“Francesco ha paura del Rito antico e attacca Benedetto”
Traditionis Custodes scandalizza anche in Inghilterra: «La reazione comune tra i vescovi è stata “perché ha fatto questo?”» e «non capiscono come il Rito antico possa fare del male». Il motu proprio di Francesco «è ampiamente interpretato come un attacco all’eredità di Benedetto». La Bussola intervista Tim Stanley, editorialista del Daily Telegraph.
Dal 2007 in poi nel Regno Unito c’è stata una crescita rilevante di fedeli e comunità che celebrano con il Messale del 1962, utilizzando con gratitudine le facoltà riconosciute dal Summorum Pontificum. La promulgazione del motu proprio Traditionis Custodes ha inevitabilmente suscitato reazioni nell’opinione pubblica legata al cattolicesimo britannico. Uno dei commenti di maggior successo, ripreso e citato anche al di fuori della Gran Bretagna, lo ha scritto Tim Stanley sul prestigioso settimanale The Spectator. Il giornalista inglese, editorialista di punta del Daily Telegraph nonché collaboratore di Cnn e Bbc, ha parlato di “spietata guerra del Papa contro il Rito antico” a proposito del nuovo motu proprio. La Nuova Bussola lo ha intervistato.
Tim Stanley, a chi fa paura il Rito romano antico? Davvero il Summorum Pontificum sarebbe una minaccia per l’eredità del Concilio?
È Francesco ad aver paura del Rito romano antico, così come i liberal irriducibili della Chiesa, perlopiù ultrasettantenni, preoccupati che il Summorum Pontificum abbia rappresentato una rovina del Concilio Vaticano II. Ma si sbagliano: il Summorum Pontificum ha chiarito che l’Antico e il Nuovo Rito sono parte della stessa tradizione, e dal 2007 la maggior parte dei tradizionalisti l’ha accettato. Questo è il grande paradosso di Traditiones Custodes: ha ridefinito il Rito antico come una ribellione e lo ha reso nuovamente controverso, minacciando la divisione proprio quando si era raggiunta una parvenza di integrazione.
Alla luce del Traditionis Custodes e della lettera di accompagnamento ai vescovi, è ancora possibile sostenere che il pontificato di Francesco sia in continuità con quello di Benedetto XVI?
Questo è ciò che Francesco si è premurato di suggerire: ha scritto che Benedetto non ha mai inteso il Rito antico come una ribellione contro il Vaticano II, che lo è diventato nel frattempo, quindi Francesco starebbe - se vuoi - ripristinando l’integrità del Summorum Pontificum restituendo disciplina e unità. Ma, come si dice in Inghilterra, “pull the other one, it’s got bells on it” (l’equivalente del nostro: “Riprova con qualcosa di più convincente”, ndr): nessuno crede che questo sia vero. Fare questo mentre Benedetto è ancora in vita viene ampiamente interpretato come un attacco personale all’eredità del suo pontificato.
Pensa che ci saranno conseguenze nell’opinione pubblica per l’immagine di Francesco quale “Papa della misericordia”?
Fuori dalla Chiesa, no: questa è una questione interna e la maggior parte dei non cattolici, e molti cattolici, non la capiscono. All’interno della Chiesa, assolutamente sì. Ora è impossibile per noi vendere Francesco al mondo intero come misericordioso perché sappiamo che non lo è. Si diceva sempre che avesse uno stile dittatoriale; avevo deciso di non crederci. Ora posso vedere la verità.
Nelle prime reazioni al motu proprio, la maggioranza dei vescovi ha rinnovato la facoltà a coloro che celebrano secondo il Messale del 1962 di continuare a farlo. Molti sembrano rimasti spiazzati dal contenuto del documento, persino un cardinale non certo conservatore come Wilton Gregory. Questo motu proprio è riconducibile al solito schema conservatori vs progressisti o c’è dell’altro, secondo lei?
Posso dirvi che in Inghilterra la reazione comune tra i vescovi è stata “perché ha fatto questo?”. È un bel grattacapo. Nel 2007, a molti di loro non piaceva il Summorum; 14 anni dopo, sono totalmente abituati e non riescono a capire come il Rito antico possa fare del male. All’improvviso devono disciplinare bravi sacerdoti, e sanno che i seminari sono pieni di giovani che vi sono entrati pensando di poter celebrare il Rito antico e che ora magari non possono. Le vocazioni sono a rischio. Mi ripeto: Benedetto ha tolto il pungiglione al Rito antico. Francesco ha di nuovo iniettato del veleno nel flusso sanguigno. I vescovi sono stati presi alla sprovvista: alla faccia della sinodalità.
Il cardinale Gerhard Ludwig Müller ha scritto: “Le disposizioni del Traditionis Custodes sono di natura disciplinare, non dogmatica, e possono essere nuovamente modificate da qualsiasi futuro papa”. Crede che il nuovo papa avrà il coraggio di fare marcia indietro?
Sì. Prevedo che questo documento verrà corretto molto rapidamente. Ha creato un incubo burocratico, manageriale, e per niente. Il prossimo papa sarà probabilmente più giovane, formatosi dopo gli anni Sessanta. Questa non sarà la sua battaglia. Inoltre, Traditiones Custodes contraddice il tanto decantato principio di Francesco secondo cui la Chiesa dovrebbe essere decentralizzata: se questa è la direzione in cui stiamo andando, una correzione è d’obbligo, in fretta.
Lei ha scritto: “Il motivo per cui ciò che Francesco ha fatto è importante è perché un giorno il tipo di liberalismo che incarna arriverà per te - per la semplice e dolce cosa che stavi facendo che non dava fastidio a nessun altro ma, per la sua mera esistenza, era una minaccia esistenziale per il regime di governo. Tu sei il prossimo”. Le chiedo: chi sarà il “prossimo” a cui si riferisce?
Immagino che la Fraternità Sacerdotale San Pietro sarà molto preoccupata. Francesco sta cercando di eliminare il Rito antico entro una generazione - non esagero - e quindi qualsiasi organizzazione dedicata alla sua perseveranza è in difficoltà. Ma il mio commento va inteso in un senso più ampio. Ci stiamo avvicinando rapidamente a un momento di contesa tra liberalismo e fede, quando le persone religiose dovranno affrontare la persecuzione per aver creduto cose che 30 anni fa erano all’ordine del giorno - sulla sessualità, sul genere, sull’aborto, ecc. La tragedia del liberalismo è che ha guadagnato potere promuovendo la diversità, ma ora cerca di dettare come dovremmo vivere, cosa dovremmo credere, anche come dobbiamo professare la nostra fede.
Nico Spunton
https://lanuovabq.it/it/francesco-ha-paura-del-rito-antico-e-attacca-benedetto
L’INTERVENTO
Il cardinale Zen: “Che male c’è nella Messa antica?”
“Ho lavorato attivamente per la riforma liturgica dopo il Vaticano II, ma non posso negare il tanto di buono che è venuto dal Summorum Pontificum”. “La Messa Tridentina è la Messa a cui mi portava mio padre… non è divisiva, e anzi ci unisce ai nostri fratelli e sorelle di tutte le epoche, ai santi e ai martiri di ogni tempo”. Il cardinale Zen interviene dopo la pubblicazione del motu proprio di Francesco Traditionis custodes.
Riportiamo di seguito l'intervento pubblicato dal cardinale Joseph Zen sul suo blog, a proposito del motu proprio di papa Francesco Traditionis custodes.
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Ho letto sui giornali notizie abbastanza preoccupanti su possibili restrizioni alla celebrazione della Messa Tridentina (quella che ora chiamiamo forma straordinaria del rito romano). Voglio dire chiaramente che io non sono considerabile come estremista di questa forma liturgica e che ho lavorato attivamente, come sacerdote e come vescovo, per la riforma liturgica dopo il Vaticano II, anche cercando di frenare gli eccessi e gli abusi, che purtroppo non sono mancati anche nella mia diocesi. Quindi non mi si accuserà di faziosità.
Ma non posso negare, nella mia esperienza di Hong Kong, il tanto di buono che è venuto dal motu proprio Summorum Pontificum e dalla celebrazione della Messa Tridentina. C’è qui un gruppo fedele che da decenni partecipa a questa forma che ci viene dalle ricchezze liturgiche della nostra Tradizione, un gruppo che non ha mai creato problemi alla diocesi e i cui partecipanti non hanno mai messo in dubbio la legittimità della Messa rinnovata. Nella comunità che partecipa alla forma straordinaria in Hong Kong sono passati tanti giovani, che attraverso questa Messa hanno riscoperto il senso dell’adorazione e della reverenza che dobbiamo a Dio, nostro Creatore.
Io ho lavorato per la riforma liturgica, come ho detto, ma non posso dimenticare la Messa della mia fanciullezza, non posso dimenticare quando da bambino in Shanghai mio padre, devotissimo cattolico, mi portava a Messa tutti i giorni e alla domenica mi faceva partecipare a cinque Messe! Sentivo una tale reverenza, ero così affascinato (e lo sono ancora!) dalla bellezza del canto gregoriano, che penso quell’esperienza abbia nutrito la mia vocazione al sacerdozio, come per tanti altri. Ricordo i tanti fedeli cinesi (e non penso tutti sapessero il latino…) partecipare con grande trasporto a queste cerimonie liturgiche, così come ora posso testimoniare nella comunità che partecipa alla Messa Tridentina di Hong Kong.
La Messa Tridentina non è divisiva, essa anzi ci unisce ai nostri fratelli e sorelle di tutte le epoche, ai santi e ai martiri di ogni tempo, a coloro che hanno lottato per la loro fede e che hanno trovato in essa un nutrimento spirituale inesauribile.
https://lanuovabq.it/it/il-cardinale-zen-che-male-ce-nella-messa-antica
Gotti Tedeschi: Perché Colpevolizzare Summorum Pontificum? A che Scopo?
21 Luglio 2021 43 Commenti
Marco Tosatti
Carissimi Stilumcuriali, il prof. Ettore Gotti Tedeschi ci permette di rilanciare questo suo scritto, apparso su La Verità di oggi, che ringraziamo per la cortesia. Buona lettura.
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LE STAGIONI LITURGICHE DELLA CHIESA.
Perché stiamo vivendo una nuova stagione liturgica della Chiesa? La liturgia della messa è sostanza non solo forma, ma ciò non è così chiaro a tutti gli osservatori e commentatori. Il recente Motu Proprio “Traditionis Custodes” si direbbe serva ad abrogare non solo il SummorumPontificum, ma anche e definitivamente lo spirito del Messale Tridentino che era stato promulgato da Papa san Pio V nel 1570 per negare le tesi protestanti.
Papa san Pio V con san Carlo Borromeo e sant’Ignazio di Loyola (Fondatore della Compagnia di Gesù), fu promotore della Controriforma, cioè del rinnovamento teologico e liturgico a seguito del Concilio di Trento, convocato per arginare la dottrina protestante di Lutero.
Quest’ultimo Motu Proprio “Traditionis Custodes” di fatto decreta quale deve essere il rito per celebrare la messa d’ora in avanti.Curiosamente,nel tono e nello stile sintetico e impositivo, sembra essersi ispirato in sostanza proprio alla Bolla di Pio V che decretava: “uno solo sia il rito per celebrare la messa“.
In realtà questo Motu Proprio sembrerebbe anche delegare ai Vescovi le decisioni su come regolare la messa, conformemente alle indicazioni della Sede Apostolica. In Italia i Vescovi diocesani sono 226 e nel mondo sono più di 4.000, pertanto non sarà facilissimo ottenere il risultato auspicato nella introduzione al Motu Proprio, cioè avere un solo rito e promuovere concordia e unità nella Chiesa onde evitare divisioni.
Intuirei piuttosto che una forma delegata possa incoraggiare una certa “creatività”, facilitando rischi di omissioni o interpretazioni soggettive nella liturgia e possa implicitamente compromettere in vari casi la natura unica della messa. Mi pongo due domande.
Prima: Perché tanta avversione al Summorum Pontificum? L’intenzione di Benedetto XVI nel SummorumPontificum era quella, con intento unitivo e non certo divisivo, di render disponibile la cosiddetta messa tradizionale (vetus ordo) per permettere di comprendere il collegamento con quella del novus ordo, e facilitare la comprensione del senso della liturgia come qualcosa radicato nella tradizione, non un capriccio o una preferenza secondo mode.
Seconda: Perché tanta attenzione alla liturgia? Perchè la liturgia della messa non è forma, è sostanza. Il suo scopo non è esser celebrata, è cambiare l’uomo arricchendolo moralmente e soprattutto aprendolo alla Grazia attraverso la ritualità della liturgia. Perché ciò possa avvenire la messa deve trasmettere ai fedeli gli stessi sentimenti di Cristo sulla Croce,permettendogli di identificarsi con Lui.
E ciò avviene grazie alla “partecipazione interiore“ alla messa. Ogni gesto nella messa è finalizzato a questo, perciò sono importanti gli atti della liturgia,le posizioni (in ginocchio,in piedi, seduti), le preghiere, la musica e i canti.
E soprattutto la Consacrazione delle specie (pane e vino), le parole pronunciate e l’ intenzione a rinnovare il sacrificio. Chissà se i detrattori del vetus ordo sanno cosa è “partecipazione interiore”? L’attenzione alla liturgia,secondo me,non è affatto originata da una disputa sulla divisione tra “chiesa dei fedeli contrapposta a chiesa dei preti” o sull’uso del latino, dei canti gregoriani o sull’attaccamento a una rigida tradizione formale che per taluni non facilita la partecipazione alla messa.
Con grande sorpresa leggo che si vorrebbe giustificare l’esigenza di cancellare il vecchio rito perché utilizzato in senso “anticonciliare”. Cancellare il SommurumPontificum perché provoca divisioni,in pratica equivarrebbe a cancellare un diritto lecito solo perché qualcuno ne abusa o è sospettato di utilizzarlo per fini diversi e malvagi. Si colpisca semmai l’abuso,ma non il diritto. Semmai ci si domandi perché provoca divisioni, se queste siano preesistenti e non prescindano dal Summorum Pontificum. Qualcuno ritiene che nel vetus ordo, differentemente dal novus ordo, non si celebri il sacrificio della Croce?
La disputa vera è un’altra.
È, è sempre stata e sarà, sulla sostanza, cioè sui Dogmi del Santo Sacrificio, della Presenza Reale, della Transustansazione, del Sacramento dell’Ordine (del celebrante).
La riforma protestante pretese di sopprimere il Sacrificio della messa trasformandola in una cena simbolica, un memoriale, mettendo in discussione o confondendo la Presenza Reale, la realtà del Sacrificio Eucaristico, il valore sacramentale.
Domando: colpevolizzare il SummorumPontificum non lascia intendere una volontà di clericalizzare e luteranizzare la messa, con il sospetto che si voglia confondere la liturgia, ma soprattutto il suo fine?
Ma non voglio certo fare processi alle intenzioni, solo domande.
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