ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 12 agosto 2021

Animas páuperum tuórum ne obliviscáris in finem(Ps.73:19 )

Il ruolo dei tradi-vax e dei politici traditori


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I tradizionalisti (o i cattolici "conservatori") favorevoli all'obbligo vaccinale (sacerdoti o laici che siano), o che rimangono silenti per non esporsi favorendo così il progressivo trionfo del totalitarismo sanitario,

sono gli ultimi arruolati nell'esercito della Rivoluzione gnostica.


E nella sua fase più infernale, quella del passaggio al post e trans-umanesimo.

Infatti, agiscono nell'ombra, come le spie di Sauron, sordi a ogni logica ed evidenza fattuale, perduti in elucubrazioni ridicole e calunniose, come chi deve discolparsi dinanzi allo specchio della propria coscienza.

Sono scomparsi o quasi, per non essere veduti, ricordati.


Chi continua a seguirli, si pone automaticamente al seguito di questo esercito. Al servizio della Rivoluzione.

I tradi-vax sono i traditori dell'ultima ora.


Così come chi ancora sostiene e vota i politici di "centro-destra" schiavi automi del totalitarismo sanitario in atto.

Sono i peggiori: non è un modo di dire, basta leggere quanto dicono per accorgersi che sono più infernali di quelli di sinistra.


Pensate bene, oggi e nei prossimi mesi, alle vostre scelte e frequentazioni, al vostro schieramento: ne siete responsabili davanti a Dio e agli uomini.

Il gioco è finito: ora siamo in guerra.

Non è più possibile, ormai, e lo sarà sempre meno, fare finta di non capire. Deus non irridetur! 


Non si può pensare di seguire impunemente chi è favorevole all'obbligo vaccinale, al green-pass come a qualsiasi altra diavoleria totalitaria e dissolutoria, chi si erge a sostenitore - aperto o occulto - del post e trans-umanesimo in corso. 

Salvatevi da costoro. 


L'amicizia contraria alla volontà di Dio non è amicizia con Dio.

Schieratevi con il Bene e la libertà dei veri cristiani e dei veri esponenti della Tradizione. 

Questi sono i veri amici. (MV)


https://t.me/Amici_dei_Triarii/202


Iustitia in Veritate: Resistere al Green Pass è un Obbligo Morale.

 

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, riceviamo dagli amici di Iustitia in Veritate questo comunicato che ci sembra opportuno e utile portare alla vostra attenzione, e che mette in luce come sia necessario resistere, singolarmente, a quell’obbrobrio giuridico e legislativo rappresentato dal green pass, che alcuni uomini politici di diverse tendenze vorrebbero estendere, nella loro furia di obbligare la gente a iniettarsi un siero genico dagli effetti positivi estremamente dubbi (non impedisce contagio e infezione, come si vede ormai chiaramente) e dalle conseguenze negative a breve, medio e lungo termine sconosciute. Ci vorrebbe una commissione parlamentare d’inchiesta – o un Wikileaks farmaceutico – per portare alla luce collegamenti e finanziamenti…Buona lettura e condivisione.

§§§

COMUNICATO

Da più parti ci viene sollecitato un aiuto nelle circostanze concrete in cui si manifesta l’ennesima evidente impostura legislativa, che ha istituito il cosiddetto green pass.

Analizzato il testo del decreto legge 111 del 6 agosto 2021, non possiamo che confermare la pratica impossibilità di sviscerare tutte le sfaccettature di illegittimità, che solo la pretesa di applicazione nel concreto di quanto disposto, farà emergere.

Non possono quindi suggerirsi azioni legali risolutorie o immediate, e ciò a prescindere dai singoli ambiti che l’applicazione del decreto vorrebbe inquadrare.

Questo perché, a differenza del decreto 44/21, poi convertito in legge, che ha riguardato il mondo sanitario, come prima frontiera che un sistema di potere ormai sganciato totalmente dal popolo ha invaso per distruggere ogni principio di libertà della persona e di diritto alla base della nostra convivenza civile, di fronte a questo secondo attacco al comparto della scuola e dell’istruzione in generale dobbiamo misurarci anche con l’assenza o non esplicitazione di qualsiasi procedura applicativa che, nelle situazioni specifiche, si cerca di aggirare lasciandola di fatto ad una libera interpretazione regolamentare ad oggi inesistente.

La spudoratezza di questa modalità di azione governativa, che si congeda per godere della pausa estiva, di fatto inaugura, nella menzogna più conclamata, uno dei periodi più bui della nostra storia. Nella proroga ingiustificata di una falsa situazione di emergenza – che infatti non impedisce al Parlamento di andare in ferie senza neanche vergognarsi della contraddizione e della beffa ai cittadini – e nell’imposizione vaccinale mascherata da marchio verde, la nuova impostura legislativa dimostra la sua inconsistenza nell’assenza anche di parametri procedurali applicativi.

L’incipit del nuovo decreto legge che estende l’obbligo del green pass alla scuola rappresenta il trionfo dell’ipocrisia, oltre ad essere un insulto totale alle regole basilari dello stato di diritto, come l’ha definito il costituzionalista Daniele Trabucco.

L’articolo 1 infatti esordisce adducendo il nobile obiettivo di “assicurare il valore della scuola comunità e di tutelare la sfera sociale e psico-affettiva della popolazione scolastica” come finalità ad un provvedimento che aggiunge l’obbligo di green pass per tutto il personale scolastico, sotto pena di sospensione senza stipendio, mantenendo per le lezioni in presenza il distanziamento e le mascherine. Queste ultime, però, possono essere eliminate, purchè tutti gli alunni siano stati sottoposti alla vaccinazione sperimentale anti Covid con doppia dose.

Tralasciando la gravissima responsabilità di incentivare la fascia più giovane della popolazione a sottoporsi ai rischi della vaccinazione sperimentale contro un virus che, a quell’età, di fatto non costituisce alcun pericolo (si veda al riguardo l’interessante studio), si creeranno i presupposti per una profonda discriminazione degli alunni sprovvisti del marchio verde.

Ed è addirittura inquietante che anche il Comitato Nazionale di Bioetica abbia vergognosamente approvato la validità del consenso espresso esclusivamente dai minorenni, senza l’avvallo dei genitori, arrogandosi così il diritto di suggerire interventi legislativi per espropriare la potestà genitoriale, strizzando l’occhio ai figli che, stranamente, adesso vengono considerati sufficientemente maturi per decidere autonomamente di sottoporsi ad una sperimentazione medica.

E ciò ancor più considerando il palese abuso di un comitato medico che adotta una decisione contraria alla legge in particolare all’articolo 2 del c.c. che stabilisce la potestà dei genitori sui figli minorenni fino al compimento del diciottesimo anno.

Di conseguenza, i minori che non si adegueranno al ricatto verranno trattati alla stregua di untori: bullizzati, emarginati, e obbligati a vaccinarsi anche contro il parere della famiglia. Si instaurerà in tal modo una sorta di “bullismo di Stato”, in palese contraddizione con tutte le iniziative che nel mondo della scuola si propongono per favorire l’integrazione e la socializzazione degli studenti.

Dal 1 settembre scuola e università si trasformeranno quindi in tetri laboratori per esperimenti vaccinali e psicologici e, in luogo della millantata tutela della sfera sociale e psico affettiva della popolazione scolastica, i nostri figli diventeranno cavie per le case farmaceutiche o saranno il bersaglio dell’odio continuamente istigato dal mainstream contro chi difende la libertà anche del proprio corpo e il diritto di scegliere liberamente le cure secondo il principio costituzionale che lo tutela senza che nessun “interesse” collettivo alla salute lo possa sopprimere.

L’impossibilità di imporre per legge un obbligo vaccinale che sarebbe clamorosamente bocciato dalla Corte Costituzionale e dallo stesso Parlamento anche perché esporrebbe al rischio di dover rispondere economicamente degli effetti avversi conseguenti, viene aggirato in modo subdolo e surrettizio delegando senza ritegno e legittimità un controllo poliziesco alla dirigenza scolastica, oppure ai titolari di esercizi pubblici, fossero pure indistintamente ristoranti, bar, palestre, musei o qualsiasi altro ambito in cui la titolarità della gestione appartiene unicamente alla società civile, perché ivi si esprimono le libertà che costituiscono la nostra persona e il loro libero esercizio.

Con riferimento specifico al mondo della scuola è quindi un totale abuso l’assegnazione ai dirigenti scolastici del compito di controllare i cosiddetti certificati verdi; in primis, perché snaturerebbe la loro stessa funzione attribuendogli di fatto l’improprio ruolo di “gendarme di Stato” creando di conseguenza un clima di “caccia alle streghe” all’interno dell’Istituzione scolastica che è totalmente in contrasto con gli obiettivi educativi che la comunità scolastica si è sempre prefissata di raggiungere.

Va aggiunto inoltre che le “alternative” previste alla vaccinazione (il tampone ogni 48 ore e la certificazione di essere guariti dal Covid, che peraltro dura solo sei mesi) sono di difficilissima attuazione e sono nei fatti strumenti ricattatori – per giunta a pagamento – per costringere le persone a vaccinarsi. Dal punto di vista lavorativo, inoltre, si ravvisa una palese discriminazione e la previsione di conseguenze pesanti per il lavoratore “renitente”: sospensione per quattro mesi (fino al 31 dicembre) se entro cinque giorni non venisse esibito il certificato verde.

A fronte di tutto ciò non esiste di fatto la possibilità di intravedere un percorso difensivo unitario, una strategia generalizzata che possa contrastare questi abusi, se non ribadire la necessità di contestare immediatamente la richiesta del cosiddetto green pass per mancanza di titolarità nel trattamento dei dati sanitari individuali e il loro eventuale trattamento; quindi  ravvisandosi nelle varie situazioni in cui i dirigenti scolastici dovessero perseverare in tali richieste, l’avvio di procedimenti disciplinari del tutto anomali ed illegittimi e certamente impugnabili.

È dunque arrivato il tempo della resistenza, che è l’unico criterio da consolidare in ognuno di noi e che quindi appartiene alla singola circostanza e al singolo titolare o dirigente o docente o semplice fruitore di esercizi, che si trova a sentirsi obbligato ad un abuso o al quale viene richiesto di sottostare ad un obbligo, nei fatti inapplicabile ed inesigibile.

Tutta la presunta normativa a cui fa riferimento la pervasiva invenzione del green pass italiano contrasta infatti con i principi cardine di libertà e di tutela dei diritti che sono indicati nella Costituzione, e questa pretesa senza alcuna distinzione è ancor più in contraddizione con gli stessi Regolamenti 953 e 954 del 14 giugno 2021 del Parlamento europeo e del Consiglio d’Europa, che hanno ribadito il principio di non discriminazione nella stessa istituzione del green pass, che di fatto ha altri scopi e non certamente quello di introdurre un surrettizio obbligo di vaccinazione o di sottoporsi a reiterati controlli sanitari.

Non è un caso che tale illegittima estensione di un obbligo inesistente ed inesigibile sia avvenuta in Italia, dove senza vergogna il nostro governo ha addirittura cercato meschinamente di non tradurre dal testo originario tale principio e di cancellare tale vincolo.

Assistiamo infine anche ad un finto gioco da marionette da parte delle stesse istituzioni, tra cui il Ministero degli Interni che proclama che gli stessi titolari di esercizi commerciali non hanno alcun titolo o autorità di polizia per la richiesta o la verifica di questo presunto certificato verde, e ad altre dichiarazioni del garante della privacy che di fatto contraddicono la presa di posizione iniziale rispetto all’abuso di tale documento.

Il tutto in un’immonda pantomima disorientante, come lo è tutta questa presunta normativa tra poliziotto buono e poliziotto cattivo.

Iustitia in Veritate non può che suggerire agli avventori che si scontreranno con titolari di esercizi pubblici masochisticamente iper osservanti di regolamenti illogici, il boicottaggio e la scelta di altri luoghi, dove venga garantita la loro non discriminazione.

A tutti infatti è proposta la resistenza come misura inequivocabilmente necessaria nelle singole circostanze come forma civile di reazione ad un sopruso, e quindi anche di fronte a dirigenti scolastici che, conniventi in modo consapevole o non, cercheranno di imporre un obbligo inesigibile ed inapplicabile, in quanto totalmente illegittimo e infondato,

Ai titolari di esercizi commerciali suggeriamo di non rendersi complici di questo abominio semplicemente ignorandolo e di non aver paura di eventuali sanzioni amministrative che, di fatto, non potranno che essere annullate per la loro totale illegittimità, come sino ad oggi avvenuto nella stragrande maggioranza dei casi.

La libertà su cui poggiamo e che gradualmente è stata divorata nel corso di questi mesi, grazie all’assuefazione secondo la tecnica consolidata del radicamento di una consuetudine per quanto inutile oltre che irrazionale, trattandosi di provvedimenti palesemente destituiti di alcun fondamento scientifico dal punto di vista medico o di diritto, impongono di resistere. E questa resistenza riguarda ormai ogni singola categoria o posizione, ed anche quella degli studenti che non vogliono sottostare ad un ricatto, che è impossibile possa annullare o limitare il diritto allo studio che lo Stato stesso deve garantire e di cui è responsabile.

Si ribadisce quindi che ogni strategia è da valutare caso per caso perché non sono certamente prevedibili le singole circostanze in cui bisognerà muoversi. E caso per caso occorrerà fare fronte individualmente o collettivamente per diffidare e denunciare questi abusi per quello che sono: un tentativo illegittimo e infondato per imporre un obbligo vaccinale non esigibile.

Solo uno sciocco ormai può non accorgersi che il vero obiettivo non è – e forse non lo è mai stato – la tutela della salute, e che questo abuso sta procedendo con la connivenza purtroppo anche di una certa parte delle autorità ecclesiastiche, che tacciono o, peggio, ne sposano la scelleratezza addirittura introducendo acriticamente anche in sacris una presunta normativa ancora più rigorosa, in una spasmodica rincorsa ad essere più realisti del re.

La drammaticità di questi eventi non può e non deve scoraggiarci perché la resistenza è dunque diventata un obbligo morale per difendere la nostra persona e la dignità umana che i nostri padri hanno conquistato per noi con il sacrificio e con la fede.

Nel combattere questa buona battaglia noi ci siamo e siamo pronti ad aiutare chi si rivolge a Iustitia in Veritate.

Milano, 12 agosto 2021

§§§


UNO SCRITTO RIVELATORE

Cartabia non vede il totalitarismo che denunciava


Quando l'attuale ministro della Giustizia commentava il Potere dei senza potere di Havel e diceva che «il post-totalitarismo si caratterizza più che per la brutalità del potere, per la sua “ideologia menzognera e ipocrita”, che esercita un’ipnosi sul singolo, inducendolo ad abdicare alla propria ragione, alla propria coscienza e alla propria responsabilità». Ebbene: questo pericolosissimo post-totalitarismo è qui ed ora, perché non se ne accorge? 




Chissà se a sedere sulla poltrona del Ministero della Giustizia sia una sua controfigura oppure se sia proprio lei, Marta Cartabia. Perché a leggere la sua prefazione del 2013, al capolavoro Il potere dei senza potere, scritto nel 1978 da Václav Havel, dissidente di punta dal potere sovietico nell’allora Cecoslovacchia, di cui diverrà in seguito presidente, la domanda si pone.


La Cartabia, quella vera, aveva saputo cogliere il cuore del messaggio di Havel, della sua acuta denuncia delle caratteristiche subdole del post-totalitarismo, come anche dell’unica vera strategia per far inceppare il sistema.


Scriveva la Cartabia, quella vera: «Leggendo la descrizione dell’ambiente sociale di quegli anni [...] si ha l’impressione che in un tale contesto l’ “io” sia condannato all’annientamento e all’irrilevanza, dominato com’è dal pervasivo blocco di potere, che manipola, direttamente o indirettamente, la società in tutti i suoi aspetti. Sorprendentemente, invece, Havel attribuisce all’ “io” una grande importanza, anche sul piano politico. Ne fa il perno e il protagonista della vita pubblica, in un duplice significato: da un lato, sottolinea la corresponsabilità di ciascuno al funzionamento del sistema post-totalitario e, dall’altro, convoca la coscienza individuale come fattore decisivo per il cambiamento».


Già, perché il fulcro dell’azione rivoluzionaria di Havel è proprio quell’io che il sistema tende a massificare attraverso la deresponsabilizzazione, la delega, l’obbediente accomodamento a quel che tutti fanno e pensano, a quel che si deve fare e pensare, come condizione indispensabile di coerenza col mondo attorno a sé. «Per questa modica “dimora” – scriveva Havel - l’uomo in genere paga un alto prezzo: l’abdicazione alla propria ragione, alla coscienza e alla responsabilità; parte integrante dell’ideologia assunta è infatti la delega della ragione e della coscienza nelle mani dei superiori, cioè il principio di identificazione del centro del potere con il centro della verità».


Meditare. Havel avrebbe qualcosa da ridire sulla presente narrazione sanitaria e sull’approvazione del lasciapassare voluto dal quel Consiglio dei Ministri, di cui Marta Cartabia è parte; un lasciapassare figlio appunto di quella abdicazione ormai sistematica alla responsabilità e riflessione personale, delegati a presunti virologi, membri sconosciuti del CTS e pifferai magici di ogni genere e specie. Ed è per questo che il lasciapassare va rifiutato non solo in linea di principio, ma nella pratica; perché la sua accettazione non è altro che, per usare il linguaggio di Havel, il pericolosissimo rafforzamento dell’ideologia come alibi: «E’ l’alibi che va bene per tutti: dall’ortolano, che può nascondere la propria paura di perdere il posto dietro un presunto interesse per l’unione dei proletari di tutto il mondo, fino al più alto funzionario che può ammantare il proprio interesse a conservare la poltrona con le frasi sul servizio alla classe operaia». Potremmo aggiungere: nascondere la propria paura di essere emarginati, di non poter far questo o quello, finanche di lavorare, dietro l’interesse della salute degli altri, della responsabilità collettiva, dell’accettare l’ingiustizia certa di oggi per evitare qualcosa di peggio domani, etc.


Sarebbe interessante capire come mai la Cartabia non si avveda che ci troviamo precisamente all’interno – e stiamo sprofondando sempre più in basso - di quel sistema post-totalitario descritto da Havel, che vive della de-moralizzazione dei suoi membri, che vi si adattano e, adattandosi, contribuiscono a mantenerlo in vita. Ci si domanda come mai l’ex-Presidente della Corte Costituzionale non comprenda che il post-totalitarismo che, secondo le sue stesse parole, «si caratterizza, prima e più che per la brutalità del potere, per la sua “ideologia menzognera e ipocrita”, che esercita un’ipnosi sul singolo, inducendolo ad abdicare alla propria ragione, alla propria coscienza e alla propria responsabilità», questo pericolosissimo post-totalitarismo è qui ed ora.


Mentre attendiamo (e preghiamo per) il risveglio di Marta Cartabia, noi sappiamo bene cosa fare, qualunque sia il prezzo da pagare. Noi vogliamo fare come l’ortolano di Havel, immagine che il Ministro della Giustizia definiva «indimenticabile», perché «decide di rompere il velo di menzogna, con il semplice gesto di rimuovere dalla vetrina del suo negozio lo slogan “proletari di tutto il mondo unitevi!”. Da questo tipo di gesti, alla portata di chiunque, può prendere origine la resistenza al potere e la rinascita morale». Bisogna che continuino ad esistere degli “ortolani”, che non accettano di controllare il green-pass, che non accettano di esibirlo (che siano vaccinati o meno), che non accettano di fare controlli e dare multe. “Ortolani” tra i medici e gli operatori sanitari, che inizino a dire al mondo le oscenità che vedono nei reparti, nelle case di riposo, nei Pronto Soccorso; “ortolani” tra quanti hanno fatto il vaccino e hanno subito gravi reazioni avverse, o tra i familiari dei tanti che sono morti per questa improvvisa ondata di “malori” che sta colpendo innumerevoli persone giovani. Non c’è alternativa: o si è corresponsabili, con la propria obbedienza e silenzio, del sistema post-totalitario oppure si diventa “ortolani”.


Vi diranno che tanto non serve; vi diranno che è meglio tacere e non rischiare il posto di lavoro, l’amicizia, la stima dei colleghi; vi diranno che se non cambiano le cose nei posti che contano, è inutile giocare a fare gli eroi. Non credeteci, sono tutte menzogne di cui il post-totalitarismo ha disperato bisogno per sopravvivere. La verità ce la spiega Havel, in uno dei passi più celebri, che non a caso, la Cartabia non ha potuto non riportare: il gesto dell’ortolano «ha dimostrato che la vita nella menzogna è proprio vita nella menzogna [...], ha detto che il re è nudo. E giacché il re è davvero nudo, è accaduto qualcosa di enormemente pericoloso: con il suo gesto l’ortolano ha interpellato il mondo, ha dato ad ognuno la possibilità di guardare dietro il sipario, ha dimostrato ad ognuno che è possibile vivere nella verità [...] L’ortolano non ha messo in pericolo la struttura del potere oggettivo, ma in quanto il suo gesto ha trasceso la sua persona, ha fatto luce intorno a sé».


Il grande Golia crolla con la pietra scagliata da un ragazzetto, Davide. Un ragazzo, una pietruzza e un ortolano: decisamente a nostra portata di mano. Non è leggenda, è storia e storia sacra: «La vita stessa di Havel mostra che un “io” non de-moralizzato, cioè non rassegnato alla menzogna, può diventare attore della trasformazione della storia di un paese e dell’intera Europa». Non c’è altra strada che la disobbedienza civile dell’ortolano. Parola di Marta Cartabia.


Luisella Scrosati

https://lanuovabq.it/it/cartabia-non-vede-il-totalitarismo-che-denunciava



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