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sabato 17 aprile 2021

I confessori dei nostri giorni

Cinque grandi cattolici in carcere a Hong Kong. “Sono i confessori dei nostri giorni”



(s.m.) Venerdì 16 aprile, a Hong Kong, nove tra i maggiori difensori della libertà sono stati condannati e messi in prigione. Cinque di loro sono cattolici. Padre Gianni Criveller del Pontificio Istituto Missioni Estere, ventisette anni spesi in Cina e docente di teologia, li ha conosciuti di persona e il giorno stesso del loro ingresso in carcere ne ha tracciato un vibrante profilo su “Mondo e Missione”, la rivista del PIME, e su “UCA News”, agenzia d’informazione cattolica specializzata sull’Asia.

Col consenso dell’autore, il suo scritto è riprodotto qui di seguito quasi per intero. Ma con una premessa importante.

Come è noto, per la Santa Sede Hong Kong è tabù. Non una parola è mai uscita da papa Francesco e dai vertici della Chiesa cattolica in difesa di chi si batte per la sua libertà. Tutto ciò per non contrariare in alcun modo il regime cinese, al punto da lasciare persino la città senza vescovo, nel timore che la nomina possa risultare minimamente sgradita a Pechino.

Su questo silenzio, Criveller ha pubblicato pochi giorni fa su “Mondo e Missione” questo suo commento:

> Perché il Vaticano tace su Cina e Hong Kong?

Ed ecco il suo ritratto dei cinque “confessori” della fede e della libertà.

*

HONG KONG, NOVE OPPOSITORI IN CARCERE. CINQUE SONO CATTOLICI

di Gianni Criveller

Hong Kong, come l’abbiamo conosciuta, non c’è più e oggi è una delle giornate più tristi, da quando la libertà è morta. Nove leader dell’opposizione democratica sono stati condannati per “assemblea illegale” […]

Per l’accusa, essi avrebbero organizzato, il 31 agosto 2019, una marcia di 1 milione e 700 mila persone, pacifica ma non autorizzata. A quel tempo non vigeva la legge sulla sicurezza nazionale. Le persone condannate fecero in realtà un’azione di contenimento e moderazione della grande manifestazione spontanea, prodigandosi per mantenere la calma e l’ordine. Non sono infatti attivisti sconsiderati ma esponenti politici che da decenni sono protagonisti della vita pubblica; persone rispettate dalla popolazione: il più giovane ha 64 anni, il più anziano 82.

A me preme sottolineare la dimensione ecclesiale della tragedia in corso. Cinque di coloro che oggi hanno ricevuto la sentenza per l’incarcerazione sono cattolici.

Martin Lee, il padre della democrazia di Hong Kong, è un avvocato ed ex parlamentare di 82 anni. È stato condannato a 12 mesi di carcere, con la condizionale. Ha fondato il Partito democratico (che ha il sostegno maggioritario tra la popolazione) ed è tra gli autori della Legge-base, ovvero la carta costituzionale della città. Per i cattolici è una figura familiare. Un credente che ogni mattina partecipa alla messa, e la serve come lettore, nella centralissima chiesa di San Giuseppe. È stato per decenni tra i consiglieri più apprezzati della diocesi, spesso invitato a parlare ai presbiteri, ai diaconi e ai laici sui temi scottanti di attualità. […]

Queste condanne feriscono il cuore della Chiesa, toccata nei legami più cari. A chi dice che i cattolici di Hong Kong sono divisi, rispondo che non lo sono affatto di fronte a Martin Lee, un fratello amato e condannato per i suoi ideali. Per me è un uomo buono, mite, saggio, innocente ed amico. Sono sollevato che la sua pena sia stata sospesa, ma non meno indignato che un mite e valoroso uomo di legge e di fede sia trattato così, all’età di 82 anni. E pensare che Carrie Lam, la capo esecutivo, aveva assicurato che la legge della sicurezza nazionale avrebbe colpito solo gli agitatori.

Al cattolicesimo appartiene anche il parlamentare e sindacalista Lee Check-yan, 64 anni: un amico carissimo, legato ai missionari del Pontificio Istituto Missioni Estere da vincoli familiari. La moglie Elizabeth Tang fu “adottata”, piccola orfana insieme alle due sorelle, da padre Adelio Lambertoni, originario di Velate, in provincia di Varese, dove i coniugi Lee si recano ogni anno per pregare presso la tomba del missionario. Battezzato nella chiesa anglicana, Cheuk-yan frequenta con la moglie e la figlia cattoliche la parrocchia del loro quartiere e la casa del PIME. Elizabeth è un’importante sindacalista, segretaria generale della Federazione internazionale delle lavoratrici domestiche.

La vita dei coniugi Elizabeth e Cheuk-yan Lee è tutta dedicata alla giustizia sociale, motivati dalla fede cristiana. Lo ha ribadito al processo dello scorso 8 aprile, che lo ha condannato, lo stesso Lee Cheuk-yan, associando il suo arresto e la sua condanna a quelli dello stesso Gesù. Un discorso davvero nobile, di grande ispirazione ideale e religiosa. All’indomani del 4 giugno 1989, giorno del massacro di piazza Tiananmen, tutta Hong Kong si mobilitò perché Lee, che si era recato a Pechino a portare la solidarietà di un milione di cittadini di Hong Kong, fosse liberato e lasciato tornare a Hong Kong. Non credo abbia mai contemplato la possibilità che un giorno avrebbe conosciuto proprio le carceri di questa sua città. […]

L’amico Cheuk-yan entra in prigione stasera. La condanna è di un anno, mentre è in attesa dell’esito in altri due processi. E con lui, oggi, sono condotti in carcere sorelle e fratelli che hanno preso seriamente l’annuncio evangelico. Credono nella libertà, il cui autore è Gesù stesso. Hanno piena coscienza della dignità degli uomini liberi, perché figli di Dio, creati a sua immagine, protagonisti nel costruire il bene comune della comunità degli uomini.

Anni fa la parlamentare Cyd Ho, 66 anni, incarcerata da stasera per otto mesi, mi disse, durante una manifestazione per il “diritto di residenza” al Charter Garden, che da ragazza aveva ricevuto il battesimo da un missionario del PIME.

Cattolica è anche la mite intellettuale Margareth Ng (nella foto), 73 anni, che la fatidica notte del 1 luglio 1997, a fianco di Martin Lee, si rivolse al popolo di Hong Kong dal balcone del Parlamento. Chiesero la libertà e la democrazia, come promesse dalla costituzione della città. Oggi, 16 aprile 2021, prima della lettura della sentenza che l’ha condannata a 12 mesi (sospesi), ha fatto una nobile dichiarazione che si è conclusa con un’invocazione a san Tommaso Moro: “Sono invecchiata al servizio dello Stato di diritto. So che san Tommaso Moro è il santo patrono della professione legale. Fu processato per tradimento perché non aveva piegato la legge alla volontà del re. Le sue ultime, famose parole sono ben conosciute; mi permetto però di adattarle leggermente per farle mie: ‘Sono una buona servitrice della legge, ma prima ancora del popolo. Perché la legge deve servire il popolo, non il popolo la legge’”.

Cattolico è Jimmy Lai, 72 anni, in prigione già da tempo, fondatore di “Apple Daily,” il giornale più popolare di Hong Kong. Si convertì da adulto grazie all’allora vescovo di Hong Kong, poi cardinale, Joseph Zen Zekiun. Oggi ha ricevuto altri 19 mesi di carcere. […]

In prigione (o sospesi con la condizionale) da oggi ci sono uomini e donne testimoni, puniti per l’impegno civico e anche, per alcuni tra loro, per aver messo la loro fede dentro la vita professionale e politica. Sono i “confessori”, i testimoni e profeti dei nostri giorni: meriterebbero più riconoscimento. Ma il nostro tempo e questo mondo non amano la libertà, né chi combatte per essa, pagando di persona un prezzo carissimo.

Settimo Cielo

di Sandro Magister 17 apr

http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2021/04/17/cinque-grandi-cattolici-in-carcere-a-hong-kong-%E2%80%9Csono-i-confessori-dei-nostri-giorni%E2%80%9D/

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