.

Al mattino alzandovi subito al tocco della campana, sentendo il freddo, ricordatevi di Gesù Bambino che tremava pel freddo sulla paglia. Lungo il giorno animatevi a studiar bene la lezione, a far bene il lavoro, a stare attenti nella scuola per amore di Gesù.

Non dimenticate che Gesù avanzava in sapienza, in età e in grazia appresso a Dio ed appresso agli uomini. E sovra tutto per amore di Gesù guardatevi dal cadere in qualsivoglia mancanza che possa disgustarlo.

Fate come i pastori di Betlemme: andate spesso a trovarlo. Noi invidiamo i pastori che andarono alla capanna di Betlemme, che lo videro appena nato, che gli baciarono la manina, gli offersero i loro doni. Fortunati pastori, diciamo noi!

Eppure nulla abbiamo da invidiare, poiché la stessa loro fortuna è pure la nostra. Lo stesso Gesù, che fu visitato dai pastori nella sua capanna si trova qui nel tabernacolo.

L’unica differenza sta in ciò, che i pastori lo videro cogli occhi del corpo, noi lo vediamo solo colla fede, e non vi è cosa, che possiamo fargli più grata, che di andare spesso a visitarlo. E in qual modo andare a visitarlo? Primieramente colla frequente Comunione.

Altro modo poi è di andare qualche volta in chiesa lungo il giorno, fosse anche per un sol minuto».
di Paolo Gulisano

Fonte Immagine: Suor Alessandra Smerilli a DiMartedì (video Twitter – Il Sussisiario)
https://gloria.tv/post/LeGwUUht4sqc3HhvV6cppyv7s

Presto anche da noi


Ad Antofagasta questa sera la sinistra ha dato fuoco alla Cattedrale. Ad accompagnarlo c’erano le loro solite urla di iena e festeggiamenti.

https://twitter.com/camilaemiliasv/status/1331764046979354626

Un mese fa, il Cile ha dovuto affrontare diversi attacchi alle chiese, compresa la cattedrale di Santiago,  prima di un plebiscito sulla modifica della costituzione. Passato il plebiscito, molti cattolici speravano di non essere più bersagli . Ma  all’anniversario di 1 mese dal voto, la sinistra ha chiarito che questo è solo l’inizio. Vogliono che l’intera chiesa se ne vada e sono disposti a bruciarla a terra se necessario.

Asuncion, 18 ottobre.

Presto anche qui.

Tv trash, nuovo tribunale del popolo che decide le omelie: in un mese da Barbara D’Urso a Pomeriggio 5 sono finiti alla gogna tre preti, “rei” di insegnare dal pulpito la dottrina cattolica su aborto, omosessualità e divorzio. L’ultimo a Erba: la troupe va da don Bruno Borelli e allestisce un collegamento da “delitto”: «Ha associato il male all’omosessualità e all’aborto». La conduttrice gli intima di pensarlo in camera sua e non in chiesa. No comment dalla diocesi. Intanto i preti sono avvertiti: attenti a come predicate.

Le prime avvisaglie ci sono state con la messa alla berlina di don Andrea Leonesi, prete di Macerata, che ha fatto un raffronto tra aborto e pedofilia ed è finito infilzato dalla polizia del pensiero, poi si è proseguito con don Mario Martinengo di Cremona: ha ribadito la dottrina cattolica di condanna degli atti di omosessualità e anche lui è finito vittima delle telecamere di Canale 5 della D’Urso.

La regia manda in onda uno scambio registrato tra la giornalista e don Bruno in cui lui ribadisce: «Non commettere atti impuri è un Comandamento di Dio», «Gesù sul divorzio è stato chiaro», «L’aborto è un omicidio di un bambino, prima c’è il suo diritto a vivere».

Per la D’Urso è troppo: «Caro don Bruno: il diritto è quello delle donne di scegliere cosa fare, io sono contro l’aborto, ma sono a favore della donna di scegliere che cosa fare, non mi sembra che Gesù ha detto che non si può divorziare». Non sembra a lei, ma forse le sfugge Marco 10, 6-9 (“l’uomo non separi ciò che Dio ha unito”). Ma ormai è inutile pretendere che la D’Urso faccia ripetizioni di catechismo tra uno spot e l’altro delle sue infinite dirette. C’è però spazio per un ultimo ammonimento, per un invito al ravvedimento, che sa tanto di minaccia, di ultima chiamata: «Vorrei tanto parlare con don Bruno, mi sembra una persona tenera, carina, anziana, con la quale mi piacerebbe parlare e raccontare alcune cose…».  Poi, il trionfale omaggio finale alla lingua italiana: «Se lo pensa, lo pensasse nella sua cameretta, ma se lo dice davanti alla gente, è un messaggio sbagliatissimo».

A Erba un’omelia è stata sottoposta al tribunale del popolo che decide che cosa i preti possano dire e che cosa no, messa sotto la lente dello share, vagliata al fuoco del trashometro. E un prete è stato avvertito: attento a come parli, la dottrina non puoi più dirla neanche al chiuso della tua chiesa perché gli squadristi con la telecamera sono in agguato.

Rivelatore questo dettaglio:

“L’inviata fa parlare una delle figuranti, tale Vanessa, che, coperta da mascherina d’ordinanza, lancia il suo j’accuse al prete: «Ciao Barbara, io non sono d’accordo, di cavolate se ne dicono tantissime io sono per l’amore universale». La D’Urso annuisce: «BravaLa gravità è che viene detta su un altare, durante una Messa dove ci sono persone anziane che hanno figli omosessuali e pensano che avere un figlio omosessuale sia il male».

Questo “amore universale” significa espellere dalla società ogni definizione comune del bene; essendo le concezioni del bene relative alle scelte e alle voglie di ciascun soggetto, gli individui non  si possono intendere  che su una società che garantisca loro semplicemente di “perseguire la loro libertà come vogliono”.

Sembra il principio della più assoluta libertà. Invece tale libertà che riconosce solo i diritti privati  degli individui, si rovescia immediatamente in oppressione del prossimo: da “la mia libertà finisce dove comincia la tua”,  la  d’Urso, Vanessa e i sodomiti militanti, gli antifa e i trash,  fanno “ltua libertà finisce dove comincia la mia”.

Questo libertarismo ha avuto un profeta e un filosofo ben identificato:

Il diritto dell’individuo è il diritto di godere del suo simile, dice Sade  –  e deve essere proclamato senza preoccuparsi degli effetti prodotti da questo godimento su “l’oggetto che  deve sottomettersi”, perché “i riguardi di questa considerazione indebolirebbero  il godimento di colui che lo desidera”   – e aggiunge il Marchese, “non è questione, in questo esame, altro che di ciò che conviene a colui che desidera”;  questo diritto di proprietà privata  sul godimento è adesso un diritto dell’uomo e del cittadino, un diritto dell’individuo assolutamente libero” (Mario Dogliani).

Così i “diritti dei gay” si rovesciano immediatamente nell’obbligo di consegnare i bambini altrui alle “lezioni” dei trans e dei queer, e nessuna famiglia protesti, altrimenti gli togliamo i figli (Bibbiano) perché la famiglia è “repressiva” e li affidiamo a due lesbiche perché li corrompano, pardon  li educhino all’amore universale.

E’  la “filosofia” dell’amore universale” della D’Urso, degli Antifa che incendiano chiese, che si sunteggia così:  chi ha il potere, non si limita a prevaricare; stupra, violenta  schiaccia, sodomizza,  rende schiavi quelli  di cui “ha diritto” di godere.

I padroni del momento si abituano subito: “Gesù Bambino può nascere due ore prima”, decreta il  “ministro Boccia” Il “senatore” Andrea Romano: Chi ha dubbi sul vaccino   verrà azzittito, non ha diritto dii parola, non si scherza più”.  E’ la mentalità   e temperie “libertaria”  che porta – direttamente  –  all’incendio delle chiese e al massacro dei preti: libertaria per noi,  voi leccate questo stivale, portate  la mascherina,  non fate il Natale,  predicate dallìaltare il sesso invertito. Ci fanno peccare per legge.

Con i confinamenti e i divieti arbitrari e senza alcuna ragione sanitaria, la tecnocrazia transumana,   intesissimante rivolta   – vecchio sogno gnostico-marxista – a costruire l’Uomo Nuovo (stavolta in forma di Cyborg con innesti nel DNA e microchip sottopelle, a cui è promessa una sorta di vita eterna nel cloud) stanno facendo stragi di infelici ,  per usare le parole di Sade,   “oggetti che devono sottomettersi”.

Le  Monde riferisce che negli ospedali di Parigi,  “si constata  l’esplosione di turbe  psichiche fra i bambini,  raddoppio dei tentativi di suicidio  fra i minori di 15 anni” che non sopportano i confinamenti.  A Toronto una donna di 90  anni s’è suicidata per non subire un altro lockdown . 

Decine di italiani si tolgono la vita  perché al dittatura terapeutica  ci ha privato a milioni dei mezzi di sussistenza per una malattia perfettamente curabile, senza che a nessuno venga un dubbio sulla mostruosa malvagità, senza fine né alleviamento, delle immense sofferenze che stanno prvoocando abambin, ragazzini,giovani, vecchi. Nemmeno alle vittime.

Men che meno la gerarchia ecclesiastica, che nel santuario di Loreto ha tolto i tabernacolo, in odio a Cristo Presente  –  spostandolo in un umiliante bugigattolo e armadietto da cucina.

Il tabernacolo a Loreto.

Questo sta per richiamare le punizioni:

“Oggi ho avuto una visione molto brutta, che mi ha fatto piangere. Ho visto scorrere molto sangue in San Pietro, tutto il fuori con le scalinate e le colonne intorno e le due fontane. Ebbene, ho visto scolare il sangue e si gridava: ‘A morte i responsabili!’ Ho avuto una brutta sensazione per il Papa e altri».

(Su Gesù offeso, aggiungo questa preghiera annesssa all’articolo)

(che visse gli ultimi 13 anni di vita della sola Comunione Eucaristica, senza alimentarsi con alcun altro cibo)
Figlia mia, fà che io sia amato, consolato e riparato nella mia Eucaristia.
Parla dell’Eucaristia, che è prova di amore infinito, che è l’alimento delle anime.
Di’ alle anime che mi amano, che vivano unite a me durante il loro lavoro;
nelle loro case, sia di giorno che di notte, si inginocchino spesso in spirito, e a capo chino dicano:
Gesù, ti adoro in ogni luogo dove abiti Sacramentato,
ti faccio compagnia per coloro che ti disprezzano, ti amo per coloro che non ti amano,
ti do’ sollievo per coloro che ti offendono. Gesù, vieni nel mio cuore!
Questi momenti saranno per me di grande gioia e consolazione.
Quali crimini si commettono contro di me nella Eucaristia!
“Venga ben predicata e ben propagata la devozione ai Tabernacoli,
perché per giorni e giorni  le anime non mi visitano, non mi amano, non riparano…
Non credono che Io abito là”:
“Voglio che si accenda nelle anime la devozione verso queste prigioni d’Amore…
Sono tanti coloro che, pur entrando nelle Chiese, neppure mi salutano e non si soffermano un momento ad adorarmi”.
“Lontano dal Cielo, lontano da Gesù sono tutti coloro che sono lontani dal Tabernacolo…
Oh, se fosse ben compreso il Tabernacolo! Il Tabernacolo è la vita, è l’amore, è la gioia, è la pace.
Il Tabernacolo è luogo di dolore, di offese, di sofferenza: il Tabernacolo è disprezzato; il Gesù del Tabernacolo non è compreso”.
“Io vorrei molte guardie fedeli, prostrate davanti ai Tabernacoli, per non lasciarvi accadere tanti e tanti crimini!”
Mi chiedano tutto quanto vogliono stando alla mia presenza, davanti al Tabernacolo: è da lì che viene il rimedio per tutti i mali”.

    

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