Prof. Massimo Borghesi: la Chiesa di papa Francesco tra ospedale ed ideologia teocon
Quando Jorge Mario Bergoglio diviene papa Francesco, il 13 marzo 2013, l’eredità ecclesiale che si trova di fronte non è solo quella degli scandali del clero e della corruzione dei costumi. E anche una eredità ideologica consolidatasi nel mondo cattolico dopo la caduta del comunismo. Intellettuali come Michael Novak, George Weigel, Richard John Neuhaus, Robert Sirico elaborano, a partire dagli anni ‘80 questa sintesi attraverso una rilettura, fortemente deformata, dell’enciclica ‘Centesimus annus’ di san Giovanni Paolo II.
Con ciò divengono, negli anni ‘90, gli opinion makers della Chiesa negli USA e in Europa. Il mondo cattolico, affascinato in precedenza dal marxismo, si ritrova in un modello ecclesiale e politico liberalconservatore.
Il volume del prof. Massimo Borghesi, ordinario di Filosofia morale presso il Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione, dell’Università di Perugia, ‘Francesco. La Chiesa tra ideologia teocon e ospedale da campo’, analizza la stagione dei Catholic Neoconservative e quella della Chiesa di papa Francesco immaginata come un ‘ospedale da campo’ per un mondo in frantumi, due prospettive profondamente diverse che segnano la coscienza cattolica contemporanea.
Al prof. Borghesi chiediamo di spiegarci perché, dopo ‘Jorge Mario Bergoglio. Una biografia intellettuale’ scritto nel 2017, ha scritto un altro libro su papa Francesco: “Questo nuovo volume costituisce la naturale prosecuzione del primo dedicato a ‘Jorge Mario Berogoglio. Una biografia intellettuale’.
Scopo del primo era di dimostrare la ricchezza della formazione intellettuale del futuro papa contro le critiche, europee e nordamericane, per le quali un “latinoamericano” non poteva che avere una preparazione culturale approssimativa, non adeguata all’ufficio petrino. Nel nuovo libro analizzo, ed è la prima volta in Italia, l’impostazione che sta dietro alle critiche che, soprattutto, negli USA, sono rivolte a Francesco.
Da dove vengono? Perché una parte significativa della Chiesa statunitense non comprende Bergoglio e lo indica come il papa “rosso”, peronista, progressista’ C’è un blocco ideologico, maturato non da oggi, che spiega questa incomprensione. Si tratta del filone Neoconservative, teocon, che, formatosi negli anni ‘80 durante la presidenza Reagan, ha progressivamente condizionato il cattolicesimo americano.
Intellettuali come Novak, Neuhaus, Weigel, Sirico, sono all’origine del ‘cattocapitalismo’, una concezione che unisce una incondizionata adesione al capitalismo con le cosiddette ‘cultural wars’, con le guerre culturali su due o tre valori etici che esauriscono l’impegno cristiano nel mondo”.
In quale modo il papa invita la Chiesa a scegliere tra l’ideologia teocon e l’ospedale da campo?
“Papa Francesco ripropone una Chiesa missionaria e sociale, due dimensioni dimenticate dai Neoconservatori i quali da un lato optano per un cristianesimo ‘cristianista’, secondo l’espressione di Remi Brague, dialettico, guerriero e, dall’altro per un conformismo totale al modello economico liberistico ed individualistico che si afferma a partire dagli anni ‘90. Un cristianesimo militante e borghese allo stesso tempo.
La parte del mondo cattolico che si oppone al Papa, vuole ordine, confini chiari, idee forti. Disdegna ciò che è debole, aperto, mite. L’immagine della Chiesa è quella di una fortezza blindata che resiste agli attacchi del mondo.
Francesco vuole, al contrario, una Chiesa in uscita, incidentata, missionaria, fondata sul primato della testimonianza. Una Chiesa che confida in Cristo e non nel potere. La posizione teocon rappresenta, al contrario, una teologia politica, una teologia che ha bisogno del sostegno del potere per essere.
Perché il papa indica alla Chiesa la via della Misericordia?
“Perché, come ha detto espressamente, questa è la via ‘evangelica’ attraverso cui l’uomo contemporaneo, l’uomo della ‘società liquida’, può volgersi dal peccato al perdono. Al pari del figliol prodigo della parabola egli può tornare dal padre solo perché sa che, nonostante il suo male, quella è la sua casa, quello è il luogo in cui, abbracciato, trova la forza di rialzarsi.
La via della Misericordia non è un’invenzione buonista, come lamentano i critici del papa per i quali Francesco contrapporrebbe la Verità alla Misericordia. Non si tratta di contrapposizione ma di una scelta di metodo: la Misericordia è, oggi più che mai, la via verso la Verità. E’ la strada indicata dagli ultimi papi. Lo ha detto espressamente Ratzinger- Benedetto XVI nell’intervista a padre Servais: la linea della misericordia unisce san Giovanni Paolo II, papa Benedetto XVI, papa Francesco”.
Per quale motivo le maggiori critiche al magistero di papa Francesco arrivano dagli USA?
“Per i motivi che ho accennato e che analizzo, in dettaglio, nel mio volume. Perché è negli Stati Uniti che prende forma, dopo la caduta del comunismo, la nuova versione dell’americanismo cattolico, di un cattolicesimo che si identifica con l’ethos americano.
Si tratta di una vera e propria ideologia che fa da schermo e impedisce di comprendere la natura della proposta papale. Lo ‘scisma americano’, di cui ha parlato Nicolas Seneze in un suo fortunato volume, ha un substrato ideologico che richiede di essere compreso. I teocon hanno esercitato una egemonia nella Chiesa, non solo americana, che non si è affatto spenta.
La sua versione ultima, il teopopulismo, è oggi in crisi ma non è morta. Cova sotto la cenere ed è pronta a riemergere. Papa Francesco, come scrive la giornalista americana Cathleen Kaveny, ‘non sta cercando di cacciare i cattolici conservatori dalla Chiesa. Ma ha fermato decisamente i loro sforzi per espellere tutti gli altri’”.
PAPA FRANCESCO SCRIVE ALLA BANCA MONDIALE E AL FONDO MONETARIO INTERNAZIONALE PER CHIEDERE UNA “GOVERNANCE GLOBALE” POST-COVID-19
di Jeanne Smits.
Papa Francesco ha inviato il 4 aprile una lettera ai partecipanti all’incontro di primavera della Banca mondiale e del Fondo monetario internazionale che si terrà online dal 5 all’11 aprile nel contesto dello “stimolo” dopo la crisi creata intorno a COVID-19. Il Papa auspica che vengano messe in atto soluzioni “nuove”, “inclusive e sostenibili”, in particolare attraverso la creazione o la “rigenerazione” di istituzioni di “governance globale”.
Offro di seguito la mia traduzione di questa lettera, il cui testo originale è in inglese e che non ha beneficiato delle traduzioni ufficiali della Santa Sede. È davvero importante, in quanto mostra ancora una volta come Papa Francesco sostiene e promuove soluzioni sovranazionali ai problemi del nostro tempo – quelli, in ogni caso, proposti dalle istituzioni internazionali, dai potenti, dai (molto) ricchi e dai media. La pandemia COVID-19, il degrado ecologico, la perdita di biodiversità, le disuguaglianze, il debito del Nord verso il Sud e anche la solidarietà vaccinale sono tutti presenti e attenti. Le soluzioni: solidarietà economica, uguaglianza, inclusione, sviluppo sostenibile, pagamento del debito ecologico da parte dei paesi sviluppati, “cultura dell’incontro”, tutto questo ha anche un sapore di déjà vu tanto nei documenti papali quanto nell’inquietante discorso dei globalisti. I diritti delle nazioni indipendenti vengono passati in silenzio: tutto deve passare attraverso le normative internazionali, i nuovi poteri delle istituzioni politiche e finanziarie sovranazionali, al servizio di obiettivi che possono sembrare buoni o generosi, ma il cui contenuto è più che discutibile com’è . ‘è concepito da questi poteri e utopico come le varie rivoluzioni volte a creare un uomo nuovo e una nuova società che hanno insanguinato il nostro mondo dal 1789.
Il mito dell’uguaglianza è forse il peggiore: contraddice le proficue disuguaglianze che sono peculiari dell’umanità. Certo, ci sono ingiustizie reali, che gridano addirittura ad altre violazioni della giustizia, ma il socialismo utopistico egualitario – la loro cancellazione istituzionale, peraltro irrealistica – non le ha mai fatte scomparire, se non livellando, lasciando al loro posto nomi privilegiati.
Leggendo la lettera del Papa, si ha ancora una volta l’impressione che le virtù cristiane siano impazzite: la manipolazione di concetti come il “bene comune universale”, il “debito” verso i più poveri, che è peraltro principalmente una questione di responsabilità individuale per come suona, la regolamentazione del mercato non è discutibile in quanto tale, ma lo diventa quando la sua attuazione è affidata a istituzioni che promuovono sistematicamente la cultura della morte in tutte le sue forme.
È necessario ricordare che la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale erano in prima linea nelle istituzioni che promuovevano il controllo della popolazione nei paesi in via di sviluppo come condizione degli aiuti loro forniti, con contraccezione e propaganda? Per la pianificazione familiare? Come possiamo fidarci della Banca Mondiale, che promuove l’aborto legale nei suoi documenti ufficiali?
Non più tardi del 10 novembre, un media pro-aborto argentino di lingua inglese ha notato, sottolineando che era difficile vedere una semplice coincidenza , che l’annuncio di una richiesta di fondi da parte dell’FMI era stato fatto a un’ora di distanza dall’annuncio della nuova presentazione del disegno di legge per legalizzare l’aborto, che da allora ha avuto successo, come sappiamo.
Quanto alla concentrazione del potere finanziario denunciata da Papa Francesco, è proprio questa concentrazione che permette la promozione e l’attuazione di questi obiettivi: da Bill Gates a George Soros, le grandi fondazioni e le mega-aziende che più o meno apertamente sostengono il controllo della popolazione, e che promuovono visibilmente i diritti “inclusivi”, siano essi migranti o “LGBT”, il potere del denaro serve proprio da leva. Se c’è una “struttura” di peccato nel nostro mondo povero, è lì, appunto, e non nel fatto che un africano abbia una famiglia numerosa, che un francese funzioni a diesel, o che un americano funzioni a diesel, goditi il viaggio aereo.
Un altro elemento da considerare nella situazione attuale, che si sta muovendo verso il ” Great Reset ” o “Grande Riassetto” voluto dai grandi potentati di questo mondo, dall’ONU al World Economic Forum: l’evidenziazione della Cina, da sempre comunista e persecutrice di religioni, in particolare la Chiesa cattolica. Al primo incontro formale di Great Reset tenutosi all’inizio di quest’anno, Xi Jinping è stato il primo a parlare, ed è difficile credere anche in quel frangente.
Troviamo così, quasi a capo dell’organigramma della Banca Mondiale, Shaolin Yang, Direttore Generale e Capo dell’Amministrazione del Gruppo Bancario. Cinese. Ex membro delle istituzioni del potere della Cina comunista (e si può essere senza la tessera del Partito?), Ad esempio “ha esercitato le funzioni di Direttore Generale della Cooperazione Economica e Finanziaria Internazionale presso il Ministero delle Finanze cinese., E come tale era responsabile delle relazioni bilaterali della Cina e della sua cooperazione con le istituzioni finanziarie internazionali ”, apprendiamo sul sito web della Banca Mondiale .
A capo del FMI, una bulgara è al comando: Kristalina Georgieva è una delle figure di spicco del globalismo ed è stata tra le poche personalità che sono state le prime a sostenere il Grande Reset insieme a Klaus Schwab del World Economic Forum dallo scorso giugno. La sua idea: utilizzare uno “stimolo fiscale davvero massiccio” – preso dal contribuente, ovviamente, il denaro deve venire da qualche parte – per sostenere le uniche industrie designate come “verdi” nel piano di stimolo globale, e questo significa, in particolare la carbon tax, al fine di ridisegnare di fatto l’equilibrio economico mondiale facendo precipitare un buon numero di industrie tradizionali verso il fallimento e indebolendo le economie nazionali mediante uno strumento perfettamente affilato. Kristalina Georgevia è anche favorevole ad aumentare drasticamente i “diritti speciali di prelievo” del FMI in modo che possa raddoppiare la sua capacità di iniettare fondi nell’economia mondiale, alle sue condizioni ovviamente. Lo ha annunciato all’inizio della crisi COVID, di cui si comprende così l’utilità come leva ideologica e politica.
Sembrerebbe che il Papa sia della stessa opinione: lungi dal desiderare una diffusione internazionale e unitaria dei mezzi per curare COVID-19 e ridurlo, con rimedi poco costosi e semplice profilassi, le capacità letali (modeste in considerazione del popolazione mondiale, meno di 3 milioni di decessi attribuiti a COVID per una popolazione mondiale di 7,83 miliardi, ossia una mortalità inferiore allo 0,04%), lungi dal chiedere che questi mezzi siano riconosciuti laddove sono invece vietati, chiede la vaccinazione universale. Questo senza nemmeno ricordare i processi eticamente discutibili che presiedono alla progettazione e / o alla produzione della maggior parte dei “vaccini” anti-COVID, sporcati dall’uso di cellule fetali prodotte dagli aborti, è chiaro che Papa Bergoglio sta sostenendo una campagna sperimentale di inoculazione i cui effetti dannosi non abbiamo certo finito di vedere, o il cui rischio di effetti dannosi è quantomeno scontato.
Ma se questo è per un lavoro… Per l’economia verde, inclusiva e unita?
Non sorprende che la Santissima Trinità e persino Nostro Signore Gesù Cristo siano assenti abbonati alla lettera del Papa al FMI e alla Banca Mondiale. Ma il Papa indubbiamente farebbe più bene all’umanità smettendo di dichiarare, in modo perfettamente orizzontale, che nessuno si salva da solo, come fa da mesi, ma proclamando che Gesù Cristo è morto per gli uomini sulla Croce per offrire a ogni individuo la salvezza eterna.
Fonte: https://guyboulianne.com/2021/04/09/le-pape-francois-ecrit-a-la-banque-mondiale-et-au-fonds-monetaire-international-pour-reclamer-une-gouvernance-globale-post-covid-19/
Traduzione: Gerard Trousson
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