La Cristianità come l’antico Israele rifiuta Dio come suo re per seguire un re umano.
La prima lettura della Santa Messa del giorno 17 gennaio narrava della richiesta del popolo ebraico di darsi un re seguendo l’esempio delle altre nazioni. Dio parlò al profeta Samuele, cui era stato richiesto dal popolo di designare la persona giusta e gli disse che di fronte alla pervicacia della sua gente avrebbe permesso che quel desiderio si avverasse. Dio faceva notare che il popolo ebraico, che aveva già il suo re nel suo Dio, ora Lo rinnegava per seguire la moda dei tempi:il popolo ebraico rifiutava di avere Dio come suo re per darsi un re umano come gli altri popoli. Quel che sta avvenendo ai nostri giorni nella Cristianità è il ripetersi di quanto avvenne quasi 2600 anni fa per Israele.
Da quando la Cristianità si è divisa in più rami è cominciato il rifiuto. Le eresie dei primi secoli, la divisione fra Oriente ed Occidente, il Cesaropapismo di alcuni imperatori d’Oriente e, a seguire, quello degli imperatori del sacro Romano Impero, il tradimento degli Umanisti che accantonarono Dio per dedicare le loro attenzioni all’Uomo, le aspre divisioni che precedettero la Rinascenza, allorquando anche il successore di Pietro indulgeva a tenere una corte ove il paganesimo si celava sotto le vesti del lusso e delle belle art,i offrendo alla superbia di Lutero l’occasione di farsi giudice e demolitore della Chiesa invece che restauratore. In quel sedicesimo secolo la Cristianità divisa si dette nuovi re, piccoli e grandi. Una novella Jezebel si assise sul trono inglese e perseguitò i veri cristiani e, soltanto pochi anni dopo, il gran re di Francia Luigi XIV rifiutò l’offerta di Gesù stesso fattagli tramite Margherita Alacoque per inseguire i suoi nefasti sogni di gloria, arrivando persino ad allearsi col Turco, il nemico più pericoloso della Cristianità pur di osteggiare ciò che restava del Sacro Romano Impero. Con l’Illuminismo la Cristianità dette inizio alla sua apostasia che venne a maturazione alla fine del secolo diciottesimo con la grande Rivoluzione. L’Illuminismo, emanazione politica della gnosi massonica, prese a demolire le basi del Cristianesimo appoggiandosi alle cristiane frange separate dal Vicario Pietro erodendo una alla volta le fondamenta su cui si reggevano le istituzioni dei popoli cristiani. Ora la Cristianità sta recitando, forse, l’ultimo atto della sua apostasia e l’Italia, giunta quasi ultima a porsi sulla strada della perdizione ,quasi in contemporanea con la sorella spagnola, che tanto si era prodigata per diffondere la buona novella nel Nuovo Mondo, sta ora recuperando la distanza che la separa dalle nazioni d’Europa che l’hanno preceduta. Anche l’Italia, come l’antico Israele, rifiutò il suo Re che da quasi mille e cinquecento anni la proteggeva e la guidava al punto da farla assurgere a guida e a faro della civiltà cristiana stessa. Si scelse un nuovo re (Vittorio Emanuele II) pilotata, in questa sostituzione, dalle altre nazioni (tribù) del nuovo Israele (Inghilterra, Francia e Prussia) per seguire la moda del tempo. Ma quel re e i suoi eredi durarono poco, nemmeno un secolo, per lasciar il posto ad un nuovo tipo di re, una monarca senza capo né coda che muta in continuazione e che, non avendo il capo, continua a brancolare nelle tenebre più fitte da oltre 67 anni e sta cercando di recuperare la distanza che lo separa dalle tribù che l’hanno preceduto adottando tutte le misure più idonee per scardinare definitivamente ciò che resta delle fondamenta della antica grandezza.
Da Occidente giunse in Palestina il pesante piede romano che dominava su tutta quella parte della Terra che s’affacciava sul Mediterraneo, omologando in’unica cultura e in un unico ecumene il mondo di allora. Su quella novella Terra Promessa si diffuse tra oppressioni e vittorie la buona novella sino a giungere all’affermazione del nuovo Re che pose nella vecchia capitale di quel mondo il suo vicario. Quel regno si sparse per tutto il mondo e ne conquistò quasi la metà. Ora per conquistare il resto, ove il seme ha già attecchito, ha bisogno di affrontare le stesse persecuzioni di allora. Scorrerà ancora tanto sangue e il vicario subirà, forse, una pena come il fondatore del Regno. Il nuovo conquistatore è in marcia da molto tempo. Non ha un volto solo, non ha eserciti che marciano al rombo dei pesanti e decisi passi (mit schwehren festen Schritten) delle sue truppe. Si avvale di armi più letali. Armi che sconvolgono le coscienze degli uomini e li inducono ad autodistruggersi. Periranno in tanti, troppi, specialmente tra coloro che resteranno fedeli all’antico Re, ma alla fine Questi con la Sua Regina al fianco, trionferà e gli idoli di Jezabel, idoli che adescano con i piaceri del sesso più sfrenato, rovineranno al suolo come d’incanto, come se fossero stati toccati da un fulmine silenzioso, un fulmine globulare che fa poco rumore ma colpisce come un chirurgo eliminando la parte malata del mondo. (di Cesare Maria Glori)
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