ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 21 aprile 2013

Resterà Bagnasco?


Attesa per la guida della Cei. 

Non solo governo, totonomine anche per il Vaticano

Fino ad ora il Papa non ha nominato un proprio segretario, si è preso il ‘secondo’ di Ratzinger
Papa Francesco
Il Papa procederà nelle prossime settimane a nomine importanti, qualcuna forse già alla fine di aprile. Di certo c’è che la Segreteria di Stato è in attesa di un cambiamento radicale.
Francesco si è preso infatti qualche settimana di tempo per conoscere meglio l’ambiente, incontrare i capi dicastero della Curia romana, capire in che modo muoversi nell’intrico dei sacri palazzi romani e soprattutto verificare su quali alleati può contare. La prima mossa che ha spiazzato la burocrazia d’Oltretevere è stata comunque quella di andare a stabilirsi nella residenza-hotel interno al Vaticano di Santa Marta. Fuori dall’appartamento papale dunque, lontano dall’isolamento di un monarca, Bergoglio si è mischiato ai dipendenti della Santa Sede e agli ospiti che si alternano nella bella residenza fatta costruire da Giovanni Paolo II proprio per ospitare i cardinali in occasione dei conclavi. Naturalmente l’edificio viene poi sfruttata tutto l’anno e vi trovano accoglienza quanti, fra prelati e laici, hanno accesso nel territorio vaticano. Così se la mattina il Papa riceve le personalità di rango, i capi di Stato stranieri, negli appartamenti pontifici come fossero ambienti di rappresentanza, nel pomeriggio lavora a Santa Marta dove fra l’altro ha modo di incontrare in modo riservato o non ufficiale chi vuole.
Fra l’altro il Papa ha avuto modo di incontrare in più occasioni, nei giorni scorsi, monsignor Charles Scicluna, fino a non molto tempo fa procuratore di giustizia della Congregazione per la dottrina della fede, un ruolo chiave nella gestione dei casi di abuso sessuale sui minori. Scicluna è uno degli esponenti più autorevoli della linea dura e comunque della trasparenza sullo scandalo pedofilia. Fra l’altro ha criticato un certo ritardo della Chiesa italiana nell’affrontare con la necessaria decisone la vicenda. Fra gli alleati sicuri su cui può contare il Papa, inoltre, ci sono di certo ordini e congregazioni religiose, a partire dai Gesuiti guidati dallo spagnolo Adolfo Nicolàs che ha scritto due lettere indirizzate a tutta la Compagni per esortare i gesuiti ad essere, ancor di più, l’esercito sul quale il Pontefice può contare.
Nel frattempo si lavora al nuovo organigramma della Segreteria di Stato, anche se le ulteriori rivelazioni di questi giorni apparse sui giornali – non ultimo il memoriale dell’ex presidente dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi – potrebbero imporre un’accelerazione alle decisioni di Francesco per evitare che si prolunghi il clima di intrighi e lotte interne, la cui evidenza del resto è ormai conclamata ed è stata infine certificata qualche mese fa dal processo all’ex maggiordomo del Papa Paolo Gabriele.
La nomina degli otto cardinali incaricati di riformare la Curia fatta qualche giorno fa dal Papa, andava già in quella direzione, fra l’altro il coordinatore del gruppo, Oscar Rodriguez Maradiaga, ha spiegato che fra i loro compiti c’è anche quello di dare “consigli sullo Ior”. Del gruppo fa parte il cardinale Giuseppe Bertello, presidente del governatorato Vaticano, istituzione chiave del piccolo regno, che voci insistenti danno come candidato favorito alla Segreteria di Stato al posto di Bertone. Bertello ha un passato da diplomatico.
Resta da vedere se nel caso ricevesse la nomina rimarrebbe anche alla testa del governatorato in vista di una riforma che certamente modificherà ruoli e poteri delle istituzioni della Chiesa universale. Bertello poi sarebbe affiancato nel suo lavoro da Pietro Parolin che assumerebbe l’incarico di Sostituto per i rapporti con gli Stati, cioè il ministro degli esteri; Parolin attualmente è nunzio in Venezuela. Naturalmente circolano anche altri nomi, come quello del nunzio a Parigi Luigi Ventura per la Segreteria di Stato, ma sembra comunque deciso l’orientamento a riassegnare i compiti di governo a personalità esperte di diplomazia. Il Sostituto per gli Affari generali, invece, attualmente è monsignor Angelo Becciu, ex nunzio a Cuba bertoniano doc. Il suo futuro è ancora incerto mentre il ruolo che occupa potrebbe comunque assumere un’altra forma e definizione: e cioè quella di Sostituto per gli affari europei; insomma non più un Sostituto di fatto solo per l’Italia, ma per l’intero continente in una prospettiva di de-italianizzazione della Curia.
Restano poi alcuni nodi da sciogliere: fino ad ora il Papa non ha nominato un proprio segretario, si è preso il ‘secondo’ di Ratzinger, cioè il maltese Alfred Xuereb ma non ha chiamato un uomo di sua strettissima fiducia. Allo stesso tempo ha lasciato per ora che monsignor Georg Gaenswin restasse nella carica di prefetto della Casa Pontificia; un compito, quest’ultimo, importante in quanto da lì – almeno fino al pontificato precedente – passavano le decisioni sull’agenda del Pontefice, gli incontri ufficiali del Papa, le udienze, i colloqui ecc. Sembra però che l’informalità di Bergoglio abbia scavalcato la struttura tradizionale del Vaticano. Georg appare per ora più una sorta di ufficiale di collegamento fra Benedetto XVI e Francesco che un alto funzionario della Santa Sede; dopo vatileaks il Papa in carica avrebbe scelto lui per comunicare con il Papa emerito per evitare di essere ‘intercettato’.
Un capitolo aperto, poi, è quello della conferenza episcopale italiana. Dall’elezione di Bergoglio in poi, è iniziata una fase di riflessione e discussione all’interno dell’episcopato e anche in Vaticano, sul futuro della Chiesa che sta in Italia. Nel frattempo proseguono le visite ‘ad limina’ dei vescovi delle varie regioni del Paese dal Papa. Sono colloqui anche in questo caso informali fra il vescovo di Roma e i titolari delle varie diocesi della penisola, in discussione del resto c’è una questione di particolare rilievo: e cioè l’ipotesi che anche i vescovi italiani possano eleggere il proprio presidente – ora nominato dal Pontefice - così come avviene negli altri Paesi del mondo. Bisogna tenere conto, infatti, che la prossima assemblea generale della Cei, si svolgerà a maggio e già in quell’occasione ci potrebbero essere importanti novità. In questo senso bisognerà vedere se il Papa ritiene che comunque l’arcivescovo Angelo Bagnasco debba restare alla guida della Cei oppure no. Perché in ogni caso, anche se si procederà all’elezione di un nuovo presidente, il parere del vescovo di Roma avrà il suo peso. Fino ad oggi non vi è traccia negli incontri fatti da Francesco di un colloquio con Bagnasco.

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