ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 5 aprile 2021

Alla resa dei conti finale

 SANTA PASQUA 2021

Morte e Resurrezione di Gesù Cristo: oggi come allora

 

“Due passioni, l’odio e la paura vegliano attorno a questo sepolcro. Lo si è chiuso con un enorme masso e munito del sigillo della sinagoga. I soldati vi alternano regolarmente la guardia per impedire ogni visita clandestina. E si crede che queste precauzioni varranno a sperdere per sempre nella tomba colui che ha detto del suo corpo: «Distrug­gete questo tempio, in tre giorni ve lo darò bell’e riedificato.
Oh come gli uomini diventano ridicoli quando vogliono prendersela contro i di­segni di Dio e tentano sbugiardare le sue promesse! Sul mattino del terzo giorno la terra trema, un angelo discende dal cielo, rimuovere la pietra del sepolcro, e la carne del Salvatore, rianimata da una virtù divina, si sprigiona gloriosa e trionfante dalle braccia della morte.”
Gesù nel Rosario - Padre L. Monsabrè O.P.


Carissimi fratelli e sorelle in Cristo,
Sia lodato Gesù Cristo, Ave Maria,
 
Quanto successo più di 2000 anni fa sul Golgota non smette di essere attuale, ma si è fissato in seno all’umanità. Si può dire che quell’evento circoscritto nello spazio-tempo, ha dato l’impronta agli avvenimenti successivi del mondo ed oggi ci troviamo al loro epilogo, alla resa dei conti finale. I protagonisti sempre gli stessi. Da una parte, quello spirito farisaico animato dallo stesso odio satanico che ha premeditato e voluto ad ogni costo il deicidio. Dall’altra Cristo e la Sua Sposa, la Santa Chiesa erede della Nuova Alleanza.
 
Come Cristo ebbe un momento glorioso, in cui predicò il Regno di Dio, operando conversioni e miracoli, che lo portarono ad essere acclamato come Salvatore nella Domenica delle Palme, così la Santa Chiesa ha avuto anni gloriosi che l’hanno portata a costruire una civiltà. Come ebbe modo a scrivere Leone XIII nella Immortale Dei, “Vi fu un tempo in cui la filosofia del Vangelo governava la società: allora la forza della sapienza cristiana e lo spirito divino erano penetrati nelle leggi, nelle istituzioni, nei costumi dei popoli, in ogni ordine e settore dello Stato, quando la religione fondata da Gesù Cristo, collocata stabilmente a livello di dignità che le competeva, ovunque prosperava, col favore dei Principi e sotto la legittima tutela dei magistrati; quando sacerdozio e impero procedevano concordi e li univa un fausto vincolo di amichevoli e scambievoli servigi. La società trasse da tale ordinamento frutti inimmaginabili, la memoria dei quali dura e durerà, consegnata ad innumerevoli monumenti storici, che nessuna mala arte di nemici può contraffare od oscurare. Il fatto che l’Europa cristiana abbia domato i popoli barbari e li abbia tratti dalla ferocia alla mansuetudine, dalla superstizione alla verità; che abbia vittoriosamente respinto le invasioni dei Maomettani; che abbia tenuto il primato della civiltà; che abbia sempre saputo offrirsi agli altri popoli come guida e maestra per ogni onorevole impresa; che abbia donato veri e molteplici esempi di libertà ai popoli; che abbia con grande sapienza creato numerose istituzioni a sollievo delle umane miserie; per tutto ciò deve senza dubbio molta gratitudine alla religione, che ebbe auspice in tante imprese e che l’aiutò nel portarle a termine.”
 
Ma ecco che lo spirito farisaico, che da sempre agisce nell’ombra, ordisce le sue trame ed alimenta la ribellione facendo leva sulla miseria e sui vizi umani. Ecco le Rivoluzioni che, ammantate di illusori ideali, producono inevitabilmente i loro frutti: disordine, morte, distruzione e povertà. La cosa è organizzata in modo diabolicamente sapiente. Essa, con i suoi mille tentacoli, si insinua in ogni piega della società e nella Chiesa stessa, modificando le coscienze con un solo ed unico fine: l’annientamento della cristianità, dunque di Dio e conseguentemente dell'uomo. Il popolo, che fino a prima la acclamava, è sobillato contro la Santa Madre Chiesa; essa è calunniata ed incolpata di ogni presunta ingiustizia. “Crocifiggetela!” l’urlo empio del popolo eccitato ed ottenebrato. Nulla deve rimanere, di Cristo e della sua Chiesa, nemmeno un lontano ricordo. Tutto deve essere cancellato.

 
Oggi siamo alle fasi finali di questo processo. Possiamo affermare a pieno titolo di essere nei giorni della Passione della Chiesa di Cristo (e dell’intera umanità). Essa è stata dichiarata a morte, è derisa e perseguitata. Ha il volto sfigurato e spogliata della sua autorità e dei mezzi per esercitarla. Deve essere crocifissa.
 
Un sigillo viene messo sulla Verità messa al bando. Come allora, odio e paura sono le due passioni che mantengono questo sigillo. L’odio radicale di chi conduce l’umanità al macello e la paura con la quale questo stato di cose viene mantenuto e con ciò ci riferiamo esplicitamente agli avvenimenti attuali. Non sappiamo fino a che punto arriveranno gli eventi, fino a che punto Dio permetterà ai promotori di questo piano infernale di spingersi. Quasi certamente le sofferenze di una grande purificazione ci attendono fino alla morte di Croce che vedremo come si manifesterà. Cristo apparentemente abbandona completamente l’umanità a sé stessa, alla sua hybris ed il risultato sarà, più ancora che nelle precedenti fasi della rivoluzione, morte e distruzione, dal momento che ora nulla più pare poter limitare l’azione di queste forze.
 
Ma la sconfitta è già sancita. Tre giorni (i famosi tre giorni di buio?) basteranno per squarciare e vanificare completamente gli sforzi secolari: Oh come gli uomini diventano ridicoli quando vogliono prendersela contro i di­segni di Dio e tentano sbugiardare le sue promesse!
Ecco la gloria della resurrezione, acquistata al prezzo delle più orribili sofferenze. Doveva essere così. È il Salvatore che lo dice a quelli che, come i discepoli di Emmaus, si scandalizzano della sua passione: Nonne oportuit pati Christum, et ita la­trare in gloriata suam?

"Ora la via che devono battere i soldati non può essere diversa da quella percorsa dal capitano. Arruolati sotto la bandiera di Cristo, non diamoci a sperar d’arrivar alla gloria in­corruttibile e all’eterna felicità, che Dio ci ha promesso per la strada (sgraziata­mente troppo frequentata) delle gioie e dei piaceri. Gesù non è passato per questa. E l’aspro sentiero del dolore, seminato an­cora dalle sue orme sanguinose, che con­duce alle glorie dell’eternità. È la croce che egli ha portato, la croce sulla quale è morto, che apre le porte del cielo, ine­sorabilmente chiuse alla mollezza dei mondani. Soffrire per vivere eternamen­te, tale è la divisa del cristiano.
Ma il mistero della risurrezione è una viva immagine del cambiamento spirituale, che deve compiersi in ciascuno di noi. Il peccato è la morte: il peccato è il sepolcro ove la nostra anima prigioniera dorme di un sonno il più funesto. Il nemico della sa­lute impiega ogni arte perché non ne sia mai svegliata. Tuttavia egli non può impedire alla voce di Dio che ar­rivi fino al nostro sepolcro: «Levati, essa ci grida, levati, tu che dormi, to­gliti fuori dai morti, e Cristo ti illuminerà» (Surge, qui dormi», et exurge a mortuis, et illuminabit te Christus (Ef. V. 14).
Alla prima chiamata di questa voce, usciamo subito dal peccato. Essa potrebbe anche tacere per sempre. E allora una morte più lunga genererebbe forse in noi una irrimediabile corruzione.     
Ma come uscire? Come rompere le bende che ci avviluppano? Come solle­vare la pietra che ci copre, cioè le in­veterate abitudini, la viltà vergognosa della nostra volontà indebolita dal con­senso prestato alla colpa? — Coraggio, o cristiano. Il simbolo contiene una pro­messa. È per noi che Gesù Cristo è risu­scitato. Resurrexit propter iustificationem nostram (Rom. IV. 25.). La divina virtù della sua umanità glorificata radunerà un gior­no le disperse nostre ceneri e farà rivi­vere di un’eterna incorruttibilità la no­stra carne, sciolta dianzi dalla morte: ma ora la divina virtù vuol agire sulla nostra anima e farla passare dal peccato alla giustizia, e darle la forza di cammi­nare a gran passi in una santa novità di vita.

O buon Gesù, io non mi affido che a voi, mio adorabile Maestro. Abbiate pietà di me: io son morto, o per lo meno io mi sento morire tutti i giorni: perché non è vivere il mio continuo languire nella tiepidezza. Per la virtù della vostra santa risurrezione fatemi uscire dal sepolcro delle mie imperfezioni. Rinnovate l’ani­ma mia: affinché, penetrata dalla vostra luce, liberatasi dal predominio della car­ne, agile al bene, e interamente intesa all’opera della sua perfezione, essa non viva più che per voi, come voi non vi­vete più che per Dio."[1]
 
Cari fratelli e sorelle in Cristo, questo è l’augurio che vi facciamo per questa S. Pasqua: che la vostra vita sia da oggi e sempre in grazia di Dio, fortificata dai sacramenti, intessuta di preghiera e sacrifici, nutrita di quella autentica Fede che smuove le montagne; che possiate affidarvi e prendere stabilmente rifugio nei Cuori divini di Gesù e Maria per essere liberati dalla schiavitù della carne e di ogni altra concupiscenza. Per poter dire con l’Apostolo: vivo ego, jam non ego. Vivit vero in me Christus!  

Grazie della vostra testimonianza, che Dio ve ne renda merito. 
Santa Pasqua a tutti voi ed alle vostre famiglie.
 
Oremus ad invicem in Jesu et Mariae

Lo staff di Exsurge Christianitas

Newsletter n°16 - domenica 4 marzo 2021
Santa Pasqua 
[1] Gesù nel Rosario - Padre L. Monsabrè O.P. – Ed. Tip.Pontificia ed Arciv. Dell’Immacolata Concezione-Modena, p.96-99

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