ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 27 agosto 2021

Disprezzo i Comandamenti?

Se i Comandamenti non sono assoluti che cosa sono? Sul futuro della morale cattolica



Papa Francesco, esaminando la dialettica tra Legge (Torah) e fede in Cristo, ha concluso la sua ultima catechesi del mercoledì chiedendosi: «…disprezzo i Comandamenti? No. Li osservo, ma non come assoluti, perché so che quello che mi giustifica è Gesù Cristo».

Questo insegnamento letto nel suo contesto non può che lasciare attoniti e smarriti. Se il Decalogo non è più assoluto, se cioè inizia a dipendere dal contesto storico e dalla nostra interpretazione, significa che è relativizzato e così l’agire morale è svuotato del suo contenuto. Francesco arriva a questa conclusione perché difatti identifica il Decalogo con la Legge, che è un pedagogo che ci ha condotto a Cristo. Il Decalogo, però, legge naturale prima ancora di essere cuore dell’Alleanza veterotestamentaria, fa sì parte della Legge (Torah) ma non l’esaurisce; quest’ultima è più ampia e contiene anche norme cultuali, sociali e alimentari. La fede ci libera da queste prescrizioni ma non dai Dieci Comandamenti che San Paolo, come già Nostro Signore, riassume nel comandamento più grande: la carità (cf. Gal 5,14 e Mc 12,28-31).

Bergoglio ferisce l’ecumenismo, fa insorgere i rabbini ma riesce a sbagliare anche questa volta

C’è poco da dire, lo schiaffo – forse involontario – al lungo cammino del dialogo interreligioso c’è tutto. Ed è pesante.

Se si può correttamente dire che Giovanni Paolo II in un solo giorno, con Assisi ‘86, riuscì a distruggere ciò che la Massoneria in quasi 300 anni non aveva potuto rovinare, se lo sfacelo indifferentista (vedere: Sed gladium. Dottrina e Sacra Scrittura contro l’ecumenismo) sembrava ormai accettato, si può con altrettanta serenità sostenere che il guasto recentemente arrecato da Bergoglio a tutta la suddetta narrazione sia stato, a modo suo, epocale. Sia chiaro: “epocale” alla neomodernista, cioè tanto rumore e poi si va avanti più o meno come prima. Un po’ come ai tempi della pasticciatissima “Dominus Iesu” di ratzingeriana memoria. Ma qualche segno resta.

Bergoglio ha fatto infuriare i rabbini che hanno messo mano alla penna per chiedere spiegazioni. Perché lo ha detto chiaro e tondo: la legge mosaica, senza la sua realizzazione in Cristo, rimane incompiuta e non porta alla vera vita. L’11 agosto nella sua udienza generale non ha usato mezzi termini:

Più volte [San Paolo], nelle sue Lettere, ne difende l’origine divina e sostiene che essa possiede un ruolo ben preciso nella storia della salvezza. La Legge [mosaica] però non dà la vita, non offre il compimento della promessa, perché non è nella condizione di poterla realizzare. La Legge è un cammino che ti porta avanti verso l’incontro. Paolo usa una parola molto importante, la Legge è il “pedagogo” verso Cristo, il pedagogo verso la fede in Cristo, cioè il maestro che ti porta per mano all’incontro. Chi cerca la vita ha bisogno di guardare alla promessa e alla sua realizzazione in Cristo.

Ora al netto di precisazioni e approfondimenti che però rimandiamo ad altra sede (vedere: Anche se non sembra – Discorsi su rapporti internazionali e teologia politica), la frase di Francesco ha un effetto deflagrante perché al fondo dice una grande verità, ben spiegata da 2000 anni di teologia e storia. Quella per cui, come ben argomenta ad esempio Mons. Ballerini in Breve Apologia del Cristianesimo – Contro gli increduli dei nostri giorni, si è giunti alla realizzazione di una divina promessa che ancora oggi possiamo riscontrare con la coerenza della Bibbia attraverso l’avveramento delle profezie, la validità storica del testo, l’unità del pensiero cristiano, la poderosa e naturalmente inspiegabile espansione della Santa Religione. Insomma, con la puntuale verifica di quel gran miracolo intellettuale che fu il compimento dell’Antico Testamento nel Nuovo e di quella serie di precisi miracoli storici che condussero al trionfo della Fede di Cristo, tra secoli di aspre persecuzioni.

Apriti cielo. Rabbi Arousi, presidente della Commissione del Gran Rabbinato d’Israele per il Dialogo con la Santa Sede nella sua preoccupata lettera al card. Koch è arrivato a scrivere che tutto questo sarebbe “parte integrante” di un “insegnamento sprezzante verso gli ebrei e verso l’ebraismo cose che pensavamo fossero state completamente ripudiate dalla Chiesa”.

Già in passato Bergoglio aveva fatto uno scherzetto in questo senso: quando – nel 2013 – ricevette il premier israeliano Netanyahu e gli regalò una formella in bronzo raffigurante, appunto, San Paolo.

La cosa curiosa – non molti l’hanno notata – è che Francesco, nella sua catechesi “usava” l’attacco sul carattere incompiuto della legge mosaica per prendersela coll’odiatissimo legalismo, con i rigidi, i fondamentalisti, gli estremisti. Insomma, forse più che coi rabbini, ce l’aveva coi soliti noti di “casa cattolica”. Quelli che divergevano da San Paolo erano – citiamo dalla stessa udienza – “come nostalgici di altri tempi, dei tempi prima di Gesù Cristo”. E “proprio questo [ndRS: quello del fraintendimento sulla Legge] era il problema di questi missionari fondamentalisti che si sono immischiati fra i Galati per disorientarli”. Insomma, ci siamo capiti.

Se non altro con questa comica vicenda, prima che tutto torni nella malconcia carreggiata indifferentista, abbiamo avuto una ulteriore prova dell’inesistente fondamento su cui poggiano decenni di “dialogo”.

Sipario.

di Miguel

https://www.radiospada.org/2021/08/bergoglio-ferisce-lecumenismo-fa-insorgere-i-rabbini-ma-riesce-a-sbagliare-anche-questa-volta/

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