Galilei fu condannato perché si riteneva eletto da Dio a convertire la Chiesa alla sua scienza
di Francesco Lamendola - 07/11/2011Fonte: Arianna Editrice [scheda fonte]
Quale fu il vero motivo della incomprensione verificatasi fra Galileo Galilei e i vertici della Chiesa cattolica, del suo processo e della successiva condanna?
È piuttosto penoso vedere ancora tanti libri di testo scolastici e sentire tanti intellettuali affermare che esso fu la proclamazione, da parte di Galilei, della verità del sistema copernicano; è penoso, perché fotografa una situazione di stallo della riflessione storica ed epistemologica, basata su stereotipi superati, su luoghi comuni e su consolidate mezze verità.
Che il problema non fosse, in sé e per sé, il sistema copernicano; o, quanto meno, che questo non fosse il problema principale della controversia che oppose Galilei ai vertici della Chiesa, dovrebbe apparire oltre ogni evidenza dal fatto che lo stesso Copernico non incorse nei fulmini dell’Inquisizione e che poté lavorare e rendere noti i risultati delle sue ricerche, senza che ciò apparisse lesivo del paradigma culturale del Rinascimento, che pure era tendenzialmente antropocentrico e non più teocentrico.
La condanna del sistema copernicano, in quanto eretico, e la messa all’Indice del «De revolutionibus orbium coelestium» ebbe luogo solo nel 1616, circa settant’anni dopo la morte dell’astronomo polacco, in un clima culturale e politico totalmente diverso da quello del primo Cinquecento e, per la Chiesa cattolica, infinitamente più sfavorevole e delicato; senza contare la subdola opera svolta da alcuni teologi luterani, che erano piombati sull’opera copernicana e sullo stesso Copernico, malato e ormai morente, cercando di strumentalizzarli per i loro fini particolari, essenzialmente in senso anticattolico.
Il vero problema era la pretesa di Galilei di insegnare ai teologi come si debbano leggere le Sacre Scritture; ai membri della Chiesa, come ci si debba rapportare alla scienza moderna; e al Papa come ci si debba inchinare al nuovo Verbo galileiano, pena il rendersi ridicolo, come appunto accade al personaggio di Simplicio nel suo «Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo».