Avvertenza
Il modernismo politico (o errore liberale) vorrebbe laseparazione tra Stato e Chiesa. In quest’articolo vedremo che l’insegnamentotradizionale cattolico dice esattamente il contrario. Purtroppo con il concilioVaticano II (Dignitatis Humanae 8.XII.1965) la dottrina liberalmodernista epenetrata sino al vertice dell’ambiente cattolico. Anche Benedetto XVI non hapreso le distanze da questo errore politicosociale, anzi se n’e fatto l’alfiereparticolarmente nel suo ultimo viaggio in USA (aprile 2008) in cui hapresentato la separazione tra Stato e Chiesa come modello ideale (1).
In questo studio (diviso in tre parti) vedremo la storiadella Chiesa e il suo insegnamento sino a Pio XII e costateremo l’opposizionedi contraddizione tra la dottrina cattolica tradizionale e quella modernistica.
I fedeli della Chiesa sono, nello stesso tempo, soggetti diuno Stato. Il soprannaturale non e separato dalla natura e lo spirituale si trovasempre mescolato al temporale.
Quindi la Chiesa deve, per assolvere la sua missione divinadi insegnare, santificare e condurre le anime in Cielo, confrontarsi consocieta transeunti e passeggere; mentre essa rappresenta Dio che non muta ne tantomeno passa e scompare (stat beata Trìnitas, dum volvitur orbis).
I problemi da risolvere sono di due ordini:
a) dottrinale: che tipo di potere hanno il Papa e la Chiesain temporalibus;
b) storico: come si e realizzato, in concreto, questo poteredei Papi nel corso della storia. I problemi dottrinali e storici vanno risoltie inquadrati assieme; i principi ci permettono di meglio focalizzare un’epocastorica e di comprenderne lo spirito, e la storia ci aiuta ad approfondire ilsignificato dei principi, vedendo come essi sono nati, come si sono sviluppatie quali conseguenze hanno avuto negli individui e nella societa.
Ia PARTE
I- LA CHIESAPRE-COSTANTINIANA
La dottrina politico-sociale della Chiesa dei primi tresecoli e costituita dall’insegnamento di Cristo stesso e dei suoi Apostoli.Questo insegnamento e la base evangelica su cui si fonda tutta la dottrinadella Chiesa da Costantino ai tempi nostri.
L’insegnamento del Nuovo Testamento e completivo di quello dell’Antico.Quindi presuppone la vasta dottrina politico-sociale contenuta nell’AnticoTestamento, la quale era buona ma imperfetta e doveva essere completata dalVangelo. Inoltre l’insegnamento evangelico e pratico: “Gesucomincio a fare e a insegnare” dice il Vangelo; quindi basterà studiare gliesempi della vita di Cristo, le parabole, gli aforismi, per trovarvi unadottrina pratica e concreta della vita politica e sociale cristiana.
La vita politica delgiudaismo contemporaneo a Cristo
Al momento dell’Avvento di Gesu Israele era divisa neiseguenti partiti:
1°) La destra conservatrice: i Farisei: (2)
2°) i Sadducei
3°) il partito dei pii o spirituali: gli Esseni.
●I Farisei
Il fariseismo“era l’intransigenza religiosadell’israelita che non vuole infiltrazioni pagane nella vita sociale eindividuale del popolo eletto. Ma siccome questa intransigenza religiosacoincideva coll’essere anche nazionalista, cosi il movimento cadde presto inmano ai politici, per quella naturale evoluzione di ogni programma ideale chenasce nel cuore degli entusiasti e finisce nelle mani dei positivi”(3). Ilfariseismo perse cosi il suo spirito religioso, mantenne solo quello politico,razzista e super-nazionalista e cadde nell’ipocrisia sistematica o perprincipio.
Il loro Messia era un Messia militante, guerriero,nazionalista e xenofobo, che avrebbe cacciato i romani e avrebbe ridato ilRegno d’Israele al popolo eletto. Il fariseismo si suddivideva in duecategorie: a) i Farisei prudenti o benpensanti, i quali non ritenevano chefosse giunto il momento della riscossa nazionale anti-romana, soprattutto sinoa che loro fossero in vita; b) i Farisei audaci o “arrabbiati”, i quali lapensavano diversamente; erano costituiti dal popolino ed erano in continuarivolta; da essi a poco a poco sorsero e presero piede gli zeloti, cheprovocarono la rovina di Israele (“Chi troppo vuole nulla stringe”, dice ilproverbio... e la storia continua...) con la distruzione del Tempio e diGerusalemme (70d.C.).
●I Sadducei
Erano la sinistra liberale e ellenizzante costituita dacoloro che avevano perso la fede, ed anche le sue apparenze o la facciata;giudicavano impossibile ogni riscossa contro Roma e si adattavano al nuovostato di cose, assorbendo la cultura ellenico-romana. “Lamentalità sadducea era il materialismo più o meno larvato da dottrineantiinsurrezionaliste che non vuol fastidi e, se accettavano lo straniero, nonera per amore, ma per convenienza”(4).
●Gli Esseni
“Erano un partito di secessionisti dalla vita politica [...] si rifugiavano nell’ideale di un Messia spirituale, che vincerebbe il mondo non con le armi ma con la virtu [...]: intanto bisognava preparare le vie del Signore col distacco dal mondo e un’ascesisuperiore”(5). Essi riuscivano cosia sopportare meglio la dominazione romana,alla quale opponevano una resistenzapassiva e non-violenta.
A) L’INSEGNAMENTO DIGESÙ
L’insegnamento di Gesu è essenzialmente religioso e le sueconclusioni politico-sociali sono religiose anch’esse: “Il cristianesimo non e unareligione meramente cerimoniale”, e “soprattutto una religione morale, chepervade tutte le azioni umane, onde il cristiano ha una regola cristiana nonsolo per la sua vita individuale, familiare, professionale; ma anche per la suavita cittadina perche anche questa deve essere [...] cristianamente morale.
Percio la dottrina di Cristo doveva riguardare anche lapolitica [...] in senso religiosamente morale”(6). Ed ecco i capisaldi delladottrina sociale di Gesu Cristo.
a) Rapporti tra poterespirituale e potere politico
Ai suoi avversari che Gli domandano se e lecito o no pagareil tributo a Cesare (Mt. 22, 21; Mc. 12, 13-17; Lc. 20, 20-26) Gesu risponde: “Datea Cesare quel che e di Cesare e a Dio quel che e di Dio” affermando la distinzionetra potere spirituale e potere politico; distinzione che non e separazione(come vorrebbero i modernisti), essendo i diritti di Dio al di sopra deidiritti di Cesare, che sono ad essi subordinati e a loro fondamento.
b) La proprietàprivata
Gesu non ha condannato la ricchezza in se, ma l’attaccamentodisordinato dell’uomo ad essa. Al giovane, che gli domanda che cosa debba fareper salvarsi, Gesu risponde: “Se vuoi essere perfetto, vendi ciò che hai e dalloai poveri”; il giovane, che era molto ricco, se ne andò “triste”, rinunciandoalla perfezione, ma non alla salvezza, perche il Vangelo ci dice che osservavai Comandamenti sin da fanciullo (Mt. 19,13-30; Mc. 10,13-31; Lc.18,18-27). Inoltre,riaffermando il settimo comandamento “non rubare” e rafforzandolo o perfezionandolo con l’impedire anche ilfurto di desiderio (“non desiderare la roba d’altri” decimo comandamento), Gesuha stabilito la liceità della proprietà privata, mettendoci in guardia controgli errori per eccesso (l’avarizia) e per difetto ( il socialismo pauperista).
c) Il lavoro
Il figlio di Dio fatto Uomo consacro il lavoro esercitandocon le proprie mani il duro mestiere del fabbro e nel Suo insegnamento neinculco il dovere. Ad esempio, nella parabola degli operai dell’ultima ora ilpadrone del campo, che li trova a zonzo, dice loro: “Perche state qui oziando?Ed essi risposero: perche nessuno ci ha assunti; e il padrone riprese: andateanche voi a lavorare nella mia vigna” (Mt. 20, 3).
d) L’assistenza
“L’obbligo di carità fraterna verso tutti i bisognosi e l’essenzadella morale sociale del cristianesimo [...]. Al Giudizio universale, non si faparola di altre colpe, oltre quella di mancata assistenza [...] nel quadro esottintesa la condanna anche degli altri peccatori, e i rei che non hannoprestato soccorso sono dei fedeli che non hanno commesso altre colpe, tranne lamancata carità verso il prossimo [...] e per aver mancato alle opere dimisericordia sono stati dannati in eterno”(7).
* * *
Quanto il Vangelo ci ha tramandato ci permette di costatareche l’insegnamento sociale di Cristo è il fondamento della dottrina sociale dellaChiesa costantiniana, medievale e controriformistica.
B) L’INSEGNAMENTODEGLI APOSTOLI
L’insegnamento degli Apostoli e la conferma, la spiegazioneed il compimento di quello di Cristo.
a) L’obbedienza allalegittima autorità.
S. Paolo scrive: “Ogni uomo sia soggetto alle autoritàsuperiori; poiché non c’e potere che non venga da Dio [...] per la qual cosachi s’oppone all’Autorità, si oppone a Dio [...]. Essa non invano porta laspada: poiché e ministra di Dio e vendicatrice, per punire chiunque fa il male”(8).
b) L’obbedienza alleleggi giuste
La Legge eterna e divina e la base e il fondamento dell’obbedienzaall’autorità politica ed alle sue leggi. Ma vi e un limite a questa obbedienza,e qual e? Gli Apostoli rispondono: la stessa sua base e fondamento, ossia laLegge eterna, che ci vieta di far cosa contraria alla legge e volontà divine;in tal caso il cristiano che obbedisce (es. brucia l’incenso agli idoli)disobbedisce a Dio. Quando il Sinedrio (la somma Autorità spirituale dell’AnticoTestamento) ordinò agli Apostoli di non predicare Gesu, essi risposero: “Bisognaobbedire a Dio piuttosto che agli uomini”(9).
c) Le liti
Gesu e gli Apostoli ci raccomandano di evitare le liti; incaso di contesa tra cristiani e bene ricorrere al giudizio della Chiesa e nonad un tribunale pagano(10).
d) La partecipazionealla vita politica e pubblica
Gli Apostoli ritenevano pienamente leciti, per i cristiani,gli uffici pubblici, sia civili che militari. Pietro accolse, come buoncristiano, il centurione Cornelio, senza obbligarlo a lasciare l’esercito(11).
Filippo, protodiacono e aiutante degli Apostoli, battezza ilministro delle finanze di una regina dell’Etiopia, senza imporgli di dimettersida ministro, ma esortandolo a fare bene il suo ufficio e cristianamente, ossiaonestamente(12).
e) Il matrimonio, lafamiglia e la donna
Il matrimonio e cosa buona, anche se la verginità e superiore(13).
L’uomo e il capo di casa e della donna, come Cristo lo edella Chiesa, onde la moglie gli sia sottomessa, non come serva o schiava, macome compagna. Il divorzio è proibito(14); i figli siano obbedienti ai genitori(15).I servi siano sottomessi onestamente ai loro padroni, e questi sianocaritatevoli verso quelli(16).
f) I contatti sociali;cristiani e pagani
Siamo tutti fratelli in Dio e dobbiamo aiutarci l’un l’altro,ciò vale non solo per gli individui ma anche per le classi sociali(17).
Riguardo poi al caso speciale di contatto coi pagani, S.Paolo raccomanda di evitarli prudentemente a scanso di pericoli; pero si dia ilbuon esempio ai pagani con le virtù, disseminando cosi la stima del nome cristiano,e si faccia il bene a tutti senza distinzione(18).
In conclusione, “Dio, creatore e governatore del mondo, hadisposto che l’umano consorzio [...] avesse un ordinamento che consiste nell’autoritàe nella fratellanza. Questa e la conseguenza di essere tutti gli uomini ugualidinanzi a Dio; la prima [l’autorità] dispone che vi siano alcuni individuiinvestiti di un potere sociale, superiore, che regoli la vita sociale; potereche non deriva agli investiti di esso da qualche loro privilegio e superioritànaturale (essendo tutti gli uomini sostanzialmente uguali), ma proviene da Dio,vero ed unico padrone di tutto e di tutti, il quale ha posto il principio d’autoritàper il bene della società.
“A tale autorità dobbiamo riverenza, obbedienza, fedeltà[...]. L’autorità che comandasse cose contrarie alla legge di Dio, perderebbeil proprio fondamento; ed il suo ordine e nullo [...] La famiglia e una societànaturale [...]. Il marito e il capo di casa, onde la moglie deve essergli soggetta,non come schiava ma come aiuto che egli deve rispettare ed amare [...]. Tuttele professioni oneste sono aperte al cristiano [...] occorre guardarsi dallusso, dalla mondanità, dalla superbia della falsa scienza [...] ciò non toglieche l’uomo possa godere onestamente dei beni e dei leciti piaceri della vita,nonché della scienza e dell’erudizione e del bello intellettuale e morale.[...]. La proprietà privata e ammessa perche e naturale, e non e contraria allavolontà di Dio, che vuole che tutti vivano dei beni della terra [...]. Illavoro, anche manuale, non e disprezzabile, mentre esso procura un paneonorato. Se chi non vuol lavorare, non ha diritto alla sussistenza, chi faticane ha diritto, per cui l’operaio e degno della sua mercede. [...]. “Ecco ilpunto di partenza della vita sociale della Chiesa cattolica, la direzione delsuo cammino benefico tra la società sin dal giorno in cui gli Apostoli sparsiper il mondo fondarono le prime Chiese [...]. Questo cammino della civiltà cristiana,continuato per venti secoli tra le più fiere lotte, continuerà per il bene non solospirituale, ma anche politico e sociale del consorzio umano; per cui il trionfodella Croce è questione vitale per la civiltà”(19).
II- DA COSTANTINO ALMEDIOEVO
Riassumo brevemente e schematicamente, scusandomene con illettore, la dottrina dei Padri della Chiesa e dei grandi Papi sul tema deirapporti Stato-Chiesa
S. AMBROGIO (+ 397) per primo approfondisce la distinzione deidue poteri: la religio (potere spirituale) e la res publica (potere temporale).Sino a Costantino il diritto pubblico romano rinchiudeva la religio nella respublica e la sottometteva a Cesare, che era imperator et pontifex maximus. DopoCostantino la religione diventa (relativamente) autonoma dal potere politico. L’imperatore ha un suo potere ma “le cose divine non sottostanno all’autorità dell’imperatore” (“ea quae sunt divina, potestati imperatoriae non esse subiecta”).Inoltre l’imperatore e un fedele come tutti gli altri: imperator intraEcclesiam, non supra Ecclesiam, l’imperatore e nella Chiesa non sopra laChiesa, scrive Ambrogio Vescovo di Milano. E nelle questioni di fede l’imperatorepuò essere giudicato dai vescovi, mentre i vescovi possono esserlo solo dalPapa (vedi la scomunica comminata da S. Ambrogio all’imperatore Teodosio, cheavrà un peso considerevole in tutte le controversie del medioevo) (20).
S. AGOSTINO (+ 430) nel De civitate Dei sviluppa notevolmentela questione dei rapporti Stato-Chiesa. Senza giustizia, insegna, i regni sonobrigantaggi, e nel paganesimo non c’è vera giustizia, perché il paganesimo nonadora e serve il vero Dio, ma i falsi Dei; ora la giustizia consiste nel dare aciascuno ciò che gli spetta, quindi a Dio si deve dare l’onore e la gloria,agli Dei “falsi e bugiardi” il disprezzo e il disonore.
“Il sottrarre l’uomo al vero Dio per assoggettarlo ai demoniimpuri, come fa lo Stato pagano, equivale a non attribuire a Dio ciò che glispetta, vale a dire: equivale a commettere la peggiore delle ingiustizie [...].Lo Stato, degno di questo nome, lo Stato che intende durare nel tempo, devesoddisfare ad un minimo di requisiti ossia di esigenza della giustizia [...]anche quando non gli riesce di ispirarsi alla giustizia vera e completa, che epropria della Città di Dio. Ma proprio per questo uno Stato pagano incontradifficoltà enormi, per non dire l’impossibilita d’innalzarsi al livello di un’autenticares publica ossia di una res populi; e questo perche in esso vi sono, per la suastessa natura di Stato pagano, misconosciuti i diritti del vero Dio” (21). L’autoritàviene da Dio, poiché “com’è il Creatore di tutte le nature, cosi è l’Autore diogni potere” (22). Il Dottore d’Ippona riconosce che lo Stato ha una suaautorità e giurisdizione, che gli vengono da Dio, e la “cittàceleste” non esita ad obbedire alle leggi giuste della “città terrestre”. Lasalvezza e la prosperità dello Stato si fondano sulla carità verso Dio e ilprossimo e sulla fede, sull’accordo unanime per conseguire il bene comune,ordinato a Dio che e il fine ultimo. In quanto uomini, fatti di anima e dicorpo, i cristiani devono essere leali cittadini dello Stato, che s’interessadel loro benessere comune temporale, ma, avendo un’anima immortale, non possononon darla a Dio, e non possono obbedire a leggi statali che vadano contro lalegge divina; l’autorità politica non ha nessun potere sulle cose spirituali.
Il papa S. GELASIO I (+ 496) fa presente che gli imperatoriromani avevano riunito, non contrapposto nella loro persona la corona di Cesaree l’abito pontificale, ma Cristo aveva distinto Dio da Cesare e aveva definito lefunzioni e i compiti del potere spirituale e di quello temporale, e perciò, apartire da Cristo, l’imperatore non poteva arrogarsi l’autorità di Pontefice. Idue poteri son distinti, ma non separati, anzi essi sono subordinati in ragionedella superiorità del fine. “Dal clero, preposto alle cose divine e avente la
funzione di dispensare i misteri divini, anche i principidovevano ricevere i mezzi per conseguire la propria salvezza spirituale e,quindi, dovevano inchinarsi davanti ai sacerdoti e chinare la testa conrispetto”(23).
S. GREGORIO MAGNO (+ 604) circa cento anni dopo Gelasio, si opponeall’imperatore bizantino Maurizio, che voleva deporre unvescovo e gli dice: “che il principe si occupi delle cosetemporali, ma che non s’immischi nella deposizione di questo vescovo”(24). Lasovranità e data ai re per servire il Regno dei cieli: “ut terrestreregnum coelesti regno famuletur”.
III- IL SECOLO DIBRONZO (IX-X secolo)
Tra l’Ottocento e il Novecento il papato, quasi in baliadelle fazioni aristocratiche romane, attraverso un periodo di crisi, chiamato ilsecolo di bronzo, dal quale uscirà grazie ad Ildebrando da Soana, papa con il nomedi Gregorio VII.
Riporto qui brevemente i tratti più significativi di alcunipontefici di tale era.
FORMOSO (816-896), Vescovo di Porto, fu accusato nell’876 diaver partecipato ad un complotto per cacciare da Roma Giovanni VIII e venneridotto da questi allo stato laicale. Venne poi reintegrato nella sua sede diPorto da Adriano III e fu eletto pontefice alla morte di Stefano IV. Ma fucontestato aspramente e venne imprigionato a Castel Sant’Angelo. Anche dopomorte non conobbe requie. Il suo sepolcro fu ≪sacrilegamenteviolato dalla fazione spoletana che nell’897 dissotterro il cadavere di Formosoe lo giudico nel corso di un macabro processo post mortem presieduto da papaStefano VI. Formoso fu giudicato illegittimo [dal Papa allora regnante] edeposto e tutti gli atti da lui compiuti durante il suo pontificato furono giudicatinulli. Il suo cadavere venne gettato nel Tevere. Fu poi riabilitato da papaGiovanni IX≫(25).
STEFANO VI (896-897), figlio di un prete, ≪macchiò il suo nome, autorizzando il famoso Concilio cadaverico, nel quale il defunto papa Formoso fu dissotterrato≫(26). Stefano VI fu gettato in carcere e strangolato.
SERGIO III (904-911), dopo una vita avventurosa e poco esemplare, fu eletto pontefice; aveva preso anche lui parte attiva al processo contro Formoso. Gli venne opposto un antipapa e solo dopo sette anni poteritornare sul Soglio pontificio. ≪Il suo pontificato inizia quell’oscuro periodo che da taluni storici fu chiamato pornocrazia papale. Certo e che a Roma dominavano Teodora e Marozia [...] alcuni ritengono che Sergio abbia avuto una relazione con Marozia, dalla quale sarebbe nato il futuro Giovanni XI≫(27). Abrogò la riabilitazione di Formoso voluta da Giovanni IX e annullo tutte le ordinazioni ecclesiastiche compiute da lui. Questo ci dimostra quanto pericolosa sia la teoria della “sede vacante” e a quali conseguenze, più gravi del male che vuol combattere, porti.
GIOVANNI XII (955-964), salito al Soglio all’età di diciotto anni, ≪fu principe più temporale che Papa, perche porto nel S. Seggio la frivolezza di un signore mondano≫(28). Un concilio in S. Pietro lo condanno e lo depose. Dovranno passare circa diciassette anni da questa epoca buia per arrivare a S. Gregorio VII. Allora, la Chiesa, divinamente assistita “ogni giorno sino alla fine del mondo”, ancora una volta, uscirà –grazie a Dio – da uno dei periodi più tenebrosi della sua storia e cosi sarà sino alla fine dei tempi, nonostante le persecuzioni dei suoi nemici e le deficienze dei suoi ministri.
(continua) Alberico
Note:
STEFANO VI (896-897), figlio di un prete, ≪macchiò il suo nome, autorizzando il famoso Concilio cadaverico, nel quale il defunto papa Formoso fu dissotterrato≫(26). Stefano VI fu gettato in carcere e strangolato.
SERGIO III (904-911), dopo una vita avventurosa e poco esemplare, fu eletto pontefice; aveva preso anche lui parte attiva al processo contro Formoso. Gli venne opposto un antipapa e solo dopo sette anni poteritornare sul Soglio pontificio. ≪Il suo pontificato inizia quell’oscuro periodo che da taluni storici fu chiamato pornocrazia papale. Certo e che a Roma dominavano Teodora e Marozia [...] alcuni ritengono che Sergio abbia avuto una relazione con Marozia, dalla quale sarebbe nato il futuro Giovanni XI≫(27). Abrogò la riabilitazione di Formoso voluta da Giovanni IX e annullo tutte le ordinazioni ecclesiastiche compiute da lui. Questo ci dimostra quanto pericolosa sia la teoria della “sede vacante” e a quali conseguenze, più gravi del male che vuol combattere, porti.
GIOVANNI XII (955-964), salito al Soglio all’età di diciotto anni, ≪fu principe più temporale che Papa, perche porto nel S. Seggio la frivolezza di un signore mondano≫(28). Un concilio in S. Pietro lo condanno e lo depose. Dovranno passare circa diciassette anni da questa epoca buia per arrivare a S. Gregorio VII. Allora, la Chiesa, divinamente assistita “ogni giorno sino alla fine del mondo”, ancora una volta, uscirà –grazie a Dio – da uno dei periodi più tenebrosi della sua storia e cosi sarà sino alla fine dei tempi, nonostante le persecuzioni dei suoi nemici e le deficienze dei suoi ministri.
(continua) Alberico
Note:
1 Esiste una “sanalaicità”? Sì, risponde Pio XII. Infatti laico=laòs, popolo, non chierico.Laicato o Laicità è la condizione di chi è laico, non chierico (N. Zingarelli).Laicismo insano, invece, è la piena indipendenza dello Stato dalla Religione.
2 Cfr. P. L. BAIMA BOLLONE, Gli ultimigiorni di Gesù,
Mondadori, Milano, 1999.
3 U. BENIGNI, Storiasociale della Chiesa, Vallardi,
Milano, 1906, vol. I, pagg. 6-7.
4 Ibidem, pagg. 9-10.
5 Ibidem, pag. 10.
6 Ibidem, pag. 12.
7 Ibidem, pagg. 36-37.
8 Rom. XIII, 1-7.
9 Atti, V, 29.
10 I Cor., VI, 6.
11 Atti, X, 1.
12 Atti, VII, 27.
13 I Cor. VII, 1-3.
14 Efes. V, 22-23. /Col. III, 18-19.
15 Col. III, 20.
16 Efes. VI, 5-9.
17 I Cor. XII, 14-22.
18 Coloss. IV, 6.
19 U. BENIGNI, op.cit., pagg.58-61.
20 Cfr. D.Th.C., vol. 23, coll.2707-2708.
21 J.J. CHEVALIER, Storia delpensiero politico. Antichità
e Medioevo, Bologna, ilMulino, 1981, vol I,
pag. 249 e 251.
22 De civitate Dei,V, IX, t. XLI, col 151 sg.
23 J. J. CHEVALIER, op. cit., Ivol, pagg. 257-258.
24 Regesta, n° 1819.
25AA. VV. , I Papi e gli antipapi,TEA, Milano,
1993, pag. 49.
26 Ibidem, pag. 49.
27 Ibidem, pag. 51.
28 Ibidem, pag. 53.
Tratto da Si, si, no, no Anno XXXIV n. 21; 15 Dicembre 2008 pag. 1-4
continua..
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