ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 13 giugno 2021

La nuova Chiesa libertaria

IL NUOVO DECRETO

Movimenti al guinzaglio, mai stata meno libertà nella Chiesa

Con il nuovo decreto che impone la democratizzazione, i movimenti vengono ridotti ad associazioni e i carismi mortificati. È un'ulteriore tappa del processo di costrizione e omologazione che ha già colpito conventi di clausura e parrocchie.  I grandi movimenti risultano normalizzati, quelli refrattari sono sotto pressione e quelli che resistono vengono apertamente combattuti. Mai vista una serie così ampia di commissariamenti, visite apostoliche, accentramento di potere ecclesiale, timori di rappresaglie.

L'incontro dei movimenti con Giovanni Paolo II

Papa Francesco ha disposto che la vita interna di associazioni e movimenti cattolici preveda un cambiamento periodico dei vertici degli stessi (clicca qui). Una maggiore democrazia interna dovrebbe evitare le concentrazioni di potere, l’autoreferenzialità dei dirigenti e anche gli abusi.

Non è più molto chiara, a questo punto, la differenza tra associazioni e movimenti, dato che anche questi ultimi vengono ricondotti alla vita democratica delle prime; ma soprattutto non è più molto chiaro perché mai un semplice cambiamento procedurale, preso in prestito dal funzionamento dell’associazionismo mondano, dovrebbe produrre effetti rigenerativi nella vita delle aggregazioni cattoliche. Se bastasse la democrazia interna per garantire lo spirito ecclesiale allora anche i parroci, i vescovi e il papa stesso dovrebbero essere eletti democraticamente e con mandati a tempo. Comunione e Liberazione non funzionava poi tanto male quando c’era – non a tempo – Luigi Giussani.

Oltre queste fin troppo facili osservazioni, il nuovo intervento disciplinare dimostra ulteriormente che la Chiesa non attraversa un periodo di libertà interna, ma al contrario di costrizione e omologazione, presentate – questo sì – come riforme liberali. Imporre dei vincoli di mandato ai dirigenti di movimenti e associazioni sembra essere un modo per liberare la loro vita interna dall’eccessivo potere dei fondatori o, in genere, delle guide emerse storicamente al loro interno, però realisticamente significa l’assoggettamento al potere ecclesiastico centrale. Un movimento privo di un forte potere carismatico è meno autonomo e meno libero. Senza ombra di dubbio, da questo punto di vista, la Chiesa di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI era più libera di quella di Francesco.

Il senso di questo ultimo provvedimento vaticano è comprensibile fino in fondo se collegato con tanti altri. Nel 2016 papa Francesco ha pubblicato la Costituzione apostolica “Vultum Dei quaerere” sulla vita contemplativa femminile, e due anni dopo il relativo dicastero vaticano ha reso note le linee applicative che evidenziano – come molti hanno sottolineato – un inedito accentramento e un nuovo uniformismo in contrasto con la tradizionale autodeterminazione specifica di ogni percorso di vita contemplativa. Siccome i cambiamenti introdotti riguardano anche la concezione stessa della vita contemplativa, si teme che dall’alto si costringa ad un nuovo orientamento generalizzato.

Il 10 maggio 2021 papa Francesco ha istituito il ministero del catechista con il Motu proprio “Antiquum ministerium”. Se i catechisti vengono istituiti dal Vescovo, in quanto il loro è un vero e proprio ministero, il singolo parroco dovrà adoperare i catechisti istituiti e non potrà più sceglierli in base alla loro dottrina e sapienza cristiana. Anche in questo caso non si tratta, come potrebbe sembrare in apparenza, di una maggiore libertà nella Chiesa, ma di un irrigidimento in modo da avere la sicurezza che i catechisti facciano tutti lo stesso discorso e che i parroci tiepidi rispetto alla linea indicata dal centro abbiano sempre meno spazio di manovra.

Se poi, tornando al tema da cui siamo partiti, si considera la situazione di associazioni e movimenti nella Chiesa, si constata che la loro irregimentazione è imposta con determinazione. I grandi movimenti risultano normalizzati, quelli refrattari sono sotto pressione e quelli che resistono vengono apertamente combattuti. Credo non si fosse mai vista una serie così ampia di commissariamenti, visite apostoliche, accentramento di potere ecclesiale, timori di rappresaglie come in questo pontificato.

Giovanni Paolo II e Benedetto XVI venivano considerati dei pontefici autoritari, incentrati sulla dottrina, poco tolleranti alle sbandate. Papa Francesco, al contrario, dà prova di essere un progressista piuttosto deciso. Una volta erano i progressisti a lamentare che nella Chiesa “manca il respiro”, ma ora che proprio il progressismo è salito ai vertici, manca il respiro molto più di prima. È questa la stranezza che va spiegata. Accentratori e intimidatori dovrebbero essere i tutori della conservazione, coloro che cercano di impedire i cambiamenti. Come mai, invece, è la nuova Chiesa progressista a dire il maggior numero di “no”, a istituire le proscrizioni, a condannare al confino, a minacciare rappresaglie se non ci si adegua ai cambiamenti disposti? Perché è la nuova Chiesa libertaria a ridurre la libertà?

Giovanni Paolo II e Benedetto XVI pensavano che lo Spirito potesse suscitare vocazioni e carismi che dovevano essere lasciati scorrere dentro il grande fiume della Chiesa. Dovevano essere aiutati a rimanere nella Chiesa, certamente, ma per motivi e con modalità sostanziali e non procedurali. Ora sembra invece che ci sia fretta di conseguire al più presto obiettivi di riforma verso cui marciare spediti e ad ogni costo e che per questo occorra serrare le file.

Stefano Fontana

https://lanuovabq.it/it/movimenti-al-guinzaglio-mai-stata-meno-liberta-nella-chiesa


IL DECRETO SUI MOVIMENTI

Così s'imbavaglia anche lo Spirito Santo

La grande fioritura di movimenti spirituali laicali, post-conciliare, incoraggiata e accolta da San Giovanni Paolo II e dall'allora cardinale Ratzinger, con il nuovo Decreto Generale viene disincentivata e limitata e con essa la promozione della fede in Dio all'interno della Chiesa.


Il Cardinale Paul Josef Cordes, presidente emerito del Pontificio Consiglio "Cor Unum", cominciò a conoscere da vicino il fenomeno dei movimenti spirituali negli anni '70, quando il cardinale Julius Döpfner – all'epoca presidente dei vescovi tedeschi– lo nominò segretario della commissione pastorale della Conferenza episcopale tedesca. Approdato a Roma nel 1980, Cordes venne scelto da San Giovanni Paolo II come vice-presidente del Pontificio Consiglio per i Laici. Un incarico, ricoperto in un periodo particolarmente prolifico per queste realtà ecclesiali, che gli consentì di collaborare con molte delle figure più note di fondatori. Il porporato tedesco può essere considerato uno dei più grandi esperti di quelle che considera “comprovate scuole di fede”. Lo stesso Benedetto XVI, in occasione del 75esimo compleanno di Cordes, volle celebrarlo, ricordandone lo speciale zelo pastorale dimostrato nei confronti dei movimenti. Cosa ne pensa il presidente emerito del Pontificio Consiglio "Cor Unum” del nuovo decreto generale emanato dal Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita sulle associazioni internazionali di fedeli? Lo ha spiegato in questo commento inviato in esclusiva alla Nuova Bussola Quotidiana.

Oltre a molte altre istruzioni, il Concilio Vaticano II diede un forte impulso anche all'apostolato dei laici. Così nacque una moltitudine di movimenti spirituali. Un eminente esperto delle correnti spirituali nella nostra Chiesa, il cardinale Hans.Urs von Balthasar, ha sostenuto in un rapporto scritto per il Consiglio per i laici nel 1993: “Abbiamo dovuto aspettare la fine del nostro secolo per vedere una simile fioritura e diversità di movimenti laicali indipendenti nella Chiesa (...), la maggioranza dei quali sono scaturiti da iniziative autonome dello Spirito Santo. San Giovanni Paolo II nell'omelia di Pentecoste 1998 e l'allora cardinale Ratzinger nell'incontro mondiale del 25 maggio 1998) hanno tenuto conto con gioia di queste nuove esperienze e le hanno nettamente incoraggiate.

In considerazione della vitalità spirituale di questi movimenti, il recente “Decreto Generale” è privo di qualsiasi carattere incentivo. Vi compaiono soltanto due o tre parole in chiave positiva – “grande fioritura” e “abbondanza di grazia e di frutti apostolici” - il cui uso sembra inevitabile. Purtroppo mancano tutti gli altri meriti:

- l'aver dato alla Chiesa "membri pronti a Dio" (Balthasar) nei nostri tempi secolarizzati, determinati a portarlo tra la gente;

- il loro appello a non permettere che il Cristianesimo sia appiattito su teologia politica e umanesimo laico;

- le tante conversioni e le famiglie cattoliche che hanno donato alla Chiesa;

I Movimenti spirituali - di cui c'è ancora bisogno - sono da raccomandare e incoraggiare, specialmente tra i pastori consacrati.

Invece, il decreto così come la “Nota explicativa” danno l'impressione di trattare una materia fastidiosa che occorre limitare. Non sarebbe stato meglio, anziché rimarcare ampiamente la competenza giuridica del Dicastero, presentare una breve descrizione di un fenomeno così straordinario? Anche se nei pronunciamenti canonici è richiesta una sobria obiettività, questa disciplina dovrebbe promuovere il più possibile la fede in Dio all'interno della Chiesa.

Paul Josef Cordes*

* Cardinale, prefetto emerito di Cor Unum


https://www.lanuovabq.it/it/cosi-simbavaglia-anche-lo-spirito-santo


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