In caso di dubbio, potrebbe salvarvi il criterio illuminante di Marco Petreschi
La differenza tra una chiesa e un qualsiasi altro prodotto archistar sta essenzialmente nel registro di cassa.
Comunque l’indice vale unicamente per
l’arte sacra contemporanea, in questo coraggiosamente distante dai
concorrenti profani, per i quali più un’opera è banale e straniante (e
brutta), più costa.
Non così per le chiese cattoliche: sono
brutte anche se costano poco. Lo assicurano gli esperti (che costano
poco). In ciò fedeli a modo loro al progetto di povertà di Francesco. L’austerity è garantita.
Son fatti avvisi ordunque i critici di
ogni dove: se una chiesa realizzata all’insegna dell’ultima moda
architettonica e alla scuola dei più quotati e prezzolati artisti del
giro non vi piace, non è per colpa dello stile, né dei geni che
vi hanno lavorato. E’ solo che non hanno voluto spendere troppo tra
progetto e costruzione.
Benedetta crisi economica – verrebbe da dire – che ci salvi da mostri anco peggiori!
Embé, c’è poco da fare. Bisogna accontentarsi.
E nell’attesa del miracolo economico,
ottenuto il “miracolo” di 45 nuove chiese nelle periferie della
capitale, speriamo almeno di poter presto aggiungere il miracolo di un
restauro della fede cattolica – urgente e non scontato (anche agli alti gradi) -.
Qualcosa mi dice che con due libbre di
fede in più e qualche sacca di dollari in meno, ci risparmieremo in un
solo colpo chiese brutte e dichiarazioni stupide.
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