ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 31 marzo 2013

Una rockstar nella folla


Per la conversione del cuore è presto, ma per le chiacchiere c’è abbastanza materiale.L’oro, l’anello, le scarpe, la croce – il mantello rosso, la veste bianca, la povertà, il creato, il custode, la tenerezza. Le parole, la faccia, i gesti. Francesco avanza, travolge, inciampa – e riparte. Più lui procede a una straordinaria spoliazione di simboli e ferrose ritualità, più nell’immaginario apre varchi.
Dove molta era la complicazione, porta semplificazione – e, miracolo! – nuova immaginazione. Dove si annaspava, respiro. Mancavano parole ed empatia – ha trovato quelle che lasciano il segno: semplici, quindi assolute. Come l’altro suo predecessore Giovanni, che tutti a dire quanto Francesco ricordi Giovanni – e anche lì erano queste le parole: uomini, buona volontà, luna, carezza, lacrime, bambini: non una su cui un teologo si debba affaticare. Poi il resto arriva, se deve arrivare, ma così ciò che importa davvero non si perde. Un intero weekend con gli amici a parlare del Papa; e neanche il più sconsacrato, nemmeno la più libertina, a dire: non mi interessa. Telefonate, cene, passeggiate. Ma a te che impressione ha fatto? Mica a tutti buona, ma a nessuno indifferente; ed è l’indifferenza il rischio (il peccato, forse) più grande. A me piace molto, Francesco. Mi piace la faccia che ha. Mi piacciono i gesti. Persino come porta la tonaca, mi piace, che pare più un camice che una tonaca, come gli dondola addosso e malamente scopre i pantaloni scuri, un po’ Santo Padre, un po’ piuttosto paramedico. 

Mi piacciono le parole che adopera. Quando ha detto “creato” e ha detto “custodi”, mi è tornato in mente un vecchio prete, una sera di tanti anni fa, a Torino, e c’erano delle spighe di grano, sul suo altare provvisorio e spoglio. “Forse è solo un problema di come traduciamo le cose, chissà per quali mani passano”, mi disse. “Pensa se nella Bibbia invece della parola ‘dominate’ avessero usato la parola ‘custodite’: saremmo stati i custodi, non i padroni del creato…”. Responsabili delle creature di Dio, non delle altre creature dominatori. Quando Francesco ha detto “custodi”, don Carlo mi è tornato in mente – lui e la sua curiosità di capire cosa il Padreterno disse all’origine di tutto, svelando stelle e acque e animali. Magari sarà felice, ora, e forse un po’ chetato, don Carlo che bruciava d’impazienza.
Mica a tutti i miei amici Francesco piace. A molti sì, ma alcuni vedono la furbizia, altri la scaltrezza, ancora un’abile messa in scena. Teatro. Effetti speciali. O fede vera. Cuore, e quindi cuore toccato. “E’ simpatico, ma non mi fido, né di lui né di nessun altro. Vero, mi sembra che non sia troppo diverso da Giovanni XXIII, ma non sono poi loro a cambiare il mondo. E’ semplicemente il mondo che ha bisogno di cambiare, e arriva qualcuno che assomiglia a quest’idea, a questa sensibilità. Si tratta di un bisogno collettivo in un momento difficile”. Dice così Francesco “Ceschino” Montanari (psicanalista). Sorride Malcom Pagani (giornalista, il Fatto): “Adesso è come se il restauro della Cappella Sistina fosse stato fatto da Andy Warhol”. E Marilena Cinti (insegnante nel carcere di San Vittore): “Appartengo a quella categoria di persone che quando guarda personaggi importanti cerca di non farsi prendere da antipatia o simpatia. Questi sono sentimenti che riservo ad altre persone, ad altre situazioni. Mi sembra persona molto scaltra, molto attenta a dare di sé una certa immagine. Che mi sembra un po’ costruita. Si sofferma su particolari non importanti: l’anello, le scarpe, l’incontro con l’ex Papa. E’ scaltro, non bisogna dimenticare che è un gesuita”.
Questa faccenda del gesuita torna anche nei ragionamenti di un’altra amica, Lorella Gobbo Carrer (dentista), sms da Parigi: “L’Italia, innamorandosi immancabilmente dei vincitori, gli riserverà sempre e comunque una sorte migliore di quella che i suoi confratelli gesuiti hanno ricevuto in passato qui in Francia, quando gli hanno espropriato tutti i possedimenti e li hanno cacciati”. Al mercato sotto casa, Sergio Griffo, (commerciante, banco alimentare), declama le qualità di una pizza di Pasqua – “questa è speciale, la fanno a Tivoli, ci sono dentro i semi d’anice” – poi passa a quelle di Francesco: “Lo sai, mi piace molto, perché non è freddo come l’altro. Il primo giorno, con quel ‘buonasera’ dalla loggia di San Pietro era come assistere a un reality. E poi, le parole che dice e i gesti: è sceso dalla papamobile, abbraccia le persone… Non so se lo fanno fuori, speriamo di no, è molto a rischio così”.
I gesti possono anche sembrare piccoli e senza importanza. O grandi, se sono conseguenza delle cose, o precedono le conseguenze delle cose. L’oro che ha tolto dalla croce sul petto, per esempio, o dalle dita della sua mano, ciò che non è necessario è di troppo. E sembra rispondere, Francesco, al “IV Problema” posto all’inizio del Seicento da John Donne: “Perché l’oro non sporca le dita?”, e forse invece sporca, crede il Papa; e di sicuro sporca, credeva quattrocento anni fa il poeta e predicatore, prima cattolico, poi anglicano: “Tutto il suo veleno lo dirige al cuore? (…) O il fatto è che arriva di rado in mani innocenti, ed è di solito in mani così sporche già in precedenza, che lo sporco nuovo si confonde?”. Dice Giosetta Fioroni (pittore): “Mi ha fatto subito grandissima simpatia. Buona notte, buon riposo… Quelle sue deliziose scarpette con i lacci sotto la tonaca bianca, rispetto a quelle rosse, imbarazzanti, del suo predecessore, quel rifiutare la mantellina rossa la sera della sua elezione, quando ha detto al cerimoniere: ‘Il carnevale è finito, se la tenga lei’. Penso che una persona che voglia proporre un’interiorità riflessiva non solo della fede, ma anche dello spirito, debba comportarsi come lui, con questa umanità, con questa semplicità. E quel suo nominare sempre Cristo con noi, e ciò che era usato come un ammonimento, un rimprovero, una vaga minaccia, adesso viene percepita come una presenza amica”.
Sorride Saverio Martucci (musicista, cantautore): “Papa Francesco lo sento come un romantico rock… E anche se ormai trovo la mia ritualità nella musica, davanti a una faccia così simpatica sarei pronto a tornare in chiesa”. Che la faccia sia simpatica non ha dubbi Duddù La Capria, su tutto il resto invece sì. “Che devo dirti? Per ora siamo all’approssimazione. Certo, lui come persona sembra un brav’uomo, un po’ gaucho e un po’ goffo. La faccenda delle scarpe brutte è divertente. Poi non sa camminare bene, non ha mica l’incedere di un Papa, piuttosto ha l’incedere di un cavallaro. E’ possente, con un gran corpo massiccio, un corpo che mi appare ben poco trascendentale. Qui di spiritualità ne traspare poca…”.
E’ alle prese con certi tacchi che difficilmente potrebbero reggere l’urto di un’imminente camminata sulla neve, Vladimir Luxuria (Luxuria). “Beh, sai, risultare un po’ più simpatico rispetto al suo predecessore non era difficile. E poi, a me quell’accento sudamericano mi fa impazzire… Dopo tutte quelle storie di pedofilia e di Ior, ci voleva un Papa che trasmettesse, con gesti e parole, un’idea di chiesa diversa. La croce, le scarpe, pagare l’albergo… A proposito, secondo te l’Imu la farà pagare, adesso, agli alberghi del Vaticano?”. Però è cauta, Luxuria, molto cauta – come per i tacchi sulla neve, saggiamente riposti. “La parola tenerezza a me va benissimo, figurati, l’umiltà pure. Però penso anche che, in passato, da cardinale, umile non era per niente quando ha detto che le donne non sono adatte alla politica, e ha definito la legge sulle unioni gay ‘movida del diablo’, che pare una griffe…”. Dubbi non ne ha assolutamente la mia amica Antonella Onori (impiegata), tra i suoi trascorsi anche un fine settimana da buddista: “Ha una faccia tra il rassicurante e il mediocre, come un signore della porta accanto, come un impiegato. Poi per me, che sono cattocomunista, l’evocazione di san Francesco e il massimo”. Cattocomunista, e pure teorica del biodinamico, si lascia andare: “Ma sicuramente anche il Papa apprezza il biodinamico. Infatti ha teorizzato pure cardinali e fedeli a chilometro zero, chiedendo loro di restare in Argentina e non venire qui in Italia. E’ il Papa della decrescita, questo qui…”. Un sorso di Falanghina, e argomenta Luca Rigoni (giornalista, Tgcom24): “E’ perfetta incarnazione del motto ‘scarpe grosse e cervello fino’. E’ meno spontaneo di quello che sembra. Tutti a stupirsi del nome Francesco, per esempio, ma sui giornali girava da diversi giorni prima del Conclave. Una scelta fortemente astuta… Ma sa anche realmente cogliere lo spirito della piazza, lo raccoglie e poi lo rigetta verso la piazza stessa… E’ il Papa perfetto per questi giorni, come era imperfetto Benedetto”.
“Forse la parola tenerezza non è quella che io userei per parlare di lui, però mi suscita una certa emozione”, dice il mio amico Daniele Ciccaglione (libraio, catena Arion). E’ che poi i giorni mutano, e come dice Montanari, si cerca e si trova qualcuno che risponde a questo mutamento. “Prima ero forse troppo piccolo, troppo giovane, preso da un diverso tourbillon della vita. Ho raggiunto un momento della mia vita rispetto al quale la spensieratezza degli anni della libreria a Montecitorio – ti ricordi? – non ce l’ho più. Non sono più com’ero prima. Vivi sulla pelle certe cose, vedi amici fallire, perdere il lavoro, passare nel giro di pochi anni da agiati a poveri. E riscopri cose cui non davi peso, hai uno sguardo diverso. In un momento così duro, questo Papa è come se fosse una risposta. Tanti miei amici, prima di questi giorni, non parlavano mai di religione… Quando c’era il Conclave ne discutevamo sempre, pareva di aspettare le nomination di ‘MasterChef’”. Racconta Silvia Prelz (gallerista): “Di regole ne abbiamo fin troppe, bisogna creare fiducia. Ed è quello che può fare questo Papa. Negli ultimi anni, andavo a messa e sentivo questi preti sempre più astratti, mi sembravano matti: non c’era nessuno spirito, niente che muovesse l’anima. Saranno pure buoni filosofi, ma sul perché una persona pratica una fede, una religione, ci capiscono poco. Secondo me, Papa Francesco non è lontano filosoficamente da Ratzinger, ma riesce a scegliere simboli e gesti con maggior calore. E non è poco, per riavvicinare la gente”.
“Per favore, qualcuno protegga Francesco!”, invoca Alessandro Maurizi (sovrintendente capo questura di Viterbo, giallista). E perché? “Perché è eretico, ha detto che la chiesa deve essere povera…”. Cominciamo? “Non lo dico io, lo dice Giovanni XXII. Era un Papa del Milletrecento, detto il ‘papa banchiere’, che pubblicò una bolla, ‘Cum inter nonnullos’, dove dichiarava, in polemica con i francescani, eretiche tutte le opinioni che affermavano la totale povertà di Cristo e degli apostoli. Questa bolla non è mai stata abrogata, anzi la chiesa si è arricchita per secoli, quindi…”. Perciò ti piace? “Molto, mi piace moltissimo. E’ di sicuro il Papa di cui abbiamo bisogno in questo momento, e sono anche convinto che in qualche modo Benedetto XVI abbia guidato le scelte dei cardinali. E poi, sai che fatica deve aver fatto Bertone a inginocchiarsi davanti a lui?”.
E poi, c’è il Papa e c’è il pupo. Un paio di giorno dopo l’elezione di Francesco, è nato Francesco, figlio di Girolamo Cerbone (dirigente comunicazione aziendale Acqua Marcia). “Ma il nome io e Manuela lo avevamo deciso molto prima. Solo che prima tutti ci domandavano: ah, lo chiamate Francesco, come Totti? adesso tutti ci chiedono: ah, lo avete chiamato Francesco, come il Papa? Davvero un bel nome, non si discute…”. E pupo a parte, del Papa che dici? “Dài, lo dicono tutti: è simpatico. A me hanno colpito gli occhiali: quel modello antiquato, vecchio, da pensionato…”. Vintage? “Macché vintage, no, proprio vecchi, quelli che uno porta da vent’anni e non gliene frega niente…”. E Lorella: “Io non me la sento di condannare neanche la sua mancata opposizione, che non significa connivenza, alla dittatura, perché la storia probabilmente gli ha insegnato la prudenza e la diplomazia”.
Malcom è rimasto colpito dalla grande foto dell’allora cardinale Bergoglio sulla metropolitana di Buenos Aires. “E’ fenomenale, basta guardarlo bene in faccia: è simile a tutti gli altri, identico. Così forte, e così uguale. Prende il tram come Beppe Viola, che raccontava il derby Milan-Inter con una telecamera con i tifosi al seguito sul tram. E l’espressione che aveva appena eletto, la simpatia, un sentimento importante… Fenomenale, una naturalezza che al confronto Bersani, appena ricevuto l’incarico da Napolitano, pareva Chatwin: che ci faccio qui? Siamo abituati a confondere la gentilezza con la debolezza, ma sono bastate tre passeggiate per strada, un paio di buonasera, e ci siamo dimenticati di tutto il resto di cui abbiamo parlato per anni, tutti gli scandali che coinvolgevano la chiesa… In cinque minuti è diventato una rockstar. Parla solo lui, ormai, tutti gli altri a distanza, silenziosi… Dopo tantissimi anni la chiesa ha ritrovato una figurina da mettere a pagina uno dell’album dei sogni”. A proposito di rock, Saverio su una canzone per Papa Francesco si è messo a riflettere per davvero. Genere (abbozzo), dopo un desinare a base di sushi: “Francesco ha gli occhi intelligenti / e stanno umili e curiosi a dorso di mente / non privi di coraggio e di saggezza / Francesco ha gli occhi di chi saprà / sguainare la spada dell’amore…”. Comunque, adesso sashimi… Riprende, con qualche dubbio finale, Daniele: “A ’Ste, se ti piace ’sto Papa io te l’appoggio… Il rischio è che alla fine l’atteggiamento possa sembrare un po’ quello di un format: croce, scarpe, oro… Dettagli, che il messaggio invia con chiarezza, ma non vorrei che si passasse da un estremo all’altro”. Duddù scuote la testa: “Mi sembra un’umiltà del genere vanitosa… Diamogli un benvenuto e un augurio, si trova davanti una tale enormità di problemi, che cambiare l’oro con l’argento, dire buonasera o buon pranzo serve, ma è troppo poco… E poi, nessuno vorrebbe stare al posto suo…”. Dici? Parecchi cardinali credo di sì… “Ah, ma io parlo di noi… Togli i peccati dal mondo, mi sembra una cosa così diffcile…”.
Per Luca “bisogna vedere quando dura, adesso, questo clima… Lui è il vescovo di Roma, ma a Roma l’effetto marziano di Flaiano è sempre in agguato. Tutti felici di vedere il Papa mangiare in trattoria, poi tra un po’ si comincerà a sentire: che palle, ancora ’sto Papa in trattoria, alla fine lo faranno aspettare per avere il tavolo”. Alza le spalle Luxuria: “Io resto vigile. Ti dicevo quello che ha detto da cardinale, aspettiamo di sentire cosa dirà da Papa”. Ma tu sei credente, cattolica? “Io semplicemente non sono contemplata dalla chiesa cattolica, perché una persona trans va automaticamente tra i peccatori. E comunque sono buddista…”.
Il professor Montanari resta con il suo dubbioso distacco. “Una grande lezione di vita, per me, resta sempre quella del generale Della Rovere, raccontata da Montanelli in un libro e da De Sica in un film: uno che a un certo punto si trova ad interpretare un ruolo diverso dal suo, ma un ruolo storico. Non mi metto a delirare, come quelli che dicono che è tornato san Francesco passando per Buenos Aires. E’ solo il bisogno collettivo in un certo momento. Più bisogno che merito”. “E’ molto astuto – insiste Marilena – sembra un uomo di spettacolo. Anche quando ha detto che viene dalla fine del mondo, da così lontano. Macché fine del mondo, adesso in dieci ore si arriva in America latina. Ormai non c’è più niente di lontano, nel mondo…”. Giosetta non ha dubbi – di nessun tipo. “Papa Francesco ha un soma… Ma lo hai visto? Io come pittore sono interessata ai tipi di facce che vedo intorno, e quella di Bergoglio ha un soma contadino, rassicurante… Ho visto un servizio in televisione sul suo paese d’origine, in Piemonte: tutti si assomigliano e tutti gli assomigliano. Nel senso di una grandissima semplicità E il nome Francesco, ti pare una scelta da niente? Ecco, tutto è sembrato tornare molto luminoso, molto semplice, molto teneramente umano”. E alla fine, Papa Francesco saprà rispondere non solo al “IV Problema” di John Donne, ma anche al suo “VII Paradosso”, dove dice: “Che rida, dunque. In tal modo mostrerà che è un uomo, perché è capace di ridere: un uomo saggio che sa di cosa ridere, un uomo coraggioso che osa farlo”. Da un antico antipapista a Papa Francesco. 

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