L’insulsa campagna pubblicitaria, che ha soltanto lo scopo di provocare, prevede antri baci (tra Obama e il presidente cinese, tra la Merkel e Sarkozy) ed è ispirata dalla famosa foto del bacio tra Leonid Breznev, allora presidente dell’Urss ed Erich Honecker, presidente della Germania orientale. L’autore del fotomontaggio, tra l’altro, ha voluto rendere più «passionale» proprio il bacio tra i due leader religiosi rispetto agli altri tra leader politici.
La presentazione in anteprima della nuova campagna Benetton è avvenita a Parigi, dove Gilberto Benetton ha ricevuto la Legion d’onore, la massima onorificenza concessa dallo stato francese, direttamente dalle mani del presidente Sarkozy, nel corso di una cerimonia all’Eliseo. «L’obiettivo della campagna è contrastare la cultura dell’odio, promuovendo la vicinanza tra popoli, fedi, culture e la pacifica comprensione delle ragioni altrui – ha spiegato Alessandro Benetton, vice presidente esecutivo di Benetton Group – . Gli odi non cessano mai grazie all’odio, cessano grazie al non odio». Questa campagna, ha concluso Benetton, «è uno stato d’animo di riconciliazione, ma non è buonista: l’amore sarebbe utopistico, il non odio invece è qualcosa che possiamo fare».
Com’era prevedibile, l’uso e l’abuso dell’immagine del Papa e dell’imam egiziano srotolata a pochi passi da piazza San Pietro hanno provocato indignazione e la giusta risposta della Santa Sede. Padre Federico Lombardi, portavoce vaticano, ha espresso «una decisa protesta per un uso del tutto inaccettabile dell’immagine del Papa, manipolata e strumentalizzata nel quadro di una campagna pubblicitaria con finalità commerciale». «Si tratta – ha aggiunto – diuna grave mancanza di rispetto per il Papa, di un’offesa dei sentimenti dei fedeli, di una dimostrazione evidente di come nell’ambito della pubblicità si possano violare le regole elementari del rispetto delle persone per attirare attenzione».
L’aspetto più surreale e a tratti ridicolo di questa triste vicenda è rappresentato dalla (falsissima) risposta del gruppo Benetton, che alla reazione vaticana ha risposto: «Ribadiamo che il senso di questa campagna è esclusivamente combattere la cultura dell’odio in ogni sua forma. Siamo perciò dispiaciuti che l’utilizzo dell’immagine del Papa e dell’Imam abbia così urtato la sensibilità dei fedeli. A conferma del nostro sentimento abbiamo deciso con effetto immediato di ritirare questa immagine da ogni pubblicazione».
Poverini, sono dispiaciuti. Poverini, non ci avevano pensato. Poverini, non l’avevano fatto apposta. Poverini, in quel di Treviso, così intenti a promuovere le loro magliette multicolori avevano perso di vista chi è il Papa. Poverini, non immaginavano che per un fedele cattolico, come pure per un fedele musulmano, ma anche più semplicemente per una persona di buon senso, quel fotomontaggio avrebbe offeso, ferito, indignato. Poverini, i Benetton, non ci arrivano. Loro non volevano provocare: noooooo…. Non sia mai! Volevano solo dire che non ci vuole l’odio! Così «con effetto immediato», non appena hanno ottenuto la visibilità mondiale che cercavano, hanno – bontà loro, che sensibilità! –ritirato la foto di Papa Ratzinger e dell’imam del Cairo. Questo sì è un esempio di responsabilità e di comprensione delle ragioni dell’altro: che sia già un primo effetto positivo del nuovo governo Monti?
Spero vivamente che il Vaticano questa volta proceda nell’intentare una causa contro il gruppo Benetton, invece di lasciar perdere. Magari annunciando già a quale progetto benefico saranno destinati i soldi del risarcimento. E ai fratelli Benetton, esempio di italica perspicacia, di quell’Italia che lavora non solo per far soldi, che ci vuole aiutare ad essere anche tutti più buoni, così attenti alle sensibilità di ciascuno, mi permetto un suggerimento: andate di persona – magari con la Legion d’onore di monsieur Sarkozy appuntata sul petto – a srotolare quella gigantografia davanti alla sede di Al Azhar, al Cairo. Vediamo se l’apprezzato gesto sortirà l’effetto sperato di combattere la cultura dell’odio.
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