Dottrine scomparse: il caso di Aparecida
Un articolo sulla rivista della Società Internazionale di Sociologia della Religione cerca di fare luce su ciò che accadde all'incontro dell'episcopato latinoamericano nel 2007
Il prof. Pierre Hegy, docente alla Adelphi University (New York), ha applicato i criteri dell’analisi linguistica al documento finale della Conferenza di Aparecida del 2007. Nella città brasiliana in quell’anno si riunì la Quinta Conferenza generale dell’episcopato latinoamericano, tra l’altro alla presenza del Papa. Il prof. Hegy nota che «il documento finale di Aparecida è diverso da altri documenti ufficiali della Chiesa» ed «il suo linguaggio è più biblico che accademico». Quando si studia il testo con l’analisi linguistica computerizzata cominciano le sorprese.
I risultati vengono esposti dal prof. Hegy in un articolo che compare nell’ultimo numero di «Social Compass», la rivista della Società Internazionale di Sociologia della Religione. Tutto il numero è dedicato a mettere a confronto la «Chiesa» come tipologia sociologica con la «sétta religiosa».
Dall’analisi linguistica applicata al documento finale di Aparecida scopriamo che quattro aree-chiave sono «scomparse». Sulla salvezza «il documento non menziona il peccato orginale, Adamo ed Eva, il ruolo del Maligno»; dei sacramenti «non si dice che sono necessari per la salvezza»; «la parola ‘gerarchia’ è scomparsa»; «l’obbedienza è menzionata solo in riferimento ai seminaristi» che devono obbedienza ai vescovi e «la disuguaglianza è citata sette volte ma solo in riferimetno alla scoietà civile, non alla Chiesa».
In secondo luogo la metodologia del «vedere-giudicare-agire», inaugurata a Medellin nel 1968 e messa al centro degli altri documenti della Chiesa latinoamericana, qui è presente solo in senso generale. La Missione continentale – vero centro dell’impegno di questi anni – dovrebbe basarsi sull’impegno delle parrocchie e delle strutture diocesane ma «sfortunatamente nessun ruolo specifico è stato assegnato loro dal documento di Aparecida» e l’idea della Missione continentale «è menzionata solo due volte». Tuttavia esperienze di questo tipo sono radicate: in Brasile, in Messico, in Guatemala. Ed appare più forte il bisogno di un coordinamento a livello continentale. Quindi è decisamente rilevante che nel documento e nel seguito di Aparecida «manchi un piano pastorale di sviluppo». E la Chiesa sta andando in una direzione meno istituzionale e più movimentista.
«I movimenti sociali – ci dice il prof. Hegy rispondendo ad una specifica domanda sul suo studio – sono invisibili e non strutturati eppure capaci di innescare trasformazioni collettive. Pensiamo al movimento per la liberazione delle donne, a quelli per i diritti degli omosessuali, ai movimenti ambientalisti o alla ‘primavera araba’. Possono venire repressi ma non fermati, neanche nella Chiesa. Oggi li vediamo in azione nella caduta della devozione in Usa e Europa, nella caduta delle confessioni, nella crescita di interesse verso la Bibbia; in passato abbiamo avuto le comunità di base o la teologia della liberazione. Ed oggi i movimenti sociali in America Latina riguardano il rinnovamento carismatico, le piccole comunità di diverso tipo, la riorganizzazione delle parrocchie». Siamo insomma alla vigilia di una profonda trasformazione anti-istituzionale? Si vedrà.
Hegy P., A critical note on Aparecida and the future of the Catholic Church of Latin America, in «Social Compass», volume 59, number 4, pp. 539-551.
FABRIZIO MASTROFINIROMA
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