ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 27 marzo 2013

Primogenitura del buonismo

Francesco "Papa buono", come Giovanni XXIII ?
Papa Bergoglio
PAPA BERGOGLIO

Parla monsignor Loris Capovilla: "Sì, con delle similutudini, ma meglio "Papa della bontà"

GIANNI GENNARIROMA
Il Papa “buono”? E qualcuno subito storce il naso…Francesco è alla mano, vicino ai poveri e agli ultimi, bacia gli ammalati e si felicita con gli operai, telefona all’amico ateo Gustavo Vera, responsabile di una Ong di Buenos Aires, con il quale ha collaborato negli anni, e gli lascia gli auguri per il suo compleanno nella segreteria telefonica: “Sono Bergoglio, ti chiamo per salutarti e augurarti un felice compleanno”. Del resto lo aveva fatto, due giorni prima, anche con il giornalaio sotto casa… 

Il Papa “buono? Ma si sa: per tanti il buonismo è una malattia, e può  persino far correre il pericolo di trascurare la verità…Qualcuno già lo dice e lo scrive. Questo Francesco dialoga anche con i musulmani, fraternizza con gli Ebrei, non dà la benedizione esteriore per rispettare la coscienza interiore di chi davanti a lui può essere non credente! Bocche storte, e già qualche clamorosa protesta molto egocentrica, magari da strani convertiti su misura che hanno sempre accettato la Chiesa solo con le loro misure, ma se poi si accorgono che non è così annunciano che se ne vanno…Per la verità un po’ anche ridicoli. 

Qualcuno ha scritto che Francesco è come Papa Giovanni XXIII, “il Papa buono”! Una similitudine fondata? Sì, anche se monsignor Loris Capovilla ricorda che per Papa Giovanni, e ora anche per Francesco, sarebbe meglio parlare di “Papa della bontà”. E la similitudine può riservare ancora qualche sorpresa. P. es. Capovilla racconta qui, forse per la prima volta, alcuni fatti relativi all’inizio del ministero di vescovo di Roma da parte di Angelo Giuseppe Roncalli proprio in materia delle cerimonie, usanze di vesti, anelli e simili, con alcuni particolari vissuti da Papa Giovanni sino dalle prime ore dopo la sua elezione: “Quella stessa sera, il 28 ottobre, prima del riposo notturno, lo vidi come dispiaciuto, pensoso, addolorato, e gli chiesi cosa lo avesse in qualche modo rattristato, come ferito”. La risposta fu sorprendente, come un sospiro forte: “Non mi dovevano dare questa umiliazione!” “Umiliazione?” “Sì! Mi hanno costretto all’adorazione da parte dei cardinali! Capisci? L’adorazione!!! E mi sono trovato di fronte a cardinali anche molto più anziani di me, come Della Costa e Fossati, che prostrati dovevano baciarmi il piede! Ho cercato di fermarli, ma non c’è stato niente da fare! I cerimonieri erano implacabili.

E ancora più : il povero cardinale Copello, arcivescovo di Buenos Aires anche lui, chiamato in mezzo da un cerimoniere che gli toglie bruscamente lo zucchetto rosso, gli mette in mano un turibolo, poi lo porta lì davanti a me, lo invita a inginocchiarsi lì davanti e ad incensarmi tre volte, come il Santissimo! No! No! Tutto questo dovrà sparire”. 

Capovilla aggiunge che molto infatti è sparito: alcune cose subito, altre in seguito a poco a poco, e la cosa continua fino ad oggi. Del resto – dice – “dovrebbe essere normale che un cristiano sia felice quando vede esempi di semplicità e di umiltà”. Ma ecco che ancora fa notizia il fatto che Francesco vuole tenersi l’anello di ferro, il suo, e resiste a chi gliene vuole mettere un altro prezioso, e la veste bianca senza la mozzetta di ermellino, che dice tante cose di storia anche non sacra, dalle stole delle signore dell’aristocrazia alle proteste degli animalisti di oggi, e ancora, Francesco che rimane per giorni a santa Marta, e che si muove anche a piedi, non osserva le etichette consuete…A proposito, ricordo anche Paolo VI, già anziano, che si inginocchia davanti ad un arcivescovo orientale ortodosso…Un segno di pace e di umiltà, un fioretto papale anche allora. E ricordo François Mauriac che alla sera del discorso della Lune disse che gli era sembrato di vedere il Papa “come rotolare giù fino in mezzo alla piazza, per avvicinarsi alla folla in festa”, e aggiunse: “Ho sempre praticato l’obbedienza ai Papi, ma questo Papa mi fa obbedire con gioia”. Qualcosa di simile successe anche con Manzù che non era praticante, ma fu conquistato da Papa Giovanni. E domenica mi ha chiamato un amico di antica data, finora non credente. Ha visto e ascoltato Francesco, e poi col cellulare mi ha cercato, e mi ha detto: ‘forse d’ora in poi dovrò andare alla Messa’”. 

Dunque una lezione nuova e insieme antica: da Papa Giovanni a Francesco, Vescovo di Roma e come tale successore di Pietro, quindi anche “Papa”, degno di obbedienza vera perché per primo obbediente al mandato di Cristo come tale. Insomma: in due millenni da Pietro a Francesco. Lo chiamino anche ‘Papa della bontà’…Così va meglio. Anzi: va bene. 
http://vaticaninsider.lastampa.it/inchieste-ed-interviste/dettaglio-articolo/articolo/papa-el-papa-pope-bergoglio-23613/


CERCA IL PAPA? SECONDO PIANO, STANZA 201

Bergoglio non ha intenzione di lasciare la residenza di Santa Marta: vivrà e mangerà nel refettorio insieme agli altri preti, e userà l’appartamento papale solo per le visite ufficiali - Anche quando era arcivescovo viveva in una stanzetta riscaldata da una stufetta elettrica...

Andrea Tornielli per "La Stampa"
suite santa martaSUITE SANTA MARTAla visita di francesco allappartamento papaleLA VISITA DI FRANCESCO ALLAPPARTAMENTO PAPALE
«So che la mia presenza è un po' ingombrante, ma viviamo come fratelli...». Sono le parole pronunciate ieri mattina da Papa Francesco. Ha comunicato a una cinquantina di sacerdoti che abitano nella Casa Santa Marta in Vaticano la sua intenzione di rimanere nella residenza e di non trasferirsi nell'appartamento papale nel Palazzo Apostolico. Bergoglio li ha fatti ritornare, dopo che avevano lasciato le loro stanze cedendo il posto ai cardinali del conclave.
In questi giorni Francesco ha lasciato la stanza 207, quella che era stata sorteggiata per lui al conclave, e si è trasferito nella suite più grande, la numero 201, sempre al secondo piano di Santa Marta, dove ha a disposizione anche un salotto. Ma ha continuato a fare colazione, a pranzare e a cenare come un ospite qualsiasi, nella grande sala da pranzo comune della residenza, senza essere piantonato da guardie né servito da maggiordomi.
papa francesco in piazza san pietroPAPA FRANCESCO IN PIAZZA SAN PIETRO
Un collaboratore nei giorni scorsi aveva tentato di dissuaderlo spiegandogli che i sacerdoti impiegati in Curia dovevano riprendere possesso delle loro stanze e che rimanendo lì il Papa si sarebbe trovato a contatto con loro: si è sentito rispondere da Bergoglio che non c'erano problemi e che lui «è abituato» a stare con i suoi preti. Casa Santa Marta significa, per Francesco, rimanere al di fuori dalla gabbia dorata, vivere meno isolato dal resto del mondo, più a contatto con le persone che lavorano in Vaticano.
papa francescoPAPA FRANCESCO
La decisione papale del resto non deve stupire: anche nell'arcivescovado di Buenos Aires Bergoglio era abituato a vivere in una sola stanza, accanto a una cappellina e a una biblioteca, e non aveva mai occupato l'appartamento dell'arcivescovo. In quella piccola stanza si trova ancora una stufetta elettrica, perché quando il personale non c'era il cardinale gesuita non voleva tenere acceso il riscaldamento centralizzato.
E il suo ufficio nel palazzo arcivescovile era quasi più piccolo di quello destinato alla sua segretaria, con una scrivania ordinata sulla quale qualche volta faceva capolino un pacco di pasta, segno del suo antico amore per la cucina, che la mamma aveva instillato al futuro Papa e ai suoi fratelli.
La decisione di rimanere a Santa Marta e di non occupare l'appartamento papale da lui giudicato «troppo grande», per quanto al momento temporanea, è un altro segno della determinazione di Papa Francesco e del fatto che non intende cambiare stile di vita: sono la corte pontificia e la sicurezza a doversi adattare al nuovo corso.
piantinaPIANTINA
E così, dopo più di un secolo, l'appartamento rimarrà vuoto. Ad essere utilizzato sarà solo quello di rappresentanza, dove neanche i predecessori di Francesco hanno mai abitato e dove c'è la biblioteca nella quale si svolgono alcune udienze ufficiali come gli incontri con gli ambasciatori e i capi di Stato.
Senza «appartamento», per ora, non ci sarà neanche «l'Appartamento» termine curiale per indicare lo strettissimo entourage che convive quotidianamente con il Papa: Giovanni Paolo II oltre ai due segretari aveva quattro suore polacche una delle quali infermiera.
Benedetto XVI, oltre al fido Georg Gänswein e al secondo segretario Alfred Xuereb (entrambi ora al servizio di Bergoglio), aveva quattro laiche «memores Domini» di Comunione e liberazione, insieme all'aiutante di camera: Paolo Gabriele, protagonista di Vatileaks fino al maggio 2012, Sandro Mariotti detto «Sandrone» nell'ultimo anno. La vita della «famiglia pontificia» al tempo di Ratzinger era fatta di pranzi e cene consumati insieme con i segretari, le «memores» e lo stesso maggiordomo.
papa francescoPAPA FRANCESCO
Il nuovo corso di Papa Francesco, la sua voglia di non farsi isolare, e i conseguenti confronti con il predecessore non devono però trarre in inganno: Joseph Ratzinger è sempre stato un uomo molto sobrio, modestissimo nel vestire, per nulla attaccato all'esteriorità. Quando era cardinale, dopo la morte della sorella Maria che abitava con lui in piazza della Città Leonina, era abituato a vivere da solo. Una governante veniva a fare le pulizie e a preparare il pranzo.
E la modestia dell'allora Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede era ben nota a chi lo vedeva ogni mattina attraversare piazza San Pietro indossando una semplice veste talare nera e un basco.

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