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giovedì 6 marzo 2014

La 5a non la è, le altre solo gli inizi..

Le eresie di Francesco

Papa Francesco, una rivoluzione lunga un anno

Apre su bioetica e unioni civili. Condanna la globalizzazione. E collabora con Ratzinger. Ma non vuol essere una star.

di Lorenzo Mantelli
Una rivoluzione in 12 mesi. Era il 13 marzo 2013 quando Jorge Mario Bergoglio veniva eletto vescovo di Roma, assumendo il nome di Francesco e dando il via a un pontificato che avrebbe riservato sorprese e rimesso in discussione diversi cardini della Chiesa tradizionale.
A poco meno di un anno dalla sua elezione al soglio pontificio, il Santo padre ha tracciato un primo bilancio del suo operato, raccontadosi in una lunga intervista al direttore del Corriere della Sera, Ferruccio De Bortoli.
L'APPORTO DI BENEDETTO. Nel colloquio pubblicato pure sul quotidiano argentino La Nación, Francesco ha posto l'accento su alcuni dei temi ridiscussi nel suo primo anno di pontificato, dalle unioni civili alla bioetica, passando per la ridefinizione del ruolo del papa all'interno della società civile. Non è mancato, poi, un pensiero per il suo predecessore, quel Joseph Ratzinger, che Francesco ha voluto mantenere al suo fianco, lasciando intendere come la presenza di un papa emerito non sia destinata a restare un unicum nella storia dellla Chiesa di Roma.
  • Papa Francesco (Ansa).

1. Il pontefice non è una star, deve stare tra la gente

Bergoglio non ha perso l'occasione per sottolineare nuovamente l'esigenza del pontefice di «stare tra le gente, insieme a chi soffre, andando nelle parrocchie». Una ricerca del contatto umano che è stata una costante dei primi 12 mesi trascorsi nella Santa Sede. Perché, ha ricordato Francesco, «il papa è un uomo che ride, piange, dorme e ha amici come tutti. Una persona normale».
NO A UN PAPA STAR. Una normalità ribadita a più riprese dall'erede di Benedetto XVI, quasi a voler cancellare lo stereotipo di chi lo rappresenta come una sorta di supereroe. «Non mi piaccciono le interpretazioni ideologiche, una certa mitologia di papa Francesco», ha confessato, «quando si dice per esempio che esco di notte dal Vaticano per andare a dar da mangiare ai barboni in via Ottaviano. Non mi è mai venuto in mente. E ancora: «Dipingermi come una sorta di superman, una specie di star, mi pare offensivo».

2. Il papa emerito è un'istituzione: nuovi casi possibili

Il papa non ha indugiato poi nel rimarcare l'importanza del suo predecessore, sottolineando il ruolo attivo di Joseh Ratzinger nel processo decisionale della Chiesa. Nel sottolineare che «il papa emerito non è una statua in un museo, ma un'istituzione», Francesco ha aperto la strada a scenari analoghi nel futuro del Vaticano, con nuove possibili coesistenze tra pontefici. «Benedetto è il primo e forse ce ne saranno altri», ha spiegato, «lui poi è discreto, umile e non vuole disturbare».
I PREZIOSI CONSIGLI DI RATZINGER. La decsisione di rendere Ratzinger ancora partecipe della vita della Chiesa, ha confessato il pontefice, è stata presa di comune accordo. «Ne abbiamo parlato e abbiamo deciso insieme che sarebbe stato meglio che uscisse, vedesse gente e collaborasse con me». Per alcuni il papa dimissionario avrebbe dovuto ritirarsi in un'abbazia benedettina. «Io, invece, ho pensato ai nonni che con la loro sapienza e i loro consigli danno forza alla famiglia e non meritano di finire in una casa di riposo»

3. Bioetica, non esistono valori negoziabili

La rivoluzione di Francesco sta anche nella discussione di principi secolari della Chiesa cattolica, come l'appello ai cosiddetti «valori non negoziabili» ogni qual volta si parla di biotetica e morale sessuale. Una definizione, quest'ultima, che il papa non fatica  rinnegare.
«Non ho mai compreso l'espressione valori non negoziabili», è il pensiero di Bergoglio, «i valori sono valori e basta, non posso dire che tra le dita di una  mano ve ne sia una meno utile dell'altra».
SÌ ALLE CURE PALLIATIVE. Sul testamento biologico, invece, Francesco ha espresso maggiore cautela. «Non sono uno specialista», ha ammesso, «e non vorrei essere equivocato» La dottrina tradizionale della Chiesa, tuttavia, «dice che nessuno è obbligato a usare mezzi straordinari quando si sa che è in una fase terminale Nella mia pastorale, in questi casi, ho semnpre consigliato le cure palliative. In casi più specifici, è bene ricorrere al consiglio degli specialisti».

4. Unioni civili, casi da valutare singolarmente

Pur mantenendo ferma la certezza che l'unico matrimonio è quello tra uomo e donna, il Santo padre ha mostrato margini di apertura pure sul fronte delle unioni civili. «Gli Stati laici vogliono giustificarle per regolare diverse situazioni di convivenza», ha spiegato, «spinti dall'esigenza di regolare aspetti economici fra le persone, come per esempio assicurare l'assistenza sanitaria». Patti di convivenza di varia natura, li ha definiti il pontefice argentino, per i quali è necesario «vedere i diversi casi e valutarli nella loro varietà».
FAMIGLIA IN CRISI. Sullo sfondo, tuttavia, resta l'appello per il salvataggio della famiglia, «che attraversa una crisi molto seria». Per Franceso «è difficile formarla. I giovani si sposano poco  e ci sono molte famiglie separate nelle quali il progetto di vita comune è fallito». Un occhio di riguardo va, in ogni caso, pure ai divorziati, per i quali Francesco ha chiesto «grande attenzione».

5. La globalizzazione ha condannato a morte tante persone

Il papa ha, quindi, colto l'occasione per sferrare un nuovo attacco alla globalizzazione, soprattutto finanziaria, sottolineando la pericolosa deriva degli attuali modelli economici. «È vero, la globalizzazione ha salvato molte persone dalla povertà», ha detto, «ma ne ha condannate tante altre a morire di fame».
DENARO PRIMA DELLA PERSONA. Un affondo che ha fatto seguito ai tanti altri dello stesso tenore già recitati dal Santo Padre nei suoi primi mesi di pontificato. Per Francesco, «l'attuale globalizzazione economica, e soprattutto finanziaria, produce un pensiero unico, un pensiero debole». La ragione? «Al centro non vi è più la persona umana, solo il denaro».

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