ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 29 ottobre 2012

Il corvo non vola?

“Troppi dubbi sul processo a Gabriele”
Il processo a Paolo Gabriele
IL PROCESSO A PAOLO GABRIELE

A Vatican Insider parla il costituzionalista Francesco Clementi. “Perché il tribunale non ha acquisito la relazione dei tre cardinali?”


Vatileaks, i conti non tornano. A sollevare dubbi "tecnici" sul processo al maggiordomo infedele di Benedetto XVI è il costituzionalista Francesco Clementi, docente di diritto pubblico comparato all’università di Perugia e firma della rivista «Il Mulino», che ha dedicato alla Santa Sede numerosi saggi giuridici.

Professore, per l'arresto giovedì dell'ex maggiordomo papale Paolo Gabriele la Segreteria di Stato ha pubblicato un'insolita nota. Esiste la separazione dei poteri in Vaticano?
"Se consideriamo la teorica sulle forme di Stato e di governo, e i criteri e le caratteristiche che, nel corso del tempo, la dottrina e il costituzionalismo hanno delineato, lo Stato della Città del Vaticano certamente rientra nell’ambito delle cosidette monarchie assolute, ossia di quelle forme politico-giuridiche che si caratterizzano per una centralizzazione incontestata cioè, appunto, assoluta del potere, senza limiti e garanzie precostituite. E dunque, anche se è una monarchia assoluta sui generis, comunque si può dire con certezza che non esiste una separazione dei poteri".

A chi fa capo il funzionamento della macchina giudiziaria nello Stato della Città del Vaticano?
"Il sistema giudiziario vaticano è organizzato in quattro organi: il giudice unico, il tribunale di primo grado, la Corte d’appello e la Corte di Cassazione e, a seconda dell’organo a cui ci si riferisce, questi sono composti anche da laici e non soltanto da ecclesiastici. Il Papa è naturalmente l’alfa e l’omega della giustizia nello Stato della Città del Vaticano.

In molti vedono un'influenza politica nella sentenza-Vatileaks. Ritiene che, per contenere le dimensioni dello scandalo, si sia limitato l'accertamento della verità all'ex aiutante di camera senza approfondire il quadro di complici e mandanti?
"Per avere piena certezza di tutto ciò bisognerebbe conoscere bene le carte e aver partecipato punto punto alle indagini. Naturalmente io non ho fatto nulla di tutto ciò. Penso che, in parte, come accade spesso in processi di questo tipo, l’accertamento della verità abbia svelato a chi di dovere la dinamica più che i mandanti ultimi. Talvolta questo basta sia a risolvere definitivamente il problema contingente sia ad accertare la “prima” verità. Eppure, credo che questo non possa più bastare non da ultimo perché, al di là dei processi, oggi la verità la si difende più con la trasparenza che con la prigione. Tuttavia, questa è soltanto un’impressione a prima vista, da lettore di giornale, e…vale come tale".

Perché il tribunale che ha processato Gabriele non ha chiesto di poter acquisire la relazione che i tre cardinali Herranz, De Giorgi e Tomko hanno consegnato al Papa sul furto di documenti segreti nell'appartamento pontificio?
"Ecco, questo ha lasciato sorpreso anche me. Se fossi stato nel collegio giudicante, avrei cercato di acquisire tutti gli elementi di indagine per avere il più possibile una valutazione completa del caso. Forse però –immagino- la relazione sia stata considerata un atto esterno al processo in sé, uno strumento cioè ad esclusivo servizio del Pontefice. E dunque non pertinente in termini strettamente processuali, non da ultimo –immagino- perché sarà stato loro garantito che non vi erano appigli per migliorare la situazione processuale dell'ex maggiordomo papale Paolo Gabriele".

Il 5 novembre si apre il processo per favoreggiamento al tecnico informatico della Segreteria di Stato, Claudio Sciarpelletti. Tra i testimoni ci sarà lo stesso Gabriele. C'è da attendersi un altro dibattimento-lampo?
"Può darsi, sì. Soprattutto in ragione dell’effetto mediatico che tutto ciò rappresenta. Tuttavia, sono sicuro che i giudici saranno capaci innanzitutto di difendere i diritti degli imputati a un equo processo, difendendosi (e difendendoli) dalla “gogna mediatica”, come oggi si dice".

Con due "tweet" Gianluigi Nuzzi, autore del bestseller "Sua Santità" sui documenti riservati della Santa Sede filtrati dal maggiordomo del Papa commenta giovedì l'incarcerazione di Gabriele. "Il maggiordomo incensurato in carcere per aver fatto conoscere vicende opache in Vaticano. E' incensurato e lo incarcerano: e la misericordia?", è il primo tweet. Il secondo: "In Italia nessun incensurato va in carcere per 13 mesi, il Vaticano manda in galera un cristiano per aver scoperchiato misfatti". Stanno davvero così le cose?
"Mah, non so se le cose stanno così e mi risulta difficile comunque definire un processo ad un uomo in due tweet da 140 caratteri l’uno. E’ -diciamo così- più un giudizio che una valutazione. Tuttavia non è che non veda la necessità, quanto prima, di una grazia da parte del Papa. Basti pensare ad Ali Ağca e alle parole e ai gesti che gli ha riservato Giovanni Paolo II nonostante la gravità del suo gesto. Confido dunque positivamente".

Intanto infuriano le polemiche «In uno Stato estero è rientrato in carcere un cittadino italiano già detenuto in una cella che, com'ha dichiarato l'interessato ed è pubblicamente noto, era "talmente stretta da non poter alzare le braccia e nella quale la luce era accesa 24 ore su 24" nonché in totale isolamento», protesta con la Farnesina il radicale Maurizio Turco. E' una preoccupazione fondata?
GIACOMO GALEAZZICITTA' DEL VATICANO

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.