ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 28 novembre 2012

Gli affascinati

RES VACUAE VACUOS HOMINES ALLICIUNT
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Il seguente post vuol rispondere in qualche modo all'accusa demenziale del Cardinal Ravasi lanciata dal sito Vatican Insider ai tradizionalisti, accusati di non conoscere il latino e invitati letteralmente a "tornare a studiare il latino". Se invece di cazzeggiare su twitter e andar in giro per convegni col suo costoso carrozzone ("il cortile dei Gentili") il Cardinale si togliesse i prosciutti dagli occhi, si renderebbe forse conto che il latino è ancora studiato attentamente nei seminari tradizionali (FSSP ed FSSPX), che la tradizione ha preservato l'uso e lo studio del gregoriano e che dobbiamo dir grazie alla tradizione se oggi la Messa tridentina è celebrata in tutto il mondo. Sì, il latino è reazionario! E allora?


Francisci Colafemmina 

Latine loqui paucorum privilegium non est. Latinae linguae studiorum autem fructus ab omnibus capiendi sunt, maxime ab iis qui ad Sanctae Romanae Catholicae Ecclesiae traditionem tuendam propagandamque diligenter intendunt. Heri tamen Cardinal Ravasi contra hanc opinionem novum argumentum invenit: christifideles traditionem foventes condemnat reprobatque quia - ita ille falsus fraudulentusque fidelium deceptor dixit - 'liturgiam antiquam celebrant sed saepe verborum significatum ignorant'. Scimus Cardinalem Ravasi sententiam istam propter vanagloriam suam et helleborosum vitium horum qui sibi omnem sapientiam reducunt et reliquos de ignorantia accusant pronuntiasse. At iocum hoc mihi insanum videtur variis rationibus. Primum quia Cardinalis unitatem non divisionem quaerere proprium est. Deinde quia iuris ecclesiae linguam latinam colendae defensio aliqua malitiosa excusatione fieri non potest, sed patere omnibus debet. Lingua latina uti ius ecclesiae est ac rationem huius iuris ullam mundo reddere debet. Sed Cardinal Ravasi mundum magis quam sanctissimam Christi ecclesiam sequi videtur et mundus novitatis sitim iubet traditionisque defensio vesana reputat. Eruditionis autem elegantiam intenebratasque doctrinas curat sicut balsamum atque lomentum horationis. Propter hanc causam Cardinal Ravasi falsa cum excusatione demonstravit linguam latinam instrumentum traditionis ecclesiae non esse sed potius tamquam quandam exercitationem rationis habenda esse. Hoc modo omni sensu depeauperata, lingua latina mathematicae ac geometriae elementari aequari videtur. 

Quid ergo? Lingua latina substantialis lumen et columen theologiae liturgiaeque est nec ad vacuam formam reduci potest. Hoc enim scimus nos qui traditionem Sanctissimae Christi Ecclesiae colimus. Ergo unum hoc ad iustificationem Cardinalis Ravasi sufficit: quod sicut similium elementorum attractionem ineluctabilis naturae vis imperat, ita res vacuae vacuos homines alliciunt.

Traduzione

Parlar latino non è un privilegio di pochi. I frutti degli studi della lingua latina li possono cogliere, al contrario, tutti, specie coloro che si preoccupano con diligenza di proteggere e propagare la tradizione della Santa Romana Chiesa Cattolica. Ieri tuttavia il Cardinal Ravasi ha escogitato una nuova argomentazione contraria a tale opinione: condanna infatti i fedeli che rinfocolano la tradizione e li schernisce poiché - così si è espresso questo falso ingannatore dei fedeli - "celebrano la liturgia antica ma spesso ignorano il significato delle parole". Sappiamo che il Cardinal Ravasi ha pronunciato una tale frase mosso dalla sua vanagloria e da quel vizio un po' folle proprio di coloro che riducono a se stessi ogni sapienza e accusano gli altri di ignoranza. Ma un simile gioco mi sembra insano per una serie di ragioni. Primo perché dovrebbe esser proprio di un Cardinale ricercare l'unità più che la divisione. E poi perché non si può difendere il diritto della Chiesa di coltivare lo studio del latino con una qualche scusa posticcia, ma al contrario questo deve essere espresso apertamente a tutti. L'uso della lingua latina è un diritto della Chiesa ed essa non ha da render alcuna giustificazione di ciò al mondo. Ma il Cardinal Ravasi sembra seguire più il mondo che la Santissima Chiesa di Cristo e il mondo esige la sete di novità e considera la difesa della tradizione una roba da matti. Al contrario però si prende cura dell'eleganza propria dell'erudizione e delle dottrine più tenebrose quasi fossero un balsamo e un belletto dell'eloquio. Per tale ragione il Cardinal Ravasi con una falsa scusante ha dimostrato che la lingua latina non è da considerarsi uno strumento della tradizione della Chiesa quanto piuttosto un certo qual esercizio della razionalità. In tal modo, privata di ogni significato, la lingua latina sembra venir parificata alla matematica o alla geometria elementare.

E che dunque? La lingua latina è sostanziale luce e pilastro della teologia e della liturgia e non può esser ridotta ad una vacua forma. Questo lo sappiamo bene proprio noi che ci prendiamo cura della tradizione della Chiesa Santissima di Cristo. Ad ogni buon conto basta solo questa considerazione a giustificare il Cardinal Ravasi: ché come l'attrazione degli elementi simili fra loro è comandata da una ineluttabile forza della natura, allo stesso modo le cose vacue paiono attrarre gli uomini vacui. 

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