ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 30 settembre 2011

Sancte Raphael, ora pro nobis!


Ahi, il San Raffaele

Tutta la storia dell'ospedale fondato da don Verzé raccontata dal Foglio

La procura di Milano ha depositato l’istanza per chiedere il fallimento dell’ospedale San Raffaele, su cui gravano 1,5 miliardi di euro di debiti. “Questa iniziativa – si legge nel cominicato firmato dal procuratore Bruti Liberati – è finalizzata all’intento di arrestare ulteriori dissipazioni patrimoniali, ma è altresì orientata a perseguire l’interesse pubblico”. “Il cda ne prende atto”, hanno risposto i vertici dell’ospedale. L’udienza dinnanzi al tribunale di Milano è stata fissata il 12 ottobre, due giorni dopo la scadenza per la presentazione del concordato preventivo.
Ma come si è arrivati a questo punto?

Il 15 luglio tutti i poteri della fondazione sono passati a Giuseppe Profiti, presidente del Bambino Gesù, lasciando a don Luigi Verzé "la giuda spirituale" dell'ospedale da lui fondato. In una nota il cda spiegava che "Il nuovo consiglio ha infatti necessità di poter operare una ricognizione degli effettivi dati aziendali e contabili della Fondazione e la valutazione di un Piano di Risanamento nell'interesse del grande progetto San Raffaele voluto dal Fondatore Don Verzè". Il Consiglio si era detto "fiducioso di avere il tempo e di essere in grado di portare avanti con serenità l'attività di risanamento al fine di salvaguardare le risorse umane impegnate nell'Opera e gli interessi di tutti gli interlocutori coinvolti nell'attuale crisi". 
Pochi giorni dopo Mario Cal, 71 anni, numero due di don Luigi Verzé, si è tolto la vita sparandosi con la pistola a tamburo Smith & Wesson che portava sempre con sé per legittima difesa. Dalle due lettere lasciate nel suo studio, una indirizzata alla moglie e una alla segretaria, non emergerebbero problemi che vadano oltre la delusione per un ideale non realizzato, un progetto fino a ieri in mano sua e oggi in mano d’altri. Di certo c’è un fatto [continua a leggere].
Il 22 luglio il nuovo cda del San Raffaele si riunito per portare avanti l’“operazione risanamento”, sulla quale pesa la mancanza di liquidità necessaria per pagare i debiti con scadenza a luglio (20 milioni di euro) e a ottobre (50 milioni di euro). Cal era informato dell’ordine del giorno. Sapeva che il nuovo cda avrebbe sì risanato i debiti, ma l’avrebbe fatto sotto l’ombrellone del tribunale di Milano. E che la supervisione del tribunale non sarebbe stata una semplice vigilanza.
Ma chi ha scavato un buco economico del genere? Il Foglio si è avventurato nella complessa galassia del San Raffaele tra i singoli dati finanziari dei vari pezzi della struttura che comprende: gli ospedali (in Lombardia, Veneto, Puglia e Sicilia; ma anche in India e in Brasile, a San Salvador de Bahia, con una delle migliori cliniche del paese) l’Università Vita-Salute San Raffaele (che fra i suoi docenti ha il filosofo Massimo Cacciari e il genetista Edoardo Boncinelli), le società di servizi e di edilizia alle biotecnologie (con le partecipazioni, attraverso la holding Finraf, in Molmed), dai laboratori di ricerca alle aziende agricole, dagli alberghi di lusso a una casa editrice [continua a leggere l'inchiesta Arcangeli e debiti - leggi San Raffaele aiutaci tu di Giuliano Ferrara]
Già nel 2009 il Foglio aveva scritto una lunga inchiesta sulla vita di don Luigi Verzé. Nella prima puntata, avevamo raccontato il San Raffaele, dove ogni malato è un “tabernacolo d’oro” e la fecondazione non è interdetta [continua a leggere], poi attraverso le parole di Verzé avevamo spiegato come e perché nasce il mito dell’eccellenza biomedica del polo milanese [continua a leggere], e infine la vita, l'immortalità e i miracoli del guaritore don Verzé [continua a leggere].
Di nemici, don Verzé ne ha avuti tanti, anche all’interno della chiesa cattolica, tra le gerarchie, le curie di Roma e di Milano, sopportato e insieme osteggiato non solo per il sospetto che sempre aleggia attorno a coloro che nel nome di Dio fanno soldi, ma anche per le amicizie che il “carisma del denaro” porta ad avere. Per don Verzé il peccato originale, quello che tanti monsignori non gli hanno perdonato, è uno: l’amicizia con Bettino Craxi e Silvio Berlusconi [continua a leggere]

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