1a parte
● «Le preghiere del nostro Canone si trovano nel trattato De Sacramentis (fine del IV-V secolo) [...]. La nostra Messa risale, senza mutamento essenziale, all'epoca in cui si sviluppava per la prima volta dalla più antica liturgia comune [circa trecento anni dopo Cristo]. Essa serba ancora il profumo di quella liturgia primitiva, nei giorni in cui Cesare governava il mondo e sperava di poter spegnere la Fede cristiana; i giorni in cui i nostri padri si riunivano avanti l'aurora per cantare un inno a Cristo come a loro Dio [cfr. Plinio junior, Ep. 96]. Non vi è, in tutta la cristianità, rito altrettanto venerabile quanto la Messa romana» (A. Fortescue, La Messe, Parigi, Lethielleux, 1921).
● «Il Canone romano risale, tale e quale è oggi, a San Gregorio Magno. Non vi è, in Oriente come in Occidente, nessuna preghiera eucaristica che, rimasta in uso fino ai nostri giorni, possa vantare una tale antichità! Agli occhi non solo degli “ortodossi”, ma degli anglicani e persino dei protestanti che hanno ancora in qualche misura il senso della Tradizione, gettarlo a mare equivarrebbe, da parte della Chiesa Romana, a rinnegare ogni pretesa di rappresentare mai più la vera Chiesa Cattolica» (P. Louis Bouyer, Mensch und Ritus, 1964).
* * *
La nuova Messa
Il 3 aprile 1969, Paolo VI pubblicò la Costituzione apostolica Missale Romanum, che promulgava due documenti relativi alla riforma del rito della Messa: l’Institutio generalis Missalis Romani ed il nuovo Ordo Missæ, cioè il nuovo testo della Messa e le rubriche che lo concernono.
Questo articolo ricalca e riassume il “Breve Esame Critico del Novus Ordo Missae” presentato nella festa del Corpus Domini del 1969 dai cardinali Ottaviani e Bacci a Paolo VI (il cui testo integrale si può leggere sul sito www.unavox.it) e lo studio di Arnaldo Vidigal Xavier Da Silveira redatto in portoghese tra il 1970-1971 (La nouvelle Messe de Paul VI. Q’en penser?, tr. fr., Chiré, 1975, il cui testo italiano integrale si può consultare sul sitowww.unavox.it) e presentato da monsignor Antonio De Castro Mayer vescovo di Campos (che aveva partecipato alla sua stesura) a Paolo VI. Vi esamineremo (analogamente a ciò che ha fatto recentemente monsignor Brunero Gherardini sulla continuità o rottura tra Concilio Vaticano II e Tradizione apostolica dogmatico/morale) se la nuova Messa, che è la “Fede pregata” (“lex orandi, lex credendi”), sia in rottura o in continuità oggettiva con la Messa di Tradizione apostolica o Tradizione apostolica liturgica, senza voler giudicare né le intenzioni di chi l’ha concepita né l’atteggiamento di chi l’ha subìta avendola dovuta celebrare o avendovi assistito, convinto di obbedire all’Autorità.
La prima denuncia di discontinuità: il “Breve Esame Critico” e il suo valore
Innanzi tutto riportiamo il ‘cuore’ della «Lettera di presentazione del “Breve Esame Critico del Novus Ordo Missae”» inviata dai cardinali Alfredo Ottaviani e Antonio Bacci a Paolo VI:
«Esaminato e fatto esaminare il Novus Ordo […] sentiamo il dovere, dinanzi a Dio ed alla Santità Vostra, di esprimere le considerazioni seguenti:
1) Come dimostra sufficientemente il pur ‘Breve Esame Critico’ allegato […] il Novus Ordo Missæ, considerati gli elementi nuovi, […] rappresenta, sia nel suo insieme come nei particolari, un impressionante allontanamento dalla teologia cattolica della Santa Messa, quale fu formulata nella Sessione XXII del Concilio Tridentino, il quale, fissando definitivamente i “canoni” del rito, eresse una barriera invalicabile contro qualunque eresia che intaccasse l’integrità del Magistero. […].
2) […] Quanto di nuovo appare nel Novus Ordo Missae […] potrebbe dare forza di certezza al dubbio – già serpeggiante […] – che verità sempre credute dal popolo possano mutarsi o tacersi senza infedeltà al sacro deposito dottrinale cui la Fede cattolica è vincolata in eterno.
3) Sempre i sudditi, al cui bene è intesa una legge, laddove questa si dimostri viceversa nociva, hanno avuto, più che il diritto, il dovere di chiedere con filiale fiducia al legislatore l’abrogazione della legge stessa».
Il card. Ottaviani era allora Prefetto del ‘S. Uffizio’, cioè della ‘Suprema Congregazione’, che vigilava sulla ortodossia delle dottrine insegnate nel mondo, grazie ad un mandato ricevuto dalla Chiesa. Il cardinal Bacci era esperto in teologia e in latino presso la Segreteria di Stato sin dal 1921. Quindi questa “Lettera” ha tutt’oggi – nonostante i suoi 43 anni – un valore intrinseco, data l’alta conoscenza della teologia, del diritto, della liturgia e della storia da parte dei suoi due Autori, ed un valore estrinseco, poiché deriva dall’Autorità Suprema allora deputata dal Papa stesso a decidere su ciò che è o no conforme alla dottrina e morale cattolica.
Il Breve Esame Critico è stato esaminato direttamente dai due cardinali e fatto esaminare dagli esperti del S. Uffizio e i due cardinali si dicono “obbligati ad esprimersi” sul Novus Ordo perché esso ‘si allontana in modo impressionante dalla teologia cattolica sul Sacrificio della S. Messa definita infallibilmente ed irrevocabilmente dal Concilio di Trento. È la constatazione della rottura o discontinuità tra la Messa di Tradizione apostolica e la nuova Messa di Paolo VI, della quale i due cardinali chiedono la “abrogazione”, poiché una legge deve essere promulgata ad bonum commune obtinendum, per il bene comune, mentre la nuova riforma liturgica è “nociva” per le anime (e vedremo il perché).
Il contenuto del “Breve Esame critico”
Riportiamo ora l’essenza del “Breve Esame Critico”:
Continua sull'edizione cartacea...
Anno XXXVIII N° 5 |
La nuova messa è in rottura con la tradizione liturgica apostolica? 2a parte
Prima di passare all’analisi del nuovo Ordo, occorre confutare l’obiezione dei difensori della nuova Messa i quali sostengono che nell’ Institutio (edizione del 1969 e soprattutto del 1970) vi sono passi i quali affermano quei princìpi tradizionali che alcuni ritengono esposti in modo insufficiente o sospetto.
Una regola d’ermeneutica non sempre applicabile
Verifichiamo anzitutto il principio enunciato in questa obiezione, e cioè che i testi oscuri e sospetti di un documento cessano di esserlo quando nello stesso documento sono presenti testi ortodossi concernenti le medesime questioni. Lo stesso varrebbe per i testi del Concilio Vaticano II.
| |
leggi tutto... |
Anno XXXVIII N° 6 |
La nuova messa è in rottura con la tradizione liturgica apostolica? 3a parte
MODIFICHE APPORTATE NEL 1970 AL «NOVUS ORDO»
Nel maggio del 1970 venne pubblicata l’edizione latina del nuovo Messale romano. All’Institutio e all’ “Ordo” del 1969 erano stati apportati numerosi cambiamenti, che analizzeremo nel presente capitolo.
La riforma del Messale romano promulgato nel 1969, secondo una dichiarazione di Paolo VI[1], non era stata “improvvisata”, ma era stato “il risultato di lunghi ed approfonditi studi”. Sulla base di questa dichiarazione si può essere sicuri che in essa non vi era alcuna proposizione che non fosse stata accuratamente soppesata non solo dal punto di vista teologico, ma, viste le preoccupazioni essenzialmente pastorali di questo pontificato, anche dal punto di vista pastorale, che applica ai casi concreti le regole generali o i princìpi. È per questo che si rimane sorpresi nel vedere come nel 1970,appena un anno dopo la loro promulgazione, l’Institutio e l’Ordo abbiano subìto numerose modifiche sia dal punto di vista teologico, sia dal punto di vista pastorale.
| |
leggi tutto... |
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.