ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 2 ottobre 2011

Vox populi.


Ragionando sul principio di non contraddizione...

"Don Piero Cantoni afferma che oggi l'alternativa non è quella fra il credere a Benedetto XVI o credere alla Tradizione, quanto piuttosto se farsi spiegare cos'è la Tradizione da Benedetto XVI o da mons. Brunero Gherardini o magari dalla Fraternità San Pio X, fondata da mons. Marcel Lefebvre". (Massimo Introvigne, "Concilio Vaticano II: istruzioni per l'uso" da La Bussola 24 settembre 2011)

E già... proprio qui casca l'asino! Dunque, ne deduco, che l'alternativa sia quella di piegare la logica, la ragione, la retta coscienza, al Papa o a qualcun altro.
Cosa c'è di più relativista di una simile asserzione? Mi pare che proprio Benedetto XVI abbia denunciato aspramente la "dittatura del relativismo". Come mai proprio i più papalini del Papa lo vogliono così apertamente smentire... Proprio loro!
Cercherò di spiegarmi per non essere frainteso.
Se l'alternativa è questa: credere a Tizio, senza fiatare o chiedere spiegazioni, o, nello stesso modo, credere a Caio, significa chiaramente che, per questi cattolici "conciliaristi" NON ESISTONO criteri oggettivi per stabilire se un'idea, un'asserzione, una teoria sia VERA o FALSA.
Ergo: la Verità oggettiva non esiste oppure, ed è la stessa cosa, l'uomo non è in grado di raggiungerla. Ha sempre bisogno di qualcuno, non solo nel Magistero solenne ed infallibile, ma anche nella quotidianità della vita ordinaria, che gli dica cosa deve fare o credere, passo passo, magari oggi diversamente da ieri, e domani diversamente da oggi.
E allora... che ci è stata a fare la filosofia scolastica, S. Tommaso, Aristotele e tutti i teologi fino al Concilio Vaticano II? Per quale motivo si sono impegnati per secoli allo scopo di indicarci cosa è vero, cosa è falso e come riconoscere tali realtà?
Non esiste una nozione oggettiva di tradizione, non esiste una Verità teologica perenne che io, pur nei limiti della mia umanità, posso comprendere, studiare, capire.
Esiste solo l'alternativa di umiliare la mia ragione davanti a Tizio o Caio, chiunque siano costoro, il Papa o l'ultimo uomo di questa terra.
Prevedo già le reazioni a quanto sopra detto: tu sei un razionalista!
E no, miei cari. Razionalista è colui che intende spiegare ogni cosa con la ragione e sostiene che non esista nulla al di fuori di quanto è dimostrabile razionalmente.
Il cattolicesimo invece ammette che esistano realtà non spiegabili con la ragione ma afferma, altrettanto nettamente, che la ragione è comunque un dono di Dio e pertanto, quando è ben utilizzata secondo le sue regole oggettive, è in grado di farci giungere alla conoscenza di cose Vere.
Una di queste regole logiche, oggettive si chiama "principio di non contraddizione". Non credo che sia nel potere di nessuno, tantomeno del Papa, negare o limitare tale principio.
Sarebbe una follia.
Dunque: se, utilizzando correttamente e rettamente le mie facoltà razionali, giungessi, tanto per fare un esempio, a stabilire che fra l'enciclica "Quanta Cura" e la dichiarazione "Dignitatis Humanae" esiste una chiara ed inequivocabile contraddizione, come fedele, come cattolico, ho il diritto e il dovere di sollevare la questione e chiedere chiarimenti.
Se non lo facessi anzi, probabilmente sarei in peccato.
Non si tratta dunque di credere a Benedetto XVI o a mons. Gherardini: si tratta di seguire la verità oggettiva o cadere nel relativismo.
Cosa c'entra dunque il cripto-protestantesimo? Siamo proprio fuori strada.
Ma... provocazione per provocazione, vorrei togliermi anch'io qualche sassolino dalla scarpa.
Se i cattolici tradizionalisti sono "cripto-protestanti", io oso affermare, seguendo il medesimo filo logico, che i cosiddetti "conservatori" alla don Cantoni sono invece dei potenziali "sedevacantisti". Sissignore, ed ora vi spiego il perchè:

Se tutto il Magistero cosiddetto ordinario esige sempre e comunque l'asservimento della ragione e dell'intelligenza, dico il Magistero ordinario che, specialmente dal Concilio Vaticano II, si esprime con documenti lunghissimi e frequentissimi, migliaia e migliaia di pagine dove, non di rado, si può leggere tutto e il contrario di tutto, se dunque stanno così le cose...
il giorno che questi signori si dovessero trovare nel vicolo cieco di una contraddizione evidente ed inappellabile, situazione secondo me comunque già ravvisabile, avrebbero davanti a loro solo due strade:

1 - Il relativismo, che obbliga a dire "era bianco allora" "oggi è nero" perchè... la tradizione è viva, è cambiata la sensibilità ecc.

2 - Il sedevacantismo, ovvero questo Papa, che si è contraddetto nel suo magistero ordinario, non può essere Papa.

Difatti non è difficile trovare significative convergenze, sul valore del Magistero ordinario, fra le argomentazioni di un don Piero Cantoni e quelle, invero molto simili, di don Francesco Ricossa: due vecchi frequentatori del seminario di Econe che hanno poi seguito strade molto meno dissimili rispetto a quanto si potrebbe pensare a prima vista.
Entrambi sono infatti fieri sostenitori del valore incontestabile ed assoluto del Magistero ordinario. Il primo però ha risolto il problema delle evidenti contraddizioni rispetto alla tradizione, avviandosi sulla via di un cripto-relativismo, il secondo è diventato, forse più coerentemente, un sedevacantista.
Spero di non aver scandalizzato nessuno con queste mie considerazioni. Discutiamone pure ma con argomentazioni oneste e non preconcette.

Marco BONGI

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