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venerdì 11 giugno 2021

Dal 5 al 6..

Moneyval dà la pagella al Vaticano. Non lo boccia, ma poco ci manca


Il rapporto Moneyval del 2021 sulla Santa Sede e la Città del Vaticano era stato reso pubblico da poche ore, il 9 giugno, e subito i media pontifici ne hanno messo in evidenza i giudizi positivi, con un comunicato e un’intervista istituzionale di Carmelo Barbagallo, già uomo della Banca d’Italia e dal 2019 presidente dell’ASIF, l’Autorità di supervisione e informazione finanziaria del Vaticano.

Di regola, Moneyval – il comitato del Consiglio d’Europa che vigila sulla correttezza e l’efficacia delle misure di ciascuno Stato contro i reati finanziari – su ciascuna delle varie materie d’esame dà uno di questi quattro voti, a scalare: “alto”, “sostanziale”, “moderato” e “basso”.

Ebbene, su undici valutazioni, il Vaticano ha avuto questa volta cinque “sostanziale” e sei “moderato”.

I voti relativamente migliori riguardano la conformità tecnica degli istituti vaticani agli standard internazionali. Ma riguardo all’efficacia delle misure adottate – oggetto per la prima volta dell’ispezione di Moneyval – i giudizi sono più severi.

“Direi che è andata bene, in nessun caso è stato espresso un giudizio di efficacia ‘bassa’”, ha commentato Barbagallo. Come per scampato pericolo.

Ma se appena si ha la pazienza di sfogliare le 274 pagine fitte del rapporto – come ha fatto per primo l’esperto vaticanista Andrea Gagliarducci su ACI Stampa – si vede che le rose hanno anche tante spine. Pungenti.

E c’era da aspettarselo, vista “la saga degli infortuni giudiziari” in cui è incappata la magistratura vaticana in questi ultimi tempi, narrata in un recente post di Settimo Cielo.

*

Gli “immediate outcomes” più critici sono il sesto e il settimo del rapporto, riguardanti la condotta vaticana rispettivamente nelle operazioni di “intelligence” e nelle indagini giudiziarie.

Nel primo caso, Moneyval contesta duramente la perquisizione compiuta il 1 ottobre 2019 dalla gendarmeria pontificia negli uffici della segreteria di Stato e dell’Autorità di informazione finanziaria, alla caccia di indizi sul malaffare del palazzo di Londra acquistato dalla stessa segreteria di Stato.

Durante la perquisizione furono sequestrati, tra l’altro, quindici documenti riservati che – nota Moneyval – provenivano dai servizi di “intelligence” di cinque paesi europei. E questa violazione del segreto indusse il Gruppo Egmont, che coordina le unità di informazione finanziaria di 164 paesi del mondo, a sospendere il 13 novembre ogni rapporto con il Vaticano.

Un mese dopo tale rapporto fu ricucito con la promessa che in futuro non si sarebbero più ripetuti tali incidenti. Ma Moneyval fa notare che “dai colloqui avuti con le autorità vaticane non è chiaro se le autorità giudiziarie [della Santa Sede] abbiano davvero valutato il rischio delle potenziali conseguenze internazionali che potevano derivare da simili perquisizioni”.

Nel secondo caso, relativo alle indagini giudiziarie e ai processi in campo finanziario, Moneyval registra che in otto anni sono state emesse in Vaticano appena due sentenze. Entrambe per il solo reato di autoriciclaggio. Ed entrambe con condanne “inferiori alle pene minime previste dalla legge”.

Nell’intervista istituzionale ai media vaticani, Barbagallo ha così risposto a questi addebiti:

“Quanto alla limitata dissuasività e proporzionalità delle sentenze, credo che il giudizio di Moneyval vada integrato alla luce di una recente e ben nota sentenza del tribunale vaticano, che il rapporto non ha potuto tenere in piena considerazione per un mero fattore di tempi”.

L’allusione è alla condanna di Angelo Caloia, ex presidente dello IOR, Instituto per le Opere di Religione, effettivamente emessa il 21 gennaio dopo la visita degli ispettori di Moneyval e quindi non conteggiata. Anch’essa, però, non tale da mutare i termini del giudizio, secondo cui “gli effettivi risultati raggiunti durante il periodo esaminato sono modesti”.

Tra le cause di questa inazione, Moneyval indica una “riluttanza” nelle investigazioni, che in almeno tre casi “sono durate quattro anni prima di essere portate in giudizio”.

“Un elemento di vulnerabilità”, si legge nel rapporto, è “il fatto che non tutti i promotori di giustizia lavorano esclusivamente per la Santa Sede”, per cui “potenziali conflitti professionali e incompatibilità non possono essere esclusi”. Quando invece occorrerebbe “un ulteriore reclutamento di promotori di giustizia a tempo pieno (in particolare con una esperienza pratica nel perseguire reati finanziari) per assicurare che tutti i casi siano soggetti a un’immediata indagine approfondita e in tempi stringenti”.

“Per evitare potenziali conflitti di interesse – prosegue il rapporto – tutti i promotori giudiziari nominati in futuro dovrebbero lavorare esclusivamente per la Santa Sede durante i loro contratti, e non anche fare pratica legale in altre giurisdizioni simultaneamente”, come invece accade per quasi tutti i magistrati oggi in servizio in Vaticano, che continuano a svolgere il loro lavoro di avvocati in Italia.

Nel citare le indagini sul malaffare di Londra come esempio di tale inconcludenza, il rapporto fornisce anche una notizia, evidentemente ricavata dai colloqui con le autorità vaticane. Scrive che “le persone sospette si prevede saranno portate in giudizio entro l’estate del 2021”.

In più, il rapporto Moneyval fornisce dei dati sui bilanci vaticani, in parte noti e in parte no.

Nel 2019 le entrate della sola Santa Sede sono state di 307 milioni di euro, le uscite di 318 milioni e il valore del patrimonio di 1 miliardo e 402  milioni, che però sale a circa 4 miliardi se si sommano i beni della Santa Sede, dello Stato della Città del Vaticano, dell’Obolo di San Pietro, delle Pontificie opere missionarie, dello IOR, del fondo pensioni, delle fondazioni.

In particolare, nel 2019 le Pontificie opere missionarie hanno raccolto 89 milioni di euro, l’Obolo di San Pietro 53 milioni, la Congregazione per le Chiese orientali 13 milioni, l’Elemosineria pontificia 2,4 milioni.

Settimo Cielo

di Sandro Magister 11 giu

http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2021/06/11/moneyval-da-la-pagella-al-vaticano-non-lo-boccia-ma-poco-ci-manca/

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