ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 30 giugno 2013

ALLORA PER CHI LAVORAVA?


1. CON LO SCANDALO-SCARANO, LO IOR HA PREMUTO IL BOTTONE DELL’AUTODISTRUZIONE: IN USCITA IL DIRETTORE GENERALE PAOLO CIPRIANI E IL SUO VICE MASSIMO TULLI - 2. IL MONSIGNORE ARRESTATO AVEVA CONTI SEGRETI (MA INTESTATI ALL’APSA) APERTI PRESSO BANCHE SVIZZERE E UTILIZZATI PER OCCULTARE DENARO DELLA SANTA SEDE - 3. SCARANO FACEVA EVADERE E TRASFERIRE DENARO, E POI INTASCAVA LE COMMISSIONI DAI SUOI “CLIENTI” (TRA CUI GLI ARMATORI D’AMICO) MASCHERATE DA BENEFICIENZA - 4. NEL 2009 PER ESTINGUERE UN MUTUO UNICREDIT DA 600MILA EURO AVEVA UTILIZZATO 61 ASSEGNI CIRCOLARI INTESTATI A PARENTI E AMICI, ED EMESSI DA 17 BANCHE DIVERSE - 5. AI PM “CHIARIRÀ LA SUA MANCANZA DI INTERESSE PERSONALE”. ALLORA PER CHI LAVORAVA?
1. I CONTI SEGRETI DEL VATICANO - «SOLDI NASCOSTI IN SVIZZERA»
Fiorenza Sarzanini per il "Corriere della Sera"
scaranoSCARANO
Conti segreti aperti presso la banca Ubs di Lugano e utilizzati per occultare denaro proveniente dalla Santa Sede. Depositi gestiti da monsignor Nunzio Scarano, ma intestati all'Apsa, l'Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica. È il capitolo ancora riservato, certamente clamoroso, dell'inchiesta avviata dai magistrati romani sulle attività finanziarie dell'alto prelato arrestato due giorni fa per corruzione e truffa insieme al funzionario dei servizi segreti Giovanni Maria Zito e al broker Giovanni Carenzio e accusato di aver versato una tangente da 400 mila euro allo 007 per fargli riportare in Italia dalla Svizzera 20 milioni di euro. Perché riguarda uno dei centri di snodo dell'economia vaticana e si collega direttamente allo Ior.
L'indagine condotta dai pubblici ministeri Stefano Pesci e Stefano Rocco Fava coordinati dall'aggiunto Nello Rossi ha già svelato quanto stretti fossero i rapporti del sacerdote con i vertici dell'Istituto per le Opere Religiose. Adesso si concentra sul denaro da lui movimentato negli ultimi anni.
nunzio scarano vescovoNUNZIO SCARANO VESCOVO
Anche perché nelle telefonate intercettate è lo stesso Scarano a parlare di un'operazione effettuata su un conto Ior grazie al suo amico 007. Su questo potrebbe rivelarsi determinante la testimonianza di una donna - già interrogata dai magistrati di Salerno titolari di un fascicolo su numerosi affari gestiti dal monsignore - che sarebbe stata incaricata di effettuare alcune operazioni sui conti, compilando assegni che Scarano le aveva consegnato e inserendo anche l'identità dei traenti.
«RILEVANTE GIACENZA»
I finanzieri del Nucleo Valutario guidati dal generale Giuseppe Bottillo hanno scoperto che Scarano è socio di alcune imprese immobiliari salernitane, ma soprattutto che ha chiesto finanziamenti a svariati istituti di credito poi estinti, utilizzando i soldi provenienti dalla beneficenza. Sui suoi conti sono transitate centinaia di migliaia di euro e le verifiche riguardano proprio la provenienza di questo denaro, tenendo conto che fino a un mese fa il prelato era il contabile dell'Apsa. Possibile che abbia spostato fondi dell'Amministrazione sui propri conti?
SVIZZERASVIZZERA
Telefonate e mail intercettate negli ultimi mesi mostrano i contatti costanti di Scarano con i responsabili dell'Ubs di Lugano. In quella banca risultano depositati i 40 milioni di euro - secondo l'accusa sono degli armatori Paolo, Marcello e Cesare D'Amico - che il prelato doveva far rientrare in Italia. In un colloquio con Marcello, Scarano gli comunica di aver «chiamato in Svizzera, ed ho dato il password per lo sblocco. Ho fatto quello internazionale, che noi siamo clienti per 800 di franchi svizzeri e 1.400 di euro, hai capito?». I finanzieri hanno scoperto che presso la stessa filiale è stato aperto un altro conto intestato all'Apsa dove risulta una «rilevante giacenza». Il sospetto possa essere stato utilizzato proprio dal prelato e alimentato con denaro di provenienza illecita.
GIOVANNI CARENZIOGIOVANNI CARENZIO
LO 007 ALLO IOR
La possibilità di mescolare fondi in modo da rendere difficile l'individuazione dei beneficiari era stata evidenziata nell'ultimo rapporto sull'Apsa stilato nel luglio 2012 da Moneyval svelando come i conti aperti presso l'Amministrazione «sono intestati a prelati e laici e potrebbero essere alimentati occultamente con provviste di proprietà di soggetti diversi».
In particolare veniva sottolineata «l'esistenza dei cosiddetti depositi "calderone" ove si potrebbero confondere somme di origine e destinazione diversa». Esattamente la modalità utilizzata da Scarano nel 2009 per estinguere un mutuo da 600mila euro che aveva acceso presso la filiale Unicredit di via della Conciliazione. In quell'occasione il prelato aveva utilizzato 61 assegni circolari intestati a parenti e amici emessi da 17 banche diverse.
UBS logoUBS LOGO
Secondo gli specialisti del Valutario «lo scopo è da individuarsi nella sua volontà di non apparire formalmente quale effettivo detentore dei mezzi finanziari per l'estinzione del mutuo ipotecario e nascondere la sua reale e florido patrimonio, ed occultare le sue consistenze ingenti ed oscure presso lo Ior».
Agli atti ci sono tracce di numerose operazioni che coinvolgono direttamente l'Istituto ed è lo stesso Scarano ad ammettere di utilizzare i depositi per trasferire soldi in maniera veloce e soprattutto esente da controlli. Al telefono con Marcello D'Amico, Scarano parla in particolare di un'operazione fatta allo Ior proprio «grazie a Zito» e poi gli chiede soldi per acquistare alcuni gioielli da regalare allo 007. La «ricompensa per l'intervento di Zito» sulle autorità spagnole che avevano avviato accertamenti su investimenti effettuati da Paolo D'Amico attraverso il broker Carenzio. L'ennesima prova, secondo l'accusa, di affari illeciti chiusi in Italia e all'estero.
SEDE UBSSEDE UBS

2. IOR, CADONO LE PRIME TESTE.IN BILICO IL DIRETTORE GENERALE - L'AVVOCATO DEL PRELATO ARRESTATO: "NON HA AGITO PER INTERESSE PERSONALE"
Giacomo Galeazzi per "La Stampa"


Una fondazione per lo Ior. Mentre Francesco ribadisce il suo no alla «logica di potere che ci rende pietra d'inciampo», l'arresto di monsignor Nunzio Scarano accelera la trasformazione dell'Istituto Opere di Religione in banca etica o fondazione esterna alla Santa Sede. Vengono consultati vari esperti per riformare gli statuti e garantire una gestione trasparente dei depositi e degli investimenti dei singoli e degli enti: niente più «zona grigia» al Torrione di Niccolò.
L'ex prelato di Curia, detenuto a Regina Coeli con l'accusa di corruzione e calunnia, sarà interrogato domani e la sua linea difensiva sarà quella di negare interessi personali. Il confronto con i magistrati è fissato alle 10 e i contraccolpi sullo Ior si prospettano pesanti.
Regina CoeliREGINA COELI
Da una parte il gip Barbara Callari ed i pm Stefano Rocco Fava e Stefano Pesci, dall'altra l'ex responsabile del servizio di contabilità analitica dell'Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (Apsa), l'organismo che gestisce i beni della Santa Sede. I magistrati contesteranno le accuse di corruzione e di calunnia legate al tentativo, naufragato, di far rientrare in Italia 20 milioni di euro, sospettati di essere frutto di un'evasione fiscale, degli armatori d'Amico. Il prelato dovrà difendersi e, come ribadito ieri dal suo legale Silverio Sica, «chiarirà il suo ruolo e, soprattutto, la sua mancanza di un interesse personale nella vicenda».
PAPA FRANCESCO JORGE BERGOGLIOPAPA FRANCESCO JORGE BERGOGLIO
Scarano, in particolare, dovrà rispondere a domande su quella che, per gli inquirenti, è una disinvolta ed anche spregiudicata movimentazione di danaro. Un'attività che ha indotto gli inquirenti ad aprire un altro fronte di indagini: quello dell'origine delle ingenti disponibilità finanziarie ed immobiliari del prelato, il quale risulta titolare di due conti correnti allo Ior, uno personale e l'altro, denominato «fondo anziani», per la raccolta di donazioni.
All'interrogatorio di garanzia di Scarano faranno seguito quelli dei suoi due complici: il broker finanziario Giovanni Carenzio, detenuto a Napoli, e dell'ex sottufficiale dei carabinieri Giovanni Maria Zito, all'epoca dei fatti, luglio 2012, distaccato agli 007 dell'Aisi ed ora recluso nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere. Questi ultimi due atti istruttori saranno tenuti per rogatoria da gip delle città in cui sono detenuti i due indagati. Per tutti e tre i protagonisti della vicenda l'accusa è di concorso in corruzione.
PAPA BERGOGLIOPAPA BERGOGLIO
Per Scarano l'ulteriore imputazione di calunnia si riferisce ad una falsa denuncia di smarrimento di un assegno da 200mila euro consegnato, in realtà, a Carenzio come saldo del compenso per il suo ruolo svolto. Ci sono poi le posizioni degli armatori d'Amico: alcuni di loro sarebbero indagati per evasione fiscale e nei prossimi giorni dovrebbero ricevere l'avviso di garanzia per essere interrogati.
CESARE D AMICOCESARE D AMICO
A commento della vicenda, si sono dichiarati estranei e pronti a fornire ogni chiarimento all'autorità giudiziaria. E sugli affari che toccano lo Ior torna il Codacons con l'annuncio di un esposto alla Procura di Roma in cui si chiede di indagare per frode fiscale e riciclaggio «in relazione ad alcune compravendite sospette di immobili in capo alla banca vaticana». Nel mirino dell'associazione gli immobili appartenuti ad una famiglia romana e donati alla banca vaticana.
PAOLO D AMICOPAOLO D AMICO
Intanto negli organismi finanziari della Santa Sede (Apsa, Governatorato, Prefettura degli affari economici, Ior) le grandi manovre sono iniziate. Sono in uscita il direttore generale della banca vaticana Paolo Cipriani e il suo vice Massimo Tulli. Ieri nel rito in cui ha imposto il pallio a 34 arcivescovi metropoliti, le parole di Francesco sul ruolo del Papa, la necessità di spendersi senza barriere e di superare una logica mondana e di potere, di edificare la Chiesa sulla comunione e non sul conflitto evocano suoi precedenti interventi contro la mondanizzazione e le divisioni.
ratzinger caffarraRATZINGER CAFFARRA
Occorre «superare sempre ogni conflitto che ferisce il corpo della Chiesa». E «quando lasciamo prevalere la logica del potere umano e non ci lasciamo istruire e guidare dalla fede, da Dio, pietra di inciampo». Caffarra è stato prorogato per due anni a Bologna e Sciacca lascerà il Governatorato per la Segnatura Apostolica. I cinque commissari daranno conto a Bergoglio della loro indagine sullo Ior. E a quel punto nulla resterà più com'è sempre stato.
http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/1-con-lo-scandalo-scarano-lo-ior-ha-premuto-il-bottone-dellautodistruzione-in-uscita-58585.htm

Ior, la lezione del caso Scarano

 
La sede dello Ior
LA SEDE DELLO IOR

Le spericolate operazioni del monsignore: caso isolato o meccanismo generale che non funziona? Perché non è stato fermato prima?

ANDREA TORNIELLICITTÀ DEL VATICANO

Se gli elementi investigativi che emergono dalle intercettazioni dell'inchiesta per corruzione e truffa che ha portato in carcere monsignor Nunzio Scarano saranno confermati, questa volta non sarà così facile per le autorità d'Oltretevere sostenere che ci troviamo di fronte alla solita «mela marcia».

Dal Vaticano, qualcuno che evidentemente continua a non rendersi conto di ciò che è accaduto, fa filtrare questa osservazione: «Gli errori dei singoli non mettono in discussione l'istituzione. Semmai possono mettere in discussione il modo in cui l'istituzione assume il personale». Come dire: il sistema funziona, dobbiamo stare più attenti a chi assumiamo... Un riferimento applicabile ovviamente allo stesso monsignor Scarano, come pure ai manager dello Ior che autorizzavano le sue spericolate transazioni proprio mentre il Vaticano s'impegnava nel processo per conformarsi alle normative antiriciclaggio.

La Santa Sede ha assicurato piena collaborazione con la magistratura italiana, e dunque - se ciò avverrà come è stato dichiarato - dai conti dell'ex bancario con la tonaca si potrà forse capire chi e perché ha autorizzato la movimentazione di ingenti somme, che servivano per fare dei favori (ricambiati) a imprenditori amici. Una movimentazione che, anche senza attendere l'entrata in vigore di questa o quella norma antiriciclaggio, avrebbe dovuto impensierire la dirigenza della banca. Invece ciò non è avvenuto. Nessuno si è accorto di nulla. Nessuno sembra essersi preoccupato. Così, Scarano è stato sospeso in via cautelativa dopo la notizia dell'indagine su di lui da parte della magistratura italiana, non prima. Forse non è giusto parlare di «sistema», ma di «abitudine culturale» sì. Qualcosa di evidentemente radicato nel tempo.

Ora è la cronaca a premere. Nel mirino infatti non c'è solo il prelato dell'Apsa finito in carcere, ma anche chi gli ha permesso di agire così o chi non si è accorto che egli agiva così. Soltanto qualche settimana fa, il nuovo presidente dello Ior, Ernst von Freyberg, annunciava il grande lavoro in corso per analizzare i conti della «banca vaticana», assicurava di aver creato un'ottima squadra e aggiungeva, intervistato dal «Corriere della Sera»: «Il direttore generale, Paolo Cipriani, il vicedirettore, Massimo Tulli e io, costituiamo un buon team. Noi lavoriamo insieme in modo veramente felice». Una strategia comunicativa forse non proprio adeguata, tanto più che l'attuale stagione ecclesiale avrebbe consigliato quantomeno un profilo più basso. Più fatti e meno parole.

E se c'è chi, anche Oltretevere, pensa di aspettare che la bufera passi, credendo magari di utilizzare lo slogan della «tolleranza zero» e gli anatemi omiletici di Papa Francesco come foglia di fico per coprire il perpetuarsi del solito tran tran, questa volta, con ogni probabilità, si sta sbagliando. Nei giornali impazzano le ipotesi sul futuro assetto dell'Istituto per le Opere di Religione, al momento tutte campate per aria, dato che nulla verrà deciso prima che la commissione «referente» istituita da Francesco abbia concluso la sua approfondita inchiesta.

Il Papa appare fermamente intenzionato a far sì che casi del genere non possano ripetersi e che le persone impiegate Oltretevere, con la tonaca o senza, non possano godere di qualche speciale impunità. Il Vangelo deve «permeare» anche le istituzioni economiche e finanziarie. E la necessità di riforma non riguarda dunque solo lo Ior, ma più diffusamente la gestione dei beni mobili e immobili che rientrano nel controllo della Santa Sede.

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