La potenza edificante del buon esempio
L’8 luglio scorso, nell’omelia per la Messa, Papa Bergoglio, recatosi appositamente a Lampedusa per rendere omaggio agli immigrati clandestini, ha, giustamente (!), rivolto un saluto ai musulmani arrivati nell’isola.
«Un pensiero lo rivolgo ai cari immigrati musulmani che oggi, alla sera, stanno iniziando il digiuno di Ramadan, con l’augurio di abbondanti frutti spirituali. La Chiesa vi è vicina nella ricerca di una vita più dignitosa per voi e le vostre famiglie. A voi: o’scià!»
Per quanto possa sembrare strano, Papa Bergoglio ha voluto apparire partigiano, quasi discriminando tra religione e religione: ha salutato solo i musulmani che iniziavano il Ramadan, trascurando tanti altri immigrati che non sono musulmani e che tuttavia adorano con pari dignità tante altre divinità.
Una particolare predilezione per l’Islam? Non lo sappiamo… forse! In effetti non si può pensare che Papa Bergoglio abbia semplicemente voluto adempiere ad un luogo comune, tanto per fare bella figura… sarebbe riduttivo e offensivo.
Un cotale esempio non poteva che suscitare emulazione tra i cattolici edificati dalla “conferma” del Papa nella fede.
Ecco quindi che sul sito della Diocesi di Besançon troviamo un sentito saluto a questi nostri fratelli.
Dei cattolici uniti ai musulmani che fanno il ramadan Ai loro amici musulmani in occasione del mese di Ramadan 2013 Il mese di Ramadan è un tempo forte per le vostre comunità e le vostre famiglie. Noi, cattolici della diocesi di Besançon vogliamo essere uniti a voi, nella fede che ci fa accogliere la volontà di Dio, volontà di giustizia e di condivisione per la Pace nel mondo. La preghiera, il digiuno e l’elemosina sono dei mezzi che ci ricordano che Dio, nostro Creatore, è al primo posto e deve ispirare le nostre azioni: tutta la vita infatti viene da Lui. Le nostre feste religiose sono dei tempi forti nei quali tessiamo dei più forti legami di rispetto reciproco e di dialogo costruttivo, che favoriscono una migliore conoscenza gli uni degli altri. Noi, nel quotidiano, dobbiamo promuovere una cultura della pace. L’ignoranza e l’arroganza o anche i pregiudizi e gli stereotipi, sono altrettanti mali che dobbiamo combattere insieme con l’intensità di un dialogo aperto e sincero. La nostra fratellanza è importante per il mondo attuale. Che Dio ci aiuti a progredire sul cammino di un dialogo umile e vero, nel quale ci rispettiamo reciprocamente e ciascuno, ovunque sia, possa vivere liberamente la sua fede, nel rispetto della sua tradizione religiosa! Invochiamo per voi la benedizione di Dio. Pregate anche per noi. Che la Pace di Dio sia su di voi, «Es Salamou alaïkum»! Don Maurice Bez Prete incaricato dei rapporti con l’Islam e il gruppo diocesano in rapporto con l’Islam dei Cattolici di Besançon, Haute-Saône et Haut-Doubs |
Sinceramente, troviamo tutto questo molto puerile e alquanto ridicolo, e nell’attesa di pubblicare i saluti degli imam ai cattolici, per la Quaresima, ci piace far notare qualche stranezza e indicare qualche inevitabile deduzione.
Trascuriamo l’equivoca indicazione dell’unico Dio, cosa ormai talmente usuale nella dottrina e nella prassi del moderno cattolicesimo partorito dal Vaticano II, che pensiamo sia definitivamente penetrata nel sentire comune dei cattolici moderni: tutti i falsi dei sono uguali all’unico vero Dio: SS. Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo.
Questo supposto unico Dio avrebbe la “volontà di giustizia e di condivisione per la Pace nel mondo”. Cosa che, invero, ci sembra davvero un po’ miserella, … pensare a Dio e sentirsi sorgere nell’animo l’anelito per la pace nel mondo, ci sembra più robetta da comizianti che pensiero serio di un buon discepolo di Nostro Signore Gesù Cristo.
C’è poi la ripetizione del luogo comune del “dialogo costruttivo, che favorisce una migliore conoscenza gli uni degli altri”, dialogo che si dovrebbe tessere nel corso delle “nostre feste religiose”.
È evidente a chiunque, che si tratta di frasi fatte, perché anche i bambini sanno che la conoscenza tra le persone si realizza comunque con la frequentazione … a prescindere dalla religione e dalle feste religiose. Sarebbe davvero ridicolo se non fosse così.
Di fatto, ciò di cui qui si parla è che il cattolico moderno, adulto e aggiornato, deve sforzarsi di rendersi simpatico al musulmano, non perché la cosa importi poi tanto a quest’ultimo, ma perché deve alimentare, questo cattolico moderno, la sua propria fisima e il suo proprio autocompiacimento.
E se questo accade oggi, che i musulmani in Europa si calcola siano il 4%, cosa accadrà tra un po’ di anni, quando passeranno gradatamente al 25%?
E veniamo all’altro luogo comune, per il quale riprendiamo l’intera frase:
“L’ignoranza e l’arroganza o anche i pregiudizi e gli stereotipi, sono altrettanti mali che dobbiamo combattere insieme con l’intensità di un dialogo aperto e sincero.”
Come se i musulmani fossero spuntati ieri come funghi nell’incolto campo del Vaticano II; come se la Savoia, in questo caso, e tutta la Francia del Sud, e tutta la Spagna, e quasi tutta l’Italia, senza contare tutti i paesi balcanici, non avessero mai conosciuto i musulmani e l’Islam. E non i musulmani impegnati nella “riconquista” della “Terra Santa” – come fu il caso dei vani tentativi delle Crociate – ma i musulmani impegnati nella realizzazione del Califfato universale e, in termini più prosaici, nel redditizio sport della guerra corsara condita con la rapina, lo stupro, la razzia e il mercato degli schiavi.
C’è una regione in Italia che conserva prestigiose vestigia della dominazione musulmana, la Sicilia, della quale ci piace ricordare un elemento che rientrerebbe nei “pregiudizi e gli stereotipi” richiamati in questo sconcertante documento.
La Sicilia conserva, tra le altre, una forte impronta spagnola, che si coglie in tante pieghe del dialetto. In spagnolo, una cosa o una persona colorata, soprattutto di scuro, si dice “tinta” – come dipinta – così che il termine “tinto” indica una persona di colore, scura di carnagione. I musulmani che occuparono la Spagna e la Sicilia per un po’ di secoli, presentavano la carnagione scura, quindi, a differenza dei residenti, erano “tinti”.
Ebbene, il dialetto siciliano ha conservato questo termine, e non per indicare una persona di colore, ma per indicare una persona cattiva.Quando una persona è cattiva, si comporta male, è inaffidabile, è da riprovare, si dice che è “tinta”.
Guarda un po’ fino a che punto arrivano i “pregiudizi e gli stereotipi” del popolino ignorante e arrogante”!… Porca miseria!…
Ma vuoi vedere che quegli sprovveduti di Siciliani, in fondo, non sono poi così sprovveduti, così ignoranti, così arroganti, così pieni di pregiudizi, e che invece hanno mille motivi, radicati nel loro DNA, come si ama dire adesso, perindicare una persona cattiva con un termine che indicava un musulmano?
Vallo a far capire ai cattolici adulti e aggiornati partoriti dal Vaticano II!
Ricordiamoci di pregare nel Santo Rosario,
perché il Signore preservi la Sua Chiesa dalle conseguenze degli errori degli uomini di Chiesa.
perché il Signore preservi la Sua Chiesa dalle conseguenze degli errori degli uomini di Chiesa.
di Giacomo Devoto
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