Che sia il caso di rinunciare alla Santissima Trinità?

Potrebbe non essere una provocazione, ma una esigenza sincretistica. Per tolleranza religiosa dovremmo impedire il Battesimo! Perché il Battesimo è la proclamazione della divinità di Gesù e dello Spirito Santo come Terza Persona della Trinità. Nessuno battezza nel nome di Dio Padre, nel nome di un grande e santo profeta, nel nome di una energia spirituale!

Esistono tre profonde e irrisolvibili contraddizioni tra Monoteismo e Misticismo orientale: la fede in un Dio unico e personale, contro l’idea di un assoluto indeterminato (uno-tutto impersonale); la fede nella Creazione di una realtà vera e buona, contro l’idea che il dolore derivi proprio dalla illusione cosmica che esiste apparentemente solo per un non-dominio del desiderio; la fede nella Rivelazione che Dio compie di Se stesso, all’uomo contro l’idea di una auto-elevazione umana (auto-deificazione) interiore e personale.  

Nessun credente nel Monoteismo biblico può rinunciare – anche solo per logica – a questi tre nuclei basilari della sua fede. Non solo: la Rivelazione biblica nega a priori qualsiasi processo di auto-redenzione, come ad essere “Buddha di se stessi”. La Rivelazione insegna la volontà di Dio, la Sua Legge: coerentemente il dibattito tra Gesù e gli scribi i farisei era il compimento della Torah, il suo senso ultimo, il suo rispetto integrale e radicale; coerentemente, sotto questa luce, il musulmano intende la sua fede come assoluta sottomissione alla volontà dell’unico Dio.

Il Vangelo va oltre. E in modo più grave. Mentre oggi molti teologi insistono sul senso della Rivelazione incentrato sull’uomo e sul suo destino (cosmico, sociale, divino), in verità il Vangelo insegna che neppure l’adempimento della Legge è sufficiente a soddisfare la Giustizia di Dio. Vale a dire, che il peccato di ogni uomo – erede di Adamo, nel quale tutti abbiamo peccato – è talmente grave che era necessario che il Figlio eterno di Dio si incarnasse e morisse per riscatto di molti. Perché, con buona pace di Rahner e seguaci, da una parte, l’Incarnazione in se stessa non ha realizzato nessuna fratellanza universale, né ci ha uniti misticamente a Dio, dal momento che l’Incarnazione è l’assunzione della natura umana da parte del Figlio di Dio (quindi solo in Cristo la natura umana è stata innalzata a dignità sublime!); d’altra, è la Croce e il Sacrificio a riscattare l’uomo e donargli la possibilità di aderire alla fede e compiere le opere conseguenti. 

Il Vangelo rivela pienamente la Trinità, la profonda relazione d’Amore tra le Persone divine; rivela pienamente nel Cristo che c’è molto di più di un Messia o un Profeta o un grande iniziato morale, ma un Uomo che è in maniera esclusiva e unica vero Dio e vero Uomo; rivela che lo Spirito Santo non è una forza di elevazione interiore o uno stato di benessere.

Questo determina un ulteriore problema: non solo il Cristianesimo non è una mistica dell’Assoluto, ma non possiamo neppure fermarci ad una comune idea che esista un solo Dio. Dio è in Se stesso Trinità di Persone. Altrimenti il Cristianesimo non è. E si riduce a forme astratte e atee di spiritualità secolarizzata, come in fondo il pensiero moderno ha proposto in modo vario e complesso (qui).

La forma certamente più complessa di queste perversioni teologiche è stata quella dell’idealismo tedesco di inizio Ottocento, con Hegel su tutti. Mentre le altre filosofie moderne hanno rinunciato a Dio, facendo del cristianesimo qualcosa di prettamente umano e terreno, in chiave psicologica, rivoluzionaria o etica che sia, Hegel ha conservando la potenza teologica, facendo della Trinità l’insieme dialettico della Coscienza di Dio.

Hegel fa infatti pensato Dio come una Autocoscienza in un eterno e storico divenire, progressivo e razionale. Hegel ha pensato simbolicamente il “Padre” come momento della indeterminazione originaria, il “Figlio” come auto-negazione di Sé (fino alla morte in Croce), lo “Spirito” come Coscienza divina di Sé, in quanto ragione e spirito del mondo. Ed il peccato come momento di auto-consapevolezza umana della propria (gnostica) natura divina.

L’influenza negli ultimi due secoli è stata enorme, in tutte quelle teologie “protestanti e cattoliche” che oggi propongono un evoluzionismo storico, dogmatico e teologico, una rivelazione della divinità dell’uomo, un sincretismo generale tra tutte le forme di spiritualità religiosa aperte ad un imprecisato e impersonale Assoluto (mistico, cosmico-ecologista, sociale che sia), un’assenza del peccato e del Giudizio.

Nonostante ciò, noi abbiamo il dovere di ribadire e chiarire che il peccato non è un disordine interiore, rispetto ad un fine. Il peccato è una colpa davanti a Dio. E la colpa dell’umanità era tale che il Cristo doveva morire in Croce come Sacrificio di espiazione, perché l’umanità potesse tornare ad avere la possibilità di meritare la beatitudine celeste, compiendo le opere comandante da Gesù e affidate all’insegnamento perenne ed eterno della Sua Chiesa.    

Nonostante ciò, noi abbiamo il dovere di ribadire e chiarire che quando nella professione di Fede si dice “Credo nello Spirito Santo” si professa di credere in una Persona (non in una energia o forza) che agisce nel mondo e nella storia. Questa Persona divina consola la Chiesa e conferma il Vangelo; ma contemporaneamente giudica il mondo, nella sua colpa di rifiutare il Figlio (capovolgendo proprio il giudizio espresso dal mondo contro il Cristo). E si oppone – non certo si identifica, come credono non pochi teologi – allo spirito del mondo, perché e mentre tenta di realizzare la contro-Chiesa, in ogni ambito della società, della cultura e della dottrina cattolica.

Nonostante ciò, noi abbiamo il dovere di ribadire e chiarire che Gesù di Nazareth è Dio e l’unico Salvatore dell’uomo; e che non c’è salvezza alcuna e possibile, se non nel modo previsto dal Vangelo, come affidato nella sua integrità all’azione sacramentale della Chiesa. Anche questo indica la Festa solenne del Corpus Domini.


di Pierluigi Pavone

 https://www.sabinopaciolla.com/scienza-e-coscienza-della-trinita-andate-in-tutto-il-mondo-e-battezzate-nel-nome-dellassoluto-impersonale-e-la-religione-mondiale/

Giugno, il mese dedicato al Sacro Cuore di Gesù



Già praticata nell’antichità cristiana e nel Medioevo, il culto del Sacro Cuore di Gesù si diffuse nel secolo XVII ad opera di San Giovanni Eudes (1601-1680), che già verso il 1643 lo cominciò a celebrare con i religiosi della sua congregazione. La grande fioritura della devozione al Sacro Cuore di Gesù si ebbe dalle rivelazioni private di Santa Margherita Maria Alacoque (1647-1690), che insieme a San Claude de la Colombière ne propagarono il culto.

Affinché il culto del Cuore di Gesù penetri nella vita sociale dei popoli, iniziò, su esortazione di Papa Pio IX nel 1876, un movimento di “Atti di consacrazione al Cuore di Gesù”, a partire dalla famiglia, e di intere Nazioni ad opera di Conferenze Episcopali, ma anche di illuminati e devoti governanti, tra i quali il Presidente dell’Ecuador, Gabriel Garcia Moreno (1821-1875). Fu tanto il fervore, che per tutto l’Ottocento e primi decenni del Novecento, fu dedicato al culto del Sacro Cuore di Gesù, che di riflesso sorsero numerose congregazioni religiose, sia maschili che femminili, tra le principali vi sono: “Congregazione dei Sacerdoti del Sacro Cuore”, fondata nel 1874 dal Beato Leone Dehon (Dehoniani); “Figli del Sacro Cuore di Gesù” o Missioni africane di Verona, congregazione fondata nel 1867 da San Daniele Comboni (Comboniani); “Dame del Sacro Cuore”, fondate nel 1800 da Santa Maddalena Sofia Barat; “Ancelle del Sacro Cuore di Gesù”, fondate nel 1865 dalla Beata Caterina Volpicelli; diversi Istituti femminili portano la stessa denominazione.

Sin dal principio, Gesù ha fatto comprendere a Santa Margherita Maria Alacoque, che avrebbe sparso le effusioni della sua grazia su tutti quelli che si sarebbero interessati a questa amabile devozione. Tra esse fece anche la promessa di riunire le famiglie divise e di proteggere quelle in difficoltà riportando in esse la pace.

Santa Margherita scrive alla Madre de Saumaise, il 24 agosto 1685: «Egli (Gesù) le ha fatto conoscere, di nuovo, la gran compiacenza che prende nell’essere onorato dalle sue creature e le sembra che Egli le promettesse che tutti quelli che si sarebbero consacrati a questo sacro Cuore, non perirebbero e che, siccome egli è la sorgente d’ogni benedizione, così le spanderebbe, con abbondanza, in tutti i luoghi dove fosse esposta l’immagine di questo amabile Cuore, per esservi amato e onorato. Così riunirebbe le famiglie divise, proteggerebbe quelle che si trovassero in qualche necessità, spanderebbe l’unzione della sua ardente carità in quelle comunità dove fosse onorata la sua divina immagine; e ne allontanerebbe i colpi della giusta collera di Dio, ritornandole nella sua grazia, quando ne fossero decadute».

Ecco inoltre frammenti di una lettera della santa a un Padre gesuita, forse al Padre Croiset: «Perché non posso io raccontare tutto quello che so di questa amabile devozione e scoprire a tutta la terra i tesori di grazie che Gesù Cristo racchiude in questo Cuore adorabile e che intende spandere su tutti quelli che la praticheranno?… I tesori di grazie e di benedizioni che questo sacro Cuore racchiude sono infiniti. Io non so che vi sia nessun altro esercizio di devozione, nella vita spirituale, che sia più efficace, per innalzare, in poco tempo, un’anima alla più alta perfezione e per farle gustare le vere dolcezze, che si trovano nel servizio di Gesù Cristo».
«In quanto alle persone secolari, troveranno in questa amabile devozione tutti i soccorsi necessari al loro stato, vale a dire, la pace nelle loro famiglie, il sollievo nel loro lavoro, le benedizioni del cielo in tutte le loro imprese, la consolazione nelle loro miserie; è proprio in questo sacro Cuore che troveranno un luogo di rifugio durante tutta la loro vita, e principalmente all’ora della morte. Ah! come è dolce morire dopo avere avuto una tenera e costante devozione al sacro Cuore di Gesù Cristo!».
«Il mio divin Maestro mi ha fatto conoscere che coloro che lavorano alla salute delle anime, lavoreranno, con successo e conosceranno l’arte di commuovere i cuori più induriti, purché abbiano una tenera devozione al suo sacro Cuore, e s’impegnino a ispirarla e stabilirla in ogni dove».
«Infine, è molto visibile che non vi è nessuno al mondo che non riceva ogni sorta di soccorso dal cielo, se ha per Gesù Cristo un amore veramente riconoscente, come si è quello che gli si dimostra, con la devozione al suo sacro Cuore».

Le promesse fatte da Gesù a Santa Margherita Maria Alacoque, in favore dei devoti del Sacro Cuore

1. Io darò loro tutte le grazie necessarie al loro stato.
2. Io metterò la pace nelle loro famiglie.
3. Io li consolerò in tutte le loro afflizioni.
4. Io sarò il loro sicuro rifugio in vita e specialmente in morte.
5. Io spanderò le più abbondanti benedizioni sopra tutte le loro imprese.
6. I peccatori troveranno nel mio Cuore la fonte e l’oceano infinito della misericordia.
7. Le anime tiepide diverranno fervorose.
8. Le anime fervorose s’innalzeranno rapidamente a una grande perfezione.
9. Io benedirò le case ove l’immagine del mio sacro Cuore sarà esposta e onorata.
10. Io darò ai sacerdoti il dono di commuovere i cuori più induriti.
11. Le persone che propagheranno questa devozione avranno il loro nome scritto nel mio Cuore e non ne sarà mai cancellato.

Consacrazione al Sacro Cuore di Gesù di Santa Margherita Maria Alacoque

Io […], dono e consacro al Cuore adorabile di nostro Signore Gesù Cristo la mia persona e la mia vita, [la mia famiglia/il mio matrimonio], le mie azioni, pene e sofferenze, per non voler più servirmi d’alcuna parte del mio essere, che per onorarlo, amarlo e glorificarlo. È questa la mia volontà irrevocabile: essere tutto suo e fare ogni cosa per suo amore, rinunciando di cuore a tutto ciò che potrebbe dispiacergli. Ti scelgo, o Sacro Cuore, come unico oggetto del mio amore, come custode della mia via, pegno della mia salvezza, rimedio della mia fragilità e incostanza, riparatore di tutte le colpe della mia vita e rifugio sicuro nell’ora della mia morte. Sii, o Cuore di bontà, la mia giustificazione presso Dio, tuo Padre, e allontana da me la sua giusta indignazione. O Cuore amoroso, pongo tutta la mia fiducia in te, perché temo tutto dalla mia malizia e debolezza, ma spero tutto dalla tua bontà. Consuma, dunque, in me quanto può dispiacerti o resisterti; il tuo puro amore s’imprima profondamente nel mio cuore, in modo che non ti possa più scordare o essere da te separato. Ti chiedo, per la tua bontà, che il mio nome sia scritto in te, poiché voglio concretizzare tutta la mia felicità e la mia gloria nel vivere e morire come tuo servo. Amen.

Molti Papi hanno esortato i fedeli a questa devozione

Nel 1956 Papa Pio XII nell’Enciclica Haurietis aquas scrisse: “Ma, mentre la Chiesa ha sempre tenuto in alta considerazione il culto al Cuore Sacratissimo di Gesù, così da favorirne in ogni modo il sorgere e il propagarsi in mezzo al popolo cristiano, non mancando altresì di difenderlo apertamente contro le accuse di Naturalismo e di Sentimentalismo; è da lamentare che non uguale onore e stima, sia nei tempi passati che ai giorni nostri, questo nobilissimo culto gode presso alcuni cristiani e talvolta anche presso alcuni di coloro, che pur si dicono animati da sincero zelo per gli interessi della religione cattolica e per la propria santificazione… E’ necessario quindi tener sempre presente in questo così importante ma altrettanto delicato argomento, che la verità del simbolismo naturale, in virtù della quale il Cuore fisico di Gesù entra in un nuovo rapporto con la Persona del Verbo, riposa tutta sulla verità primaria dell’unione ipostatica; intorno a cui non si può nutrire alcun dubbio, se non si vogliono rinnovare gli errori, più volte dalla Chiesa condannati, perché contrari all’unità di Persona in Cristo, nella distinzione e integrità delle due nature”.

Nel 1965 Papa Paolo VI nella Lettera apostolica Investigabiles divitias Christi scrisse: “Imperscrutabile ricchezza di Cristo (Ef 3, 8), sgorgata dal fianco squarciato del Redentore divino nel momento in cui, morendo sulla croce, egli riconciliò col Padre celeste il genere umano, è stata posta in luce così fulgida in questi ultimi tempi dai progressi del culto al Ss. Cuore di Gesù, che lietissimi frutti ne sono derivati a beneficio della Chiesa… Poiché infatti il Ss. Cuore di Gesù, fornace ardente di carità, è simbolo ed espressiva immagine di quell’eterno amore, nel quale Dio ha tanto amato il mondo, da dare il suo Figliuolo unigenito, siamo certi che dette commemorazioni contribuiranno moltissimo a far sì che le ricchezze dell’amore divino siano profondamente scrutate e bene comprese; e nutriamo altresì la fiducia che i fedeli tutti ne sappiano trarre ispirazione sempre più risoluta a configurare al Vangelo la propria vita, a emendare diligentemente i costumi, a mettere in pratica la legge del Signore”.

Papa Giovanni Paolo II nell’omelia pronunciata il 18 settembre 1984, durante il Viaggio Apostolico in Canada, ha sottolineato: “Qui tocchiamo più direttamente la realtà del cuore di Gesù. Il cuore, infatti, è un organo umano, che appartiene al corpo, che appartiene all’intera struttura, alla dimensione spirituale e a quella fisica dell’uomo: ‘E il Verbo si è fatto carne’. In questa duplice dimensione, il cuore trova il suo posto come organo. Ha nello stesso tempo un significato come centro simbolico dell’io interiore, e questo io interiore è, per la sua stessa natura, spirituale. Il cuore di Gesù fu concepito sotto il cuore della Madre Vergine, e la sua vita terrena cessò nel momento in cui Gesù morì sulla croce. Lo testimoniò il soldato romano che forò il costato di Gesù con la lancia. Per tutta la sua vita terrena il cuore di Gesù fu il centro in cui si manifestò, in maniera umana, l’amore di Dio: l’amore di Dio Figlio, e attraverso il Figlio, l’amore di Dio Padre”.

Anche Papa Benedetto XVI, nel 2006 nella Lettera in occasione del 50° anniversario dell’Enciclica Haurietis aquas ha sottolineato: “Questo mistero dell’amore di Dio per noi, peraltro, non costituisce soltanto il contenuto del culto e della devozione al Cuore di Gesù: esso è, allo stesso modo, il contenuto di ogni vera spiritualità e devozione cristiana. E’ quindi importante sottolineare che il fondamento di questa devozione è antico come il cristianesimo stesso. Infatti, essere cristiano è possibile soltanto con lo sguardo rivolto alla Croce del nostro Redentore, ‘a Colui che hanno trafitto’… La contemplazione adorante del costato trafitto dalla lancia ci rende sensibili alla volontà salvifica di Dio. Ci rende capaci di affidarci al suo amore salvifico e misericordioso e al tempo stesso ci rafforza nel desiderio di partecipare alla sua opera di salvezza diventando suoi strumenti. I doni ricevuti dal costato aperto, dal quale sono sgorgati ‘sangue e acqua’, fanno sì che la nostra vita diventi anche per gli altri sorgenti da cui promanano ‘fiumi di acqua viva’”.

Infine, Papa Francesco nella Messa a Santa Marta per la Solennità del Sacro Cuore di Gesù nel 2013 ha ribadito: “Un Dio che si fa vicino per amore, cammina con il suo popolo e questo camminare arriva ad un punto che è inimmaginabile. Mai si può pensare che lo stesso Signore si fa uno di noi e cammina con noi, rimane con noi, rimane nella sua Chiesa, rimane nell’Eucarestia, rimane nella sua Parola, rimane nei poveri, rimane con noi camminando. E questa è vicinanza: il pastore vicino al suo gregge, vicino alle sue pecorelle, che conosce una ad una… Tenerezza! Ma il Signore ci ama con tenerezza. Il Signore sa quella bella scienza delle carezze, quella tenerezza di Dio. Non ci ama con le parole. Lui si avvicina, vicinanza, e ci dà quell’amore con tenerezza. Vicinanza e tenerezza! Queste due maniere dell’amore del Signore che si fa vicino e dà tutto il suo amore con le cose anche più piccole: con la tenerezza. E questo è un amore forte, perché vicinanza e tenerezza ci fanno vedere la fortezza dell’amore di Dio”.

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