BERGOGLIO E CANTALAMESSA, GLI ULTIMI «MIASMI PESTIFERI» DELLA «CHIESA CONCILIARE»

BERGOGLIO E CANTALAMESSA, GLI ULTIMI «MIASMI PESTIFERI» DELLA «CHIESA CONCILIARE»
Secondo una comune credenza, lo struzzo nasconderebbe la testa sotto la sabbia, certo così di non subire alcun danno poiché non vede l'aggressore. Si può dire che la strategia dello struzzo nell'agire umano è quella scelta di prendere in considerazione solamente gli aspetti positivi di una situazione. Ora, è vero che l'ottimismo e la gioia favoriscono una vita più serena, tuttavia credo che non si debbano mai trascurare quei fattori negativi che, se non affrontati e risolti tempestivamente quantomeno nell'intenzione, a lungo andare potrebbero avere esiti disastrosi sia materiali che morali.

Esempio pratico: una persona sofferente si reca dal medico, viene sottoposta ad analisi accurate, gli viene diagnosticata una grave malattia comunque curabile, questi accetta le cure e quindi potrebbe vivere più a lungo e meglio. Se invece la persona non «onora il medico» (Sir. 38,1), rifiuta anche il Signore, poiché «anch'egli è stato creato dal Signore» (Ivi.). Se è vero che «chi pecca contro il proprio creatore cade nelle mani del medico» (15), è anche vero che il «Signore ha creato medicamenti dalla terra [e] l'uomo assennato non li disprezza» (4); «Dio ha dato agli uomini la scienza perché potessero gloriarsi delle sue meraviglie» (6).
La «teologia» (θεός e λόγος, Dio e discorso, indagine) è la scienza che tratta di Dio. Concentriamoci adesso sulla «teologia rivelata»; è quella scienza che, alla luce della fede e della retta ragione, tratta di Dio e delle creature in quanto a Lui si riferiscono. Se ci si dedica allo studio della «scienza teologica» non è possibile vivere accecati dal sentimento (diventa sentimentalismo), come non è possibile adottare la «strategia dello struzzo», poiché diversamente si rischierebbe di sacrificare la retta ragione, quindi la fede stessa, la Verità, con danni gravissimi per la salvezza. La teologia può essere anche «dogmatica», e riguarda le verità da credere che non mutano; «morale», e tratta dei doveri da praticare per non offendere Dio. La «dogmatica» (es. san Tommaso) e la «morale» (es. sant'Alfonso), come pure la «mistica» (es. san Giovanni della Croce) ecc …, vogliono un approccio di fede e ragione, non di sentimentalismo. Ciò premesso, esorto il laico battezzato a documentarsi sul significato dei «doveri di stato» anche quanto alla pratica della «scienza teologica»; non mi permetto di esortare il consacrato poiché già dovrebbe esserne a conoscenza e farsi maestro.
Matteo 10 ci dice «io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe» (16), e la prudenza è quella virtù, la prima, che «inclina l'intelletto a scegliere i mezzi migliori per ottenere i fini particolari e immediati, che dispongono a conseguire l'Ultimo comprensivo di tutti i beni dell'esistenza» (Diz. Crist., Zoffoli, p. 425). L'«uomo struzzo» non è «prudente» e non «onora il medico», ma è piuttosto volontariamente ottuso o ingannato reso ottuso; in alcuni casi può essere anche «astuto» e «scaltro». Nel primo e nel secondo caso comunque non è virtuoso, ma è «schiavo della carne», si può dire «egoista» e «anarchico» (cf. Summa Th. II-II qq. 47-56).

VICENDA 1. LA MADONNA FA ENTRARE I DANNATI IN PARADISO

Il 15 agosto del 2013, Bergoglio (Francesco) ha incontrato le Clarisse del Monastero di clausura ad Albano, cui è seguita anche un'intervista di S. Centofanti alla Madre abbadessa, Maria Assunta Fuoco, ed alla Madre vicaria, suor Maria Concetta Sfregola. In questa occasione Bergoglio (Francesco) sembra aver parlato della Madonna e del suo ruolo nella salvezza, credo probabilmente citando una vecchia leggenda. Questa leggenda voleva ricordare esclusivamente l'impegno materno che la Vergine Maria dedica alla salvezza di tutti  gli uomini durante il cammino terreno. Suor Maria Concetta Sfregola riferisce alla Radio Vaticana: «ha raccontato [Bergoglio (Francesco)] una cosa simpatica, bella che ha fatto sorridere tutti, lui compreso: Maria sta all’interno della porta del Paradiso; san Pietro non sempre apre la porta quando arrivano i peccatori e allora Maria soffre un po', però rimane lì. E la notte, quando si chiudono le porte del Paradiso, quando nessuno vede e nessuno sente, Maria apre la porta del Paradiso e fa entrare tutti"».
Ora, che secondo la Madre vicaria questa possa essere una «cosa simpatica e bella» è affar suo; è anche grave che davanti a determinati «miasmi pestiferi» rida la Madre, forse anche lo stesso autore e può darsi tutti i presenti. A casa di san Pio X, quindi nella Chiesa cattolica, una proposizione del genere non correttamente spiegata, se detta consapevolmente, si chiama «eresia formale», poiché nega scientemente ed esplicitamente la Rivelazione, il dogma del «giudizio» così come Gesù lo ha insegnato e la Chiesa ha sempre creduto, sia «particolare» che «universale». Così san Pio X: «quanto più la Chiesa è osteggiata da ogni parte, quanto più le false massime dell'errore e del pervertimento morale infettano l'aria dei loro miasmi pestiferi, tanto maggiori meriti vi sarà dato acquistare dinanzi a Dio, se farete ogni sforzo per evitare il contagio e non vi lascerete smuovere da alcune delle vostre convinzioni, rimanendo fedeli alla Chiesa» (Dic. XVI Cent, Ed. Costantino, 1913).
Cosa ci insegna invece la Chiesa? (Denz. M2b ss.) Che quando «arrivano i peccatori», non c'è nessuna «porta del Paradiso», ma si è diretti in eterno ad altra destinazione «preparata per il diavolo e per i suoi angeli» (Mt 25,41), e Gesù dirà al «peccatore» e traditore (cf. Mt 26,45-46) «via, lontano da me, maledetto, nel fuoco eterno» (Mt 25,41). Preghiamo affinché Dio ci aiuti a non finirci noi stessi ed affinché cessino certi «veleni» (cf. Gc 3,8) ed il «medico» faccia il suo mestiere (cf. Mc 2,17); come ricorda s. Luca «io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori a convertirsi» (Lc 5,32).
I quattro «Novissimi» sono: 1) Morte; 2) Giudizio; 3) Inferno; 4) Paradiso. Quando un uomo muore c'è il «giudizio particolare». «L'anima, se è senza peccato e senza debito di pena, va in Paradiso; se ha qualche peccato veniale o qualche debito di pena, va in Purgatorio finché abbia soddisfatto; se è in peccato mortale, qual ribelle inconvertibile a Dio va all'Inferno». (Cat. San Pio X, n° 99)
«Maria apre la porta del Paradiso e fa entrare tutti (i peccatori)» = sentimentalismo ≠ fede e retta ragione. «L'anima se è in peccato mortale, qual ribelle inconvertibile a Dio va all'Inferno» =  retta ragione = fede. La favola di Maria che «apre le porte» del Paradiso ai peccatori (i dannati) viene spesso citata sui siti di Medjugorje nella meditazione del «Quinto venerdì - Maria Madre di Misericordia», però viene spiegata bene.

VICENDA 2. LA MADONNA PENSA CHE DIO E' BUGIARDO

Bergoglio (Francesco) torna a parlare della Vergine Maria in questi termini: «Il Vangelo non ci dice nulla: se ha detto una parola o no […] La Madonna era silenziosa, ma dentro il suo cuore, quante cose diceva al Signore! "Tu [DIO], quel giorno - questo è quello che abbiamo letto - mi hai detto che sarà grande; tu mi ha detto che gli avresti dato il Trono di Davide, suo padre, che avrebbe regnato per sempre e adesso lo vedo lì! (IN CROCE)". La Madonna era umana! E forse aveva la voglia di dire: "Bugie! Sono stata ingannata!": Giovanni Paolo II diceva questo, parlando della Madonna in quel momento» (2013-12-20 Radio Vaticana, Omelia Casa Santa Marta).
Il cattolico[1] può rilevare vari «miasmi pestiferi»:
1) Wojtyla (Giovanni Paolo II)  sembra non aver insegnato questo: «La Vergine Maria realizza nel modo più perfetto l'obbedienza della fede […] Durante tutta la sua vita, e fino all'ultima prova, quando Gesù, suo Figlio, morì sulla croce, la sua fede non ha mai vacillato. Maria non ha cessato di credere "nell'adempimento" della parola di Dio. Ecco perché la Chiesa venera in Maria la più pura realizzazione della fede» (Cat., n° 148, 149, cf. Lc 2,35);
2) I Vangeli citano ben sette volte gli interventi espliciti della Vergine Maria. Dialogo fra la Madonna e l'Arcangelo Gabriele durante l'«Annunciazione» (Lc 1), sempre in s. Luca la Madonna pronuncia il «Magnificat» (Ivi.), la Madonna quando ritrova Gesù fra i dottori «Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io[2], angosciati, ti cercavamo» (Lc 2,48), in s. Marco 18 la Madonna dice a Gesù: «Non hanno più vino». Poi dice ai servi: «Fate quello che vi dirà»;
3) Secondo Bergoglio (Francesco) la Madonna «forse aveva la voglia di dire (a Dio): "Bugie! Sono stata ingannata! (da Te, Dio)"». PIO IX, INEFFABILIS DEUS «[…] celebrarono la stessa  augusta Vergine come una colomba monda; come una Gerusalemme santa; come il trono eccelso di Dio; come arca santificata; come la casa, che l'eterna sapienza edificò per se stessa […] colma di delizie e appoggiata al suo Diletto, uscì dalla bocca dell'Altissimo assolutamente perfetta, bella, carissima a Dio, e mai imbrattata da macchia di colpa». SAN PIO X, CATECHISMO n° 170. Che ci proibisce il primo comandamento? «Il primo comandamento ci proibisce l'empietà, la superstizione, l'irreligiosità; inoltre l'apostasia, l'eresia, il dubbio volontario e l'ignoranza colpevole delle verità della Fede». SAN PIO X, CATECHISMO n° 141. In quanti modi si può commette il peccato attuale? «II peccato attuale si commette in quattro modi, cioè in pensieri, in parole, in opere e in omissioni».
4) Bergoglio (Francesco) nega che la Vergine Maria ha esercitato in grado eroico le virtù teologali e cardinali;
5) Evidentemente con questo termine «ribelle» ha identificato nella Vergine Maria una parte della sua personalità «rivoluzionaria». Frase totalmente personalistica e non dettata dallo Spirito Santo, aggiunge il commentatore. «Forse aveva la voglia (intenzione, desiderio della carne) di dire (a Dio): "Bugie! Sono stata ingannata! (da Te, Dio)"» = sentimentalismo ≠ fede e retta ragione;
6) Una commentatrice dice: «il mondo ama ciò che è suo», riferendosi- credo-  ai tanti applausi e consensi del mondo verso Bergoglio (Francesco) (cf. Ef 2,2; Gal 1,10; Mt 16,12; 2Pt 2,1);
7) Noi siamo umani, con la debolezza del peccato originale. La Vergine Maria no! Lei è l'umanità perfetta come Dio la voleva. Molto più di Giobbe. E se sappiamo che Giobbe non dubitò di Dio, a maggior ragione per analogia dobbiamo pensare che non dubitò minimamente la Vergine Maria («… che avrebbe regnato per sempre e adesso lo vedo lì! (IN CROCE)»). Così come anche se non conosciamo l'esatta energia del Sole, se sappiamo che una candela è in grado di accendere un cerino, sappiamo anche che molto più il Sole è in grado di farlo, dato che Maria è come il sole ed i santi come candele se paragonati a lei. A meno che non vogliamo dire che Giobbe ha superato Maria in virtù! O che una candela è più del sole. Non sappiamo gli esatti pensieri di Maria. Vero. Ma in forza dei dogmi su di lei, sappiamo sicuramente che erano pensieri pieni di fede, di amore, di fiduciosa accettazione della volontà di Dio. E sappiamo anche con certezza cosa Maria NON ha pensato: non ha dubitato di Dio minimamente. NON ha minimamente accostato parole come «bugia» o «inganno» - parole diaboliche dato che il padre della menzogna è Satana - al santissimo nome o pensiero o concetto di Dio, Somma verità, nonché Verità per essenza! Siamo sicurissimi che Maria NON ha accostato Dio a Satana. «Si vergogni lo gnostico» (aggiunge il commentatore, riferendosi a Bergoglio)! Molti santi, raggiunte le virtù in grado eroico, hanno imparato a non dubitare minimamente di Dio nelle più dure prove e croci. Bene, MAI nessun santo ha minimamente superato e neppure "solo" raggiunto Maria, la sede della Sapienza. La quale, anzi, non era neppure tentata (e la sola tentazione non è peccato!) non avendo la concupiscenza in quanto «Immacolata»! Maria poteva essere tentata dal mondo o dai demoni. Dunque l'unico modo per "udire" quelle blasfeme parole da parte di Maria era solo "dall'esterno". Non le avrebbe mai pensate lei, neppure come dubbio. Potrebbe solo avergliele suggerite un altro essere umano o un demonio. Dunque non sarebbero stati "suoi" pensieri. Maria era ben più elevata del concetto casereccio, difettoso, macchiato e umanista di "donna" "normale" da sacrestia a cui è stata spesso accostata nei discorsi da sale di parrocchie occupate da una «gerarchia scismatica» (dice), dove si è sentito e si sente di tutto. Non c'è bisogno di essere una "dea" per essere tutto questo e anche molto di più! Basta essere il capolavoro del vero Dio! Bergoglio non ha detto che forse Maria ha pensato «che sta succedendo?». Ha detto che forse Maria ha pensato «bugie, sono stata ingannata». Siamo chiari! Come Gesù non ha detto nulla di blasfemo nell'«Eloì»[3], ha detto la verità, perché davvero Dio lo aveva abbandonato in balia dei carnefici e nella notte dello spirito, solo che non per colpa sua (ci mancherebbe), ma per le nostre colpe, dato che il Cristo doveva soffrire tutti gli effetti del peccato, per espiare per noi, e l'abbandono di Dio è uno di questi effetti. «Non c'entra nulla con le blasfeme parole attribuite alla purissima mente di Maria!» (aggiunge il commentatore). Maria distava da tali parole quanto il bene dista dal male, quanto il Paradiso dista dall'Inferno. Conclude IL COMMENTATORE: «Ma non mi meraviglio. Quando falsi pastori e gerarchi illegittimi guidano le anime semplici afferrandole tramite la loro buona fede, il caos e l'errore regnano sovrani».

VICENDA 3. IL BATTESIMO DI SANGUE DIPENDE DAL CONTO IN BANCA

Cantalamessa dice: «[...] tutti i poveri del mondo, siano essi battezzati o meno, appartengono alla Chiesa. La loro povertà e sofferenza è il loro battesimo di sangue» (2013-12-20 da Radio Vaticana, ultima predica d’Avvento, Cappella Redemptoris Mater in Vaticano).
CHIESA CATTOLICA (Cat. san Pio X): n° 105. Che cos'è la Chiesa? «La Chiesa è la società dei veri cristiani, cioè dei battezzati che professano la fede e dottrina di Gesù Cristo [...]». Secondo Cantalamessa invece «tutti i poveri del mondo, siano essi battezzati o meno, appartengono alla Chiesa» = sentimentalismo = filantropia ≠ fede e retta ragione.
CHIESA CATTOLICA (Cat. san Pio X): n° 280. «[…] il Battesimo di sangue [è] il martirio sofferto per Gesù Cristo [...]». Secondo Cantalamessa invece «la loro [dei poveri non battezzati] povertà e sofferenza è il loro battesimo di sangue» = sentimentalismo = filantropia ≠ fede e retta ragione. Secondo Cantalamessa, quindi, il «battesimo di sangue» o «martirio» dipenderebbe dagli emolumenti transitati sul conto in banca o dai depositi postali/bancari/titoli/azioni, ecc ... al di sotto di un certo patrimonio scatterebbe, sempre secondo Cantalamessa, il «battesimo di sangue» al pari delle esenzioni fiscali. Secondo Cantalamessa il «battesimo di sangue» dipenderebbe in alternativa dalla sofferenza, indipendentemente da come uno soffra, perché e per chi. A questo punto i dannati nell'Inferno che sono coloro che soffrono di più, oppure anche noi uomini che veniamo castigati da Dio per la nostra empietà con la sofferenza, riceveremmo tutti il «battesimo di sangue». (Evviva !!!)
A proposito del Castigo: Frase condannata con anatema al n° II da papa Pio IX (Quanta Cura e Sillabo): «È da negare qualsiasi azione di Dio sopra gli uomini e il mondo.» Eresia: Panteismo, naturalismo e razionalismo assoluto. Omelia di Cantalamessa, 22 aprile 2011, Venerdì Santo: «[...] Terremoti, uragani e altre sciagure che colpiscono insieme colpevoli e innocenti non sono mai un castigo di Dio. Dire il contrario, significa offendere Dio e gli uomini. [...]». Frase condannata con anatema al n° III da papa Pio IX (Quanta Cura e Sillabo): «La ragione umana è l'unico arbitro del vero e del falso, del bene e del male indipendentemente affatto da Dio; essa è legge a se stessa [...]» Eresia: Panteismo, naturalismo e razionalismo assoluto. Omelia di Cantalamessa, 22 aprile 2011, Venerdì Santo: «[...] Se non sapremo imporci dei limiti, possono diventare proprio esse (ragione umana con scoperte e leggi), lo stiamo vedendo, la minaccia più grave di tutte [...] (unica causa del castigo che comunque non viene da Dio perché Dio non castiga)».
Leone XIII, Humanum genus ricorda: «occorre togliere la maschera filantropica alla massoneria».
Pubblicazione a cura di Carlo Di Pietro (clicca qui per leggere altri studi pubblicati)
Signore, ti supplichiamo, previeni le nostre azioni, ispirandole, e dirigile col tuo aiuto: affinché ogni nostra orazione e opera sempre da te cominci e per te finisca. Misericordioso Iddio, concedi ch'io brami ardentemente ciò che ti piace, lo investighi prudentemente, veracemente lo conosca e perfettamente lo compia a lode e gloria del tuo Nome. Signore, io ti offro questo lavoro, affinché a te sia di gloria ed a me sia di merito. Così sia.
PS: GLI ULTIMI «MIASMI PESTIFERI» intesi in senso cronologico.

[1] Attingo a vari commenti rilasciati sulla mia bacheca Facebook e verificati. Non cito gli autori per evitare ingerenze nella loro privacy.
[2] Notare «tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». In numerosi messaggi della Gospa di Medjugorje, l'«apparsa» antepone spesso il suo nome a quello dello stesso Gesù. Es. messaggio del 25 dicembre 2010: «… oggi io e mio Figlio Gesù desideriamo darvi l’abbondanza …».
[3] «Eloì, Eloì, lamà sabactanì»

http://radiospada.org/2013/12/bergoglio-e-cantalamessa-gli-ultimi-miasmi-pestiferi-della-chiesa-conciliare/
SE L’ABITO NON FA IL MONACO, ALLORA VIA MITRIE E CROCI D’ORO: LA BERGOGLIO REVOLUTION HA MESSO IN CRISI IL BUSINESS DEL VATICAN-LUSSO - BOOM DI VENDITE DELLE PAPALINE: I GENITORI LE COMPRANO AI FIGLI PRIMA DI ANDARE IN VATICANO - - - -

Nei negozi religiosi crollano le vendite degli accessori lussuosi - Cambiate anche le vetrine e i cataloghi: tutto all’insegna della sobrietà, come dice Papa Francesco - “Ai tempi di Ratzinger ne confezionavamo almeno dieci mitrie al mese. C’erano cardinali e vescovi che volevano avere più modelli. Oggi se ne vendiamo una al mese è tanto”...

Paolo Rodari per "la Repubblica"
Croce Sull abito talare di un cardinale Da lUNitaCROCE SULL ABITO TALARE DI UN CARDINALE DA LUNITA
«La barba non fa il filosofo», disse Plutarco. Come, del resto, l'abito non fa il monaco. Sembra saperlo bene Jorge Mario Bergoglio, affacciatosi il 13 marzo scorso alla loggia centrale della basilica vaticana con la croce pettorale color acciaio - sul materiale c'è dibattito, c'è che sostiene sia ferro chi argento - e le vecchie scarpe nere logorate dalle lunghe uscite nelle periferie di Buenos Aires. Non sono pizzi e merletti, insomma, a rendere sacerdote un prete. Ci vuole altro.
IL PAPA BERGOGLIO IN PULLMAN CON I CARDINALIIL PAPA BERGOGLIO IN PULLMAN CON I CARDINALI
E, in scia a Francesco, se ne sono resi ben conto anche diversi ecclesiastici, tanto che i negozi specializzati in abiti e paramenti liturgici nella storica via dei Cestari in centro a Roma hanno modificato vetrine e cataloghi. Sobrietà, è la nuova parola d'ordine, anche per quel clero ringalluzzitosi dopo che Benedetto XVI il 7 luglio 2007 pubblicò il Motu proprio Summorum Pontificum sulla liturgia romana anteriore alla riforma del 1970.
PAPA BERGOGLIO TRA LA FOLLA A PIAZZA SAN PIETRO jpegPAPA BERGOGLIO TRA LA FOLLA A PIAZZA SAN PIETRO JPEG
«Fino a pochi mesi fa vescovi e cardinali imitavano Benedetto XVI che usava indossare mitrie diverse - copricapi di forma allungata e bicuspidata - durante le varie celebrazioni liturgiche », spiegano da Ghezzi, storico negozio in centro a Roma specializzato in arredi sacri. «Ai tempi di Joseph Ratzinger ne confezionavamo almeno dieci al mese. C'erano cardinali e vescovi che volevano avere più modelli. Oggi, invece, se riusciamo a venderne una al mese è già tanto. In compenso c'è un boom di papaline».
BERGOGLIO SALUTA PIAZZA SAN PIETRO DOPO LELEZIONEBERGOGLIO SALUTA PIAZZA SAN PIETRO DOPO LELEZIONE
In che senso? «Le papaline! Gli zucchetti bianchi che indossa il Papa. I genitori le comprano per i propri figli. Le portano in San Pietro durante l'udienza del generale del mercoledì e le scambiano con quella del Papa. Ne vendiamo a decine».
Dal «curato d'Ars» al prete che ha «l'odore del gregge». Dal sacerdote francese di metà Ottocento che il Vaticano scelse nel 2009 quale modello per la Chiesa contemporanea suscitando le polemiche di coloro - fra questi la rivista cattolica «La Croix» - che vedevano nel suo essere «tipicamente tridentino » un arroccamento su un'idea di Chiesa vetusta, per non dire «medievale», al modello proposto da Bergoglio, il pastore che scende in mezzo al gregge e con esso si mischia fino ad assumerne lo stesso odore e che si lascia guidare oltre che essere guida. Basterebbe questa immagine per spiegare i motivi che stanno dietro la nuova domanda d'abiti liturgici nata negli ultimi mesi.
FEDELI A SAN PIETRO PER L INAUGURAZIONE DI PAPA BERGOGLIOFEDELI A SAN PIETRO PER L INAUGURAZIONE DI PAPA BERGOGLIO
Un capitolo a sé merita l'abito talare. Una talare di buon pregio può arrivare a costare anche sei-settecento euro. Ma non sembra essere il prezzo il motivo di un importante ridimensionamento degli ordini.
Bergoglio, da cardinale, girava in clergyman. Da Papa gira ancora con i calzoni neri sotto la talare bianca. Due segnali inequivocabili, che spingono i sacerdoti a indossare l'abito un
tempo utilizzato soltanto dai pastori protestanti. Il cambio più significativo riguarda la croce pettorale. In molti, mesi fa, la volevano soltanto in oro. Per alcuni, soprattuttoi vescovi africani o dei paesi del globo più caldi, era una necessità. Le laccature d'oro scolorivano, non così l'oro massiccio. Per altri era una questione di stile.
VATICANO I CARDINALI A RACCOLTAVATICANO I CARDINALI A RACCOLTA
L'immagina del Papa che la sera dell'elezione si presenta al mondo con una croce che molti media hanno detto essere «d'acciaio», ha fatto cambiare idea. Ora vescovi e cardinali indossano croci d'argento, alcuni davvero di ferro battuto. Mentre pochi osano, andando addirittura oltre con una sobria croce di legno. In proposito non ci sono regole. L'importante è che la croce sia decorosa.
Soltanto nella regola francescana è prescritto che i vescovi dell'ordine debbano portare la croce pettorale semplice, senza decorazioni e non d'oro; infatti il cardinale Sean O'Malley la ha d'acciaio. Anche negli anelli Bergoglio fa scuola. Eletto al soglio di Pietro ne ha scelto uno d'argento dorato, e non d'oro, com'è invece tradizione.
CARDINALI IN VATICANOCARDINALI IN VATICANO
Recentemente è stato «Avvenire » a rilanciare un volume di don Michele Garini, giovane prete della diocesi di Mantova, intitolato «Galateo per i preti e le loro comunità» (Edizioni Messaggero di Padova). Talare, clergyman o vestito borghese per i sacerdoti? "Il prete deve sapersi anche spogliare dal proprio abito ecclesiastico, per evitare che diventi una corazza e non farne l'unica garanzia sicura della propria identità...". E ancora: "Servono gusto ma anche decoro".
VATICANO Gianfranco Ravasi e cardinaliVATICANO GIANFRANCO RAVASI E CARDINALIhttp://www.dagospia.com/rubrica-29/Cronache/se-labito-non-fa-il-monaco-allora-via-mitrie-e-croci-doro-la-bergoglio-68830.htm