ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 19 dicembre 2013

Danai in brodo di giuggiole

PAPA ABORTISTA?/ Dio si "schiera" con l'uomo ma al Corriere e al Foglio non va giù

Gli hanno fatto avere un bel panettone di quelli giganteschi e decorativi, a forma di presepe. Con tanto di stella cometa in cioccolato bianco. Spero lo mangi. Perché i bocconi dolci, per lui, iniziano a
scarseggiare. Le avvisaglie c'erano state, sparse e pungenti, ma non strategicamente ordinate. Ora gli
attacchi iniziano ad arrivare, con ritmo andante, quasi incalzante, ancora guardinghi, pieni di distinguo o subdolamente mascherati da omaggi.
Per Bergoglio, dopo l'apoteosi della copertina di Time, il contraccolpo di quella di The Advocate, la più
blasonata delle riviste gay americane, con tanto di guancia tatuata dal "NO H8", (no all'odio), sigla che
sembra più un grido di battaglia che un invito all'amore. È sempre persona dell'anno e senza dubbio a
lui è andata meglio che al povero Ratzinger umiliato da rossetto e cerone da drag queen, ma si è rotto
qualcosa nella zuccherosa luna di miele tra papa Francesco e i media del mondo. È ancora il più efficace
prodotto da esportazione di qualsiasi pagina ciclostilata, ma dopo nove mesi di pontificato e un bel po' di
governo c'è chi inizia a storcere il naso, e si accoda ai sempre scontenti che, con coerenza, sin dall'inizio
avevano negato il placet.
Basta dare un'occhiata a certe impaginazioni, dove il faccione di Bergoglio viene usato random per
commuovere, provocare e insinuare. Così magari si finisce per ritrovare il Francesco dei poveri che
invita i clochard più cane al seguito (i bastardini inteneriscono sempre) alla messa nel giorno del suo
compleanno, accanto all'immagine in versione progressista con logo pro-gay, posizionata, in bella
evidenza, sopra un articolo al vetriolo sul pontefice che si esercita nello spoil sistem, con cardinali troppo
bacchettoni.
Bella pensata. Se poi si aggiungono certe analisi o commenti che fioriscono come papaveri in un prato di
margherite, macchiando una conforme e benevola predisposizione per il papa argentino, si comprende
che qualcosa è cambiato. Persiste lo stupore per un pontefice che ha innescato una "rivoluzione della
tenerezza", meravigliando per semplicità e autenticità, ma s'incunea, lentamente e in modo implacabile, il dissenso su certe scelte che definiscono la sua idea di Chiesa. Il cantiere aperto da Bergoglio si allarga e mentre sono tanti gli operai a lav oro, non mancano maestri d'opera che si appoggiano al recinto per valutare con distacco se i muri son dritti o storti.
Tutto per dire che l'enfasi con cui sono state riportate certe decisioni del Papa puzza: nasconde una
v olontà censoria e dissenziente, una prima informe stroncatura della sua azione pastorale e in fondo
testimonia una palese incomprensione della sua persona e del suo magistero.
Ci avevano già provato a metterlo contro il suo predecessore, a farne un campione di progressismo
contro le oscurità di una chiesa tradizionalista e imbalsamata di dottrina, ora tentano la carta del lupo
rivestito da agnello, del collegiale per sbaglio, con il sorriso aperto ma il pugno di ferro. Così si leggono in
fila i nomi degli epurati, di chi è stato fatto fuori da Bergoglio perché antiabortista o troppo accentratore, si scrutano le mosse alla ricerca di una logica che non è mai quella presunta.
Nello specifico non ho certezze sulla decisione di Francesco di tenere fuori dall'importante Congregazione
dei Vescovi nomi come Raymond Leo Burke, Prefetto Supremo del Tribunale della Segnatura Apostolica,
porporato americano noto per le battaglie antiabortiste e i gesti ad effetto (come quello di negare la
comunione a John Kerry, segretario di Stato pro-choice) ma anche per l'opulenza di certe vesti
liturgiche, o come Angelo Bagnasco, Presidente della Cei, cardinale impegnato nella complessa e difficile
transizione della chiesa italiana, ma certamente non valuto la naturale alternanza secondo uno schema
politico stantio e in fondo inadeguato.
Non è questione di destra o sinistra, di minore o maggiore sintonia con l'azione bergogliana, di prontezza
nell'accogliere nuovi orientamenti. È in gioco la riforma della Chiesa, la visibilità del nucleo della fede,
l'essenzialità dell'esperienza cristiana e Francesco si muove sempre e comunque per dare ragione della
Speranza che ha incontrato, amato e vissuto. Una Speranza che ieri durante la sua catechesi ha fatto
gridare a tutta piazza San Pietro: "Gesù è Dio-con-noi".
Dio "schierato" una volta per tutte dalla parte degli uomini. Siano omosessuali, clochard accompagnati
da cani zeccosi, cardinali antiabortisti. Un Dio misericordioso che si umilia e si abbassa pur di salvare
un'umanità di cui mendica l'amore. Gli scontenti se ne facciano una ragione.
Cristiana Caricato
giovedì 1 9 dicembre 201 3
http://www.ilsussidiario.net/News/Cronaca/2013/12/19/PAPA-ABORTISTA-Dio-si-schiera-con-l-uomo-ma-al-Corriere-e-al-Foglio-non-va-giu/print/453533/

Papa Francesco destinato a restare da solo?

Papa-in-preghiera-tuttacronacaE’ preoccupato l’arcivescovo di Campobasso, monsignor Giancarlo Bregantini: “Tutti dicono che il Papa è santo e buono ma il rischio è che rimanga solo”. I timori derivano dal fatto che Papa Francesco va talmente veloce che la Chiesa fatica a tenere il suo passo. “Il Santo Padre è talmente bravo, ha una tale velocità, una tale capacità innovativa che tutti siamo ansimanti nello stargli dietro. Il clero deve imitarlo”.
http://tuttacronaca.wordpress.com/2013/12/18/papa-francesco-destinato-a-restare-da-solo/

Vaticano, fronde contro Francesco

Anti-bergogliani ancora inquieti. Ma rimangono minoranza. Ora vogliono fondare un tivù «meno papista».

di Daniele Gensini
Mentre in Vaticano prendono a circolare indiscrezioni su possibili grandi sorprese in vista del Concistoro convocato dal Papa per il prossimo 22 febbraio, cresce il fastidio dell'ala conservatrice della Chiesa per l'azione riformista imposta da Jorge Mario Bergoglio.
La recente esclusione di porporati del calibro di Angelo Bagnasco, Mauro Piacenza, Raymond Leo Burke dalla congregazione per i vescovi, considerata la più rilevante della Curia, ha aumentato il partito dei malpancisti, che resta comunque in netta minoranza fuori e dentro i Sacri palazzi.
L'ENDORSEMENT DI ECHEVARRÍA. Chi lamenta l'esclusione di cardinali  «moderati» dai nuovi assetti di comando, rileva la conferma del Cardinal Bertone, discusso predecessore di Pietro Parolin alla guida della Terza Loggia, all'interno dello strategico ufficio, e osserva che «evidentemente Francesco ritiene che il suo conterraneo piemontese sia stato negli anni scorsi una sorta di parafulmine per scandali e polemiche», senza contare il fatto «che la rimozione di 'don Tarcisio' avrebbe potuto arrecare dolore a Benedetto XVI», di cui è sempre stato braccio destro e sinistro.
E tutti conoscono il sincero affetto e la stima che il pontefice argentino nutre per Ratzinger, «con cui mantiene una linea diretta che parte dalla Casa Santa Marta e arriva al vicino monastero Mater Ecclesiae, dove risiede l' Emerito».
CONTESTATORI SCATENATI IN PRIVATO. Nelle fila dei contestatori, spesso pubblicamente silenziosi quanto scatenati in privato (nel mirino è finita, oltre l'intervista concessa settimana scorsa in esclusiva a la Stampa, persino la scelta bergogliana di festeggiare il compleanno pranzando con alcuni clochard), non è passato inosservato l'intervento nel quale, il 15 dicembre, monsignor Echevarría, attuale prelato dell' Opus Dei, ha affermato al Corriere della Sera che «la gente ha riconosciuto subito in papa Francesco un sacerdote autentico, che prega molto e sa  ascoltare chi ha davanti. Nello stesso tempo, è austero con sé stesso. Vuole approfondire quella bella immagine di Benedetto XVI, che anelava una Chiesa sempre più somigliante alla casa di Nazareth». Echevarría ha poi specificato che, per raggiungere questo scopo, «non basta rinunciare ai beni materiali (alcuni sono necessari per il lavoro e per una normale vita familiare e sociale), bisogna — come ci insegna Francesco — amare la povertà per amore».
IN VATICANO COMINCIA LA GUERRA DEI MEDIA. Una vera e propria, non casuale, discesa in campo a sostegno di un pontefice che ha bisogno di sentire intorno a sé la forza spirituale ed organizzativa dell' Opera fondata da San Josemaria Escrivà de Balaguer, e un avviso alla Fronda  nel nome del classico non praevalebunt.
A margine, ma nemmeno troppo, delle beghe tra fazioni, che proseguono a dispetto delle esortazioni all'unità del Santo padre, sono in pieno corso grandi manovre sul fronte della comunicazione vaticana. Mentre il Centro televisivo dovrebbe presto trasformarsi in «agenzia esclusiva per l' immagine del pontefice», Teleradio Padre Pio e Telepace, con un gruppo di emittenti locali, daranno vita a una seconda piattaforma televisiva cattolica, con l'intento di provare a intaccare il successo di TV 2000, diretta da Dino Boffo e ritenuta da ambienti della Conferenza episcopale italiana «troppo papista».
Al giornalista veneto, reduce dai famosi e furiosi attacchi mediatici, provenienti proprio da avversari annidati Oltretevere, sono riprese a fischiare le orecchie e, conoscendone il carattere pugnace, non è escluso che stia già organizzando le contromosse del caso. 

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