Suor Mainetti, martire in odio a Satana ci parla oggi
Oggi sarà beatificata Suor Maria Laura Mainetti, vittima sacrificale di un rito satanico realizzato da tre ragazzine a Chiavenna. Il suo sacrificio ci ricorda che per i giovani è indispensabile fornire loro le chiavi per riconoscere il bene e il male. Ecco come. Parla il presidente dell'associazione esorcisti italiani.
Oggi sarà beatificata Suor Maria Laura Mainetti, vittima sacrificale di un rito satanico realizzato da tre ragazzine. Appena arrestate, raccontarono infatti di averla offerta a Satana «per fare qualcosa di diverso dal solito e provare forte emozioni».
Suor Maria Laura Mainetti, al secolo Teresina Elsa Mainetti, nacque a Colico (Lecco, Italia) il 20 agosto 1939. Prese gradualmente coscienza che la mamma era morta per dare la vita a lei, sua decima figlia. E questo, forse, spiega anche perché sia cresciuta con una spiccata generosità e con la tendenza a farsi in quattro per le sue compagne, che la chiamano “santa Teresina”.
Ha dedicato la sua vita alla missione tra i bambini, i giovani e le famiglie, a Vasto (Chieti), Roma, Parma, fino ad approdare a Chiavenna (Sondrio) nel 1984: qui, nel 1987, divenne anche superiora della comunità. Fu insegnante, educatrice di molti giovani e studentesse e punto di riferimento spirituale per tante persone.
Le sue attenzioni furono rivolte in particolare ai giovani che vedeva così fragili, disorientati, plagiati: non perse occasioni per conoscere il loro mondo, il loro linguaggio, la cultura giovanile; si interessò alle diverse esperienze, non si tirò mai indietro davanti a nessuna proposta in loro favore; partecipò attivamente alle catechesi, all'oratorio, ai campi scuola, alle riunioni di ex alunni, offrendo ascolto e attenzione negli incontri personali.
A Chiavenna, tre ragazze minorenni da tempo affascinate dal satanismo, progettarono di sacrificare al demonio una persona consacrata. Secondo quanto esse confessarono, la vittima inizialmente designata fu l'allora parroco di San Lorenzo, monsignor Ambrogio Balatti, poi però ci ripensarono perché la sua corporatura robusta avrebbe reso difficile l'omicidio. Pensarono allora di immolare al demonio suor Maria Laura Mainetti, più facilmente sopraffabile perché di fisico esile.
All’inizio del giugno 2000 la suora fu contattata da una delle tre amiche. Finse di essere incinta a causa di una violenza sessuale subita e i famigliari volevano che abortisse. Diede per scontato che quella suora diventasse subito sua amica e che, per scongiurare l’aborto, le offrisse il suo incondizionato sostegno e perfino ospitalità nella propria comunità religiosa, almeno fino al termine della gravidanza.
Il 6 giugno la ragazza si fece nuovamente viva al telefono, chiedendo a Suor Maria Laura un appuntamento a Piazza Castello, dove si incontrarono. La ragazza la convinse ad accompagnarla a prendere il suo bagaglio rimasto nella valigia in un luogo isolato del paese raramente frequentato la sera. La suora uscì dal convento, verso le 22, da sola, ma le consorelle erano al corrente del suo impegno e chiese al parroco di vigilare sulla zona.
Quando si avviò a prendere i suoi effetti personali, entrarono in scena le due complici, che recitarono bene la loro parte ringraziando la suora e invitandola a seguirle lungo un viottolo poco illuminato. Poco dopo però, l’assalirono con dei sassi, poi la trascinarono ferita fino in un punto più isolato dove ognuna di loro le inflisse sei coltellate.
Per rievocare il numero 666 della bestia satanica del libro dell’Apocalisse, avevano stabilito che il rituale di offerta della religiosa al diavolo, doveva essere caratterizzato dal numero dei fendenti, 6 per ciascuna delle tre ragazze in modo da comporre il 666. In tutto dovevano essere quindi 18 coltellate, ma nella foga i colpi furono uno in più. Avevano inoltre scelto proprio quella giornata, il 6 giugno del 2000, perché in quella data del nuovo millennio compariva due volte il numero 6.
La suora morì stando in ginocchio e la ritroveranno il giorno dopo, ormai cadavere. In seguito, nel corso degli interrogatori le giovani assassine confessarono che, mentre la colpivano, Suor Maria Laura disse: «Signore, perdonale!». Le ragazze ammisero di essere state impressionate non dalla vista del sangue e neppure dalla forza bruta che esse stesse non immaginavano di avere, ma piuttosto da quelle parole di perdono che la loro vittima pronunciò in punto di morte, preoccupata unicamente del male che le giovani con quel gesto facevano a sé stesse.
Pochi mesi prima della sua morte suor Maria Laura scrisse: «Dobbiamo essere disponibili a tutto per gli altri, sino a dare la vita come Gesù». La sua morte violenta fu sulle prime pagine dei giornali italiani per molte settimane. Le tre ragazze furono condannate in via definitiva nel 2003: una, ritenuta la mente del gruppo, a 12 anni e 4 mesi, le due amiche a 8 anni e mezzo. Una volta scontata la pena, le tre ragazze hanno cambiato i loro nomi, si sono trasferite altrove, si sono sposate, hanno avuto figli, lavorano.
Il perdono della suora morente, che tanto colpì le giovani, fu in seguito anche il punto di ripartenza per la loro vita.
Sul luogo della morte di suor Maria Laura è stata posta una croce in granito che reca la scritta evangelica: “Se il chicco di grano muore, porta molto frutto”. Da subito tanti si sono recati lì in preghiera e, nel marzo 2019, la salma della suora è stata traslata dal cimitero a una delle cappelle laterali della Collegiata di San Lorenzo. Sulla balaustra è posto un diario dove si possono lasciare preghiere o riflessioni. In un anno sono state raccolte 1500 frasi, scritte in tutte le lingue del mondo da bambini, nonni, gruppi di ragazzi, genitori, oratori, scuole, cori, comunità.
Il 23 ottobre 2005 l'allora vescovo della diocesi di Como Alessandro Maggiolini aprì il Processo Diocesano per la beatificazione di suor Maria Laura, conclusosi il 6 giugno 2006. Successivamente nel 2008 la Santa Sede ha approvato la richiesta per l'inizio del processo di beatificazione. Nell’estate 2017 è stata consegnata la “Positio super martyrio”. Il 19 giugno 2020 Papa Francesco ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi alla promulgazione del Decreto che ne riconosce il martirio, in quanto compiuto "In odium fidei" (in odio alla fede), aprendo così la via alla sua beatificazione.
La beatificazione di Suor Maria Laura Mainetti trucidata da tre ragazze adolescenti, deve farci riflettere seriamente sull’esito drammatico al quale può condurre non solo il vuoto di valori e la noia che caratterizza la vita di tanti giovani, ma anche quel bombardamento mediatico scellerato a cui sono sottoposti che si prefigge di suscitare in essi il fascino della trasgressione, dalle “sfide” (challenge) estreme, alla continua ricerca di proposte oltremodo stimolanti, fuori dall’ordinario e oltre ogni limite nelle quali rientra anche il culto al demonio con aberranti rituali di vario genere, che promettono non solo emozioni intense, ma l’appropriazione della sua forza malefica, dei suoi poteri (come se fossero poteri divini e non lo sono), delle sue prestazioni esoteriche.
Un numero crescente di giovani, e non solo, sottoposti a questo martellamento mediatico si ritrovano ad intraprendere dei sentieri che, si rivelano vere e proprie trappole che li conducono allo smarrimento e li inducono alla blasfemia, alla bestemmia, al vandalismo, alla violenza, all’omicidio, al suicidio. In tale propensione, l’occultismo esoterico e il satanismo, tendono sempre più a diventare delle vere e proprie corsie preferenziali. E la comunicazione mediatica costituisce uno dei canali privilegiati per la diffusione di simili percorsi. In particolare, alcuni generi mediatici risultano particolarmente adatti per catturare l’attenzione e adescare potenziali vittime.
Stiamo assistendo, sempre più ignari, ad una vera e propria escalation di martellanti messaggi esoterici e satanici da parte del marketing. Romanzi, musica, videogiochi, moda, film, telefilm, pubblicità, mettono in moto un giro d’affari a livello planetario in cui il demoniaco viene presentato in chiave positiva: affascinante, accattivante, permissivo, un aspetto che attrae con forza le giovani generazioni, e senza preoccuparsi degli esiti educativi devastanti.
Si moltiplicano, ad esempio, le fiction televisive, cartoon e social forum che presentano Lucifero come un personaggio da imitare, un’icona della libertà contro la schiavitù della religione, della morale, delle regole che invece vengono sempre più percepite come realtà negative. Per esempio, per la Wicca (considerato come un nuovo movimento religioso afferente ai fenomeni cosiddetti di "neopaganesimo) Lucifero è “il principe del bene e della creazione misconosciuto e ingiustamente perseguitato dalla Chiesa cristiana”.
Se a questo si aggiunge una società fondata sempre più sull’avere tutto e subito, l’esoterismo che sfocia nel satanismo risulta essere la risposta più accattivante per il potere, il successo, il denaro, il sesso. In una siffatta prospettiva i valori della fede, della morale, la stessa Rivelazione cristiana, non solo non hanno più spazio ma vengono rifiutate e combattute con sempre più preoccupante disprezzo e odio.
Attraverso il web i ragazzi familiarizzano con sette e movimenti distruttivi tra i quali spicca il satanismo, con la possibilità di trasformare la conoscenza virtuale in quella reale. Dinamiche che imperversano sui social forum e sulle numerosissime piattaforme dei siti web. Basta dare uno sguardo su Facebook per vedere che esistono una infinità di “pagine” e di “gruppi chiusi” relativi a questi temi.
Un vero e proprio indottrinamento esoterico e satanico in atto e troppo sottovalutato. Per cui l’informazione equilibrata, attenta e prudente urge soprattutto nell’ambito educativo e formativo delle famiglie e delle Istituzioni.
Come contrastare questo potere?
Bisogna che si ritorni con forza a distinguere chiaramente tra ciò che è moralmente corretto da ciò che non lo è; una mancanza che ha generato progressivamente un misconoscimento dei confini tra il bene e il male generando un sovvertimento di quei valori che sono a fondamento della stessa dignità umana.
Mettere in atto un annuncio integrale della fede, affascinante, credibile e senza compromessi, accompagnata da robuste proposte educative ed informative sui rischi e i pericoli di una vera e propria cultura della morte spesso ammantata dalle maschere di una falsa vitalità e felicità.
Iniziare a denunciare con forza tutte quelle proposte del demoniaco presentato come una realtà positiva. Tali proposte infatti rappresentano una forma di pervertimento talmente devastante, che non può avere diritto di cittadinanza in una società civile se vuole continuare ad essere tale.
Infine, pregare per i nostri giovani perché accolgano le ispirazioni del bene che Dio sempre cerca di comunicare ai loro cuori e respingano le falsità che il “padre della menzogna” (cfr. Vangelo di Giovanni 8, 44) diffonde nella società attraverso i suoi cultori. Quest’ultimi, infatti, presentano i comandi di Dio e l’ubbidienza a Lui come una mortificazione, una minaccia alla propria libertà, realizzazione e felicità. In realtà, è esattamente il contrario: è Satana che minaccia la libertà, la felicità, la realizzazione personale e l’eterna salvezza di ogni uomo come anche la pace tra i popoli e le nazioni e il vero progresso dell’umanità. L’adesione incondizionata a Dio e l’obbedienza a Lui ci rendono veramente liberi, perché in Dio è la nostra pace, la nostra gioia, l’autentica e duratura felicità a cui anela il nostro cuore, la realizzazione piena della nostra esistenza in questa vita terrena e nell’eternità.
Padre Francesco Bamonte*
*Presidente dell'Associazione Internazionale Esorcisti
L'articolo è concesso gentilmente dall'Associazione Esorcisti Italiani
https://lanuovabq.it/it/suor-mainetti-martire-in-odio-a-satana-ci-parla-oggi
Trattando dell’origine delle due città, una di Dio e l’altra del mondo, alcuni «sostengono tuttavia che il politeismo e relative pratiche sacrali sono utili per la vita che verrà dopo la morte. Qualcuno poteva ribattere che noi avevamo confutato gli errori degli altri senza affermare le nostre verità. Per questo motivo io, ardendo dello zelo della casa di Dio, ho stabilito di scrivere i libri de La città di Dio contro questi insulti perché sono errori, (…) due infondate opinioni contrarie alla religione cristiana. Sebbene tutti i ventidue libri riguardino l’una e l’altra città, hanno tuttavia derivato il titolo dalla migliore. Perciò è stata preferita l’intestazione La città di Dio». Così scriveva Sant’Agostino all’amico firmino nel 426, riassumendone il contenuto. E per quanto riguarda la città del mondo, soprattutto quello moderno?
Se ne è occupato brillantemente Anthony Esolen, scrittore e professore in diverse università nordamericane, oltre che traduttore in inglese di classici della letteratura italiana come la Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso (2000) e la Divina Commedia di Dante Alighieri (2002-2004), in una sua recente pubblicazione: Sex and the Unreal City. The Demolition of the Western Mind (Ignatius Press, San Francisco 2020).
Il libro, che nel titolo ammicca alla nota serie Sex and the City del canale HBO (1998-2004), è una raccolta di saggi originariamente apparsi sul sito Mere Comments, ispirati dalla comune convinzione che, se qualcosa non fa parte dell’universale eredità dell’uomo, essa è quasi certamente falsa, anzi di solito è una falsità, una bugia detta consapevolmente, così profondamente radicatasi nella mente della gente, che la si accetta come se fosse aria purtroppo cattiva da respirare. Dal punto di vista religioso, pertanto, l’uomo moderno non crede tanto in divinità che non esistono, quanto piuttosto in ciò che non è reale, cadendo di fatto adorando degli idoli, non tutti avidi di vite umane come Moloch, perché ci sono alcuni anche affascinanti, come ad esempio Dioniso, il dio greco dell’ebrezza. Non è questo, tuttavia, che interessa alla Sacra Scrittura, che non condanna gli idoli per la loro spietatezza o lascivia, quanto per il loro essere falsi e bugiardi. Dice infatti Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita» (Gv, 14, 6) e non è un caso che il nome favorito da San Gregorio Magno (540 – 12 marzo 604) per Gesù fosse semplicemente Verità.
Tuttavia, i peccati sono reali, ma possono portarci ugualmente nell’irrealtà perché, nota Esolen, al centro di ogni peccato c’è essenzialmente l’abbracciare una menzogna: «Voi sarete come dei», mentì il serpente a Eva, quando lei ed Adamo erano già stati creati a immagine e somiglianza di Dio (Gn 3, 5), promettendo che sarebbero diventati divinità per mezzo della loro volontà o, cosa non so peggiore o più ridicola, per mezzo di un albero (quello della conoscenza del bene e del male).
A differenza di quello commesso dai nostri progenitori, però, i peccati denunciati da Sex and the Unreal City sono «politici». Quando infatti si rivelò a Mosé, ricorda Esolen, Dio si identificò come Colui che è, ma scelse anche di incarnarsi nella storia: «Dirai agli Israeliti: Il Signore, il Dio dei vostri padri, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe mi ha mandato a voi» (Es 3, 15). Noi, invece, ci allontaniamo dal Dio della storia per cadere in adorazione semplicemente del processo della storia, che si suppone debba portare a qualcosa di buono, anche se così non è sempre stato, come ci ricordano le sanguinarie dittature del secolo scorso e, più recentemente, nota con polemica Esolen, quell’Unione europea i cui principali obiettivi sembrano essere principalmente l’affermazione di aborto ed eutanasia.
Ora, i peccati «politici» non prevedono perdono: chi li commette, dice Esolen, è molto suscettibile, quasi afflitto da un permanente fuoco di Sant’Antonio, così che una banale carezza del corpo o un semplice turbamento dell’animo possono appiccare fuochi inestinguibili; pertanto, il versetto più adatto a loro è: «Non giudicate, per non essere giudicati» (Mt 7, 1), perché, in effetti, i cittadini di Sex and the Unreal City non fanno altro che giudicare. Quando si recano in chiesa, ad esempio, non lo fanno per cercare sollievo dai loro peccati ma, piuttosto, si sforzano di ignorarli, come se non fossero stati mai commessi: ripararli è un affare ben più serio che mettere un semplice like di condivisione.
Un altro bersaglio polemico di Sex and the Unreal City è la correttezza del linguaggio e il conseguente rifiuto di riconoscerne la funzione: ciò non significa, però, dubitare che il linguaggio abbia influenza su ciò che pensiamo; semplicemente, le cose vengono prima del nostro concetto su di esse. Noi, invece, siamo convinti che le parole possano quasi magicamente alterare le cose e, quel che è peggio, negare la Parola attraverso la quale tutte le cose sono state fatte, oltre che le cose in sé; ancora una volta: «Voi sarete come dei». Se, ad esempio, un uomo afferma di essere una donna e pretende che ci si rivolga a lui/lei come tale, non sta chiedendo di essere considerato per quello/a che sente realmente di essere, ma di entrare nella sua illusione o menzogna. Chi, in un lontano futuro, dovesse chiedersi come si sia potuto arrivare a questo punto, sappia che l’iniziale peccato di negare la bontà dell’essere uomo o donna si è manifestato inizialmente come negazione della nostra autentica natura e, successivamente, ha proseguito con l’affermazione che possiamo essere qualunque cosa abbiamo immaginato di essere.
L’irrealtà del movimento transgender dipende, per la sua esistenza, dall’ipotesi che la realtà dipenda dalle parole, così che chi le controlla, di fatto controlla l’universo, come se fossimo appunto divinità. In realtà, il movimento transgender, secondo Esolen, altro non è che una estensione menzognera del femminismo, alimentato dalla rivoluzione sessuale degli anni sessanta del secolo scorso, per il quale le donne e gli uomini non sono fatti gli uni per gli altri e i loro interessi divergenti, e con cui il movimento transgender concorda, aggiungendo il fatto che una donna può diventare un uomo o viceversa, o addirittura transitare fra un sesso e l’altro, come l’indovino del mito Tiresia.
C’è del fanatismo in questa separazione dalla bontà della realtà del nostro corpo e, a questo proposito, Esolen cita una significativa pagina del famoso romanzo di Arthur Koestler (1905-1983), Buio a mezzogiorno: «Satana, invece, è magro, ascetico e fanaticamente devoto della logica. Legge Machiavelli, Ignazio di Loyola, Marx e Hegel; è freddo e spietato verso il genere umano, per una specie di matematica misericordia. È condannato sempre a fare ciò che gli ripugna: a massacrare per abolire ogni massacro, a sacrificare degli agnelli affinché più nessun agnello sia sacrificato, a frustar la gente con lo knut affinché impari a non farsi frustare, a liberarsi d’ogni scrupolo in nome di una ben più alta scrupolosità e a sfidare l’odio del genere umano proprio per l’amore che gli porta… un astratto e geometrico amore».
Essa descrive efficacemente il circolo vizioso dell’intellettuale moderno, che pretende da noi, pena il bando da qualsiasi dibattito, la rinuncia ad essere padri e madri, figli e figlie, mariti e mogli, vicini di casa e parte di una comunità, credenti e praticanti, secondo determinati riti, per darci in pasto a una visione del bene che non si coglie intuitivamente e di cui non si ha esperienza, dedotta, al contrario, da astratti principî, chiedendoci, di fatto, di non essere umani. Solo allora, o solo nella misura in cui ci conformiamo a questa posa, potremo siglare un contratto che detta diritti civili, punizioni e ricompense, abbellendo il tutto con una patina di impegno religioso e persino di pietà, ma senza il riconoscimento di istituti naturali anteriori come, ad esempio, la famiglia, retrocessa a scelta fra «stili di vita»: parola presa direttamente dall’economia di mercato. È, invece, ben disposto nei confronti di individui benestanti dotati e di buoni studi, che sanno bilanciare piacere e denaro, prestigio e potere, simpatizzanti di una forma di governo elaborata da studenti di Yale, per studenti di legge a Yale e cucita addosso pure a coloro i quali gli studenti di Yale frequentano.
Non passi inosservato il riferimento a una delle più rinomate università private nordamericane: Esolen ci vuole mettere in guardia contro la deriva del sistema educativo, ridotto sempre più a politica di parte e, dunque, sempre meno aderente alla realtà, comportandosi di fatto come la pubblicità, che macina profitti persuadendo i consumatori che vogliono ciò che non vogliono e devono volere ciò che non devono, grazie a slogans e bon mots a buon mercato come, rispettivamente, «valori interculturali», leadership, «competenze» e «apprendimento attivo» e «decostruzione» e «trasgressione», in un particolare linguaggio oscuro (l’educanto), con poche o nulle possibilità di incontrare la grande arte e poesia dell’occidente, per non dire la philosophia perennis di Aristotele o l’eros con la passione per la saggezza e alla ricerca della sapienza di Platone e, naturalmente, la parola stessa di Dio, che li possano confermare nell’amore per la realtà.
Sex and the Unreal City vuole soprattutto combattere questo sprofondamento dell’educazione dei colleges nell’irrealtà, che Esolen ha pagato personalmente sulla sua pelle, quando venne allontanato dal cattolico Providence College per aver scritto un articolo contro la cultura delle «diversità», e approdare come Writer-In-Residence e Professor presso il «piccolo, ma realmente cattolico» Magdalen College of the Liberal Arts nel New Hampshire (2019), contento che i suoi studenti del secondo anno vadano per qualche tempo a Roma a studiare letteratura e arte, mai tanto pieni di sé e assurdamente seri da pensare che Michelangelo e Sant’Agostino non abbiano nulla da insegnare loro su ciò che è reale.
https://www.sabinopaciolla.com/benvenuti-a-sex-and-the-unreal-city/
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