Un
gesto particolare di attenzione a uno degli autori dell'articolo del
Foglio sul «Papa che non piace». E siamo davvero contenti che questa
carezza sia toccata proprio a lui
Sono sicuro che nessuno dei due
interessati vorrebbe che si sapesse, e per nobili ragioni che
rispetto. Epperò io faccio il giornalista... e le notizie - se le
ho - le devo pur dare. Soprattutto quando sono notizie che fanno
onore ad ambedue i protagonisti.
Papa Bergoglio ha telefonato a Mario
Palmaro. Si sa che papa Francesco ama fare di queste sorprese
telefoniche. Ma stavolta l'evento ha un sapore un po' diverso,
perché Palmaro (insieme al co-autore Alessandro Gnocchi con cui fa
coppia fissa) è anche il firmatario dell'articolo «Questo Papa
non ci piace» che a partire dalla prima pagina del «Foglio» di
qualche settimana fa ha suscitato una ridda di reazioni un po'
dappertutto - Vino Nuovo compreso.
Dunque il Papa che telefona a uno dei
suoi critici è di per sé una bella cosa, molto evangelica; e alcuni
testimoni assicurano che Palmaro - il quale è persona molto retta
e devota, al di là dei toni che talvolta usa (come chi scrive, del
resto...) - ha accusato il touché. Sono poi certo che né
all'un capo del filo né all'altro in quel momento si è pensato
di fare o di subire una sorta di atto «mediatico», ed
immediatamente è stata scacciata la tentazione di pensare che si
trattasse di un tentativo strumentale per rintuzzare la critica
subìta ovvero ribaltare l'attacco, e i due interlocutori hanno
potuto invece assaporare il gesto per quel che era: un atto paterno e
fraterno di affetto, vicinanza, sollecitudine cristiana.
Perché Palmaro purtroppo è anche
malato: lo si può dire, in quanto egli stesso lo ha rivelato in una
recente e lucida intervista rilasciata al periodico dehoniano
«Settimana»; malato seriamente. Giovane, con 4 figli piccoli, da
sempre difensore della vita in tutte le sue forme, tanto da dedicare
proprio alla bioetica gran parte della sua attività di studioso e
scrittore: si può dunque ben immaginare quali rovelli passino per la
sua mente, al di là della serenità e della fede che - mi dicono -
grazie a Dio continuano a presiedere alla sua esistenza.
La telefonata del Papa non era dunque
l'occasione per tentare un dibattito pur sempre intellettuale tra
le ragioni dell'uno e dell'altro. Non era nemmeno soltanto la
dimostrazione pratica dell'evangelico «se amate solo quelli che vi
amano, che merito ne avrete?» - che pure sarebbe già un
bell'esempio. Era anche l'attenzione a una persona in quanto
tale, nella sua difficoltà e oltre ogni differenza d'opinione. La
distanza è rimasta, perché c'è rispetto delle posizioni altrui;
ma ci si è parlati, ci si è scambiata una reciproca stima; siamo
sinceri: quante volte vorremmo che la Chiesa fosse così? E il
paradosso - molto cattolico - è che Mario Palmaro ha avuto la
consolazione di provarne la rara carezza proprio grazie a
quell'invettiva. Siamo davvero contenti che sia toccata a lui.
di Roberto Beretta | 15 novembre 2013
http://www.vinonuovo.it/index.php?l=it&art=1491
Il Cardinale Ciappi, il teologo di papi, da Pio XII a Giovanni Paolo II (all’inizio del suo pontificato): “Il Terzo Segreto dice che la grande apostasia nella Chiesa inizia dal suo vertice. La conferma ufficiale del segreto de La Salette (1846): “La Chiesa subirà una terribile crisi. Essa sarà eclissata. Roma (il Vaticano) perderà la fede e diventare la sede dell’Anticristo “.
ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...
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