ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 6 gennaio 2014

Anime belle (addormentate?)

Antonio Socci

Celebrata di buon mattino la Messa del Ss.mo Nome di Gesù, sono tornato in canonica e, mentre facevo colazione, ho seguito alla radio Prima pagina e gli interventi degli ascoltatori su Filo diretto. Un intervento della signora Anna Bilisari da Roma, a proposito dell'articolo di Antonio Socci sui Francescani dell'Immacolata, merita un commento. Tengo a precisare che le mie riflessioni non vogliono minimamente mettere in discussione la mia stima per il bravo giornalista cattolico. 

In Vaticano c'è una nuova inquisizione catto-progressista. Perseguitano con accanimento i Francescani della Immacolata perché hanno fede e tante vocazioni.  Ma il Papa lo sa?

NTONIO Socci, in un articolo pubblicato oggi, si chiede se Bergoglio sia al corrente della persecuzione scatenata dalla nuova inquisizione catto-progressista contro i Francescani dell'Immacolata. Egli elenca le forme di boicottaggio attuate dal Commissario Volpi nel confronti dell'Ordine, menziona lo scandalo che questi provvedimenti hanno suscitato nei fedeli e si chiede, con un'ingenuità che suscita quasi tenerezza:

Ma il Papa sa quello che – a nome suo – stanno facendo ai Francescani dell’Immacolata? Appena due giorni fa Francesco ha giustamente proclamato che “il Vangelo non si annuncia con le bastonate, ma con amore e gentilezza”.


Cosa crede, Socci? Che il Papa non sappia nulla? Che dorma, come Nostro Signore sulla barca durante la tempesta? Un somnium Pontificis, durante il quale i perfidi Curiali si scatenano alle sue spalle? 

A leggere le notizie riportate da alcuni blog cattolici, sembrerebbe che il Papa non solo sia perfettamente al corrente di quello che viene fatto ai poveri Frati, ma che i provvedimenti del Commissario Volpi siano stati presi de mandato Summi Pontificis, ossia su suo espresso ordine, come ad esempio il divieto di celebrare la Messa tridentina. 

Proprio pochi giorni or sono alcuni Frati dell'Immacolata si sono intrattenuti con papa Francesco nella Basilica di Santa Maria Maggiore, scherzando con lui e sarebbero stati invitati dal Pontefice ad obbedire al Commissario. Il che implica che Bergoglio sia stato precedentemente informato sulle riserve manifestate da molti - Frati e laici - a proposito della opportunità dei provvedimenti disciplinari adottati, e che abbia voluto con quell'invito manifestare il proprio appoggio a padre Volpi. 

La signora Anna Bilisari da Roma, intervenuta a Filo Diretto per denunciare l'attacco di Socci (si ascolti dal minuto 4:10), è una delle tante voci della claque progressista prona dinanzi al divo Bergoglio, e non ne fa mistero. Come non fa mistero di disprezzare il povero Socci, trattato al pari di un mentecatto cui andrebbe interdetta la possibilità di esprimere liberamente il proprio parere, contro quella libertà di espressione invocata da ben più controversi personaggi, non ultimi coloro che vilipendono il Pontefice o bestemmiano Iddio e i Santi.

Socci ha perfettamente ragione a denunziare il sopruso compiuto verso l'Ordine oggetto di commissariamento. Ma non può non stupire che un giornalista cattolico trovi ancora di che trasecolare dinanzi al comportamento della Curia Romana verso qualsiasi iniziativa che possa minimamente mettere in discussione il fallimentare nuovo corso conciliare. In un nostro articolo avevamo analizzato i precedenti istruttivi di queste persecuzioni, trovandovi analogie tutt'altro che casuali. 

Va detto, a onor del vero, che i Francescani dell'Immacolata, pur nella loro ortodossia e nell'uso saltuario della Liturgia cattolica, hanno sempre fatto salti mortali per cercare di conciliare - verbo quantomai appropriato - la dottrina tradizionale della Chiesa con gli svarioni del Vaticano II e con gli orrori del rito riformato. Lo stesso padre Mannelli, in scritti densi di vera spiritualità e di solida base teologica, non fa che citare atti del Concilio e scritti degli ultimi Papi; e non è un mistero che tutti i membri dell'Ordine celebrino abitualmente il Novus Ordo, come a voler sottolineare la loro obbedienza alle disposizioni della Chiesa. Par che dicano: Cosa volete da noi? Siamo obbedienti al Papa e accettiamo il Concilio e la Messa nuova: lasciateci ogni tanto celebrare nella forma straordinaria e parlare un po' dei Novissimi

Pia illusione, vorremmo dire: anzitutto per loro stessi, che pensano di poter metter insieme, in un artificio al limite dell'equilibrismo, due entità inconciliabili, la Chiesa Cattolica e la sua parodia postconciliare. Ci hanno provato in tanti prima di loro, ad iniziare dal Cardinal Siri, che nella celebrazione dei pontificali in San Lorenzo aveva mantenuto i fasti dell'antico rito, travestendo la liturgia riformata in qualcosa di apparentemente decente. E dopo di lui i non pochi transfughi della Fraternità San Pio X, come don Cantoni, che per esser tollerato nella comunione conciliare si è cimentato in ardite arrampicate sugli specchi, scrivendo un libello nel quale dimostra che il Novus Ordo è valido, ma tacendo le mille ragioni che ne fanno una vergognosa diminutio della piena dottrina espressa nella Messa di San Pio V. Ancor oggi molti parroci, pur in buona fede e animati da santo zelo per le anime loro affidate, adottano il biritualismo e negano, anzitutto a se stessi, che dopo aver celebrato la Messa cattolica è a dir poco difficile continuare a celebrare il rito di Paolo VI. E alcuni vivono questa contraddizione addirittura offrendo a Dio il sacrificio di dir Messa nella lingua volgare, ritenendo la Messa tridentina quasi un premio, o una parentesi salutare che un sacerdote si possa concedere in modica quantità. Lo stesso Benedetto XVI, cercando di conciliare l'inconciliabile, ha escogitato la teoria dell'ermeneutica della continuità, pio tentativo intellettuale naufragato miseramente contro la realtà di un Clero ostile alla verità e incline ad assecondare il mondo per comodità, pavidità, quieto vivere e consenso. Loquimini nobis placentia: parlateci di cose che ci piacciano. E così fanno, ad iniziare da papa Francesco. 

Riconosciamolo pacatamente: vi è un complesso di inferiorità dei buoni sacerdoti, fedeli alla dottrina cattolica, nei confronti della chiesa conciliare. Come se chi comanda godesse di una aprioristica superiorità, derivantegli non tanto dall'effettiva corrispondenza dei propri atti all'ufficio affidatogli da Nostro Signore, ma dal potere che gli deriva dal ricoprire quell'ufficio. E questo complesso di inferiorità appare nella sua desolante realtà anche in questo caso: l'accettazione supina dei soprusi della Gerarchia, in violazione di qualsiasi ratio canonica e in aperta opposizione al bonum animarum, motivati dal semplice fatto che i Frati dell'Immacolata si sono resi rei del crimine imperdonabile di leso Concilio, nonostante i loro petetici tentativi di sembrare allineati. Patetici per i modernisti, che li considerano comunque dei cripto-lefebvriani.

Giovanni Bellini, Ebrezza di Noé, 1515 ca

A loro discolpa, sotto un profilo meramente umano, si può addurre la pia volontà di coprire le nudità del novello Noé, ebbro dopo l'invenzione del vino. Ma la pietà filiale per il padre non può e non deve negare né l'ebrezza, né l'atteggiamento discinto, cosa che viceversa pare accadere allorquando si cerca di giustificare proposizioni eretiche o atti apertamente in contraddizione con il mandato dato a Pietro e ai suoi Successori di confermare nella Fede: baci al Corano, pantheon ecumenici, idoli sul tabernacolo, abbracci con la Sinagoga, negazione della missionarietà della Chiesa, frasi equivoche o erronee nei documenti conciliari, riti che ricalcano pedissequamente la cena luterana e favoriscono l'indebolimento dei dogmi cattolici o che comportano la profanazione delle Specie Eucaristiche, come l'abominio della Comunione in mano o dei riti della setta neocatecumenale: come si può celebrare il Rito tridentino, predicare la dottrina immutabile e poi farsi complici di chi non fa mistero della propria avversione all'una e all'altro? 

Torniamo a Socci. Egli si chiede:

Io non ho mai avuto a che fare con loro, ma, da osservatore imparziale, li ammiro. E mi chiedo: perché tanta durezza contro religiosi che per i fedeli rappresentano un grande esempio di vita e un vero riferimento spirituale?

Ma dov'è stato Socci fino ad oggi? Un giornalista che ha denunziato la mistificazione e l'inganno del Terzo Segreto ad opera della Segreteria di Stato, può ancora formulare quesiti così ingenui? La risposta è contenuta nella domanda: proprio perché questi religiosi e questi fedeli sono bravi cattolici e, ancor peggio, perché con la loro opera creano un inquietante contraltare allo sfascio morale e all'apostasia dottrinale della massa. 

Non ci facciamo illusioni: i refrattari, come sotto la Rivoluzione francese, devono scomparire. Non si può tollerare alcuna voce dissenziente, non deve esistere nessun elemento di paragone possibile alla nuova religione e al suo nuovo rito, imposto d'autorità ai fedeli da un gruppo di sedicenti teologi che ha tiranneggiato i Padri nei vari Consilia conciliari, per poi tiranneggiare l'intero orbe cattolico, in nome di una riforma che nessuno voleva e che, appena imposta, ha fatto ribrezzo a tutti. Eppure quei vergognosidiktat sono stati subiti silenziosamente dai più, e i pochi contrari sono stati eliminati in vari modi. Come può credere Socci che questi metodi stalinisti non dovrebbero essere più adottati dai gerarchi di oggi, visto il successo che hanno ottenuto sin dal Concilio? 

Un seminario abbandonato e fatiscente, frutto della primavera conciliare

Alla nuova chiesa conciliare non interessa se gli Ordini sono privi di vocazioni, se le chiese sono deserte, se i seminari vengono chiusi, se i conventi si trasformano in alberghi: basta non criticare il Moloch del Vaticano II. 

Il post-Concilio, per esempio, fu una catastrofe. A decine di migliaia buttarono l’abito religioso: “Si sono sparse a piene mani idee contrastanti con la Verità rivelata e da sempre insegnata” affermò Giovanni Paolo II, “si sono propalate vere e proprie eresie, in campo dogmatico e morale, creando dubbi, confusioni, ribellioni, si è manomessa anche la Liturgia; immersi  nel ‘relativismo intellettuale e morale’ e perciò nel permissivismo, i cristiani sono tentati dall’ateismo, dall’agnosticismo, dall’illuminismo vagamente moralistico, da un cristianesimo sociologico senza dogmi definiti e senza morale oggettiva”.

Qui si cade in un altro trabocchetto ideologico. Il postconcilio fu la realizzazione naturale e coerente del Concilio; e il Concilio fu causa del postconcilio. Affermare che il Vaticano II non ha nulla a che vedere con i suoi esiti significa voler chiudere gli occhi dinanzi al rapporto di strettissima causalità che intercorre tra i due, oltre ad ignorare grossolanamente la storia e la realtà dei fatti. Chi agì nel Concilio, anche contro gli schemi preparatori e le direttive di Roncalli e Montini, aveva ben chiaro il risultato da ottenere, e ai suoi sodali scriveva dettagliatissimi resoconti circa la portata devastatrice di quel documento, di quella formulazione equivoca, di quella norma ad experimentum. Invitiamo il lettore a leggere attentamente il nostro articolo Mein Konzildel quale ci limitiamo a citare un passo:

Come il Nazismo teorizzò la purezza della razza ariana, anche gli ideologi del Concilio hanno teorizzato un immaginario gruppo razziale a cui appartengono solo quanti ne accettano le istanze: ecumenismo, libertà religiosa, modernismo, nuova ecclesiologia, liturgica protestantizzata, lingua vernacolare, pauperismo, irenismo, antropocentrismo, democrazia, laicità dello Stato. Gli altri sono appena tollerati, e di sicuro non raggiungono mai posizioni di responsabilità e di potere. 
Lo stesso disprezzo con cui certi Ecclesiastici trattano i gruppi tradizionalisti è rivelatore di una mentalità discriminatrice e settaria, che ha anche legittimato forme di pulizia etnica, con la cacciata, la persecuzione e la scomunica dei refrattari. E come la redazione delle liste di Ebrei da deportare e l'elenco dei loro beni da confiscare erano affidati ai Consigli ebraici degli Anziani, così le liste di proscrizione dei laici, dei chierici, dei sacerdoti, dei Monsignori, dei Vescovi e dei Cardinali furono preparate da zelanti ecclesiastici, traditori e rinnegati. Non vennero fisicamente deportati nei campi di sterminio: ci si limitò ad umiliarli, sconfessarli pubblicamente, abbandonarli, trasferirli in chiese sperdute tra i monti o in inutili uffici di Curia. E a dichiararli inidonei all'elezione al Soglio.
Ed anche:
La deportazione degli Ebrei venne denunciata dalla stampa molto tardi, e i campi di sterminio furono scoperti quando il Nazismo era già caduto: così come solo oggi qualche teologo e pensatore cattolico denuncia la soluzione finale della setta conciliare, scoprendo tra i deportati l'Ortodossia, la Liturgia cattolica, la Scolastica, la sana Esegesi, l'Apologetica, il Primato papale, il Magistero, i Novissimi, l'Autorità dei Pastori, assieme alla Regalità di Cristo, alla Mediazione di Maria Ss.ma e alla salvezza delle anime. 

Finiamola, una volta per tutte, di osservare attoniti la diffusione dell'epidemia senza voler vedere da dove proviene l'infezione: non è una questione di mera speculazione teologica o di fatue disquisizioni tra Gesuiti e Domenicani: ne va della salvezza di milioni di anime

Va poi segnalata un'ultima frase di Socci:  

Io credo che la loro distruzione danneggi tantissimo pure l’attuale papa. Perché annichilisce un carisma prezioso per la Chiesa e perché porta acqua al mulino dei lefebvriani che hanno attaccato pubblicamente Bergoglio. Adesso costoro possono dire: “vedete, nella Chiesa di Francesco c’è posto per tutti, meno che per i cattolici”.

Socci ha perfettamente ragione, nell'affermare che i fatti presenti diano ragione ai lefebvriani: nella chiesa di Bergoglio c'è effettivamente posto per tutti, meno che per i Cattolici, e questa conclusione la può trarre chiunque, non è appannaggio della Fraternità San Pio X. Ci si chieda allora se i tanto deplorati profeti di sventura fossero dei poveri visionari, o se non abbiano semplicemente portato alle estreme conseguenze i principj del Vaticano II, allora sottovalutati dalla maggioranza dei Padri conciliari ma che trovarono perfetta e logica realizzazione nell'indifferentismo e nell'irenismo del dialogo ecumenico, nella modifica della dottrina e della morale, nello stravolgimento protestantizzante della liturgia e, in definitiva, nell'abdicazione della Chiesa di Roma dal proprio ruolo salvifico e missionario nel mondo. Et pour cause: se si nega Cristo Re, si deve negare anche la sovranità dottrinale e spirituale della Sua Sposa.

E se qualcuno nutre ancora dei dubbi, attenda l'evolversi del Pontificato di Francesco. Intanto, la Messa tridentina a Santa Maria Maggiore è stata sospesa. 

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