ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 9 luglio 2021

La “chiusura della bottega”?

Perché le la Chiesa non parla più del Cristo medico, anche dei corpi?

Dev’essere stato emozionante vedere quella piccola pietra triangolare di calcare scoperta nella primavera del 1919, a Timgad, in Algeria. Sopra c’era un’iscrizione databile fra il quarto e il quinto secolo dell’era cristiana: «Sub[veni], Cristé, tu solus medicus, sanctis et penitentibus ma[t]re(m) manib[us] et pedibus de[fendentibus]».

Possiamo tradurla così: «Vieni in nostro aiuto, o Cristo, unico dottore, vieni in aiuto dei santi e dei penitenti, che difendono con ogni mezzo la loro madre Chiesa» (si veda in proposito Paul Monceaux, Une invocation au “Christus medicus” sur une pierre de Timgad. In: Comptes rendus des séances de l’Académie des Inscriptions et Belles-Lettres, 64ᵉ année, n. 2, 1920, pp. 75-83).

Già per i primi cristiani era chiara questa idea del Cristo come medico, non solo delle anime, ma anche dei corpi. Paul Monceaux, nell’articolo citato sopra, nota come il tema del Christus medicus sia presente in modo copioso nella predicazione di sant’Agostino. Nel Discorso 175, per esempio, si parla di Gesù come del «grande medico» venuto dal cielo.  Per curare le anime, certamente, ma non solo. Perfino quando era perseguitato e messo a morte, dice Agostino, Gesù continuava a essere medico e a curare. E poi osserva: «Se da un così eccellente medico è stato guarito un malato senza speranza, perché io non applicherò quelle mani alle mie ferite? Non mi affretterò ad accostarmi a quelle mani?».

Del resto, questo pensiero lo troviamo ben espresso dal grande maestro di sant’Agostino, sant’Ambrogio, che dice: «Cristo è tutto per noi: se vuoi curare una ferita, egli è medico; se sei riarso dalla febbre, è fontana; se sei oppresso dall’iniquità, è giustizia; se hai bisogno di aiuto, è forza; se temi la morte, è vita; se desideri il cielo, è via; se fuggi le tenebre, è luce; se cerchi cibo, è alimento».

Proprio su questo testo, dietro richiesta di Paolo VI, il maestro e cardinale Domenico Bartolucci ha scritto un bellissimo mottetto per soprano solista e coro a voci miste.

Ma il tema del Cristo medico, così vivo nella patristica, è oggi abbandonato dalla Chiesa. La religione è spogliata della sua dimensione curativa e la medicina è innalzata a vera e propria religione.

San Giuseppe Moscati (1880-1927), che era medico, chiamava Gesù «primo medico» e avvertiva: «Non la scienza, ma la carità ha trasformato il mondo, in alcuni periodi; e solo pochissimi uomini son passati alla storia per la scienza; ma tutti potranno rimanere imperituri, simbolo dell’eternità della vita, in cui la morte non è che una tappa, una metamorfosi per un più alto ascenso, se si dedicheranno al bene».

Certo, è difficile trovare oggi medici che esprimano tali intendimenti. Lo stesso Moscati diceva: «E poi noi altri medici che cosa possiamo? Ben poco! E perciò, non potendo soccorrere il corpo, soccorriamo l’anima e, di fronte ai casi disgraziati, ricordiamo i doveri dello spirito che ci provengono dalla fede dei nostri padri!». Sarebbe bello se tutti i medici si rendessero conto che stanno soccorrendo un corpo con un’anima. Forse una frase di un’altra santa, madre Teresa di Calcutta, potrebbe farli riflettere: «Non dimenticherò mai il giorno in cui, camminando per una strada di Londra, vidi un uomo seduto, che sembrava terribilmente solo. Andai verso di lui, gli presi la mano e la strinsi. Lui allora esclamò: “Dopo tanto tempo, sento finalmente il calore di una mano umana”. Il suo viso s’illuminò. Sentiva che c’era qualcuno che teneva a lui. Capii che un’azione così piccola poteva dare tanta gioia».

Il problema, dicevo, non è solo dalla parte dei medici. Anche gli uomini di Chiesa possono avere, e molto spesso hanno, una visione meccanicistica della persona. Magari sono gli stessi uomini di Chiesa che parlano tanto dell’importanza del rapporto con le altre religioni. E, così facendo, non si accorgono di essere contraddittori, perché proprio le altre religioni, più del cristianesimo, hanno mantenuto una visione più olistica della persona, vista come un tutto e non come un essere a compartimenti stagni.

di Aurelio Porfiri

Chiesa Cattolica in Crisi. Niente Paura, Ricordate Cosa Diceva Lenin?

9 Luglio 2021 Pubblicato da  16 Commenti

 

Marco Tosatti

Carissimi Stilumcuriali, leggetevi questo commento di Pezzo Grosso a un articolo apparso ieri sul Corriere della Sera, protagonisti Luigi Accattoli e Giuseppe De Rita, e cercate di non piangere, non dalla commozione ma dalla pietà, se ci riuscite. Già l’idea di qualcuno che cita Romano Prodi come possibile futuro conducator per la salvezza della Chiesa cattolica (vedi operazione Euro, che successione…) mi provoca convulsioni di ilarità. E per il resto…ma leggete. 

§§§

 

“Gli utili idioti” dell’epoca bergogliana.

Leggiamo oggi sul Corriere della Sera(ieri per chi legge, n.d.r.), a pag. 27 un articolo di Luigi Accattoli, ex vaticanista di Repubblica, e poi del Corriere: “Cattolici alla ricerca del gregge smarrito della Chiesa” ispirato dall’ottantottenne Giuseppe De Rita, sociologo, fondatore del Censis ed ex Presidente del CNEL. Persona buona e saggia, ma forse in tarda età, un pochettino confusa.

Questo articolo ricorda l’espressione coniata da Lenin per descrivere quegli intellettuali occidentali che sostenevano l’Unione Sovietica e le sue politiche di demolizione dell’ Occidente: “utili idioti”.

In questo caso sembra pretendano anticipare laicamente la laicizzazione definitiva avviata da Bergoglio. Vediamo l’articolo.

Il pezzo di Accattoli inizia evocando la frase di Bergoglio che invitava a avviare una chiesa in uscita al fine di andare a cercare e trovare le novantanove pecore perse, uscite dall’ovile.

La premessa del pensiero dei “cacciatori delle pecore da riportare all’ovile” è corretta, la cultura cattolica ha molto da offrire. Purché (dice) si esca dalla autoreferenzialità e si decida di cercare la Chiesa fuori dalla Chiesa.

Interessante, ma mica tanto facile, vediamo se ci viene spiegato chi deve farlo, dove e come.

Ci vorrebbero dei “santi” per riuscirci.

Ecco che qui “casca l’asino”, per la prima volta. Chi deve farlo sono persone, come dice Accattoli, ben lontano dalla “sacrestia”. Per esempio: Liliana Cavani (famosa regista di Portiere di notte). O Ferruccio De Bortoli, Romano Prodi, Andrea Riccardi di Sant’Egidio, Gennaro Acquaviva, socialista fondatore del MPL, e tanti altri “cattolici adulti”.

Ma che si propongono di fare questi illustri cattolici il cui movimento si chiamerà “Essere qui”?

Accattoli (secondo me con un po’ di ironia) ce lo spiega senza mezzi termini.

Anzitutto vuole rifuggire dalle tentazioni fondamentaliste (boh?).

Poi vuole rifuggire dal barricarsi a difesa dei valori non negoziabili, onde evitare di esser marginalizzati e perdere il dialogo costruttivo con il resto della società (sic. boh?).

Quindi propone di dialogare, perché la vita della chiesa è nella relazione e “metter un piede fuori dal suo recinto l’aiuterà a non cadere e permetterà alla società di riconoscerla” (ma che vorrà mai dire? boh! ).

Ma il bello viene ora, la Chiesa deve assumere “un ruolo profetico nella società” e deve pertanto riscoprire la relazione.

Mi piacerebbe chiedere al buon De Rita: ma cosa faresti offrire della cultura cattolica da questi cattolici adulti se devono ignorare i valori non negoziabili?

I film della Cavani?

Ma quale ruolo profetico potrebbe assumere la chiesa nella società? Quello di profetizzare la “chiusura della bottega”?

Ma per questo basta Bergoglio, che bisogno c’è di questi eroici cattolici adulti?

https://www.marcotosatti.com/2021/07/09/chiesa-cattolica-in-crisi-niente-paura-ricordate-cosa-diceva-lenin/

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