ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 5 giugno 2021

Finiscono per azzannarsi fra di loro

 "I modernisti vogliono distruggere la Chiesa"


Don Curzio Nitoglia prende spunto dalle dimissioni del cardinale tedesco Marx per analizzare la crisi profonda che attanaglia una Chiesa che sembra allo sbando: "Il clero progressista è unito solo dall'odio comune contro la legge naturale. Quando poi gli eretici non riescono ad unirsi intorno ad un nemico comune finiscono per azzannarsi fra di loro"


Dimissioni del Cardinal Marx: esibizione di martirio per sfidare e ricattare il Papa. Punto cruciale è il teutonico “cammino sinodale” scismatico. E il Corpo di Cristo sanguina. Cosa succederà adesso?


Approfondiamo il caso delle dimissioni del Cardinal Marx e delle sue conseguenze (con rappresentano per niente un “punto morto”, come vorrebbe lui a far pensare), di cui abbiamo riferito ieri:

In un articolo (che riportiamo in una nostra traduzione italiano dall’inglese) dal titolo Un mondo di dolore: le dimissioni del Cardinale Marx sul Catholic Herald, di ieri 4 giugno 2021, Christopher R. Altieri scrive, che il Cardinale Reinhard Marx ha reso pubblico le sue dimissioni – autorizzato a fare ciò dal Papa – «in un momento in cui la Chiesa in Germania sta sbandando verso il disastro ed è sotto il dominio di forze che potrebbero farla uscire dai binari. Il punto cruciale della questione è la “via sinodale” che i vescovi tedeschi hanno tracciato per il rinnovamento della Chiesa nel Paese – dicono – anche se i critici all’interno e all’esterno dei ranghi dei vescovi tedeschi hanno definito il progetto praticamente in tutti i modi, da fuorviato a criminale pazzo. Si è parlato di scisma, a causa dell’insistenza dei vescovi tedeschi su percorsi di riforma canonicamente impossibili e di un “ripensamento” teologicamente poco plausibile di questioni dottrinali risolte».

Poi, su Libero di oggi, Renato Farina scrive nell’articolo che riportiamo di seguito: «Francesco ha bocciato questo disegno, dichiarando illegittime queste pretese del sinodo tedesco. Marx però non essendo stato in alcun modo sanzionato, prima che questo possa accadere, scuote le colonne del Bernini e vuol vedere se la sua mossa farà crollare qualcosa a Roma, e indurrà chi regge il timone della nave di Pietro a piegarsi almeno un poco verso le idee di riforma appena citate. Naufraghi il Sinodo tedesco, Marx lotta. Il barbuto e irruente cardinale di Monaco non si è certo spiaggiato come un capodoglio a Ostia. Nuota per risalire il Tevere, dove conta di far valere la sua potenza mediatica e l’antica stima di Bergoglio che l’aveva voluto da subito nello Stato Maggiore della Chiesa, membro del cosiddetto C9, dal numero originario dei cardinali, a cui a. ungendo il numero Uno diventa dieci. E siamo – si ride e si piange in Vaticano – al paragone con il romanzo di Agatha Christie dedicato ai “Dieci piccoli indiani”, che soccombono uno alla volta».

Infine, facciamo seguire l’articolo di Franca Giansoldati sul Messaggero, sempre di oggi, in cui elabora sulla retroscena della dimissioni del Cardinal Marx, “la Chiesa tedesca sfida Roma”: «Con una mossa tanto inattesa quanto sorprendente Reinhard Marx, potentissimo arcivescovo di Monaco e membro del Consiglio dei cardinali, ha lanciato il guanto di sfida verso Roma e, automaticamente, verso Papa Francesco pur di non fare arrestare il cammino di riforme avviato in Germania dai cattolici progressisti. (…) Le conseguenze di questo gesto sono al momento imprevedibili perché potrebbero costituire l’anticamera di uno scisma benché Marx non abbia di certo la statura di Lutero. Quello che chiede e di cui si fa portavoce è un distacco dalle rigidità dottrinali di Roma. Non a caso ieri, in Vaticano, c’era chi ricordava una sua frase sibillina che durante il sinodo sulla Famiglia, ripeteva negli inner-circle: “La Chiesa in Germania non può sempre essere una filiale di Roma”».

Il Cardinal Marx nel 2019 ha difeso vigorosamente il “cammino sinodale” tedesco dalle critiche del Cardinale Marc Ouellet, Prefetto della Congregazione per i Vescovi. L’ha ricordato nel suo Report di ieri l’attento osservatore statunitense Dott. Robert Moynihan, in un’analisi come sempre lucida e chiara.

Ouellet aveva osservato che alcuni degli argomenti in discussione nel “cammino sinodale” in Germania – incluso gli ordini sacri per le donne – potrebbero avere un impatto sull’intera Chiesa universale. Questa discussione ha portato molti osservatori a concludere che la Santa Sede era preoccupata per il percorso che stavano prendendo i vescovi tedeschi, allora guidati da Marx, temendo il possibile emergere di un tipo di “Chiesa Nazionale” all’interno del mondo cattolico. L’eventuale emergere di una Chiesa Cattolica Nazionale in Germania, come un sottoinsieme della Chiesa Cattolica Romana rischierebbe – secondo la Santa Sede – di nuocere l’unità e l’universalità della Chiesa, caratterizzata dall’adesione a una fede e a una pratica identiche in tutto il mondo da parte di tutti i membri della Chiesa, era il tenore delle osservazioni del Cardinale Ouellet.

È il preciso dovere del Papa e della Curia Romana di preservare e proteggere l’unità e l’universalità, «confermando i suoi fratelli nella fede» (cfr Lc 22,32, dove Gesù dice a Pietro: «Ma io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede; e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli»).

Nella sua lettera di dimissioni il Cardinal Marx solo una volta menziona il “cammino sinodale” tedesco, ma lo definisce, significativamente, come “l’unica via” per uscire dall’attuale crisi della Chiesa in Germania. Guardando superficialmente, osserva Moynihan, si potrebbe trovare qualcosa di ammirevole nell’assumersi la responsabilità personale per le carenze della Chiesa riguardante i crimini degli abusi sessuali di tante vittime, bambini, minori e persone vulnerabili.

Il Cardinal Marx con la sua lettera da l’impressione di voler inviare un messaggio: «Mi accuso di assecondare la Chiesa e le sue terribili vie». Se lui ritiene che “il sistema” è il problema e il “cammino sinodale” è la soluzione, non fa luce sulla questione centrale su cui pochi sono disposti a soffermarsi: il fallimento della formazione dei credenti cristiani alla virtù cristiana in modo che il crimine dell’abuso sessuale ha meno probabilità di diventare una tentazione.

Il Cardinal Marx si dimette dall’ufficio di Ordinario dell’Arcidiocesi di München und Freisung (non vengono chiamati in causa gli altri suoi incarichi) volendo evidenziare il suo pentimento e per rompere con un “sistema di insabbiamento” che pensa più all’immagine della Chiesa Cattolica Romana, che alle sofferenze delle vittime dei crimini del suo clero. Ma allo stesso tempo gioca al rilancio, “raddoppiando” sul “cammino sinodale”, che ha contribuito a tracciare, definendolo “l’unica via” per realizzare una vera riforma “evangelica” della Chiesa, che aiuti a proteggere le vittime.

È questo il punto debole della mossa di Marx, su cui è legittimo avere dei dubbi, conclude Moynihan: il “cammino sinodale” è davvero la via giusto da percorrere per la Chiesa, per poter crescere in virtù e santità, anche prendendosi cura nel modo più profondo delle vittime di ogni tipo di abuso? Oppure, questa “unica via” porta a una sorte di abuso teologico, una specie di scisma, un tipo di abbraccio mortale del pensiero mondano – per cui Papa Benedetto XVI aveva ammonito la Chiesa in Germania – che rompe con il tesoro della Fede tramandato da due millenni? E, quindi, un tale percorso per forza non condurrà verso la disunità nella Chiesa, divisione geografica e rottura con la Tradizione? Queste domande restano ancora senza risposte, dopo aver letto l’insolita e inaspettata lettera del Cardinal Marx.


Le dimissioni del Cardinal Marx: esibizionismo di martirio per fare pressione sul Papa con il ricatto
Ma non esiste solo la tetra mummia tedesca, dal vecchio piagato corpo della Chiesa altrove sgorgano sorgenti di acqua viva
di Renato Farina
Libero, 5 giugno 2021


Dalla cupola di San Pietro è scivolata giù un’altra lastra per frantumarsi sulla testa di tanti cattolici che dovrebbero esserci abituati da duemila anni, ma fa male lo stesso. Si è dimesso da arcivescovo di Monaco e Frisinga il cardinale Reinhard Marx, 67 anni.

La ragione di questa decisione è una dichiarazione di fallimento «personale e di sistema» nell’estirpare il cancro della pedofilia dal corpo infetto e insieme santo (dice la fede) della Chiesa tedesca. Lo ha scritto al Papa in una lettera datata 21 maggio e che Francesco ha autorizzato a rendere nota. Si legge: «In sostanza, per me si tratta di condividere la responsabilità per la catastrofe degli abusi sessuali da parte dei membri della Chiesa negli ultimi decenni». Ammette «molti fallimenti personali ed errori amministrativi». Ma poi sposta la canna della pistola dalla propria tempia al centro della Chiesa e denuncia «fallimenti istituzionali o sistemici». Accusa la Chiesa di essersi arenata in un «punto morto». Cioè: è morta. Formalmente, con abilità mediatica, dichiara un fiasco nella lotta contro la depravazione nei seminari e nelle sacrestie, ma dietro si staglia il naufragio della spompata corazzata tedesca di cui è stato fino al 2020 presidente dei vescovi e ne rimane tuttora l’uomo più potente. Invece che affondare con essa in uno scisma drammatico, con agile balzo smonta a terra, ed elogia le sue proprie dimissioni come un segno profetico: «Voglio mostrare che non è l’ufficio a essere in primo piano, ma la missione del Vangelo». La chiesa è morta, ma io sono vivo, dice.

Il progetto

Chiariamo per chi non fosse esperto del ramo, che il prelato non dà le dimissioni da arcivescovo (è impossibile, non esistono) e neppure da cardinale, ci mancherebbe, semplicemente assume un ruolo da libero battitore circonfuso dall’aureola di martire delle «riforme evangeliche» che non gli hanno lasciato fare, e che se invece fossero attuate preserverebbero da pedofilia e corruzione. 11 no all’agenda teutonica, dicono le cronache, è arrivato dagli uffici vaticani, con il consenso del Papa. 11 quale però, secondo la vulgata dell’informazione mainstream, in realtà vorrebbe le stesse cose di Marx ma non può, è troppo presto, e sarebbe soffocato dagli apparati. Dimettendosi il porporato bavarese dice a Francesco: dimmi chi sei davvero, se mi vuoi, sono al tuo fianco.

La svolta

Per capirsi. Ecco i punti salienti del New Mandan Ecclesial Plan. Le proposte sventolate nel «cammino sinodale» germanico prevedono tutto ciò che il politicamente corretto in lingua clericale può contemplare. Abrogazione del celibato ecclesiastico, promozione del sacerdozio femminile, sì alle istanze LGBT+, matrimonio omosessuale compreso, eccetera.

Il metodo Marx propugna un’evoluzione della dottrina dogmatica e morale basata sul consenso della maggioranza in sede locale. Dopo di che queste decisioni devono essere riconosciute dal Papa.

Francesco ha bocciato questo disegno, dichiarando illegittime queste pretese del sinodo tedesco. Marx però non essendo stato in alcun modo sanzionato, prima che questo possa accadere, scuote le colonne del Bernini e vuol vedere se la sua mossa farà crollare qualcosa a Roma, e indurrà chi regge il timone della nave di Pietro a piegarsi almeno un poco verso le idee di riforma appena citate.

Naufraghi il Sinodo tedesco, Marx lotta. Il barbuto e irruente cardinale di Monaco non si è certo spiaggiato come un capodoglio a Ostia. Nuota per risalire il Tevere, dove conta di far valere la sua potenza mediatica e l’antica stima di Bergoglio che l’aveva voluto da subito nello Stato Maggiore della Chiesa, membro del cosiddetto C9, dal numero originario dei cardinali, a cui a. ungendo il numero Uno diventa dieci. E siamo – si ride e si piange in Vaticano – al paragone con il romanzo di Agatha Christie dedicato ai «Dieci piccoli indiani», che soccombono uno alla volta. È caduto dapprima l’australiano George Pell per ingiuste accuse di pedofilia (e fanno C8), poi il cileno Francisco Xavier Errazuriz e il congolese Laurent Monswengo Pasinya, ufficialmente per l’età, in realtà per gestioni ritenute opache di situazioni analoghe (e siamo a C6). Adesso resta la domanda se Marx manterrà o no questo ruolo strategico nel momento stesso in cui dichiara il proprio fallimento ma anche quello del «sistema». Che cosa è più «sistema» del C9? Il Papa per Marx è dentro o fuori da questo sistema morto? Francesco ci ha abituato a sorprese, non è incasellabile in uno schema. Distribuisce pugni nello stomaco e carezze dove meno te lo aspetti. Si sbaglia chi crede abbia l’identica fissità nello sguardo dei bergogliani.
Il Papa argentino oltre alla lettera di Marx ha certo trovato sul proprio tavolo un altra missiva assai breve. L’ha indirizzata Benedetto XVI il 7 maggio al seminario minore di Czestochowa, in Polonia, dove vive una Chiesa rigogliosa di vocazioni sacerdotali. Scrive il Papa emerito (citiamo qui la traduzione di Korazym.org): «Che meraviglia vedere come in Polonia ancora fiorisce ciò che in Germania appassisce». Non esiste solo la tetra mummia tedesca, dal vecchio piagato corpo della Chiesa altrove sgorgano sorgenti di acqua viva.


Un mondo di dolore: le dimissioni del Cardinal Marx
di Christopher R. Altieri
Catholic Herald, 4 giugno 2021


È il genere di cose che i veterani del Vaticano giocano seduti in una giornata di notizie fiacche, o davanti a una brocca di vino in una trattoria preferita in un venerdì quasi mite di tarda primavera romana – un giorno come questo venerdì – tranne che non era un gioco.

Questo venerdì è iniziato come una giornata di notizie fiacche. Si è trasformato in tutt’altro, quando il Cardinale-Arcivescovo di Monaco e Freising, Reinhard Marx, ha annunciato di aver rassegnato le dimissioni dalla sede che ricopre dal 2008, quasi un decennio prima del raggiungimento dell’età pensionabile e in un momento di crisi epocale nella Chiesa.

Ancora più importante, ha detto perché si dimette.

“Con le mie dimissioni”, ha scritto il Cardinal Marx, “vorrei chiarire che sono disposto ad assumermi personalmente la responsabilità non solo per eventuali errori che potrei aver commesso, ma per la Chiesa come istituzione che ho contribuito a formare e modellare negli ultimi decenni”.

Il Cardinal Marx ha dato la sua spiegazione in una “dichiarazione personale” per la pubblicazione della quale Papa Francesco – a suo grande merito – ha dato l’espressa autorizzazione, anche se il Papa ha chiesto al Cardinale Marx di rimanere per il momento nella sua sede.

Il Cardinal Marx non è solo un potente ecclesiastico e leader di una grande arcidiocesi metropolitana. È un operatore equilibrato (un relativamente moderato nella Conferenza Episcopale Tedesca, anche se questo non dice molto). Ha la fiducia del Papa e il rispetto dei suoi simili nell’episcopato tedesco e mondiale, in un momento in cui la Chiesa in Germania sta sbandando verso il disastro ed è sotto il dominio di forze che potrebbero farla uscire dai binari.

Il punto cruciale della questione è la “via sinodale” che i vescovi tedeschi hanno tracciato per il rinnovamento della Chiesa nel Paese – dicono – anche se i critici all’interno e all’esterno dei ranghi dei vescovi tedeschi hanno definito il progetto praticamente in tutti i modi, da fuorviato a criminale pazzo.

Si è parlato di scisma, a causa dell’insistenza dei vescovi tedeschi su percorsi di riforma canonicamente impossibili e di un “ripensamento” teologicamente poco plausibile di questioni dottrinali risolte.

Per usare una delle metafore preferite di Francesco, il Cardinal Marx è una “figura ponte” in tutto questo, che ha mantenuto aperta la comunicazione tra Roma e Bonn durante gli ultimi disordini.

Venerdì il Cardinal Marx ha fatto saltare il ponte.

In primo luogo, ha reso inequivocabilmente, inevitabilmente chiaro che ha raggiunto la decisione di dimettersi dopo molte ricerche interiori sulla sua responsabilità personale per i fallimenti dei dirigenti della Chiesa nell’affrontare la crisi degli abusi sessuali del clero e dell’insabbiamento.
“Le ispezioni degli archivi e le ricerche riguardanti errori e fallimenti specifici del passato, inclusa la questione delle rispettive responsabilità, sono componenti inevitabili del trattare con il passato”, ha scritto il Cardinal Marx, “ma non costituiscono il rinnovamento [integrale]”.

“Le ispezioni e le perizie finora hanno chiarito che si tratta anche di cause ‘sistemiche’ e di rischi strutturali che devono essere affrontati”, ha continuato il Cardinal Marx. “Entrambi devono essere esaminati insieme”.
“Pertanto”, ha spiegato, “ho fortemente sostenuto il progetto del ‘Cammino sinodale’”, che ha accolto i risultati di un’importante indagine nazionale e sta cercando di dare un’articolazione teologica dei problemi individuati.

“Questo percorso [sinodale] deve essere continuato”, ha scritto il Cardinal Marx.

Ha legato le sue dimissioni ai fallimenti di leadership dei vescovi in risposta alla gestione di una crisi globale. Allo stesso tempo, ha legato le sue speranze di successo in questi e altri aspetti correlati al Cammino sinodale. Mettendo insieme le due cose, ha reso quasi incommensurabilmente più difficile – più costoso – per Papa Francesco o per qualsiasi successore interferire con la prosecuzione del loro corso da parte dei vescovi tedeschi.

Detto questo, il Papa — chiunque esso sia — deve anche fare i conti con il costo di ogni azione o inazione per la Santa Madre Chiesa. Non è tedesca, dopotutto, anche se i tedeschi potrebbero non comportarsi sempre come se lo sapessero.

Gli osservatori della Chiesa hanno spesso paragonato il rapporto tra la Germania e il Vaticano a quello che gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica avevano durante la seconda metà del XX secolo. Se il rapporto del Vaticano con l’episcopato tedesco è stato una guerra fredda ecclesiastica, venerdì si è fatto caldo.

Non c’è dubbio che l’annuncio del Cardinal Marx sia stato una bomba sganciata sui delicati negoziati tra Roma e Berlino.

Quanto è grande la bomba?

I veterani romani che discutevano la notizia di venerdì, formulavano la domanda nei seguenti termini: si tratta di una detonazione nucleare tattica o di un attacco strategico?

Ad ogni modo, la decisione che Papa Francesco deve prendere – e presto – è se rilanciare. Venerdì, in una Conferenza Stampa, il Cardinal Marx ha fatto sapere che sta “aspettando la risposta del Papa”. Il Papa dovrà accettare le dimissioni del Cardinal Marx. Se non lo fa, dovrebbe fare un esame di coscienza per conto suo.

È meglio che accetti le dimissioni del Cardinal Marx prima, piuttosto che dopo.

Se si è tentati di pensare a tutto questo in termini grandi, storici, geopolitici – e lo è -, la tentazione deve in parte essere dovuta al nostro desiderio di ciò che è familiare. In parte significativa, tuttavia, la tentazione deve essa stessa al nostro sconforto per l’evidente tensione morale e spirituale personale sui mandanti, ora a nudo davanti al mondo intero.

Ci è voluto fegato al Cardinal Marx per fare quello che ha fatto. Ci è voluto fegato perché Papa Francesco glielo permettesse.

Qualunque altra cosa abbia fatto il Cardinal Marx — qualunque siano le ripercussioni ecclesiastiche, qualunque sia la ricaduta ecclesiologica — ha fatto la cosa che nessun altro ecclesiastico maggiore si è dimostrato capace di fare.

Egli ha – in assenza di specifica accusa o formale accusa di illecito penale personale – riconosciuto la sua personale responsabilità per l’inutilità, l’incompetenza, la malvagità che hanno infranto la cultura della leadership clericale e minacciano adesso di rendere la Chiesa anche inadatta alla missione per generazioni e almeno per la prossima.

Papa Francesco avrebbe potuto fare la cosa facile – francamente, la cosa caratteristica – e dire al Cardinal Marx di tenerlo sotto coperta. Per tenere per sé le sue ragioni.

Che Papa Francesco non abbia fatto la cosa facile è molto a suo merito.

“Cosa succederà dopo?”, è una domanda legittima e sensata. C’è, tuttavia, una domanda preliminare. È una domanda che l’offerta di dimissioni del Cardinal Marx preme su ogni altro vescovo della Chiesa: dov’è la tua


Il Cardinal Reinhard Marx nella Conferenza Stampa a München, 4 giugno 2021 (Foto di Lennart Press /AFP).

Vaticano, cardinale Marx: i retroscena sulle dimissioni: la Chiesa tedesca sfida Roma
di Franca Giansoldati
Il Messaggero, 5 giugno 2021


Tanto tuonò che piovve. Con una mossa tanto inattesa quanto sorprendente Reinhard Marx, potentissimo arcivescovo di Monaco e membro del Consiglio dei cardinali, ha lanciato il guanto di sfida verso Roma e, automaticamente, verso Papa Francesco pur di non fare arrestare il cammino di riforme avviato in Germania dai cattolici progressisti. Sul piatto Marx ha messo le sue dimissioni (volontarie) giustificando questo drammatico passaggio come un atto d’accusa all’intero sistema per come sono finora stati gestiti gli abusi. In una lettera resa pubblica ieri – previa autorizzazione di Francesco che ha incontrato due settimane fa – Marx ha parlato esplicitamente di «catastrofe», di comune «fallimento» e di una Chiesa che (almeno in Germania) sarebbe arrivata ad un «punto morto». Praticamente il capolinea.

Scisma

Le conseguenze di questo gesto sono al momento imprevedibili perché potrebbero costituire l’anticamera di uno scisma benché Marx non abbia di certo la statura di Lutero. Quello che chiede e di cui si fa portavoce è un distacco dalle rigidità dottrinali di Roma. Non a caso ieri, in Vaticano, c’era chi ricordava una sua frase sibillina che durante il sinodo sulla Famiglia, ripeteva negli inner-circle: «La Chiesa in Germania non può sempre essere una filiale di Roma».

Il fatto è che da oltre due anni la ricca Chiesa tedesca principale finanziatrice della Santa Sede – è in subbuglio, squassata al suo interno tra chi è favorevole a dare spazio alle riforme e chi, al contrario, si oppone a stravolgere la dottrina. Il Comitato dei laici cattolici un peso da novanta vorrebbe arrivare in tempi brevi al matrimonio dei preti, al sacerdozio femminile, alla inter-comunione con i luterani, alla gestione trasparente delle finanze ma, soprattutto, a stabilire una volta per tutte le responsabilità del passato dei vescovi nella devastante gestione degli abusi. Un tema, quest’ultimo, che a Roma resta tabù. Chi tocca muore. E così nonostante l’approvazione di nuove regole anti-pedofili e nonostante gli aggiornamenti normativi (l’ultimo fatto alcuni giorni fa con la revisione del Libro VI del Codice Canonico) l’applicazione omogenea delle rigorose leggi in tante zone del mondo fa ancora acqua. Spesso è subordinata alla tentazione delle conferenze episcopali a proteggere più il sistema che non le vittime.

Di conseguenza le cose non procedono come dovrebbero. In Italia, per esempio, la gestione degli abusi resta ancora lacunosa. Alcune diocesi, come quella di Reggio Emilia o di Bolzano per esempio – avanzano spedite mentre in altri casi la situazione resta opaca: basta vedere anche l’ultimo caso salito alla cronaca. A Piazza Armerina è (solo) grazie alla polizia che è stato stanato un prete pedofilo e mandato in carcere. Il vescovo aveva preferito trasferirlo in una diocesi del Nord (a contatto con dei minori) piuttosto che sottoporlo ad un processo canonico, togliendogli l’abito sacerdotale.

Tensione

In Germania l’attenzione sulla lotta alla pedofilia – anche grazie ad una opinione pubblica inflessibile – resta altissima. Tuttavia di recente un episodio ha di nuovo fatto esplodere la polemica. Nella diocesi di Colonia è finito sotto accusa il cardinale Woelki per essersi rifiutato di pubblicare l’elenco dei preti condannati in passato. Alla fine il Papa ha dovuto mandare in loco degli ispettori. Marx ha precisato: «Voglio assumermi la corresponsabilità di quanto è successo nella Chiesa, che dovrebbe essere il luogo della guarigione e della speranza». Un modo per tenere in pugno Roma e anche sugli altri temi della riforma.


5 Giugno 2021
   Blog dell'Editore

di Vik van Brantegem

1 commento:

  1. Il pingue cardinale - già pieno di indebiti soldoni e di follia - non è ancora sazio di provocazioni alla Chiesa di Nostro Signore?

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