ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 12 febbraio 2021

La posta in gioco

LE PORTE DEL DIAVOLO

 Apriamo delle porte senza sapere chi entrerà. Spiritismo, sua vera natura e la sofferta vicenda del giovane Bartolo Longo prima della conversione. C’è una sola difesa contro il diavolo: vegliare e restare in grazia del Signore                                                                                    di Francesco Lamendola   

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Ci siamo scordati, o molti di noi non hanno mai saputo, né hanno mai capito che il mondo intorno a noi, e la nostra stessa vita, dall’inizio alla fine, sono un perenne campo di battaglia tra le forze del bene e quelle del male. Diciamo pure, come un tempo si diceva e s’insegnava ai più piccoli, specialmente da parte dei sacerdoti – beninteso prima del Concilio Vaticano II -, e oggi invece non si osa più dire, per paura di far la figura dei retrogradi, addirittura dei medievali (il che semmai sarebbe un complimento): un campo di battaglia fra Dio e il Diavolo. 


E la posta in gioco è la nostra anima immortale. Questa affermazione non è una nostra opinione privata: è la dottrina cattolica, quella vera naturalmente e non quella taroccata uscita dal conciliabolo del Vaticano II, come dal cappello d’un prestigiatore. E la dottrina viene dalla Scrittura, senza nulla aggiungervi e senza nulla toglierne. Queste le parole di Gesù (Gv 8, 42-45):

42 Se Dio fosse vostro Padre, certo mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato. 43 Perché non comprendete il mio linguaggio? Perché non potete dare ascolto alle mie parole, 44 voi che avete per padre il diavolo, e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli è stato omicida fin da principio e non ha perseverato nella verità, perché non vi è verità in lui. Quando dice il falso, parla del suo, perché è menzognero e padre della menzogna. 45 A me, invece, voi non credete, perché dico la verità. 

E l’Apostolo san Giovanni (1Gv 5,18-21):

18 Sappiamo che chiunque è nato da Dio non pecca: chi è nato da Dio preserva se stesso e il maligno non lo tocca. 19 Noi sappiamo che siamo da Dio, mentre tutto il mondo giace sotto il potere del maligno. 20 Sappiamo anche che il Figlio di Dio è venuto e ci ha dato l'intelligenza per conoscere il vero Dio. E noi siamo nel vero Dio e nel Figlio suo Gesù Cristo: egli è il vero Dio e la vita eterna. 21 Figlioli, guardatevi dai falsi dèi! 

E l’Apostolo Pietro, il capo della Chiesa nascente (1 Pt 5,6-11):

Umiliatevi dunque sotto la potente mano di Dio, perché vi esalti al tempo opportuno, 7 gettando in lui ogni vostra preoccupazione, perché egli ha cura di voi. 8 Siate temperanti, vigilate. Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare. 9 Resistetegli saldi nella fede, sapendo che i vostri fratelli sparsi per il mondo subiscono le stesse sofferenze di voi. 10 E il Dio di ogni grazia, il quale vi ha chiamati alla sua gloria eterna in Cristo, egli stesso vi ristabilirà, dopo una breve sofferenza vi confermerà e vi renderà forti e saldi. 11 A lui la potenza nei secoli. Amen!

 

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Apriamo delle porte senza sapere chi entrerà? C’è una sola difesa contro il diavolo: vegliare e restare in grazia del Signore !

 

Ora la pazzia degli uomini, e di quelli moderni anche più di quelli del passato (nel cosiddetto “buio Medioevo”!) è giunta al segno che giocare con gli spiriti è divenuto un passatempo alla moda, che moltissime persone, almeno per un periodo della loro vita, vogliono sperimentare. Ecco: quella è una delle porte che dovrebbero restar sempre chiuse, perché il medium crede di sapere chi siamo gli spiriti invocati, ma la realtà è che non sa un bel nulla. A volte si tratta di semplice curiosità; a volte di un bisogno incontenibile di porre domande sul senso ultimo delle cose, che tormenta gli animi più sensibili, ma impazienti, i quali prendendo questa scorciatoia credono di poter saltare le lunghe tappe di una vera crescita della consapevolezza spirituale; a volte si tratta della ferita immedicabile di un genitore o di un coniuge che non si rassegna alla morte della persona cara e vorrebbe stabilire un contatto con lei, o almeno averne notizie da qualche anima trapassata. Alla seconda categoria apparteneva il beato Bartolo Longo (Latiano, Brindisi, 1941-Scafati, Salerno, 1926), che aderì a un gruppo spiritista d’indirizzo satanico e che fu egli stesso consacrato sacerdote di Satana, e tale rimase per più di un anno. A ciò era giunto attraverso tre fattori decisivi: il positivismo materialista allora imperante nella cultura italiana ed europea; l’anticattolicesimo aggressivo dell’ambiente universitario nel quale studiava; la lettura della Vita di Gesù di Ernest Renan, che lo convinse della natura solamente umana del Cristo. La sua esperienza fornisce utili indicazioni per capire la vera natura dello spiritismo, oggi talmente diffuso e praticato con tale assiduità che in alcuni Paesi, come il Brasile, è assurto al rango di una religione “parallela” al cristianesimo. Cosa resa più facile dal fatto che gli spiritisti, come i massoni, nascondono il loro credo ultimo, che è di tipo luciferino, dietro apparenze, riti e parole che in apparenza ricalcano quelli in uso nella Chiesa cattolica.

Questa, in sintesi, la sofferta vicenda del giovane Bartolo Longo prima della conversione (da: Adolfo L’Arco, Il beato Bartolo Longo, mediatore tra il Vangelo e l’uomo moderno, Pontificio Santuario di Pompei, 1987, pp. 23-26):

In una delle prime sedute, l’iniziato domandò allo spirito: «Gesù Cristo è Dio?». Risposta: «Sì, Gesù Cristo è Dio». L’iniziato rivolse una seconda domanda: «Sono veri i precetti del decalogo?».   Il medium rispose: «Sono tutti veri, meno il sesto»Quando era già inoltrato nelle pratiche spiritiche, come raccontava egli stesso, in una seduta il medium invitò chi dei giovani volesse rimanere solo nella sala. Tutti si rifiutarono. Bartolo Longo, rimasto solo, sentì sibili di serpenti, strida di donne e poi visioni di draghi e di cose spaventose. In mezzo a quell’orribile scena e a quel fracasso «sentì la voce dello spirito: «Che cosa vuoi da me?». Rispose: «Domando quale delle due religioni sia la vera, la cattolica o la protestante?». E lo spirito rispose: «Sono tutte e due false».

Si noti il passaggio graduale nel processo di apostasia. All’inizio si lascia la possibilità di rinnegare la Chiesa, senza rinnegare Gesù. Cristo sì, i preti no! Il compromesso dava una parvenza di anestesia allo spirito torturato. Il crollo del sesto comandamento apriva la strada all’immoralità.  Quando l’adepto è impigliato inestricabilmente nelle reti, si nega anche la divinità di Gesù Cristo.

 

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San Pietro (1 Pt 5,6-11): "Siate temperanti, vigilate. Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare"

 

In pochi mesi Bartolo Longo diventò “medium” di primo ordine e fu anche ordinato sacerdote dello spiritismo. Satana, scimmia di Dio,  scimmiotta anche la consacrazione sacerdotale. A questa cerimonia bisogna prepararsi con prolungati digiuni. L’intensità delle visioni spiritiche è in proporzione diretta con la rigidità del digiuno. Fu sottoposto al sonno magnetico [ipnotico]. Svegliatosi poi di soprassalto, si trovò immerso in una sarabanda infernale degli oggetti della sala, che ruotavano nell’aria come le foglie in preda alla bufera. Tra il turbinio degli oggetti comparivano e sparivano le figure più strane e spaventose: visioni di draghi, immagini di donne demoniache, sibili di serpenti ed urla di animali percossi gli straziavamo gli orecchi. Il sistema nervoso dell’eccezionale spiritista, indebolito dai prolungati digiuni, non resistette e Bartolo cadde a terra privo di sensi. Quando uscì da quel tafferuglio spiritista, la salute era rovinata irreparabilmente. Descrivendo il macabro episodio era solito ripetere: «Il demonio non mi toccò l’animo [?], che non poteva, ma il corpo».

La consacrazione era una scimmiottatura, ma la febbre, che lo dilaniò per più mesi, era purtroppo una realtà. L’insonnia gli permetteva di chiudere gli occhi solo per pochi minuti, ma veniva subito svegliato di soprassalto da allucinazioni notturne che lo prostravano e lo costernavano.

«Il nefario spirito che mi assisteva per gratificarsi l‘animo mio, educato a pietà dai primi anni, e riscuotere adorazione ed ubbidienza cieca, si faceva da me credere che egli era l’arcangelo Michele. E mi imponeva la recita dei salmi e digiuni rigorosi e voleva che il suo nome, come segno di potenza e di protezione, io scrivessi in capo a tutte le mie carte e lo portassi sul cuore scritto in cifra rossa, racchiuso in un triangolo sopra pergamena».

Il giovane spiritista sperimentò l’opposizione tra Satana e la Madonna. Durante le sedute l’angelo che lo guidava e si presentava come S. Michele, «non voleva sentir parlare della Madonna e si sconcertava appena si nominava». Fatto singolare e toccante: anche in quel periodo Bartolo non tralasciava di recitare il Rosario. Da convertito, in tono ironico soleva dire: «Che bel S. Michele era quello che mi parlava a Napoli!». Quando si affermava che lo spiritismo non fosse altro che un guazzabuglio, Bartolo si irritava. Egli era convinto trattarsi di presenza e di azioni del demonio. «Peggio per chi non vuol credere – diceva a un prelato -. Ma non sa dunque che io sono stato unto sacerdote dello spiritismo? Unto con olio non so da dove preso? Non vengano a parlare con me di trucchi.  Che ce ne siano lo credo. Ma quello che è successo a me non erano trucchi. So quello che dico; so quello che ho fatto io. Al demonio preme di far passare per trucchi anche quel che non è.  Alla Chiesa il giudizio: ma i fatti son fatti: io l’ho sperimentato e per miracolo della Madonna sono stato liberato. E basta» .

 

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La vita ci siamo scordati, è un campo di battaglia fra Dio e il Diavolo: oltre allo spiritismo oggi vanno di moda molte altre forme d’incauta familiarità con certe porte, che dovrebbero restare ben chiuse !

 

Naturalmente lo spiritismo, in qualunque forma praticato, da quelle dilettantesche dei giovani che si annoiano a quelle minacciosamente strutturate dei gruppi satanisti, è solo una delle molte porte, o delle finestre, che con folle imprudenza vengono aperte da chi non ha la minima idea di quali ospiti potrebbero entrare. Bartolo Longo ne ebbe la salute rovinata per tutta la vita; altri, meno fortunati, subiscono danni assai più gravi, che arrivano all’ossessione e alla possessione demoniaca. È molto probabile che Logno sia sfuggito a un simile destino per il fatto che, stranamente, nel suo animo contraddittorio lo spirito religioso non si era spento del tutto ed egli seguitava la pratica di recitare il santo Rosario, anche nel periodo in cui esercitava le funzioni di sacerdote satanista: e fu quello, a nostro avviso, l’esile filo per mezzo del quale la Madonna lo salvò da guai molto più seri. Oltre allo spiritismo oggi vanno di moda molte altre forme d’incauta familiarità con le porte che dovrebbero restare ben chiuse; inutile elencarle una per una: del resto, è tutto lo stile di vita dell’uomo moderno che favorisce le aggressioni demoniache, dirette o indirette. È come se gli uomini, per come sentono, pensano, agiscono, invocassero continuamente le oscure presenze e favorissero l’insediamento delle entità malefiche nelle proprie case, nei luoghi di lavoro, nelle città, e soprattutto nelle anime. Allo stesso tempo, tralasciano ciò che potrebbe recar loro un’efficace difesa: hanno perso l’abitudine di pregare, di accostarsi ai Sacramenti della Confessione e dell’Eucarestia; si sprofondano in una serie di vizi e disordini che la cultura laicista fa passare per legittimi bisogni da soddisfare, e in tal modo si abbrutiscono poco alla volta, senza neppure rendersene conto. Tremenda è la responsabilità, in questa deriva generale, di un clero che ha abdicato alla propria funzione, quella di indicare alle anime la via della salvezza, e al proprio dovere, quello di ammonire circa gli effetti del peccato ed esortare alla vita in grazia di Dio. Vi sono perfino dei pessimi sacerdoti che non si vergognano di proclamare che il peccato non è più tale e che ciascuno è libero d’indulgere nelle  turpitudini pur restando in grazia di Dio, ingannando i fedeli sulla cosa più importante. E oltre a tutto questo, vi è la generale tendenza, da parte di moltissime persone, a vivere in maniera imprudente, come se il male non ci fosse e il diavolo non stesse sempre in agguato, come un leone ruggente. Anche molti cattolici pensano così: «se io non vado da lui, lui non verrà da me»; ma non considerano che anche solo stare alla sua portata crea una situazione di pericolo, esattamente come accade a chi fa un viaggio in Africa per vedere da vicino le belve, e si crede al sicuro solo perché soggiorna in un campo ben attrezzato, in mezzo ad altre persone. Come narra lo scrittore Alfredo Todisco (1920-2010) nel suo Taccuino africano (Mondadori, 1987, p. 101):

Gli chiedo ancora: come mai i leoni non si avventano sui campeggiatori chiusi in tenda? Mi spiega, sorridendo, che per il re della savana la tenda equivale a una casa, e nella casa dell’uomo egli non osa entrare. Spiegazione rassicurante mentre sento di lontano echeggiare alcuni minacciosi ruggiti. Solo poco tempo dopo ho letto su un giornale il caso della fanciulla tedesca – cui ho già fatto cenno - che in quei giorni, mentre dormiva nella sua tenda in un camping formato da diciotto amici, è stata prelevata da un leone, trascinata fuori e divorata con l’aiuto di un altro.

Neppure la guida indigena lo sapeva: ma il leone può entrare anche nelle tende, di notte, e attaccare l’uomo addormentato. È quello il suo mestiere: mai sottovalutarlo. In Africa il pericolo sono le belve; nella vita morale è il demonio, che si avvicina silenzioso, cercando chi divorare. Nessuno entri nel suo territorio: è più furbo di noi. C’è una sola difesa: vegliare e restare in grazia del Signore. 

 

Apriamo delle porte senza sapere chi entrerà


di Francesco Lamendola

 

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