'ARTICOLO pubblicato oggi da Antonio Socci, dal titolo I due Papi e noi. Cosa sta veramente accadendo nella Chiesa, ci lascia invero stupiti e interdetti.
Pur volendo leggere quest'ultimo scritto anche alla luce dei due precedenti articoli (si veda qui e qui),
c'è in esso qualcosa di inquietante, che presenta i due Papi, Benedetto
XVI e Francesco, come legati da un segreto inconfessabile, i cui
termini ci sono appunto sconosciuti, ma le cui modalità di
estrinsecazione paiono invero sconfinare, a seguire il ragionamento di
Socci, in un accordo scellerato ai danni della Chiesa.
Antonio
Socci sembra aver studiato approfonditamente la questione ed esser
giunto ad una conclusione che ci svela a puntate. Fin'ora, però, siamo
ancora alle deduzioni, alle supposizioni, agli indizi. Nessuna prova
indiscutibile è stata ancora addotta - ammesso che possa esserlo in
futuro - a dimostrazione che Benedetto XVI non ha voluto abbandonare
completamente il Papato, rimanendo Pontefice a mezzo servizio e in
condominio con di lui Successore.
Benedetto XVI avrebbe affermato:
La gravità della decisione è stata proprio anche nel fatto che da quel momento in poi ero impegnato sempre e per sempre dal Signore. [...] Il ‘sempre’ è anche un ‘per sempre’ - non c’è più un ritornare nel privato. La mia decisione di rinunciare all’esercizio attivo del ministero, non revoca questo. [...] Non porto più la potestà dell’officio per il governo della Chiesa, ma nel servizio della preghiera resto, per così dire, nel recinto di san Pietro.
A
nostro parere il significato da attribuire a queste parole è quello più
semplice: egli afferma che, rinunciando all'esercizio attivo del
Papato, non intende abbandonare la Chiesa e ritirarsi a vita privata, ma
restare a pregare nel recinto di San Pietro.
Né
potrebbe essere diversamente: la dichiarazione ufficiale dinanzi al
Concistoro di voler rinunziare al Papato non prevedeva una abdicazione parziale, perché la
costituzione divina della Chiesa contempla una sola autorità personale
come suo Capo, non condivisibile con nessun altro soggetto. Nemmeno il Concilio, ed ancor meno altre assemblee di tipo parlamentare come il fantomatico Collegio Episcopale hanno
alcuna autorità se non quella che ad essi è accordata dall'unico
soggetto di governo supremo, ossia il Sommo Pontefice. Il Conciliarismo,
non si dimentichi, è un'eresia condannata dal Magistero, ancorché a
tutt'oggi vi sia chi lo ripropone come via democratica alla
trasformazione della Chiesa di Cristo in una pseudochiesa apostata.
Certo,
la situazione attuale è anomala: mai nella storia si videro due Papi
abbracciarsi, scambiarsi convenevoli e graziosi omaggi, recarsi a
pregare insieme, sotto i flash dei giornalisti. Il cattolico, in questi
frangenti, prova l'imbarazzo e il turbamento che potrebbe provare un
bambino a vedere il proprio padre mentre chiacchiera e fuma il sigaro
con il nuovo compagno di sua madre. C'è l'impressione di una forzatura, principalmente mediatica, in cui si voglia far passare per normale ciò
che normale non è e non dovrebbe essere, così come non dovrebbe essere
normale vedere il Papa che abbraccia un Rabbino, o il Vicario di Cristo
che bacia il Corano, o il Pontefice che celebra i Vespri in San Paolo
assieme agli eretici.
Risulta
altrettanto strano e innaturale constatare che né Benedetto XVI ha
smesso completamente le vesti papali, né Francesco le ha assunte tutte:
entrambi si ritrovano in talare bianca e croce pettorale, l'uno dopo
essersi tolto la mozzetta rossa, l'altro per non averla mai indossata.
Socci afferma:
Non si può fingere che tutto sia normale, perché la situazione è quasi apocalittica. E non si possono evitare le domande: sulle ragioni delle dimissioni di Benedetto, su quanti le hanno volute, sulle pressioni indebite che le hanno provocate. E sul suo status attuale.
In
questo siamo certamente concordi con lui: non si può fingere che sia
tutto normale. Ma ci pare azzardato pensare che tra i due Papi vi possa
essere un segreto che il mondo ignora, dal momento che se
effettivamente Benedetto XVI e Francesco si fossero messi d'accordo
costituendo un'anomala diarchia, essa attenterebbe alla costituzione
della Chiesa e rappresenterebbe un fatto di inaudita gravità, della
quale ci permettiamo di non credere capaci né Ratzinger né Bergoglio.
Dobbiamo
riconoscere che talvolta, in situazioni di crisi che sfuggono alla
comprensione umana e che sono motivo di angoscia e di scandalo per i
fedeli, la tentazione di avere una risposta possa spingere, anche con le
migliori intenzioni, a cercare delle risposte ardite agli interrogativi
inquietanti dell'ora presente. E, ad essere onesti, anche l'accennare
alle oscure trame della Massoneria e dei nemici della Chiesa - ancorché
documentate e confermate dagli stessi responsabili - trova nei nostri
interlocutori una certa qual diffidenza. Figuriamoci affermare che
Benedetto XVI avrebbe abdicato non al Papato ma solamente al suo
esercizio attivo, mettendosi d'accordo con Francesco (prima del Conclave
e quindi influenzando i Cardinali elettori? dopo il Conclave?) per
spartirsi la veste inconsutile di Cristo, cosa che non fecero nemmeno i
soldati ai piedi della Croce.
E
quand'anche: a che pro? Forse perché Benedetto XVI non si sentiva
abbastanza forte per dar corso alle sante riforme di cui necessiterebbe
la Chiesa e voleva quindi assicurarsi un successore più energico che
continuasse l'opera? Non pare che Francesco si sia posto come
prosecutore dell'eredità di Ratzinger, al contrario: quel poco che
timidamente il Predecessore ha compiuto viene ignorato e, anche senza
atti di governo, è quotidianamente sconfessato dal Successore.
Si pensi all'ultima boutade di Bergoglio sul fatto che l'antica Liturgia sarebbe una moda, una questione cui non dare molto peso. Tanto
per esplicitare in quale considerazione egli tenga il Motu Proprio e le
migliaia di cattolici che ad esso fanno riferimento per alimentare
spiritualmente le loro anime. E verrebbe da chiedersi per quale motivo,
visto che la Liturgia tridentina è per il Papa una questione cui non dare molto peso, essa sia stata vietata ai Francescani dell'Immacolata e venga costantemente boicottata dai Vescovi.
O forse Benedetto, non volendo dar corso alle riforme in senso progressista che da tante parti si invocano, ha voluto cedere il comando, lasciando ad altri la responsabilità di realizzarle? Sarebbe un comportamento condannabile e ci riesce difficile imputare una simile intenzione a Benedetto XVI.
O forse Benedetto, non volendo dar corso alle riforme in senso progressista che da tante parti si invocano, ha voluto cedere il comando, lasciando ad altri la responsabilità di realizzarle? Sarebbe un comportamento condannabile e ci riesce difficile imputare una simile intenzione a Benedetto XVI.
Crediamo
che l'apostasia verso cui sta precipitando la chiesa conciliare - e con
essa la Gerarchia - apra comunque degli scenari inquietanti. Certo è
che se per tre volte Socci torna su questo tema, evidentemente dispone
di elementi che sfuggono ai più e che, ci auguriamo, vorrà condividere
con i suoi lettori.
Il primo articolo di Socci è stato alquanto deficitario , tutto intento a spostare l'attenzione dal caso vatileaks , giustificando se non i mezzi almeno il fine del maggiordomo, vantando presunte previsioni non realizzate ecc. Che la situazione dei "due papi" sia anomala non c'è dubbio. Ma Socci dovrebbe includere tra i macigni che hanno pesato sul pontificato di Benedetto XVI anche la pesante eredità di quello precedente con i suoi problemi irrisolti , ad es. Medjugorje , neocatecumenali , ecc. Cosa che Socci si guarda bene dal fare, essendo parte attiva del fan club polacco-medjugorjano
RispondiEliminaLa situazione é senza aalcun dubbio anomala, ma credo che la risposta ai quesiti che propone Socci si trova proprio nelle parole dei due Papi ( soprattutto Benedetto ) che oltretutto Socci stesso parzialmente cita
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