ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 2 febbraio 2014

Rivolto al Signore


Un parroco della diocesi di Modena toglie l'altare al popolo.

Le reazioni della rivista Diocesana a questa iniziativa.

Il Parroco di S. Michele Arcangelo di Montale Rangone (Provincia e Arcidiocesi di Modena) ha restaurato ottimamente la sua chiesa settecentesca  e ha effettutato una "rivoluzione" coraggiosa e degna di lode, che testimonia la sua serietà e convinzione religiosa! Ha eliminato l’altarino posticcio “coram populo".

Le spiegazioni di questa scelta è stata inviata dall'impavido parroco al settimanale dell'Arcidiocesi di Modena “nostro Tempo” che l'ha pubblicata sul numero 45 del 15 dicembre 2013 a pag.16.   
La Redazione del periodico loda l’articolo perché ricorda i tre poli di celebrazione del Novus Ordo e insiste sul fatto oggettivo che la preghiera eucaristica è orientata.
Ammette che si tratta di cosa del tutto lecita e legittima (non viola cioè alcuna norma, nè canonistica nè liturgica) ma si domanda se sia opportuno celebrare coram Deo dopo 50 anni di celebrazione verso il popolo. 
E sentite questa: afferma poi che celebrando verso il popolo si contempla l’Eucaristia.
Queste ultime motivazioni sono inconsistenti sia perchè 50 anni sono troppo pochi per stabilire una consuetudine liturgica. sia perchè il motivo dell’orientamento della preghiera eucaristica non è -con rispetto parlando- l’Eucaristia (che viene contemplata anche nella posizione tradizionale), ma il valore simbolico del  crocefisso sull'altare (verso cui è rivolto il sacerdote),  e maggior più quello del "sole che sorge".
Infine, una domanda maliziosa sorge spontane: perché questa improvvisa devozione eucaristica, quando in moltissime chiese (nuove e antiche) il Tabernacolo è relegato negli angoli più oscuri e defilati?
Davvero i modernisti non hanno argomenti seri.
I nostri complimenti al parroco modenese, e un incoraggiamento a non cedere ad eventuali pressioni curialesche che dovessero a breve arrivare 
Roberto
*

Parroco in provincia di Modena elimina l'altare al popolo,
e la rivista diocesana non condanna l'iniziativa ma 

pone i soliti vani e insulsi interrogativi sull'opportunità di celebrare coram Deo


"Nella sua chiesa non c'è l'altare al popolo". 
"Gesù, nell'ultima cena guardava in faccia i suoi Apostoli e non voltava loro le spalle"
"il Concilio ha detto di dire la messa verso la gente"  
Sono queste le frasi che più frequentemente vengono ripetute da persone  che a loro  volta le hanno  sentite dire dai preti e le hanno  fatte proprie senza riflettervi sopra.

FACCIAMO UN PO’ DI CHIAREZZA.
Col “Novus Ordo Missae”, cioè con il Messale riformato dal Papa Paolo VI e pubblicato nel 1970, la Messa non si celebra più solo all’altare, ma in tre luoghi distinti: La SEDE, L’AMBONE O LEGGIO, e L’ALTARE.  I tre luoghi corrispondono a tre momenti diversi da cui derivano posizioni diverse. ( nota 1)
Dalla SEDE il sacerdote accoglie, saluta, invita, avvisa e soprattutto guida la preghiera .Pensiamo alla prima parte della messa e alla parte dopo la Comunione. AL  LEGGIO i lettori e il prete stesso, leggono la Bibbia e il prete dopo il Vangelo predica. Il diacono o il lettore od anche qualcuno del popolo, propongono le intenzioni della preghiera dei fedeli.
EVIDENTEMENTE  QUANDO SI E’ IN QUESTI LUOGHI CELEBRATIVI, OCCORRE GUARDARSI E VEDERSI (non si può predicare né dare  avvisi guardando il muro). Queste parti della celebrazione richiedono una relazione anche visiva e fisica.
ALL’ALTARE INVECE IL PRETE PREGA  ED OFFRE, in persona Christi, cioè come se fosse Gesù, il SACRIFICIO A DIO PADRE. Qui l’atteggiamento cambia anche fisicamente perché la relazione è direttamente con Dio. Anche il popolo prega, ma non direttamente, bensì tramite il sacerdote, tant’è vero che la preghiera eucaristica la recita il prete solo. La gente la ascolta e si unisce alla fine dicendo AMEN. Il popolo prega unendo i suoi sacrifici (ma speriamo anche le sue gioie) al sacrificio di Cristo, ma quella parte della Messa è essenzialmente sacerdotale. NE DERIVA DUNQUE CHE  SI DEVE ESSERE RIVOLTI AL SIGNORE. Non per niente c’è anche la risposta all’invito ad elevare i cuori, che recita :– Sono rivolti al Signore –

Nei primi secoli, a quelle parole, tutti si voltavano verso il sole, smettendo così di “guardarsi in faccia” . Il sole o ORIENTE è simbolo di Cristo. Il Sole entrava dalle porte aperte e in alcuni luoghi ci si rivolgeva proprio alla porta della chiesa.  Poi si orientò l’altare ad Oriente e tutti, prete e fedeli erano rivolti a questo  stesso punto nel quale si trovava l’altare.  Quando non si potè più costruire tutte le chiese rivolte ad est, perché il tessuto urbano era già formato e si doveva costruire dove c’era posto, si stabilì che la Croce dell’Altare fosse l’oriente spirituale (infatti alla fine del mondo il Cristo apparirà sulle nubi ad oriente con il suo segno)  e tutti ci si rivolse ad essa.

Se hai letto pazientemente fino qui, hai capito che non è giusto dire: “il tal prete dice messa rivolto al muro” ma si deve dire che il tal prete celebra rivolto al Signore. Ad Dominum o ad Crucem.  Avrai notato anche  che Bene detto XVI ha voluto una croce sull’altare (croce che Francesco ha conservato) per di più con il crocifisso, non verso la gente  ma verso il prete, per dire che anche celebrando rivolti al popolo, la preghiera sacerdotale E’ ORIENTATA, rivolta cioè al Signore.  Dal momento che gli atteggiamenti esterni manifestano quelli interni, si può dedurre che il modo giusto di recitare la Preghiera Eucaristica o Canone è quella in cui tutti guardano verso uno stesso punto e cioè alla Croce. Il fatto che da subito si sia pregato così (cioè per 1950 anni) è un segno di Tradizione Autentica che è imprudente cancellare. Non è poi vero che Gesù guardasse in faccia i suoi discepoli nell’ultima cena. Non perché non li abbia guardati, avendo parlato loro con “il cuore in mano” (cfr.  GV. capitoli 13 – 17) ma perché la disposizione dell’Ultima Cena non era come l’ha immaginata Leonardo nel suo celebre quadro. Erano sdraiati su cuscini e appoggiati su un fianco attorno ad una bassa mensa semicircolare, con un lato libero per servire il cibo. Il posto d’onore era all’estremità destra e non al centro.  Su questo argomento ci sono studi approfonditi  (nota 2)  di cui uno raccomandato e con prefazione di Benedetto XVI . C’è anche un mosaico a Ravenna in S.  Apollinare nuovo del 520 circa. Dunque molto antico.

Allora non è vero che i fedeli vedevano ciò che il prete faceva all’altare: Lo sapevano , perché nella fede cristiana non ci sono segreti, la Verità e la Salvezza sono per tutti, ma non lo vedevano. Nelle liturgie orientali ancor oggi il  prete celebra al di là della parete dell’Iconostasi e in quella Romana che è la nostra, anche quando in rari casi il celebrante era rivolto al popolo, i fedeli non vedevano nulla  per via dell’elaborata struttura attorno all’altare o per la sua distanza od elevatezza.  Insomma l’altare  verso il popolo, anche quando raramente c’è stato, non era quello che intendiamo noi oggi.

Mi sono dilungato troppo ma l’argomento non è concluso essendo vastissimo.  Mi preme venire   ALLE 
LEGGI CHE OGGI SONO IN VIGORE  su questa materia.
1 In nessun documento del Concilio Vat.II c’è scritto di “voltare l’altare o di abolire del tutto la lingua latina, anzi si dice di conservarla anche se occorre dare più spazio alle lingue parlate. (cfr SC n.36)         
2 Dire tutta la  Messa verso il popolo non è un obbligo. (cfr.  Congregazione per il culto divino 25 sett. 2000)                                 
3 L’ordinamento generale del Messale Romano  (edizione III aprile 2000) dice ai nn.  298 - 299  che l’altare deve essere fisso attaccato al pavimento e staccato dal muro per potervi facilmente girare attorno e celebrare rivolti verso il popolo, la qual cosa è conveniente realizzare, ovunque sia possibile. (nota 3)   Normalmente l’ altare sia fisso e dedicato.

Da questa  ultima  indicazione si deduce che dove ci sono  altari antichi  o artistici, che vanno a tutti costi mantenuti, non si collochino tavoli davanti ad essi ma dato che l’altare deve essere unico si usi per la liturgia eucaristica quello monumentale.

Strettamente collegati a questo argomento, ce ne sono altri due e cioè dove e come vadano collocati la Croce e i Candelieri  ed il modo di accostarsi alla santa Comunione. Ma di essi potremo parlare un’altra volta.
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NOTE:
1 questo uso, non è stato inventato dal nulla. Anche nell’antico rito alla Messa Pontificale o prelatizia il Vescovo o prelato stava al Trono fino al Credo compreso e le letture venivano proclamata dalla balaustra e dopo la Comunione si tornava al trono o al faldistorio
2 Rivolti al Signore  l’orientamento nella preghiera liturgica di Uwe Michael Lang edizioni Cantagalli  con prefazione di Joseph Ratzingher- Tournés vers le Seigneur di Klaus Gamber Editions Sainte-Madeleine
3 le parole  “ovunque sia possibile” in molti ambienti furono interpretate come un irrigidimento, quasi  fosse un obbligo generale  erigere altari di fronte al popolo. Tale interpretazione venne respinta dalla  Congregazione per il culto divino il 25 sett. 2000 che dichiarò come la parola “expedit” cioè “è desiderabile”,  non comportasse un obbligo ma fosse un semplice suggerimento (cfr: Rivolti al Signore, opera citata nella nota 2, nella prima pagina della prefazione all’opera stessa, scritta da Joseph Ratzingher)

http://blog.messainlatino.it/2014/01/un-parroco-della-diocesi-di-modena.html 
Pubblicato da don Luciano Micheli 


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