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lunedì 24 maggio 2021

Vicini al punto di rottura

I cattolici si spaccano sul ddl Zan: la Chiesa al banco di prova

Tra chi rifiuta qualunque dialogo e chi si dice possibilista sull'approvazione di una legge, c'è un clima di spaccatura anche all'interno della Chiesa cattolica

C'è chi pensa che il dialogo sia un dogma e chi ritiene che il miglior dialogo sia quello dei "no" privi di diritto d' appello. I cattolici, ancora una volta, sono protagonisti di un distinguo. È una storia antica, che da qualche anno soffre d'inflazione giornalistica: la base "contro" i vertici, le istituzioni "contro" i fedeli, la "piazza" "contro" i vertici che non mobilitano più. Dove "contro" significa soprattutto avere una strategia in testa molto diversa.

L'oggetto della dialettica, in questa circostanza, è il Ddl Zan. Quello attorno cui pure la politica si divide senza nascondersi. Il cardinal Gualtiero Bassetti, che non è un ecclesiastico qualunque considerata la presidenza della Conferenza episcopale italiana, è parso possibilista. Spiegando, certo, che sei debba correggere. Ma Bassetti non ha chiuso all'ipotesi approvazione. Il che, dando uno sguardo ai toni utilizzati dagli emisferi culturali cattolici sulla proposta in discussione in Parlamento, costituisce di per sé una notizia.

"Guardi - ha detto infatti il cardinale in un'intervista rilasciata a Il Corriere della Sera - , che ci si ponga il problema di difendere le persone omosessuali da insulti omofobi, aggressioni o violenze, per me non è né è mai stato un problema, ci mancherebbe. Tutte le creature devono essere difese, protette e tutelate. Però la legge dev'essere chiara e non prestarsi a sottintesi". Il disegno di legge insomma necessità di chiarimenti, ma non c'è una contrarietà di partenza. Per chi in questi giorni scende in piazza per motivare la fermezza dei suoi "no", è un apriti cielo o quasi.

La questione posta dal cardinale sembra essere questa: meglio "correggere" che "affossare". Poi il cardinal Bassetti specifica: "Io ho sempre sostenuto che non ci fosse bisogno di questo disegno di legge perché c'è già tutta una legislazione sufficiente a tutelare le persone contro le discriminazioni e le violenze - ha dichiarato il porporato italiano -. Non ne vedevo la necessità, tutto qui. Ma è chiaro che se poi decidono di andare avanti, non è una questione che spetti a me decidere, c'è un Parlamento. Se si ritiene utile una legge specifica contro l'omofobia, va bene, come dicevo non è certo questo il problema". Qual è la sostanziale linea di demarcazione tra l'atteggiamento di Bassetti e quello della base dei cattolici? L'apertura, che forse per Bassetti è opportuna. Ma che per tanti cattolici proprio non lo è. Per il cardinale, il Ddl Zan va corretto. Per i cattolici che si stanno mobilitando nelle piazze italiane bisogna proprio "affossarlo". E non si tratta - com'è stato spiegato in più circostanze -, di essere omofobi, ma di avere delle perplessità riguardo l'impostazione stessa del disegno di legge ed i suoi effetti.

Del resto, il sociologo Luca Ricolfi, che dal centrodestra o dall'"oscurantismo" cattolico non proviene di certo, ha palesato qualche perplessità, in diretta durante un'edizione recente di Quarta Repubblica. L'omofobia esiste e su questo i dubbi sono pochi. Il tema semmai è comprendere come e se intervenire. Tra chi pensa che un ddl come quello promosso da Zan e dalle forze progressiste sia necessario e chi invece è certo che l'attuale sistema giuridico fornisca già tutti gli strumenti per punire chi lo merita ce ne passa.

Il linguaggio del vescovo Antonio Suetta, ad esempio, non è apparso simile a quello di Bassetti: Il disegno di legge Zan - ha detto il vescovo di Ventimiglia-Sanremo all'Adnkronos - "sovverte la legge di Dio oltre che quella naturale". Sono più o meno i toni di certi pro life, che però nelle mobilitazioni sono da tempo maggioritari. La negazione della legge di Dio, secondo il vescovo Suetta, non è certo intravedibile nella parte del Ddl che intende contrastare le discriminazioni. Semmai "la negatività grave della legge Zan - insiste il presule - è l'introduzione delle tematiche relative all'ideologia gender che rappresentano il sovvertimento della legge naturale e della legge di Dio. Della legge naturale perché un maschio è un maschio, una femmina è una femmina. Poi - chiosa Suetta - è evidente che ogni persona va rispettata per l'orientamento sessuale che esprime indipendentemente dalle valutazioni che ognuno può dare". Dicevamo del dialogo.

Cercando d'interpretare le parole del secondo ecclesiastico, è lecito notare come le aperture, se ci sono, siano molto meno marcate. Il dialogo è o non è un dogma? E dialogare significa assecondare l'approvazione della legge, previo magari modificare le parti meno accettabili per le istituzioni ecclesiastiche? La differenza risiede in questo passaggio, che però è focale. Un po' perché racconta molto del tipo di battaglia che i cattolici intendono condurre sulla bioetica, vero banco di prova dell'Occidente e dell'umanità che verrà. E un po' perché segna anche il passo dell'atteggiamento della Chiesa cattolica nei confronti dei partiti dell'arco progressista, vediamola così. Il Papa è un oppositore assoluto del gender. Eppure, in alcuni contesti ecclesiastici, la tanto osteggiata "teoria" (non ci riferiamo alle dichiarazioni di Bassetti bensì alla spinta culturale proveniente, ad esempio, da alcuni ambienti ecclesiastici nord americani) ha trovato spazio, e persino sostenitori. Sono diversità legittime e consuete per il dibattito pastorale. Ma forse sono pure distinguo che contribuiscono a "rompere" o comunque ad indebolire il fronte dei cattolici.

Francesco Boezi

https://www.ilgiornale.it/news/cronache/chiesa-ora-pure-i-cattolici-si-spaccano-sul-ddl-zan-1948238.html

Quella fluidità di genere che nasce da ottime prospettive di business

copertina-Espresso transgender

 di Alberto Contri

Fa scalpore la copertina dell’Espresso con l’immagine della donna/uomo incinto, commentato con il titolo: “La diversità è ricchezza”. Passano in tv spot commerciali di Dietorelle (qui), e anche sociali dell’Unar/Presidenza del Consiglio (qui), con lesbiche che si baciano con passione. Con il pretesto di combattere l’omofobia, sempre più spesso i mass media promuovono la fluidità di genere come un fatto acquisito o un modello di modernità.  Genitori ignari scoprono che l’Unicorno, il cavallo magico amato dai più piccoli, è stato oramai ingaggiato da una propaganda che illustra loro le magnifiche sorti e progressive della fluidità di genere.

Senza attendere l’eventuale approvazione del DDL Zan, nelle scuole di ogni ordine e grado si organizzano sul tema corsi di formazione: recentissimo il caso delle “linee guida sulla varianza di genere” distribuite alle scuole della Regione Lazio, ritirate precipitosamente dopo le proteste di insegnati e genitori. Imprese nazionali e multinazionali fanno della “diversity & inclusion” una bandiera da sventolare. Ma non si limitano a prevenire e combattere le discriminazioni: si impegnano fortemente a sostenere l’ideologia gender come la nuova normalità. La promozione di questa ideologia in Italia e nel mondo sta raggiungendo livelli mai eguagliati prima.

Omosessualità e sostenibilità. Che rapporto c’è?   

Diciamolo subito, non è questione di giudizi morali di sorta. Il problema dell’omosessualità è un altro: è uno stile di vita che esiste da sempre, che cozza però drammaticamente contro la globale aspirazione alla sostenibilità.

Perché? Perché purtroppo una coppia omosessuale non può generare figli. Quindi non può partecipare al disegno previsto dalla natura per la prosecuzione della specie umana. Disegno che è in grave pericolo, visto l’alto tasso di de-natalità, sottolineato all’unisono come grave problema dal Presidente della Repubblica, da Papa Francesco, dal Presidente del Consiglio in occasione degli Stati Generali della Natalità. “In Italia inverno demografico freddo e buio” ha detto il Santo Padre.

In presenza di questa e altre clamorose contraddizioni, è opportuno domandarsi come si è arrivati a questa paradossale situazione.

A partire dai moti di Stonewall, quando il 28 giugno 1969 gli avventori di un noto ritrovo di omosessuali si ribellarono all’incursione della polizia, la comunità LGBT ha iniziato un lungo percorso alla conquista della pari dignità, usando come giusto argomento il fatto di essere stati maltrattati, torturati, incarcerati, deportati da Hitler e Stalin. Nel tempo le loro rivendicazioni sono diventate un emblema di libertà e di sacrosanta richiesta di non essere discriminati.

Come è nata l’idea dell’identità percepita

A queste rivendicazioni si sono via via sovrapposte e integrate le teorie del sessuologo americano John Money, che cominciò ad eseguire su ragazzini esperimenti di cambiamenti di sesso, spesso finiti in tragedie e suicidi come quelli dei tristemente famosi gemelli Reimer (v. La sindrome del criceto. Ed. La Vela, pag. 196 e sgg). Money fu il primo a sostenere che si poteva ignorare l’identità biologica per assumere quella percepita, definita “di genere”. Nonostante i molti guai combinati, Money è stato osannato dalla comunità scientifica e le sue teorie sono state diffuse in tutto il mondo e accettate da istituzioni come Onu e OMS.

Nel 1969 Frederick Jaffe, vice-presidente della International Planned Parenthood Federation, redasse per l’Organizzazione Mondiale della Sanità un memorandum strategico con l’esplicito obiettivo di diminuire la fertilità umana. E tra i mezzi funzionali alla contrazione delle nascite, Jaffe individuò i seguenti: «Ristrutturare la famiglia, posticipando o evitando il matrimonio; alterare l’immagine della famiglia ideale; educare obbligatoriamente i bambini alla sessualità; incrementare percentualmente l’omosessualità».

Come si vede, questo programma è stato portato avanti con tenace determinazione, e trasformato con notevole abilità in un movimento di pensiero “cool” che stigmatizza le posizioni di rispetto della natura come conservatrici e bigotte. Trovando oggi supporter importanti in rinomate società di consulenza che hanno convinto le imprese di tutto il mondo che cavalcando l’ideologia gender si vende di più. Recenti ricerche dimostrano che, ad esempio, tra le aspirazioni della generazione Z la fluidità di genere pesa ora circa il 15%. Ecco perché Ikea o Dietorelle propongono spot con coppie omosessuali. Ecco perché sono nate associazioni e società che offrono alle imprese consulenza e formazione sulla magica parola “inclusione”, nei cui comitati si trovano una quantità di esponenti di imprese che ritengono “cool” educare i propri dipendenti ma anche i propri fornitori e i propri consumatori all’integrazione delle persone LGBT. Il che, in sé, è senz’altro un ottimo proposito.

Il cavallo di Troia dell’inclusione

Ma non lo è più quando sconfina nella promozione delle teorie gender, con l’organizzazione di corsi per i figli dei dipendenti, o con il sempre più diffuso inserimento di coppie e famiglie omosessuali nella loro pubblicità. Per non parlare delle vere e proprie stupidaggini commesse da Procter & Gamble che ha rimosso il simbolo di Venere dagli involucri di assorbenti igienici a marchio Always “per includere i clienti che mestruano ma non si identificano come donne”. O da Mastercard che ha annunciato di “consentire alle persone transgender e non binarie di utilizzare il nome che riflette la loro identità piuttosto che quello legale, su carte di credito, debito e prepagate” in omaggio all’ideologia gender. Ma si tratta solo di due esempi che dimostrano come il sonno della ragione generi mostri.

Ci sono altre gravi contraddizioni che stanno emergendo: atleti maschi che si dichiarano donne stravincono sulle atlete biologicamente donne. Condannati per stupro che si dichiarano donne vengono incarcerati nelle sezioni femminili, dove continuano a commettere gli stessi reati per i quali sono stati processati. In Italia, invece, la tristemente nota Cira-Ciro, non ha preteso di essere incarcerata in una sezione maschile per intuibili motivi: ci sono momenti in cui il dato oggettivo della sessualità biologica torna utile.

Stanno aumentando drammaticamente il numero di pentimenti post-transizione di ragazzini che l’hanno fatta precocemente contro il parere della famiglia, così come i gravi effetti collaterali dei farmaci che bloccano la pubertà somministrati a ragazzini e ragazzine che presentano anche incerte disforie di genere.

È sempre più evidente che un così globale sistema di indottrinamento corrisponde ad una forma di grave irresponsabilità sociale: non solo difendere, ma promuovere dei modelli di vita che hanno come conseguenza la de-natalità è l’esatto opposto di quella sostenibilità che le imprese tanto si vantano di perseguire. Non si capisce poi come mai queste imprese abbiano smesso di ragionare con i dati, come hanno sempre fatto. A chi venderanno tra un po’ di tempo i prodotti per l’infanzia, se non ci saranno più bambini? Perché privilegiare un target che “pesa” circa  il 5 % della popolazione trascurando – e in molti casi irritando – il restante 95 %?

Il pensiero di Papa Francesco sul gender

Papa Francesco viene sempre osannato dai media quando sostiene la necessità di accogliere gli omosessuali nella comunità cristiana, come è giusto. Ma è sempre ignorato e censurato quando indica il gender “come la forma più specifica in cui si manifesta il male oggi”. Così ha detto ai vescovi polacchi a Cracovia il 27 luglio 2016: “In Europa, in America, in America Latina, in Africa, in alcuni paesi dell’Asia, ci sono vere colonizzazioni ideologiche. E una di queste — lo dico chiaramente con «nome e cognome» — è il gender! Oggi ai bambini — ai bambini! — a scuola si insegna questo: che il sesso ognuno lo può scegliere. E perché insegnano questo? Perché i libri sono quelli delle persone e delle istituzioni che ti danno i soldi. Sono le colonizzazioni ideologiche, sostenute anche da Paesi molto influenti. E questo è terribile”.

Su questi temi il Papa è sempre stato chiaro: Il paragrafo 56 dell’Esortazione apostolica Amoris laetitia, stilata il 19 marzo 2016, recita:

[…] L’ideologia gender nega la differenza e la reciprocità naturale di uomo e donna. Essa prospetta una società senza differenze di sesso, e svuota la base antropologica della famiglia. Questa ideologia induce progetti educativi e orientamenti legislativi che promuovono un’identità personale e un’intimità affettiva radicalmente svincolate dalla diversità biologica fra maschio e femmina. L’identità umana viene consegnata a un’opzione individualistica, anche mutevole nel tempo. 

È inquietante che alcune ideologie di questo tipo, che pretendono di rispondere a certe aspirazioni a volte comprensibili, cerchino di imporsi come un pensiero unico che determini anche l’educazione dei bambini. Non si deve ignorare che «sesso biologico (sex) e ruolo sociale-culturale del sesso (gender)  si possono distinguere ma non separare”.

È importante evitare un possibile equivoco: non si intende censurare nessuna opzione di tipo sessuale, né dare giudizi etici o morali, né favorire o ritenere accettabili le discriminazioni. Si può però – perché è doveroso – chiedere che nell’educazione dei bambini non vengano promosse attitudini a cui i piccoli nemmeno pensano, o che nella pubblicità vengano promossi stili di vita che portano inevitabilmente alla denatalità, per ovvi motivi di sostenibilità.

È davvero strano che imprese tanto attente al marketing non si rendano conto che accontentare i gusti di quella che nella società è comunque una assai esigua minoranza – a prescindere dall’enorme rumorosità e dalla visibilità raggiunta – significa prima o poi irritare il resto della popolazione che costituisce la grande maggioranza. “La visibilità degli omosessuali non è mai stata così alta come in questo momento e, a volte, se posso, fin troppo.” ha detto Maurizio Coruzzi, in arte Platinette.

Siamo vicini al punto di rottura

Se prestiamo attenzione ad alcuni segnali, nemmeno tanto deboli, si ha la sensazione che nel corpo sociale si stia arrivando un punto di rottura. L’Inghilterra, che si era spinta molto avanti nel dimostrarsi a favore, ha deciso di ritenere del tutto inaccettabile il concetto stesso di identità di genere. Con un notevole ravvedimento della ragione, nei giorni scorsi i parlamenti di Spagna e Germania hanno preso decisioni analoghe. In Argentina, a Buenos Aires e in altre città, migliaia di persone sono scese in piazza sbandierando cartelli con lo slogan Con Mis Hijos No Te Metas (Non ti intromettere con i miei figli), il cui acronimo, CMHNTM, è anche il nome di un movimento indipendente di genitori nato spontaneamente in Perù. Non è servito al presidente argentino Mauricio Macri bloccare l’approvazione della legge sull’educazione sessuale, che intendeva introdurre l’ideologia gender nelle scuole, ammettendo tardivamente che “il Governo crede nel ruolo principale e fondamentale della famiglia e nell’innegabile responsabilità dei genitori nell’educazione dei loro figli”. È stato sonoramente battuto nelle elezioni di ottobre 2019 dal candidato peronista Alberto Fernández. Le sempre più ampie aperture di Macron sul tema del gender –insieme ad altro, naturalmente- ne fanno un potenziale perdente nelle prossime elezioni a favore della conservatrice Marie Le Pen.

Le aziende stanno dimenticando il marketing?

Quanto all’incredibile innamoramento delle marche per l’ideologia gender, è interessante riprendere il parere di uno dei più autorevoli ricercatori sociali del nostro paese, Giuseppe Minoia, intervistato ne La sindrome del criceto: “Ci si chiede perché partiti/movimenti cosiddetti sovranisti stiano ottenendo così larghi consensi: forse perché partiti/movimenti di segno opposto si sono troppo identificati nei segnali deboli della società, ingranditi dalle lenti mediatiche per fini commerciali. Attenzione, i segnali deboli non sono da confondersi con le attese dei deboli, che vanno ascoltate e possibilmente esaudite. Ci si chiede perché le grandi marche, i megabrand planetari stiano con tanta acribia cavalcando il politicamente corretto, rasentando a volte il ridicolo comportamentale.

Forse perché temono di non apparire up to date, forse perché temono di perdere il segmento dei nuovi millennial. Ma io consiglio loro di tornare a porre attenzione al mainstream”.

La dittatura della tolleranza

Rispetto ad un sempre più asfissiante clima politically correct, vale poi la pena di ricordare un brano di un editoriale dell’Economist, settimanale notoriamente progressista, che era intitolato La dittatura della tolleranza: “Le quote costringono le aziende e le università a valorizzare di più le identità che la competenza. Una orwelliana polizia del pensiero censura le opinioni politiche e sociali, la lingua, e persino i costumi di Halloween. Qualsiasi opinione contraria all’ortodossia libertaria si scontra con una forma di tolleranza zero che etichetta chi la esprime come razzista, omofobo o transfobico. I gruppi di minoranza stanno imponendo i loro valori e i loro stili di vita a tutti gli altri.”

Questa è la pura verità.

In conclusione, vale la pena di ricordare l’outing di uno dei più accreditati teorici del gender, il canadese Christopher Dummit, ovviamente censurato dai media mainstream: “Mi sono inventato tuttoPer questo sono così sconfortato nel vedere che i punti di vista che sostenevo con tanto fervore, ma senza fondamento, sono stati accettati da così tanti nella società di oggi”.

Diventa quindi sempre più importante tornare a ragionare, rispettando ogni opzione di vita sessuale, ma evitando di privilegiare e promuovere con una testardaggine degna di miglior causa quelle che si ispirano a ideologie insostenibili  per la sopravvivenza della specie umana.

https://www.sabinopaciolla.com/quella-fluidita-di-genere-che-nasce-da-ottime-prospettive-di-business/

La dottrina cattolica valorizza le persone che altri incasellano nella categoria LGBT

È possibile essere gay e cattolici? Dopo interviste approfondite, la CNA ha scoperto che per una maggioranza silenziosa, la risposta è un sonoro “sì”. Per coloro che sperimentano l’attrazione per lo stesso sesso e vogliono vivere in accordo con gli insegnamenti della Chiesa, ci sono apostolati attivi, gruppi di sostegno e terapeuti che forniscono consigli sull’integrazione della spiritualità e della sessualità per vivere pienamente in comunione come un cattolico praticante.

Un articolo scritto da Autumn Jones, pubblicato su Catholic News Agency, che vi propongo nella mia traduzione. 

 

 

È possibile essere gay e cattolici? Dopo interviste approfondite, la CNA ha scoperto che per una maggioranza silenziosa, la risposta è un sonoro “sì”. Per coloro che sperimentano l’attrazione per lo stesso sesso e vogliono vivere in accordo con gli insegnamenti della Chiesa, ci sono apostolati attivi, gruppi di sostegno e terapeuti che forniscono consigli sull’integrazione della spiritualità e della sessualità per vivere pienamente in comunione come un cattolico praticante.

Eppure, ciò che viene spesso presentato negli spazi secolari e in alcuni spazi basati sulla fede è che la felicità è legata direttamente all’espressione sfrenata della sessualità umana, e ogni tentativo di impedire l’espressione sessuale è reso dannoso. 

Manca in articoli come il recente pezzo di Eve Tushnet in America magazine la comprensione sfumata dei doni di Dio della sessualità umana, dell’intimità e dell’espressione sessuale, dicono gli esperti alla CNA. 

“Questo articolo avrebbe potuto essere una bella opportunità per rivelare la gioia e la libertà nella castità – una virtù proposta (non imposta) dalla Chiesa per tutte le persone in tutti gli stati di vita, e che può portare alla realizzazione che le persone che sperimentano attrazioni per lo stesso sesso non sono automaticamente escluse dalla santa vocazione”, ha detto Hudson Byblow, un oratore cattolico e consulente sulla sessualità umana.

Invece, la Tushnet propone che la vita con attrazione per lo stesso sesso nella Chiesa è nel migliore dei casi una miseria che vive senza matrimonio, e nel peggiore, traumatica quando si cerca di capire i propri desideri. Lei sostiene una falsa dicotomia in cui le scelte sono o scegliere la propria sessualità e rinunciare a vivere in comunione con la Chiesa, o scegliere la propria fede e rinunciare alla felicità. 

“I cattolici che sperimentano l’attrazione per lo stesso sesso e che vogliono vivere in conformità con l’insegnamento della Chiesa possono essere irresponsabilmente danneggiati da una tale condanna generalizzata delle cure professionali per l’attrazione indesiderata per lo stesso sesso”, ha detto Philip M. Sutton, un attuale terapeuta con specializzazione sul matrimonio e famiglia, assistente sociale clinico e psicologo.

Elusivo nell’articolo della Tushnet è quello che molte voci hanno chiamato “la terza via praticabile” di vivere con l’attrazione per lo stesso sesso e vivere in accordo con la Chiesa.

“Qualsiasi approccio alla gratificazione sessuale oltre al casto matrimonio o all’astinenza – incluso il celibato – è considerato inaccettabile, contrario alla legge naturale e alla genuina fioritura umana, in definitiva frustrante per l’autentica pace e gioia che gli esseri umani cercano e di cui hanno bisogno”, dice Sutton. 

Avera Maria Santo scrive sulla convivenza con l’attrazione per lo stesso sesso come fedele cattolica e ha dato la sua testimonianza alla conferenza Truth & Love, alla conferenza Courage International e con vari altri apostolati. 

“Vorrei che la gente vedesse che l’esperienza dell’attrazione per lo stesso sesso è una croce come qualsiasi altra – questa è una circostanza della mia vita – e se non fosse questa, sarebbe qualcos’altro”, ha detto Santo. “Nel mezzo della mia esperienza, sono arrivato a conoscere Dio in modo molto reale. Vorrei che la gente vedesse la bellezza, specialmente la bellezza del sacrificio di sé, dell’amore sacrificale”. 

Centrale nella conversazione è l’idea che c’è una differenza tra l’esperienza dell’attrazione per lo stesso sesso e gli atti basati su quei sentimenti, dove la prima è permissibile e la seconda viola gli insegnamenti morali della Chiesa.

“La Chiesa cattolica non insegna che l’esperienza delle attrazioni per lo stesso sesso sia di per sé peccaminosa”, ha detto padre Philip G. Bochanski, direttore esecutivo di Courage International, un apostolato per uomini e donne che provano attrazione per lo stesso sesso e che si sono impegnati a lottare per la castità. “Né la Chiesa né Courage International pongono alcun obbligo o aspettativa su una persona di “diventare etero”, per così dire, o di sradicare le sue attrazioni per lo stesso sesso”.

Agire sull’attrazione per lo stesso sesso è considerato un peccato perché riduce la sessualità umana al piacere. Il vero scopo dell’amore erotico o sessuale, ha detto padre Bochanski, è la procreazione.

“La guarigione arriva nella consapevolezza che sono amata, che non c’è niente di sbagliato in me, che non sono punita o tormentata da Dio, ma che questa è una circostanza della vita in cui Dio mi tiene per mano”, ha detto. 

La castità è buona

Molti di coloro che sono stati intervistati dalla CNA e che si identificano come LGBT si chiedono perché la castità non fa alcuna apparizione nell’articolo della Tushnet, sia in relazione alle persone single che alle coppie sposate.

“Come qualcuno che sperimenta l’attrazione per lo stesso sesso, la mia identità cattolica di essere un figlio del Padre rimane la stessa, tuttavia la prospettiva sulla castità e la guarigione sono decisamente diverse”, ha detto Austin, che ha 23 anni. “Questo presenta un paio di nuove sfide, ma anche un sacco di modi unici per essere seguito da Gesù nella preghiera che molte persone probabilmente non sperimentano”.

Secondo il Catechismo della Chiesa Cattolica, la castità è “l’integrazione riuscita della sessualità nella persona e quindi l’unità interiore dell’uomo nel suo essere corporeo e spirituale”. La castità, quindi, è sia il pensiero che l’azione, dove alcune persone “professano la verginità o il celibato consacrato che permette loro di darsi a Dio solo con un cuore indiviso in modo notevole.”

“Spesso sentiamo le persone suggerire che l’insegnamento della Chiesa in qualche modo condanna le persone che sperimentano attrazioni per lo stesso sesso a una vita solitaria e senza amore”, ha detto padre Bochanski. “Questo deriva da un’incomprensione della natura dell’amore stesso”.

L’amore sessuale o erotico, ha detto padre Bochanski, è una parte importante dell’esperienza umana perché guida la formazione e la crescita della famiglia umana, ma non è l’unico tipo di amore autentico e significativo.

“L’affetto che proviamo per i membri della famiglia, l’amore divino della carità che ci permette di ricevere l’amore di Dio e di amare Dio e gli altri, e, soprattutto, l’amore talvolta dimenticato dell’amicizia, sono tutte parti necessarie di una vita cristiana piena”, ha detto. 

“Quando la Chiesa chiede alle persone che sperimentano attrazioni sessuali verso una persona dello stesso sesso – o, in effetti, verso chiunque non possa essere il proprio coniuge – di sacrificare l’amore erotico, è perché la persona possa essere libera di vivere gli altri tipi di amore liberamente e autenticamente”, ha detto.

John ha sperimentato l’attrazione per lo stesso sesso mentre viveva a New York City. Un suggerimento che ha sentito è stato quello di trovare un fidanzato e rimanere monogamo per soddisfare il suo desiderio di vivere una vita casta. Questo, ha detto, è stato menzionato come un’eccezione al seguire gli insegnamenti della Chiesa, e lui era inorridito. Non aveva alcun interesse a vivere al di fuori della piena comunione con la Chiesa. 

“La castità è per tutti, che tu sia sposato o non sposato, omosessuale o eterosessuale”, ha detto John. “Se la comunità omosessuale vuole vivere uno stile di vita gay, c’è un conflitto intrinseco proprio lì. Non volevo farne parte”. 

John si è unito a Courage quando aveva 30 anni. Andò anche in terapia per affrontare i traumi e le complicate dinamiche familiari della sua gioventù. Prima di sposarsi, John ha condiviso le sue esperienze con sua moglie, che ha pensato che fosse coraggioso e pio il cercare sostegno. Lui continua a partecipare alle riunioni di Courage 30 anni dopo.

Terapia ragionevole contro la “terapia di conversione”

“Un principio guida per tutte le professioni di salute mentale è onorare l’autodeterminazione di tutti i clienti”, ha detto Sutton, che è anche il fondatore e il primo direttore del programma di counseling all’Università Francescana. “Nella mia esperienza, coloro che si impegnano in una terapia professionale per aiutare le persone a gestire e risolvere l’attrazione per lo stesso sesso, onorano il desiderio dei loro clienti per questo. Se un cliente non vuole farlo, i terapeuti che conosco e di cui sono a conoscenza – e tutti i terapeuti etici – non forzano o costringono mai un cliente a farlo”.

Il Catechismo articola chiaramente l’insegnamento della Chiesa, ha detto Sutton, che “le persone con un’inclinazione omosessuale ‘devono essere accettate con rispetto, compassione e sensibilità'”.

“Questo può includere l’indirizzarli a cure professionali”, ha detto Sutton.

David ha visto un terapeuta per circa sei mesi per discutere le sue relazioni passate e le esperienze di vita. Ha anche sperimentato l’attrazione per lo stesso sesso. Ha trovato grande guarigione, ha detto, nel poter parlare di esperienze personali con un consulente cattolico che poteva integrare la sua fede nella conversazione.

“Avere una consulenza attraverso una lente cattolica e poter vedere qualcuno che rispetta la mia scelta di come ho scelto di vivere in accordo con gli insegnamenti della Chiesa sull’attrazione per lo stesso sesso, lo trovo molto utile”, ha detto.

David ha cercato una consulenza per approfondire il suo rapporto con Cristo e per capire cosa significa vivere con l’attrazione per lo stesso sesso come cattolico praticante. Così facendo, ha sviluppato una maggiore comprensione del suo desiderio di trovare uno scopo e un amore nella sua vita, e di donarsi nell’amore nel contesto dell’insegnamento della Chiesa, ha detto.

“Mentre una persona si sforza per la virtù, compresa la castità, ha bisogno di essere consapevole delle esperienze della sua vita che hanno plasmato il suo senso di sé, le aspettative, i desideri e i pensieri”, ha detto padre Bochanski. “Quando una persona ha subito un trauma, è stata ferita in famiglia o in altre relazioni, o ha a che fare con emozioni o comportamenti che non capisce e non può controllare, spesso è molto utile cercare il sostegno e la guida di un professionista formato in psicologia e consulenza”.

Michael Gasparro, terapeuta associato nel campo del matrimonio e famiglia, fornisce consulenza da una prospettiva cristiana per aiutare le persone a lavorare attraverso comportamenti sessuali indesiderati, tra cui la dipendenza sessuale, feticismo, rottura sessuale e disfunzioni sessuali nelle relazioni coniugali. Vede pazienti sposati, single, eterosessuali e omosessuali.  

“A volte ci fissiamo sulla sessualità omosessuale e dimentichiamo che molte persone hanno ferite intorno al sesso e ferite su come viverlo che rendono loro più difficile vivere la loro vocazione”, ha detto. “La terapia per molte persone è un luogo per parlare di questo senza giudizio e cercare la guarigione per le cose che contribuiscono alla loro problematica sessuale”. 

Per alcuni pazienti, il processo di lavoro attraverso i traumi del passato e il caos sessuale può risultare in un sottoprodotto di attrazione ridotta per lo stesso sesso, anche se questo non è l’obiettivo della terapia, Gasparro ha detto. I risultati dipendono dal paziente, con la guarigione dalle esperienze precedenti in prima linea nella discussione.

Austin inizialmente è andato da un paio di consulenti in cerca di consigli su come vivere l’attrazione per lo stesso sesso e non ha trovato quello che stava cercando. Poi, è stato indirizzato a un terapeuta che si concentra sulla terapia reintegrativa. 

“Mi ha spiegato che ero io al posto di guida, ero io a stabilire gli obiettivi di ciò che volevo ottenere dalla terapia”, ha detto. “È stato chiaro nello spiegare che questa non era una ‘terapia di conversione’, non era per ‘aggiustarmi’ o sopprimere le mie attrazioni”. 

Invece, Austin si impegnò in un processo di utilizzo di protocolli terapeutici basati su dati empirici per rintracciare una fantasia o un comportamento indesiderato, e legarlo a qualsiasi tipo di bisogno emotivo passato non soddisfatto. 

“Stavo desiderando di essere visto completamente e conosciuto da altri uomini, e questo desiderio è stato eroticizzato e sessualizzato”, ha detto. “L’obiettivo della terapia e il successo è stato quello di tornare a quel bisogno insoddisfatto – questo era il problema per me – non le attrazioni stesse … ciò che doveva essere risolto erano le radici sottostanti”.

Prima di iniziare la terapia, Austin ha riconosciuto che doveva desiderare la guarigione per se stesso. Non poteva venire dai suoi genitori o da chiunque altro volesse che lui cambiasse le sue attrazioni.

“Avere attrazione per lo stesso sesso non è immorale e non fa di te una cattiva persona”, ha detto Austin. “Agire su quei desideri in qualsiasi modo sarà immorale. Se qualcuno sta agendo su questi desideri, questo è un modo unico in cui sta cadendo nel peccato, e tutti noi cadiamo nel peccato quotidianamente in modi diversi”.

Un effetto collaterale della terapia per Austin è stato che le sue attrazioni per lo stesso sesso sono diminuite, anche se non del tutto. Quando emergono, non lo angosciano più come in passato. È in grado di vedere, ha detto, che non è una cattiva [persona] perché ha queste attrazioni.

“Sono stato in grado di vedere che sono desiderabile, e ho uomini nella mia vita che mi vedono e mi conoscono”, ha detto. “Le attrazioni hanno cominciato ad andare via perché non avevo bisogno di ricorrere a fantasie o comportamenti sessuali per riempire quel bisogno che avevo”.

Scott (uno pseudonimo), che ha 29 anni e lavora nel ministero, sta attualmente vedendo un terapeuta per parlare delle esperienze di vita nel presente e delle esperienze di vita nel passato, compreso l’apprendimento di come elaborare adeguatamente i traumi del passato. Raramente l’argomento dell’omosessualità viene fuori nelle sue sessioni di terapia. 

“La terapia a cui mi sto sottoponendo ora è come qualsiasi altra terapia a cui si sottoporrebbe chiunque altro”, ha detto. “Non ha niente a che fare con il ‘pregare che il gay vada via’ o altre cose che si sentono. Non è una terapia di conversione”.

Purtroppo, molti tipi di terapia che affrontano il comportamento sessuale indesiderato da una prospettiva cristiana o cattolica vengono raggruppati sotto il termine “terapia di conversione”, un termine ampio e mal definito, ha detto Gasparro. Il termine, nella sua comune comprensione laica, si riferisce al cambiamento del comportamento di una persona da omosessuale a eterosessuale, ed è oggetto di legislazione e di un documentario di prossima uscita su Netflix. 

“Molte persone si preoccupano e si arrabbiano riguardo al tema della terapia di conversione perché, forse hanno giustamente sentito storie di quando è stata dannosa per qualcuno, ma percepiscono erroneamente che tutte le terapie sono terapia di conversione”, ha detto Scott.

Ha detto che ci sono terapie dannose là fuori da parte diversi gruppi, in particolare nelle comunità cristiane evangeliche, dove l’attenzione è verso la modifica del comportamento e la volontà di non avere le attrazioni che si hanno. Scott ha anche condiviso che è importante ricordare che non tutte le terapie – o terapeuti – sono uguali.    

“Una buona terapia deve avere in mente la stessa integrazione, e trattare tutta la persona come un’unità di corpo e anima”, ha detto padre Bochanski. “Un buon terapeuta rispetterà l’intera storia del cliente, piuttosto che isolare solo una parte dell’esperienza del cliente, sia l’attrazione sessuale o qualsiasi altra cosa”.

La spinta a cambiare la dottrina cattolica 

Quando è stato chiesto se gli insegnamenti della Chiesa devono essere cambiati o adattati per accogliere meglio le persone con attrazioni per lo stesso sesso, la risposta tra gli intervistati è stata un “no” coerente.

“Non c’è niente dell’insegnamento della Chiesa che debba essere cambiato intorno a questo argomento, assolutamente niente”, ha detto Santo. “Dirò, quello che penso onestamente deve cambiare è il modo in cui questi insegnamenti vengono letti. Quando guardo gli insegnamenti della Chiesa con la consapevolezza che questa Chiesa, la Sposa di Cristo, mi ama profondamente e senza riserve, tutto ha un senso”.

Scott è d’accordo su una più profonda comprensione e incontro con l’insegnamento della Chiesa sulla sessualità umana. Ha detto di essere “al 100% d’accordo con l’insegnamento della Chiesa su tutto” e che è importante che la Chiesa non si “pieghi alle proteste di un gruppo particolare”. 

“Non vorrei far parte di una chiesa che ascolta il capriccio della società”, ha detto. “Piegarsi a qualsiasi filosofia sia popolare in questo momento o che sia una sorta di ‘argomento caldo’ è contribuire alla propria fine”.

Nella società di oggi, i tentativi di cambiare l’insegnamento della Chiesa sono presentati regolarmente, come nel caso dell’articolo della Tushnet, che non è riuscita a intervistare un solo teologo o terapeuta cattolico vivente. Questa difesa del cambiamento è tipicamente influenzata da un gruppo specifico che vuole cambiare un insegnamento per conformarsi a un’ideologia, invece di riallineare il proprio cuore a Cristo.

“Quando il clero o altri nel ministero suggeriscono che l’insegnamento può cambiare o dovrebbe cambiare, nel migliore dei casi stanno suscitando false speranze nel cuore dei fedeli, e li distraggono dal cercare il sostegno di cui hanno bisogno per capire e abbracciare l’insegnamento e vivere secondo esso”, ha detto padre Bochanski. 

“Questo è un grave scandalo e, come ha spiegato la Congregazione per la Dottrina della Fede nel 1986, ‘impedisce agli uomini e alle donne omosessuali di ricevere l’aiuto di cui hanno bisogno e che meritano’”, ha detto.

Padre Bochanski si è riferito a questo scandalo come al più antico trucco della Bibbia. 

“Consideriamo il peccato originale: il serpente tentò la donna per farle perdere la fiducia nel piano di Dio, distraendo la sua attenzione da tutte le benedizioni che la circondavano in paradiso, e facendola concentrare sull’unica cosa che non aveva”, ha detto padre Bochanski alla CNA. “È ancora l’agenda del diavolo finalizzata a scuotere la nostra fiducia nel piano di Dio e nella Chiesa che lo insegna, mettendo la nostra attenzione su quelle che sembrano restrizioni e distorcendo la nostra visione di ciò che Dio effettivamente ci fornisce.”

C’è spazio per crescere, tuttavia, nel modo in cui gli insegnamenti sono comunicati e ricevuti, ha condiviso Austin.

“In pratica, vorrei che i sacerdoti non solo conoscessero gli insegnamenti, ma che conoscessero il ‘perché’ dietro i desideri, che avessero una comprensione del perché le persone provano attrazione per lo stesso sesso”, ha detto. 

David ha convenuto che le conversazioni nella Chiesa, sia da parte della leadership della Chiesa che della comunità laica, potrebbero essere migliori. Ha sottolineato che la Chiesa sta ancora imparando i modi migliori per condividere gli insegnamenti e per portare gli insegnamenti agli altri.

“Una cosa che ho riconosciuto è che a volte le persone ben intenzionate, scarsamente catechizzate, potrebbero non sapere la differenza tra vivere le attrazioni per lo stesso sesso e sperimentarle”, ha detto. “Non è sempre ben differenziato o insegnato”. 

“Le persone hanno bisogno di sapere che hanno un posto all’interno della Chiesa, e di sapere che sono benvenute, che la loro presenza è desiderata e che sono amate e curate”, ha detto.

Di Sabino Paciolla

https://www.sabinopaciolla.com/la-dottrina-cattolica-valorizza-le-persone-che-altri-incasellano-nella-categoria-lgbt/

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