ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 15 novembre 2012

Balena bianca reloaded

Il ritorno della Balena Bianca
«Modernismo significava, politicamente, democrazia cristiana».
(Antonio Gramsci)

Prima la notizia “buona”: il Grande Centro Cattolico ( d’ora in poi G.C.C.) – «un’area che va dalle A.C.L.I. alla Compagnia delle Opere» – ha scelto il prossimo candidato per assumere la guida di Regione Lombardia; si tratta di Gabriele Albertini.
Ora che abbiamo tirato un sospiro di sollievo, veniamo alle notizie davvero cattive. Su La Stampa del 10 novembre scorso, Andrea Tornielli ha presentato il resoconto dell’ultima riunione di Todi, alla quale hanno partecipato cattolici e laici. Qui giunti, però, è necessario che il buon lettore mi soccorra: io, come cattolico non chierico, risulto essere un laico a tutti gli effetti. Un laico, che – per giunta – si sforza di esser fedele, pur con tutti i suoi limiti, a Santa Romana Chiesa. E, fin qui, tutto va bene. Le cose si complicano quando si tiene a mente che l’accezione di laico sposata dal mondo giornalistico è la seguente: laico è colui che «nel campo della propria attività rivendica un’assoluta indipendenza e autonomia di scelte nei confronti della Chiesa cattolica o di altra confessione religiosa». Chiediamo quindi al lettore di aiutarci a capire come possano cattolici e laici  mettere in pratica (come è scritto nel Manifesto del G.C.C.) la dottrina sociale della Chiesa.
L’obiettivo dei convegni di Todi – prosegue l’articolo di Tornielli – sarebbe quello di forgiare un nuovo contenitore politico, in vista delle elezioni del 2013, che possa inglobare i “moderati” (parola che, al giorno d’oggi, val quasi più che Cristo). Poiché non è ancora stato scelto il simbolo del partito, proponiamo – come motto – le parole pronunciate da Ferrer nel XIII capitolo de I promessi sposi: «Pedro, adelante con juicio». L’obiettivo del G.C.C. è, infatti, quello di avviare «una politica buona e moderata», ma la moderazione, in politica, significa necessariamente sconfitta. Colui che vuol comandare deve saper offrire un progetto ambizioso ed esigente, fondato innanzitutto su un’idea di governo condivisa dalla maggioranza dei cittadini. Il comando presuppone o, meglio, presupporrebbe il pensare e il «pensare è, si voglia o no, esagerare. Chi preferisce non esagerare deve tacere». Per questo motivo, i rappresentanti del G.C.C. hanno già perso: non hanno mai cominciato a pensare e, quindi, si sono ritrovati mediocri. Tutto questo – giusto per riprendere le categorie di Tornielli – dal solo punto di vista “laico”.
Se al punto di vista laico sommiamo pure quello cattolico ecco che aumentano i problemi in quanto il G.C.C. rappresenta il tentativo di rimettere in mare l’ormai fin troppo spiaggiata Balena Bianca. De Gasperi – «il trentino prestato all’Italia» – rappresenta l’antenato naturale di Monti: l’europeo prestato all’Italia. Se poi consideriamo autentiche le famose lettere di De Gasperi pubblicate da Giovannino Guareschi su Candido (e non abbiamo nessun motivo per non fidarci), possiamo affermare che l’invito dello statista trentino a bombardare il popolo romano è paragonabile alla morsa che, ogni giorno, Monti stringe al collo dell’Italia. Il primo chiedeva di bombardare Roma per ottenere il consenso alleato, mentre il secondo strozza il popolo italiano per ottenere il consenso europeo. Come la D.C. di ieri,  il G.C.C. di oggi ha «una linea di sinistra con aperture a destra». La sua formazione, oltre al segretario della C.I.S.L., Raffaele Bonanni, comprende Andrea Riccardi, ministro in quota sant’Egidio (l’«O.N.U. di Trastevere»), Andrea Olivero – presidente A.C.L.I – e il presidente della Provincia di Trento Lorenzo Dellai, eletto grazie all’aiuto dei VERDI, noto partito che difende l’identità cattolica del Paese.
L’errore del Grande Centro contemporaneo è lo stesso della DC di ieri e porta necessariamente a compromesso: «il Centro è un equivoco ideologico e una tendenza psicologica come disposizione al compromesso e a quel moderatismo che non ha nulla a che vedere con la virtù cristiana della moderazione. L’errore del Centro è l’errore del modernismo politico: è il rifiuto dell’intransigenza dottrinale, della fermezza dei principi, della coerenza ideale».
Poiché non mettiamo in dubbio la buona fede di tanti cattolici che – potenzialmente – potrebbero votare il G.C.C., li invitiamo fin da ora a diffidare di questi lupi travestiti da agnelli, che non pensano affatto al bene della Chiesa e dell’Italia.

Matteo Carnieletto

Cattolici, incerti ma tentati. Vescovi perplessi, associazioni di qua e di là, Vaticano pro Monti

Sulla carta i cattolici, e in particolare le sette associazioni superstiti del Forum di Todi, sono uniti e lavorano per la creazione di una lista nazionale favorevole a Monti.
Rientrato il dissenso della Coldiretti di Sergio Marini, che non ha partecipato lo scorso ottobre a “Todi due”, le sette sorelle – oltre a Coldiretti ci sono Movimento cristiano lavoratori, Cisl, Acli, Compagnia delle Opere, Confcooperative, Confartigianato – dicono di lavorare assieme per la creazione di un “nuovo cantiere di moderati” che ricomponga le macerie del centrodestra.
Ma in realtà qualche divisione esiste. Non a caso sabato, alla convention “Verso la Terza Repubblica” indetta a Roma da ItaliaFutura, fondazione che fa capo a Luca di Montezemolo, saranno presenti fra i cattolici soltanto il segretario della Cisl Raffaele Bonanni, il presidente delle Acli Andrea Olivero, e il ministro per la Cooperazione Andrea Riccardi.
Gli altri todini, invece, non parteciperanno e il dissenso è nelle parole di Carlo Costalli, presidente dell’Mcl, che ricorda che il Forum di Todi “rappresenta spezzoni di società civile radicati nel territorio, vuole dialogare con tutti a partire dai princìpi della dottrina sociale della chiesa, e non intende invece fare da stampella a qualcuno senza che vi sia chiarezza e condivisione di un programma”.
Parole, si dice in ambienti Cei, che nascondono quel sentimento di “critica attesa” del cardinale Angelo Bagnasco verso il manifesto di Montezemolo. Il sogno della Cei, infatti, è di fare un Ppe italiano, non tanto un’aggregazione di centro che strizzi l’occhio alla sinistra.
Diversamente, invece, pensa la segreteria di stato vaticana. Qui si fidano di più di Andrea Riccardi il quale, già un anno e mezzo fa nella parrocchia salesiana del Sacro Cuore del Bambino Gesù a Roma, aveva sondato il pubblico per la creazione di un nuovo centro. Allora non vennero convocati quei politici più ostili a un’aggregazione di centrosinistra, la dirigenza dell’Università Cattolica di Milano e la Cdo. In parte lo stesso mondo che non partecipa sabato alla convention di Montezemolo.
Pochi giorni fa Avvenire, quotidiano della Cei, si è occupato del cantiere aperto dai lavori di Todi. Avvenire ha fatto delineare a Rocco Buttiglione i margini entro i quali lavorare: “Vita, dignità della persona, famiglia, sussidiarietà, economia sociale di mercato, Europa unita”. Non solo i perni del programma ventennale del Ppe, ma anche gli stessi princìpi che ieri Bagnasco ha ricordato in Parlamento per il decennale della visita di Giovanni Paolo II. Certo, perché la cosa si realizzi “ci vuole coraggio”, dice Bonanni che sabato è da Montezemolo ma non ha ancora deciso se parlare: “Per troppi anni la politica è stata abituata a ricevere senza sacrifici. Ora è cambiato tutto, ora c’è una società esigente. Che chiede conto delle scelte e pretende coraggio”.
Bonanni si rivolge in particolare all’Udc: “Si muovano. O saranno chiamati a rendere conto della loro mancanza di generosità. C’è un piccolo tesoro che nessuno può tenere nascosto”. Dicono i todini che quel “piccolo tesoro” significa una piattaforma elettorale che sfiora il trenta per cento – ovviamente sulla carta.
“Serve solo generosità”, dice Costalli. E Avvenire: “Ripetono tutti quella parola e inevitabilmente guardano a Monti. E’ lui il terminale del progetto, è l’attuale premier il soggetto che dovrebbe guidare la nuova aggregazione. Almeno nelle intenzioni dei protagonisti. Ma guidarla dopo il voto o candidarsi alla guida dello schieramento?"
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