Zan, se è Platinette (e non la Chiesa) a usare la ragione
Quello che non sta gridando la Chiesa, lo ammette Mauro Coruzzi, in arte Platinette. Ciò che colpisce è la ragionevolezza del suo pensiero, che dimostra che quanto sostenuto dal mondo cattolico fedele alla dottrina non è anzitutto materia di fede ma di ragione. "Vietare il dissenso è liberticida; la natura ha le sue leggi; no all’indottrinamento; i veri discriminati sono coloro che vivono normalmente la sessualità". Ossia, il Ddl Zan è da respingere, altro che dialogare.
Quello che non si è sentito gridare dalla Chiesa cattolica, accusata di essere la principale promotrice dell’"omofobia", con i suoi adepti che metterebbero i bastoni fra le ruote a coloro che hanno rapporti sessuali con persone dello stesso sesso (i quali pretendono che tutti li approvino), lo ha ammesso senza mezzi termini il laicissimo Mauro Coruzzi, in arte Platinette, fra i primi personaggi televisivo-radiofonici italiani a comparire come transessuale travestito.
Ciò che colpisce delle parole dello showman intervistato da Libero questa settimana è la ragionevolezza dal suo pensiero, che dimostra che quanto sostenuto dal mondo cattolico fedele alla dottrina non è qualcosa di strettamente legato alla fede ma piuttosto alla ragione di cui ogni essere umano è dotato. Quanto il comunicato della Cei tace, lo afferma quindi Platinette così: "Sono contrario alla legge Zan, vietare il dissenso è liberticida". Ossia questa norma è tutta da respingere, altro che dialogare in merito, perché introduce il reato di opinione.
Per Coruzzi ogni cultura che sia imposta sconfessando le altre posizioni è pericolosa e degna di un regime, non di una democrazia. Per questo motivo, sebbene chi esprima repulsione per una persona come lui non gli piaccia "non serve una legge...la cultura non è un atto normativo". Allo stesso modo è contro l’ideologia gender imposta nelle scuole: "L'identità di genere nei programmi scolastici - ha chiosato - è una violenza, perfino superiore a quella dell'utero in affitto”, infatti “significa far prevalere una visione del mondo rispetto ad altre che invece hanno lo stesso diritto di esistere". In realtà, la prima visione è violenta innanzitutto perché ideologia e contraria alla realtà.
Ma se il conduttore non lo esplicita, sull'utero in affitto usa perfino la categoria della legge naturale, riconoscibile anche queste dalla ragione umana: “Ha ragione la Concia, donna di sinistra e sposata con una donna, ma capace di dichiarare che certe pratiche sono inaccettabili. E' parità che un trans sfidi le donne alle olimpiadi? Anche la natura ha le sue leggi”.
Coruzzi non arriva appunto fino in fondo, ossia a dire che, benché lo Stato non possa condannare i comportamenti privati non può nemmeno dare rilevanza giuridica a forme contrarie al diritto naturale come le unioni civili (cosa che lui pare approvare), ma mette certamente a tacere quanti come Fedez si scagliano violentemente contro chi non approva il Ddl Zan definendoli "omofobi" o avendo addirittura il coraggio di fare loro il dito medio (come fece a X Factor accusando i promotori del Family Day).
Fedez non incorse, infatti, in nessuna sanzione disciplinare per aver osato tanto (insultare e discriminare in pubblico chi la pensa diversamente da lui) mentre chi osasse attaccare quanti sono a favore del Ddl Zan probabilmente vedrebbe già oggi troncata la propria carriera, mentre a legge approvata pagherebbe anche penalmente per le sue idee. Anche su questo il presentatore non ha avuto peli sulla lingua e, interrogato sulle intenzioni di questi vip, ha risposto così: “Il prossimo scontro, già in atto, è tra chi vuole una vita ordinaria e chi cerca visibilità e sale sul carro del pensiero dominante anche se non ci crede. Mi lasciano perplesso le battaglie di tutti questi vip a favore della legge Zan, secondo me non l’hanno neppure letta. Agiscono in branco, come chi assale un inerme”.
Per questo, se la Cei ha accettato la vulgata dei poveri omosessuali discriminati da tutti, lui ha avuto il coraggio della verità che è sotto gli occhi di chiunque voglia guardarla, cattolico o no: "I veri discriminati oggi sono gli eterosessuali e chi li difende”, perciò “ormai sono una razza in estinzione" ha continuato, pur usando un linguaggio tipico dell'universo Lgbt (ché non esistono gli eterosessuali, ma solo gli uomini e le donne fra cui ci sono coloro che provano attrazioni per persone dello stesso sesso che scelgono o meno di andare contro la propria natura). Dato lo scandalo del giornalista che lo ha intervistato, Coruzzi ha chiarito: "Parlo dell’eterosessuale di una volta, quello capace per tutta la vita di rapporti sessuali ordinari, in grado di tener vivo il desiderio senza mezzi alternativi (pornografia e altro, ndr)". Perché è proprio questo tipo umano a dare fastidio ai vari Fedez e al suo mondo, ricordando loro l’ordine e la stabilità per cui ogni persona, cattolica e non, è fatta. Solo che a vivere così sono ormai solo alcuni cattolici, dato che la cultura dominante da decenni ha convinto gli uomini che la felicità sta nel disordine sessuale, privo di uno scopo e di limiti e nell’assenza di legami che siano “per sempre”, mentre sono sempre meno i credenti educati dalla Chiesa a seguire l'ordine della natura come il solo buono. Una minoranza della minoranza destinata, con il Ddl Zan, al martirio bianco. Sebbene, come dimostra la difesa di Platinette, "se questi taceranno, grideranno le pietre".
Benedetta Frigerio
https://lanuovabq.it/it/zan-se-e-platinette-e-non-la-chiesa-a-usare-la-ragione
Chissà domani
Alcuni paventano che il previsto avvento del dll Zan possa diventare un modo per proibire opinioni differenti dalla linea che oggi sembra ovunque vincente; quella dei persecutori atteggiati a perseguitati.
Ma figurarsi! Come potrebbe mai Avvenire qualcosa del genere? Da noi non potrebbero mai accadere cose come quelle della perfida Albione, dove si viene arrestati perché si dice che il matrimonio è tra uomo e donna. E certamente è da escludere che qui da noi succeda come in Finlandia, dove una ex ministro dell’Interno è sotto processo per avere sostenuto la stessa cosa. Da noi sarebbe impensabile, dato l’equilibrio e la moderazione che la magistratura ha sempre manifestato nel confrontarsi con gli oppositori ideologici.
Meno male che ci sono i social che vigilano sulla purezza dell’informazione, escludendo quei pravi che deragliano dalla linea, qualunque essa sia; come ad esempio coloro che raccontano fatti imbarazzanti riguardo a certe linee curative. Su esempio e sollecitazione di questi vigilanti censori presto anche noi diventeremo una democrazia matura come la Cina, dove saremo finalmente liberi di parlare purché diciamo quello che loro vogliono sentire.
Non c’è discussione, lo affermano anche gli antifassisti: con questi che vogliono avere un’opinione l’unica è usare i metodi fassisti, che evidentemente sono il meglio, funzionano (lo dicono loro, eh).
E se qualcuno dicesse, cosa vuoi che siano tre fatterelli buttati lì, io rispondo, beh, queste sono solo le notizie che ho appreso oggi.
Chissà domani.
Pubblicato da Berlicche
https://berlicche.wordpress.com/2021/05/01/chissa-domani/
MicroMega, una rivista che è nata con lo specifico obiettivo di sostenere “una sinistra dichiaratamente eretica”, e di battersi “per una sinistra illuminista”, ospita un interessante intervento di Luciana Piddiu, una esponente che si dichiara atea, femminista e comunista libertaria. La sorpresa però è che la Piddiu, senza mezzi termini,afferma che la differenza sessuale, che piaccia o no, non è un’opinione, ma un dato di realtà. E come non essere d’accordo con lei? Ecco il suo articolo.
Non riconoscersi nel proprio corpo è sicuramente una condizione dolorosa. E non basta dire, come si fa di solito, che coloro che vivono questa sensazione si sentono a disagio. L’atopia, il non esserci dentro la propria pelle, è una sofferenza che si tenta di superare cercando di adeguare la propria figura alle sensazioni che si provano. Se si nasce biologicamente maschi ma ci si sente femmine, o viceversa, si cercherà negli atteggiamenti, nel modo di porsi, nel plasmare il proprio corpo attraverso le cure mediche, di assumere le sembianze desiderate. E tuttavia il disconoscimento del corpo con cui si viene al mondo non può mai approdare alla cancellazione di quel medesimo corpo, al suo annullamento in favore di quello nuovo, acquisito con caparbia ostinazione e fatica. Un maschio che si senta femmina può assumerne le sembianze, ma in ogni cellula del suo corpo rimarrà sempre iscritto, a caratteri di fuoco, XY, il marchio originario. E lo stesso vale per le nate femmine che si sentono maschi.
Nella tradizione partenopea, che Marina Terragni ha recentemente richiamato nel suo blog, ci sono parole per designare i maschi e le femmine che non si sentono tali: femminielli e masculille. Ma la lingua che dice il mondo (sia pure ogni lingua a modo suo, come sosteneva R.Steiner) mette l’articolo determinativo maschile davanti a femminielli – i femminielli – quasi a significare che, pur con sembianze femminili, i maschi rimangono tali. Analogamente masculille richiede l’articolo determinativo femminile – le masculille – a dispetto delle loro sembianze maschili.
Mi si può obiettare che è il linguaggio a definire la realtà e non viceversa ma la questione è e rimane controversa; in ogni caso non saranno gli artifici linguistici del politicamente corretto né gli articoli di una legge discutibile a cambiare i dati reali.
Quello che si può fare per proteggere coloro che non si riconoscono nel proprio corpo è accettarli per come sono, non discriminarli, né a maggior ragione farli oggetto di insulti e violenze. Le leggi per garantire questi diritti ci sono già. Se mai si deve lavorare per cambiare la mentalità di coloro che si sentono minacciati da queste presenze. Ma non si può – per farli sentire ‘uguali’ agli altri – negare a noi stessi la realtà.
Se io – femmina nata da femmina, ho le regole, la capacità di generare figli e di allattare, pretendo di essere riconosciuta come tale. Non accetto da parte di chicchessia di essere nominata ‘persona che sanguina ogni mese’ o insultata con epiteti violenti come ‘persona col buco davanti’ o ‘produttrice di latte’. La differenza sessuale, che piaccia o no, non è un’opinione. È ciò che ha consentito alla nostra specie di riprodursi e sopravvivere. Se un essere umano maschile opera la transizione, ha tutto il diritto di farlo, dobbiamo accettarlo e proteggerlo. Potrà pure sentirsi donna, perché ‘donna non si nasce, lo si diventa’ come sosteneva Simone De Beauvoir. Ma la decostruzione del determinismo biologico ha un limite oltre il quale non si può andare. Non potrà pretendere di appropriarsi di quella meravigliosa facoltà che la natura ci ha concesso, per la quale l’umanità ha adorato, per millenni, come prima divinità la dea ‘madre’, né potrà provare la jouissance di sentire nel proprio ventre la vita che lievita e si rinnova, come ha magnificamente scritto Annie Leclerc. Nessuno nasce dalla “testa del padre”, come il mito di Atena vorrebbe far credere.
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