NEL COMUNE DI ROSIGNANO MARITTIMO (LIVORNO)
Il sindaco del Pd ai volontari della Misericordia:«Via il crocifisso dall'ufficio»
E loro: «Non si tocca, resta appeso nonostante il regolamento e la lettera del Comune»
LIVORNO –
Il crocifisso va tolto dalla parete a «garanzia della laicità del
locale che è pubblico e a uso civico» ordina il Comune di Rosignano
Marittimo (centrosinistra, con sindaco del Pd) con tanto di documento
ufficiale con timbri e firme inviato al distaccamento della
Misericordia di Castelnuovo, paesino sulle colline a pochi minuti di
auto dalla godereccia Castiglioncello (quella del Sorpasso di
Dino Risi e dei festival dedicati al cinema). Apriti cielo. L’antica
e venerabilissima Confraternita della Misericordia, una potenza
cattolica del volontariato e della protezione civile (tra le altre
cose le Misericordie hanno ambulanze, gestiscono cimiteri,
organizzano trasporto pazienti) legge il documento e inorridisce. «Il
crocifisso? Non si tocca», avvertono all’unanimità i dirigenti e
immediatamente avvertono dell’affronto il vescovo di Livorno,
monsignor Simone Giusti e i vertici nazionali dell’associazione.
Il
crocifisso nella sede della Misericordia
IL
SINDACO - Ma il Comune di Rosignano, sindaco Alessandro
Franchi (Pd) in testa, non arretra di un passo. E non solo non
annulla la richiesta ma toglie le deleghe a un assessore ribelle
dell’Idv che aveva concesso i locali all’associazione senza
informare la giunta. «Il sindaco per tre volte mi aveva
“consigliato” di non andare all’inaugurazione del nuovo
distaccamento – racconta l’assessore “trombato” Luca
Simoncini – ma io ho “disobbedito” agli ordini e mi sono
presentato nella stanza dove era ancora appeso il crocifisso. Due
giorni dopo sono stato cacciato».
IL
VESCOVO - All’inaugurazione è arrivato anche il vescovo
Giusti che ha benedetto i locali e lanciato un sorriso di
approvazione verso il Cristo appeso alla parete. Insomma, quasi un
«caso diplomatico», o forse più prosaicamente una storia
postmoderna alla Peppone e don Camillo. Anche se dietro la storia
pare si nascondano rivalità mai assopite tra la cattolica
Misericordia e la laicissima Società volontaria di soccorso (Svs),
da sempre un faro nella rossa Livorno. E che guarda caso nel centro
civico ha una stanza accanto ai rivali cattolici. «Quella stanza era
stata data in concessione alla Svs – conferma l’ex assessore –
ma siccome non veniva utilizzata abbiamo deciso di accettare la
richiesta della Misericordia. So per certo che dopo questa scelta
alcuni alti dirigenti della Svs hanno telefonato arrabbiatissimi al
sindaco. Che poi si è infuriato con me». Il sindaco Alessandro
Franchi smentisce l’ex assessore: «Non ho ricevuto alcuna
telefonata e comunque non sarebbe servita a niente – spiega -. Le
deleghe all’assessore sono state tolte perché la stanza è stata
data arbitrariamente in concessione senza informare la giunta. E
questo è solo l’ultimo errore che ha commesso Simoncini durante il
suo mandato. Il suggerimento di togliere il crocifisso è stato
deciso solo per ottemperare al nostro regolamento che vieta nei
centri civici, che sono utilizzati da più soggetti e associazioni,
di apporre simboli di ogni genere. Comunque nessuno toglierà il
crocifisso in quella stanza e questo Comune, che resta laico,
continua a mantenere ottimi rapporti con irappresentanti
di tutte le religioni».
IL
CROCIFISSO RESTA - Dunque il crocifisso resta appeso,
nonostante il regolamento e la lettera del Comune. «Noi non abbiamo
nessuna intenzione di toglierlo – conferma il responsabile della
Misericordia di Castelnuovo, Andrea Filippi – perché è un simbolo
della nostra cultura, non offende nessuno e non accettiamo diktat
sulla libertà di professare il nostro credo religioso. Infine il
crocifisso è il simbolo del cristianesimo che, se non sbaglio,
unisce idealmente non solo l’Italia ma tutta la nostra Europa».
Sulla vicenda il consigliere di «Più Toscana», Gian Luca Lazzeri,
ha presentato un’interrogazione alla giunta regionale nella quale
si parla di un grave atto che riporta alla memoria odiosi sentimenti
anti clericali.
Marco
Gasperetti
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