vorrei mettere al corrente i lettori della Nuova BQ di un fatto sconcertante avvenuto sabato 8 giugno nella Basilica Palladiana di Vicenza, in occasione del Festival Biblico, organizzato tra gli altri dalla Società San Paolo, da Famiglia Cristiana e dal Pontificio Consiglio per la Cultura. Dura diversi giorni e quest’anno, tra gli ospiti in calendario abbiamo visto monsignor Vincenzo Paglia, Edoardo Bennato, Lucetta Scaraffia, Alessandro D’Avenia, Philippe Daverio, Natalino Balasso e Michela Marzano.
Proprio quest’ultima è la protagonista del fatto che vorrei raccontare. Già la scelta di farle tenere una “lezione” senza alcun contraddittorio lasciava perplessi. Non solo perché la Marzano è deputata del PD, eletta in questa legislatura per la circoscrizione Lombardia 1, ma soprattutto per la sua attività di filosofa, con docenza presso l’Université Paris-Descartes.
Infatti, più che in un discorso filosofico assimilabile al cattolicesimo o almeno in dialogo, nei libri della Marzano ci si può imbattere in un abortismo forsennato, quasi mistico. In quello che forse è il suo libro più noto, Sii bella e stai zitta - volume assai polemico contro quella che definisce la «regressione delle donne italiane» - si trovano dichiarazioni piuttosto esplicite, del tipo: «Nel caso dell'aborto, ogni donna sa che il problema non riguarda solo il suo corpo, ma anche una “relazione impossibile” con un figlio che, per motivi spesso diversi, non si vuole o non si è in grado di avere. Lo difendo soprattutto perché la legalizzazione dell'aborto è l'unica possibilità che esiste, in uno stato civile, per garantire il rispetto delle donne. Non solo perché la vita di una donna – che esiste, vive, soffre, agisce – è infinitamente più preziosa di quella di un essere che non è ancora nato; ma anche perché sono convinta che non basta vivere perché la propria vita abbia un senso».
Ovvia quindi l’entusiastica accettazione della pillola abortiva RU486 («da quando, in Francia si utilizza la RU486, le complicazioni post-aborto sono diminuite»), così come l’ormai consumato ma sempreverde affondo sugli aborti clandestini: «Coloro che vogliono criminalizzare l'aborto non solo cercano di imporre agli altri la loro concezione del mondo e della morale, ma sono anche “indifferenti” di fronte alle tragiche conseguenze che potrebbe avere, per molte donne, il fatto di tornare a praticare l'aborto clandestino». Infine, il libro della Marzano apre ad un nuovo tipo di abortismo, un abortismo che osiamo definire “mistico”: «Senza un preliminare riconoscimento dell'altro, la maternità non esiste. La procreazione è un atto relazionale, un processo lungo e complesso che implica l'esistenza di un dialogo, seppur silenzioso, tra il futuro bambino e la madre all'interno del corpo materno. Se il riconoscimento non avviene, questo dialogo silenzioso non comincia, ed è difficile pensare che un dialogo mai nato possa instaurarsi in seguito. Ciò che, invece, è certo è che non si può imporre a una donna di portare avanti una gravidanza con la scusa che “avrebbe dovuto pensarci prima”».
Infatti, più che in un discorso filosofico assimilabile al cattolicesimo o almeno in dialogo, nei libri della Marzano ci si può imbattere in un abortismo forsennato, quasi mistico. In quello che forse è il suo libro più noto, Sii bella e stai zitta - volume assai polemico contro quella che definisce la «regressione delle donne italiane» - si trovano dichiarazioni piuttosto esplicite, del tipo: «Nel caso dell'aborto, ogni donna sa che il problema non riguarda solo il suo corpo, ma anche una “relazione impossibile” con un figlio che, per motivi spesso diversi, non si vuole o non si è in grado di avere. Lo difendo soprattutto perché la legalizzazione dell'aborto è l'unica possibilità che esiste, in uno stato civile, per garantire il rispetto delle donne. Non solo perché la vita di una donna – che esiste, vive, soffre, agisce – è infinitamente più preziosa di quella di un essere che non è ancora nato; ma anche perché sono convinta che non basta vivere perché la propria vita abbia un senso».
Ovvia quindi l’entusiastica accettazione della pillola abortiva RU486 («da quando, in Francia si utilizza la RU486, le complicazioni post-aborto sono diminuite»), così come l’ormai consumato ma sempreverde affondo sugli aborti clandestini: «Coloro che vogliono criminalizzare l'aborto non solo cercano di imporre agli altri la loro concezione del mondo e della morale, ma sono anche “indifferenti” di fronte alle tragiche conseguenze che potrebbe avere, per molte donne, il fatto di tornare a praticare l'aborto clandestino». Infine, il libro della Marzano apre ad un nuovo tipo di abortismo, un abortismo che osiamo definire “mistico”: «Senza un preliminare riconoscimento dell'altro, la maternità non esiste. La procreazione è un atto relazionale, un processo lungo e complesso che implica l'esistenza di un dialogo, seppur silenzioso, tra il futuro bambino e la madre all'interno del corpo materno. Se il riconoscimento non avviene, questo dialogo silenzioso non comincia, ed è difficile pensare che un dialogo mai nato possa instaurarsi in seguito. Ciò che, invece, è certo è che non si può imporre a una donna di portare avanti una gravidanza con la scusa che “avrebbe dovuto pensarci prima”».
Chi si chiede cosa ci faccia al Festival Biblico una persona con simili idee, chiamata ad esprimersi senza contraddittorio, potrebbe avere qualche ragione.
Il tema scelto per l’incontro con la Marzano è la fiducia. Nella sua la Marzano riesce a dire cose memorabili come «la fiducia non può essere assimilata alla fede, anche se hanno la stessa radice etimologica». Poi, trattando del tradimento della fiducia, dice qualcosa che ferisce un po’ di più: «L’uomo tradisce perché è un essere finito; se promettessi ad una persona di non tradirla mai, mentirei». La cosa dovrebbe urtare la sensibilità di qualcuno dei presenti, che magari ha mandato avanti decenni di matrimonio senza adultèri, ma tra il pubblico regna il silenzio. Anche i religiosi presenti, tra cui gli organizzatori, non hanno nulla da ridire, anche se magari hanno fatto e rinnovato la Professione di fede.
Il tema scelto per l’incontro con la Marzano è la fiducia. Nella sua la Marzano riesce a dire cose memorabili come «la fiducia non può essere assimilata alla fede, anche se hanno la stessa radice etimologica». Poi, trattando del tradimento della fiducia, dice qualcosa che ferisce un po’ di più: «L’uomo tradisce perché è un essere finito; se promettessi ad una persona di non tradirla mai, mentirei». La cosa dovrebbe urtare la sensibilità di qualcuno dei presenti, che magari ha mandato avanti decenni di matrimonio senza adultèri, ma tra il pubblico regna il silenzio. Anche i religiosi presenti, tra cui gli organizzatori, non hanno nulla da ridire, anche se magari hanno fatto e rinnovato la Professione di fede.
Arrivati al momento delle domande, un incauto spettatore chiede di rendere conto delle posizioni abortiste della relatrice. Va ricordato peraltro che il banchetto di «Uno di Noi» che raccoglie le firme per i diritti dell’embrione è all’ingresso, pochi metri più in là. Succede il finimondo. Larga parte del pubblico - probabilmente non bene informata sulle posizioni della Chiesa rispetto all’aborto - rumoreggia, insulta, inveisce; interviene il servizio d’ordine, che minaccia di portare fuori il malcapitato. La Marzano se la ride, poi grida al microfono: «E lei come si permette di giudicare la mia fede?». Applausi. Una risposta alla domanda, o una replica dell’interlocutore, non sono previste.
Quindi, una signora chiede alla onorevole professoressa lumi in merito a concetti espressi durante la conferenza, concetti molto inclini, dice la signora, al «relativismo». La Marzano risponde senza toccare nessuno dei punti posti nella domanda, sfornando però un breve cantico dell’irrazionalità totale dell’uomo.
Un’altra elegante signora, evidentemente colpita dal fatto che al Festival biblico le stanno presentando una filosofa in totale antitesi con la Dottrina della Chiesa, torna a chiederle rispetto all’aborto: urli dal pubblico, insulti alla bella signora, la Marzano torna a ghignare.
«Per fortuna quando leggo il Vangelo, io ci trovo tanto amore». Giù applausi, ed insulti del pubblico alla signora della domanda. Nessuna risposta concreta è prevista.
«Per fortuna quando leggo il Vangelo, io ci trovo tanto amore». Giù applausi, ed insulti del pubblico alla signora della domanda. Nessuna risposta concreta è prevista.
Al termine dell’incontro, andiamo incontro a don Ampelio Crema, Superiore Provinciale d’Italia della Società San Paolo, organizzatore del Festival Biblico. Rivendica pienamente la scelta di aver portato la Marzano, nonostante le sue posizioni in netto contrasto con l’insegnamento della Chiesa. Un omino del servizio d’ordine - che ci tiene ad urlare a squarciagola il suo essere «insegnante di religione» - alza un po’ il tono contro i tre delle domande scomode, accusati di essere dei «fanatici provocatori». Inutile dire che l’unica provocazione dei tre sventurati è stata quella di porre, ordinatamente e con rispetto, alcune semplici domande, a cui una risposta che non fosse irrisione ed insulto proprio non è arrivata.
Se si fosse trattato di un convegno dei Radicali o del PD (il partito della Marzano), e cioè di luoghi dove anche legittimamente si può sostenere l’abortismo, si sarebbe potuto parlare di atti di disturbo. Ma ad un Festival organizzato da cattolici, questo no: con ogni evidenza, è un po’ troppo attendersi che la lectio magistralis di un evento dei paolini sia riservata ad una persona che quantomeno sia a difesa della vita (come insegna la Bibbia, i Papi, l'umano buonsenso). Al festival vicentino vediamo così sorgere all’orizzonte cose inedite: dopo il «relativismo biblico», abbiamo la sorpresa dell’«abortismo biblico».
10-06-2013
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