IL MIX VACCINALE
Nel caos totale: l'invenzione della vaccinazione eterologa
Il governo giustifica il ciclo vaccinale misto, senza validazioni scientifiche di un mix, che le stesse aziende produttrici scrivono espressamente che non si può fare. Il CTS ha parlato di “studi clinici pubblicati nelle ultime settimane” che mostrerebbero che la vaccinazione eterologa funziona bene, ma non ha portato le prove. Sarà l’Italia, ormai capofila delle sperimentazioni vaccinali, a fornire un numero più consistente di cavie. Ma la decisione segna l'abbandono definitivo dei vaccini a vettori adenovirali per arrivare al monopolio degli mRNA.
Il vocabolario della Pandemia si arricchisce di un nuovo termine: vaccinazione eterologa. Proprio così: come la fecondazione artificiale fatta con ovuli di una donatrice fecondati con spermatozoi di un donatore. Nel caso della vaccinazione – invece - il termine “eterologa” starebbe a significare più banalmente che, fatto un determinato vaccino, alla seconda dose se ne usa un altro. Insomma, la parolona “eterologa” sta solo a dare una parvenza di scientificità ad uno stato di confusione caotica. Il ciclo vaccinale misto, che alcuni esponenti governativi ora si affrettano a giustificare dichiarando, senza che ci sia alcuno studio e alcuna validazione scientifica di questo mix, come addirittura più efficace, è semplicemente la pezza che si è voluta mettere su una situazione della campagna vaccinale sempre più critica.
Perché non si possono concludere i cicli iniziati con AstraZeneca? Perché qualche ricerca ha dimostrato che funziona meglio il mix? Assolutamente no. Non si può concludere con AstraZeneca perché l’evidenza degli eventi avversi - anche gravi - è tale che questo vaccino è stato definitivamente esclusivamente riservato alle persone over 60 anni, nelle quali si stima che i danni collaterali siano inferiori. Una decisione che mostra chiaramente che il ritornello del “non c’è correlazione”, tra i danni e le vaccinazioni, è finito. I vaccini sperimentali presentano delle criticità che non si possono più occultare, anche in virtù delle cifre che vedono i morti vaccino-correlati arrivati, in Europa, a 15.000. Una strage troppo a lungo negata.
Ma la risposta governativa, anziché essere quella di una doverosa moratoria, è quella di eseguire un vero gioco di prestigio inventando la vaccinazione eterologa.
Nel campo della vaccinologia, quando si inizia un ciclo con un determinato vaccino, dall’Esavalente dei bambini all’Epatite B degli adulti, si prosegue con lo stesso prodotto. Le stesse aziende farmaceutiche produttrici dei vaccini anti-Covid scrivono espressamente nelle schede tecniche che non si può fare una seconda dose con un prodotto diverso.
L’indicazione governativa dell’Aifa per coloro che hanno utilizzato AstraZeneca e ora devono ricevere una differente seconda dose, è quella di utilizzare un vaccino mRna, e quindi Pfizer o Moderna. A questo punto appare evidente che in Italia regna la massima confusione sulla questione vaccini con una comunicazione da parte delle istituzioni lacunosa su ogni fronte.
E una volta di più emerge la totale condizione di sperimentazione di questa campagna vaccinale. Anzitutto: perché somministrare necessariamente una seconda dose? Cavie per cavie, si potrebbe anche non dare seguito alla prima dose di AstraZeneca, che potrebbe anche rivelarsi sufficiente a garantire l’immunità. Basterebbe controllare la titolazione anticorpale dei vaccinati.
In secondo luogo, perché passare da un vaccino a vettore virale come il farmaco anglo-svedese a quelli a mRNA? Sarebbe più logico ricorrere ad un vaccino estremamente simile ad AstraZeneca: il russo Sputnik. Il quale stranamente non è mai rientrato nelle previsioni di acquisto da parte dello Stato italiano. Si potrebbe iniziare ad usarlo proprio come adeguato sostituto dell’omologo messo fuori legge nei giovani. Il mix vaccino a vettore virale/ vaccino a mRNA non è mai stato studiato.
Il Comitato Tecnico Scientifico ha parlato di “studi clinici pubblicati nelle ultime settimane” che mostrerebbero che la vaccinazione eterologa funziona bene. Peccato che non ha portato le prove. Si parla di studi, ma che in realtà sono solo i casi di un centinaio di persone in varie parti d’Europa a cui sono stati inoculate due dosi diverse. Sarà l’Italia a fornire un numero più consistente di cavie? La realtà è che oggi non ci sono dati che possano validare la tesi dell’efficacia (e magari anche della sicurezza) dell’eterologa. Ma il Governo procede imperterrito con le operazioni.
Il CTS ha ritenuto che la seconda somministrazione con vaccino a mRNA possa avvenire a distanza di 8-12 settimane dalla somministrazione di Vaxzevria (il nome che AstraZeneca aveva assunto dopo il primo stop dell’EMA di due mesi fa).
C’è un altro aspetto su cui porre molta attenzione: posto che ormai AstraZeneca è in una posizione molto difficile, confinata agli ultra sessantenni, posto che il secondo vaccino a vettori virali, Johnson & Johnson, a causa degli effetti collaterali già rilevati negli Stai Uniti, è stato riservato ai soli over 50, posto che il terzo vaccino di questa classe di farmaci, lo Sputnik, non viene neppure preso in considerazione per motivi misteriosi, la scelta di Aifa sembra avviare, attraverso l‘eterologa, l’ abbandono definitivo dei vaccini a vettori adenovirali per arrivare al monopolio degli mRNA. Una fuga in avanti anche rispetto alle indicazioni dell’EMA. Ma l’Italia - ormai è evidente - è la capofila delle sperimentazioni vaccinali. Anche le più ardite.
Paolo Gulisano
https://lanuovabq.it/it/nel-caos-totale-linvenzione-della-vaccinazione-eterologa
Errori di base nella progettazione e somministrazione dei vaccini ne imporrebbero l’immediata sospensione
professor Enzo Pennetta
https://m.facebook.com/watch/?v=400848351104915&_rdr
Quelli contro il Covid sono vaccini di nuova concezione, tanto che qualcuno mette in dubbio il fatto stesso che si possano definire tali, di sicuro ci si trova davanti a qualcosa di nuovo su cui un giudizio definitivo si potrà dare solo nel tempo.
Ma c’è qualcosa che già da oggi è possibile dire sulla progettazione dei vaccini stessi per quanto riguarda la scelta dell’antigene e la tempistica di somministrazione, fasi in cui sono stati commessi gravi errori che è già possibile individuare lasciando da stabilire solamente quale sarà infine l’entità effettiva delle conseguenze.
Vediamo qui di seguito quali sono gli errori commessi.
1-Errore nella scelta dell’antigene
Quando si è trattato di individuare la parte del virus Sars Cov 2 da far produrre al nostro organismo come antigene per ottenere l’immunizzazione si è scelta la proteina “spike”, quella parte del virus responsabile dell’aggancio dello stesso alle cellule che poi vengono infettate. Nell’operare questa scelta si è partiti dal presupposto che le proteine spike fossero parti del virus prive attività patogena, un assunto non supportato dalle necessarie ricerche che lo confermassero.
Oggi quelle ricerche sono state fatte ed emerge proprio il fatto che inoculando l’mRNA per sintetizzare le proteine spike si induce l’organismo a produrre una sostanza fortemente patogena, cioè per proteggere dal potenziale contagio e relativa patologia Covid-19 si fa produrre alla persona una proteina tossica che è proprio il problema che si vorrebbe evitare, i vaccini contro il Covid sono letteralmente dei “pharmakon”, termine che non a caso indica sia una medicina che un veleno, una delle conseguenze dell’azione patogena delle proteine spike è la trombocitopenia, cioè una carenza di piastrine nel sangue che può causare emorragie.
In studi peer review sono stati accertati casi di trombocitopenia riconducibili alla somministrazione dei vaccini a vettore virale di Astra Zeneca (Nature Medicine) e in altri studi si evidenziano le stesse conseguenze con vaccini ad RNA come Pfizer e Moderna (AJH – American Journal of Hematology), sollevando la questione che non si tratti della specifica tecnologia a vettore virale a produrre tali conseguenze ma che sia proprio la scelta di iniettare l’mRNA per la proteina spike e farla produrre ai soggetti interessati la causa della trombocitopenia, si tratta della reazione avversa che ha causato l’emorragia al seno cavernoso e la conseguente morte della diciottenne Camilla Canepa.
Che la proteina spike sia patogena emerge anche da studi che ne riferiscono la capacità di danneggiare l’epitelio dei vasi sanguigni (AHA -American Heart Association), ma oltre ai danni immediati anche altri aspetti della proteina devono essere ancora approfonditi, tra questi particolarmente preoccupante è la scoperta di un tratto dalle caratteristiche prioniche che emergeva da uno studio preprint già nel 2020, i prioni sono delle proteine in grado di destabilizzare altre proteine, al di fuori degli specialisti abbiamo imparato a conoscerli con l’encefalopatia spongiforme, la malattia meglio conosciuta come “sindrome della mucca pazza” ma i prioni sono anche implicati in patologie quali l’Alzheimer e il Parkinson.
Il sito prionico nella regione S1, quella della proteina spike, tra l’altro risulta essere unico tra i coronavirus e questa unicità oltre a sollevare domande sull’origine evidentemente rende necessari studi specifici rispetto a quelli già disponibili su altri coronavirus.
La presenza del sito prionico pone interrogativi di estrema gravità su possibili conseguenze a lungo termine della somministrazione di proteine spike nei vaccini anti Covid, timori manifestati espressamente da Luc Montagnier:
“..ci saranno effetti forse anche su più generazioni, ma avrà effetti sulle generazioni attuali nel giro di cinque anni, dieci anni. È estremamente possibile. Sono quelle che si chiamano “malattie neurodegenerative”. Ci sono sequenze che sembrano delle sequenze di prioni nell’RNA del coronavirus e questi prioni possono mettere in disordine le proteine naturali nel cervello per modificarle e farne dei prioni. Su questo tema sono stato anche molto coinvolto perché l’Institut Pasteur ha usato in un certo momento degli estratti di cervello di persone morte non a causa di prioni ma di Alzheimer o di Parkinson, per ottenere l’ormone della crescita e iniettare questo ormone, di origine umana, a dei bambini al fine di incrementarne la crescita. Questa è stata l’occasione di uno scandalo perché centoventi bambini sono morti della malattia di Creutzfeld Jakob dopo essere stati trattati con questo prodotto. E’ stato conseguentemente un caso finito in tribunale. I colpevoli sono morti e tutto è andato a spegnersi ma io lo tengo bene a mente: centoventi bambini ai quali era stato iniettato un ormone della crescita di origine naturale perché dei prioni si sono formati non solo per il morbo di Creutzfeld Jakob ma anche per malattie più diffuse come la malattia di Alzheimer o di Parkinson.“
Gli effetti patogeni accertati e quelli sospetti della proteina spike del Sars Cov 2 risultano particolarmente gravi e quindi tali da sconsigliare di immetterla in circolazione nel corpo umano, questo dovrebbe essere sufficiente a motivare una sospensione immediata della somministrazione dei vaccini Covid di ogni tipo, a prescindere dalla differente produzione, formulazione e veicolazione.
2- Errore nella scelta dei tempi di somministrazione
Anche la somministrazione del vaccino effettuata ad epidemia in corso è una novità, l’AIFA ad esempio raccomanda la vaccinazione antinfluenzale dal mese di ottobre a quello di dicembre, prima che si manifestino i primi casi di influenza, poi ad epidemia iniziata resta solo la cura sintomatica.
Nel caso del Sars Cov 2, che è un virus molto mutante come evidenziava il prof. Joseph Tritto già nell’estate2020, è stata invece scelta la vaccinazione ad epidemia in corso, cosa che non può che avere come conseguenza la produzione di varianti, si tratta di un caso pratico di selezione darwiniana. Il vaccino abbatte la presenza del ceppo di virus per il quale è stato prodotto mentre è meno efficace nel colpire le varianti che, da minoritarie che erano, dopo l’eliminazione del ceppo principale eliminato dal vaccino, diverranno quelle più rappresentate nella popolazione virale, qualsiasi evoluzionista può confermare questo meccanismo (ma anche qualsiasi allevatore di bestiame…).
La selezione di varianti oltre a generare potenzialmente nuove e forse interminabili ondate epidemiche, porta a sua volta ad un problema molto rilevante, quello che va sotto il nome di ADE (Antibodies Dependent Enhancement), la presenza di anticorpi non neutralizzanti può infatti innescare meccanismi che conducono all’incremento della replicazione virale o ad un processo infiammatorio acuto secondo lo schema qui riportato (Nature Microbiology):
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